Dopo quelli che mi sembrano secoli torno a pubblicare
qualcosa su Harry Potter. E questa volta sulla New Generation.
Sulle parole di Pensa di Fabrizio Moro, una
diciasettenne Lily Luna Potter riflette su coloro che sono venuti prima, e che
hanno lasciato un segno.
Grazie
La tomba di marmo bianco
brilla timidamente al sole infuocato del tramonto. Sotto quella pesante pietra
giace il corpo di Albus Silente, il più grande tra i presidi della scuola di
Hogwarts e uomo infinitamente saggio. Una saggezza costatagli cara in gioventù.
Poco distante,
circondata da rose rampicanti, una lastra del medesimo marmo bianco si innalza
imponente verso il cielo. Brilla anch’essa, marchiata con centinai di nomi: gli
Eroi della Prima e della Seconda Guerra Magica.
Lily, i capelli vermigli
sciolti e un quaderno nero tra le mani, osserva con gli occhi nocciola colmi di
sentimenti ciascuno di quei nomi. Lei, quelle persone, non le ha mai conosciute
se non attraverso i racconti dei suoi genitori. E questo la fa sentire triste.
Ci sono stati uomini che hanno scritto
pagine
Appunti di una vita dal valore inestimabile
Insostituibili perché hanno denunciato
il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato
Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra
di faide e di famiglie sparse come tante biglie
su un isola di sangue che fra tante meraviglie
fra limoni e fra conchiglie... massacra figli e figlie
di una generazione costretta a non guardare
a parlare a bassa voce a spegnere la luce
a commentare in pace ogni pallottola nell'aria
ogni cadavere in un fosso
Ci sono stati uomini che passo dopo passo
hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno
con dedizione contro un'istituzione organizzata
cosa nostra... cosa vostra... cos'è vostro?
è nostra... la libertà di dire
che gli occhi sono fatti per guardare
La bocca per parlare le orecchie ascoltano...
Non solo musica non solo musica
La testa si gira e aggiusta la mira ragiona
A volte condanna a volte perdona
La ragazza stringe
maggiormente a se il quaderno nero. Lo ha trovato quel Natale quando,
all’insaputa di tutti, si è recata a Godric’s Hollow, prima sulla tomba dei
suoi nonni e poi in quella che fu la loro casa. È conscia del fatto che forse
avrebbe dovuto avvertire i suoi genitori, ma
sente dentro di sé di non aver sbagliato, di aver fatto una cosa giusta.
Perché è stato da quando, ad ottobre di quello che è il suo ultimo anno, il
professor Rüf ha parlato loro della Prima Guerra contro Lord Voldemort che ha
sentito un vuoto dento di se. Ha sentito una mancanza. E ha fatto di tutto per
farla sparire.
Ha trovato quel quaderno
consunto nella vecchia casa dei suoi nonni a Godric’s Hollow. Nessuna scritta
sulla copertina, nessun ghirigoro o adesivo che, solitamente, tanto piacciono
ai giovani della sua età. E quando lo ha aperto ha compreso il perché. Nessun
“caro diario” al suo interno, nessun pensiero sdolcinato da ragazzine o frasi
da cioccolatini. C’erano articoli di giornale, foto in movimento e date sotto
sui c’erano elenchi di nomi e di numeri. Ci ha messo poco a capire, Lily: erano
tutte le vittime di Voldemort e dei suoi Mangiamorte. E dietro a ciascuna foto
c’erano una o più frasi, pensieri scarabocchiati rapidamente, nella frenesia
della Guerra e nella preoccupazione per le persone care. Ha riconosciuto più
calligrafie, e dopo aver scoperto che il quaderno apparteneva a suo nonna ha
capito chi vi aveva scritto.
Lily apre la prima
pagina e 7 ragazzi la salutano sorridenti da una foto ormai sbiadita: i
Malandrini più Lily, Frank e Alice le sorridono dal parco di Hogwarts,
spaparanzati sull’erba. Doveva essere il loro settimo anno. Sembrano tutti così
fiduciosi del futuro e della vita, inconsapevoli di cosa capiterà loro entro
pochi anni.
Sfogliando le pagine del
quaderno Lily trova facciate su facciate scritte fitte. E sono parole cariche
di stanchezza, di delusione e di sconfitta; ma sono anche parole piene di
speranze, di amore e di sogni. È una Lily Evans ormai adulta quella che scrive
stracci di discorsi che avrebbe voluto pronunciare ad alta voce. È una Lily
Evans disillusa dalla vita e ferita da essa, ma pronta a denunciare ciò che
ritiene sbagliato, pronta a porsi a difesa e ad attaccare. È una Lily Evans
pronta ad alzare la voce quando tutti – o quasi – l’abbassavano per paura.
