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Autore: Melanyholland    05/09/2011    19 recensioni
Una raccolta di storie dedicate a Chuck e Blair.
#1 Chuck aveva molti motivi per frequentare Blair Waldorf, nessuno dei quali poteva essere rivelato al suo migliore amico Nate.
#2 Quando Blair voleva qualcosa, era disposta a tutto per ottenerla. Anche a fare i conti con il diavolo dell’Upper East Side.
#3 Blair sapeva che avrebbe dovuto evitare di giocare ad un prezzo così alto, soprattutto contro Chuck Bass.
#4 Chuck guardò la figura addormentata di Blair e capì che le cose gli erano davvero sfuggite di mano.
#5 “Non avrei mai dovuto lasciarti. Ho capito di aver sbagliato non appena il tuo aereo è decollato”. Chuck Bass, 2x01
#6 Blair davvero non capiva perché Chuck si ostinasse a restare lì con lei, né perché la sua presenza non la disturbasse poi così tanto.
#7 “Né regina, né futura duchessa.” sospirò Chuck teatrale, con falsa solidarietà. “Povera la mia Blair. Le cose sembrano andare davvero male”.
#8 Chuck aveva provato con tutte le sue forze a dimenticare Blair, ma ritrovandosi da solo con lei, scoprì che le farfalle erano più vive che mai.
#9 Blair sorrise, perché finalmente Chuck era suo. Ed era tutto ciò che contava.
#10 “Da quel che ricordo, stare da sola con me qui non ti è mai dispiaciuto. Vuoi che ti rinfreschi la memoria?”.
#11 Chuck ricordava bene la prima volta che Blair gli aveva chiesto aiuto.
#12 “Ho appena avuto una visione perfetta di quello che sarebbe stato il nostro inevitabile divorzio”.
#13 C’erano momenti in cui Blair davvero non riusciva a credere a quello che le stava accadendo.
#14 Erano amici. Quel breve momento di trasgressione in cui erano quasi scivolati in qualcosa di più sarebbe rimasto segreto come i loro incontri.
#15 Chuck stava bene: gli piaceva la sensazione del lieve peso sulla sua spalla e della presenza di Blair proprio accanto a lui.
#16 Da settimane passava di nascosto informazioni a Chuck, e Blair non se n’era mai accorta. Di certo non era così astuta come la sua fama pretendeva.
#17 Chuck si voltò e quando vide chi si era seduta accanto a lui, capì che la serata era del tutto rovinata.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#19

Title: Ladies Should Listen

Autrice: Melanyholland

Summary: È perfetta, pensò, occhieggiandola con invidia e cominciando a mordicchiarsi l’unghia del pollice destro senza accorgersene, un vecchio vizio che sembrava non sparire mai del tutto.

Rating: giallo

Timeline: dopo la 1x05 (Dare Devil)

Main Characters: Blair Waldorf, Chuck Bass (cenni Blair/Nate)

 

 

Ladies Should Listen

 

 

A Elise piaceva lo Starbuck’s sulla Fifth Avenue, perché poteva bere il suo cappuccino circondata da libri di ogni genere, e poi uscire in strada e guardare le vetrine dei negozi, ammirando gli abiti migliori messi in mostra da Bergdorf e Bendel, per poi mangiare con gli occhi i coni gelato dietro i vetri di Tiffany. Solo con gli occhi, però. Penelope le aveva detto solo qualche settimana prima che le sue guance erano troppo paffute, scatenando risolini da tutte le ragazze, e anche se Blair non aveva riso e si era limitata a scoccarle un’occhiata assente, il suo cipiglio era stato anche peggio dell’ilarità delle altre. Elise era convinta che Blair fosse ancora dubbiosa riguardo alla sua ammissione nel loro gruppo, perfino in quel ruolo sottomesso in cui doveva pulire le scarpe delle altre e andare a restituire i loro libri in biblioteca e portare le loro borse fino in classe, anche quando la sua lezione era in un’aula dall’altra parte dell’edificio e alla stessa ora.

“Non dire sciocchezze, Elise. Se Blair ti ha ammessa significa che ti vuole, e vedrai che presto smetteremo di fare tutte quelle commissioni odiose. Entreremo nel giro.”  la incoraggiava Jenny ogni volta che ascoltava Elise ripeterle le sue segrete paure, e le brillavano sempre gli occhi quando pronunciava l’ultima frase, come  se riuscisse già a vedersi sugli scalini del Met a ridere con Blair chiamandola “B” e a discutere dell’ultimo party a cui erano andate insieme, sotto gli sguardi invidiosi di tutte le altre ragazze. A Elise piaceva Jenny, anche se viveva a Brooklyn. Jenny sembrava sempre determinata e sicura di sé, qualità che Elise avrebbe tanto voluto avere. Chissà, magari sarebbe finita davvero sullo stesso gradino di Blair, un giorno, anche se indossava quegli strani vestiti senza targhetta e doveva prendere i mezzi pubblici per raggiungere la Constance.

Jenny era così bella, bionda, alta e longilinea, a volte quando le correva incontro da lontano Elise la scambiava per la mitica Serena Van der Woodsen, che una sera le aveva sorriso quando lei l’aveva salutata timidamente con la mano.

Ogni tanto Jenny –non Serena, mai Serena, purtroppo- le faceva compagnia da Starbuck’s, e insieme spettegolavano sull’ultimo articolo di Gossip Girl, o sfogliavano Seventeen e Teen Vogue scegliendo gli abiti che avrebbero voluto indossare, giocando ad abbinarci scarpe e borse. Elise si divertiva parecchio con Jenny, era la sua prima vera amica, e sospettava che fosse lo stesso anche per lei. A parte suo fratello, non la vedeva mai trascorrere il tempo con altre persone. A Elise sembrava strano, perché Jenny era simpatica, intelligente e molto carina.

“Ho letto di te su Gossip Girl una volta”, l’aveva informata eccitata una mattina, in parte per farla contenta, dato che l’amica moriva palesemente dalla voglia di essere bersagliata dalla perfida blogger, in parte per scoprire cosa era realmente successo, dato che gli scandali più succosi erano proprio quelli più vaghi, ed Elise aveva rimuginato sui particolari di quella particolare notizia a lungo: “C’era scritto che al Kiss on the Lips party tu e Chuck Bass vi siete appartati. Cos’è successo?”. Elise sfoggiava un sorriso di anticipazione sulle labbra, ma quello di Jenny, smagliante quando entrambe avevano commentato le ridicole calze a rete di Lady Gaga a pagina settantasette, si era spento a poco a poco.

“Niente di che. Sul serio.”

“È fico che abbia notato proprio te fra tutte le ragazze della festa!”. Elise non si sarebbe arresa facilmente. Come tutte, adorava spettegolare. “Che ti ha detto? Vi siete baciati?”

Jenny si era portata il bicchiere di caffé fumante alle labbra e ne aveva preso un lungo sorso. Poi lo aveva posato di nuovo sul tavolo e aveva sfoggiato un sorrisetto enigmatico: 

“Forse.”

“Dai, prometto che non lo dirò a nessuno!”.

Jenny aveva scosso la testa, la luce si era riflessa in luccichii dorati sui suoi capelli lunghi.

“Non mi va di parlare di Chuck Bass