“
Erano tempi bui, profondamente oscuri. Faceva paura persino uscire di casa,
figurarsi fermarsi a chiacchierare o esporre le proprie idee. La gente era
terrorizzata persino dalla propria ombra. Eppure c’era chi voleva lottare, chi
si schierava sui campi di battaglia pronto a combattere per i propri ideali,
chi non voleva arrendersi…”
Le parole del Professor
Rüf le ritornano improvvisamente in mente. Il suo sguardo si posa nuovamente
sulla lastra di marmo bianco; fissa quei nomi con tanta intensità che gli occhi
le bruciano dopo una manciata di secondi. Quelle persone – quei nomi incisi a
fuoco nel marmo – sono coloro che per prime hanno lottato. Sono quelle persone
che non si sono mai considerate Eroi
ma che sono state fregiate con questo titolo. Sono coloro che hanno lasciato un
segno, che hanno lottato a prezzo della loro vita perché alle generazioni
future fosse permesso di vivere in un mondo in pace. È grazie a loro se ora la sua generazione può parlare, se può far
valere le proprie idee alla luce del sole. A loro devono tutto questo.
Ci sono stati uomini che sono morti
giovani
Ma consapevoli che le loro idee
Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole
Intatte e reali come piccoli miracoli
Idee di uguaglianza idee di educazione
Contro ogni uomo che eserciti oppressione
Contro ogni suo simile contro chi è più debole
Contro chi sotterra la coscienza nel cemento
Lily chiude il quaderno
con uno scatto e lo stringe forte al seno. Si sente infinitamente piccola
davanti a loro, così come, alle volte, non si sente forte abbastanza da
sopportare il peso del nome che porta. Perché di un peso, in verità, si tratta.
Lily Luna Potter. Se lo
pronuncia per interno lo sente un po’ più leggero, un po’ meno legato a tante
cose e persone. Ma è quando i professori la chiamano Lily Potter che il macigno
rischia di diventare troppo grande da sopportare. È un nome impegnativo il suo,
molto più di quelli dei fratelli. Lo sa che è così. Lo sa da quando ha voluto
sapere per filo e per segno la storia di sua nonna materna. E se il proprio
nome già pesava a Harry, per lei è stato ancora peggio.
Classificata
in base ad un nome e un cognome. Classificata per ciò che le persone con quello
stesso cognome hanno fatto. Classificata per il passato di coloro che ama…
E Lily ha compreso fin
troppo bene quanto questo genere di classificazioni siano fasulle. Il padrino
di suo padre, Sirius Black, è stato forse l’esempio più lampante. Nato nella
nobile famiglia dei Black, Purosangue da sempre e Serpeverde da generazioni,
profondamente legati alla Magia Oscura. Eppure Sirius, con il suo carattere
irruente e un po’ giocherellone, è andato contro queste regole non scritte ma
indelebili negli ideali della sua famiglia; è andato contro corrente, contro
vento, riuscendo ad alzarsi in volo e a sfuggire a quelle catene che lo
etichettavano per un cognome e non per la persone che era. E come lui sua
cugina Andromeda e, molto più tardi e per motivi decisamente diversi, Narcissa
Malfoy. Persone con il destino già scritto nel sangue, ma che l’hanno cambiato.
Gli occhi di Lily non
possono che cadere sul nome di Lily Evans. Si, anche lei ha voluto cambiare le
regole non scritte, e così facendo si è scontrata contro una scuola di
pregiudizi e ignoranza.
Lily Evans, Grifondoro,
migliore amica di Severus Pinton, Serpeverde. Ma dove si era mai visto?! Eppure
a nessuno dei due è importato ciò che i loro compagni di Casa dicevano. I
giudizi degli altri non li toccavano. Loro erano amici, stavano bene insieme, e
tutto il resto non valeva niente. E anche dopo, quando Severus ha insultato
Lily chiamandola Mezzosangue… Anche dopo questo evento Lily non ha mai smesso
di frenare gli spiriti bollenti dei suoi compagni di Casa, sempre in
competizione con quella di Serpeverde, sempre pronti a duellare nei corridoi
vuoti quand’erano sicuri che la McGrannitt non guardasse. Nonostante tutto Lily
ha sempre cercato di limitare quella stupida lotta, nata chissà quando e chissà
perché, germogliata in un’epoca troppo
lontana dal loro 1977.
Lo sguardo della giovane
Lily vaga ancora, e finalmente trova il nome che cerca: Ninfadora Tonks, la
madre del suo amico Teddy Lupin. Anche lei ha lottato una battaglia contro i
pregiudizi, anche lei è andata contro la massa e le sue idee. Remus Lupin era
un Lupo Mannaro? Era pericolo? A lei non è mai importato. Lo amava e tanto
bastava. Lo amava e lo accettava proprio per ciò che era.
Ognuno di loro, riflette
Lily, è morto presto, troppo presto. Giovani, ragazzi poco più grandi di lei,
pieni di sogni e speranze, con gli occhi che brillavano di vita e gaiezza
nonostante la Guerra e la Morte non dessero tregua.
Sono morti quando la
loro vita non era nemmeno iniziata veramente. Sono morti quando il loro
percorso non era ancora stato tracciato. Eppure loro sono sopravvissuti. Nelle
persone che hanno amato e con i loro ideali. Hanno insegnato a quelli che sono
venuti che pregiudizi e stereotipi non sono verità universali, che il destino
si può cambiare, che lottare serve. I loro ideali hanno fatto splendere le
stelle in cielo e hanno ispirato altri.
Il loro esempio è
servito, il loro sacrificio non è stato vano. E lei ne ha avute le prove sotto
gli occhi. Prima suo fratello, Albus, finito a Serpeverde scombinando ogni
pronostico; Scorpius Malfoy, sempre Serpeverde, ma divenuto il migliore amico
di Albus; infine lei, Grifondoro, certo, ma innamorata – ricambiata – da un
Serpeverde. Da quel Serpeverde. Si,
Lily Potter e Scorpius Malfoy si amano. E contano anche di sposarsi entro pochi
anni. E tutto questo lo devono a loro,
a quelli che il mondo chiama Eroi, ma che altro non sono stati che persone
normali, come tutti gli altri, che hanno preso il destino nelle loro mani e
hanno combattuto per il loro futuro.
Ci sono stati uomini che
hanno continuato
Nonostante intorno fosse [tutto bruciato
Perché in fondo questa vita non ha significato
Se hai paura di una bomba o di un fucile puntato
Gli uomini passano e passa una canzone
Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione
Che la giustizia no... non è solo un'illusione
Due forti braccia le
cingono la vita e un profumo frizzante le solletica il naso. Sa chi è senza
bisogno di voltarsi: riconoscerebbe quel calore ovunque.
“ Che ci fai qui?”
Chiede in un sussurro, per non spezzare quel silenzio arcano, stringendo le mani
di lui con le sue.
“ Sono venuto ad
augurarti buona fortuna per i M.A.G.O di domani, anche se so che non ne avrai
bisogno.” Le risponde lui con un bacio sul collo nudo, facendole il solletico
con le labbra e facendola ridere.
Rimangono in silenzio,
entrambi persi a contemplare le centinaia di nomi. Questa volta è Scorpius ha
rompere il silenzio.
“ Perché sei venuta qui?”
Le chiede nonostante la risposta si sia già formata da tempo nella sua mente. Se
così non fosse non sarebbe andato a colpo sicuro su quell’isolotto, certo di
trovarla lì.
“ Volevo solo dire grazie.” Risponde lei mente un sorriso
dolce, molto simile a quello della nonna, le dipinge le labbra rendendola
ancora più bella.
Si, è per motivo che è
lì. Per dire grazie. Per ringraziare
quelle persone che hanno combattuto, che si sono alzati quando le speranza
sembravano tutte cadute nel vuoto; che hanno camminato su campi di cenere e
sangue rialzandosi una volta ancora; che hanno sfondato i muri della non
conoscenza; che hanno saputo regalare un sorriso anche quando il dolore
spingeva sordo sulle pareti del cuore per farlo cadere.
Ne ha viste di foto,
Lily. Foto della Prima Guerra e della Seconda. E sempre, in ognuna di esse, loro sorridevano. Erano in mezzo all’Inferno
eppure sorridevano, non perdevano mai quello spirito un po’ giocherellone che
li aveva sempre caratterizzati. Forse perché, si dice di tanto in tanto,
proprio in quella Guerra avevano trovato la ragione della loro vita. E in fondo
cos’è la vita senza qualche rischio?
“ Lily è meglio andare.”
La richiama dolcemente Scorpius. “ Nessuno di noi due dovrebbe essere qui in
questo momento.”
Già, si dice la ragazza
respirando a fondo, lei sta violando il coprifuoco e lui nemmeno dovrebbe
trovarsi a Hogwarts.
Sciolgono contemporaneamente
la stretta che li univa e mano nella mano s’incamminano verso la barca che li
riporterà al castello. Prima di andarsene lo sguardo di Lily si posa una volta
ancora su quella lastra di marmo bianco. Sorride finalmente serena.
Loro sono stati il passato. Un passato da
non dimenticare mai, da conservare sempre all’interno del proprio cuore, ma da
lasciar andare. Non si può vivere nel passato. Non si può vivere nella memoria
di chi non c’è più. Bisogna guardare al futuro. Sempre.
Lily abbraccia forte
Scorpius e lo bacia teneramente sulle labbra.
Le generazioni
continueranno a passare. Persone moriranno e altre ne nasceranno. Cambieranno i
cognomi, i colori dei capelli e degli occhi. Ma le idee mai. Gli ideali che
hanno ispirato il mondo rimarranno saldi, indistruttibili, e saranno d’esempio
per altri.
E lasciando
definitivamente l’isolotto, Lily non può che sussurrare una volta ancora quel Grazie.
Grazie
per averci ispirato a cambiare le cose.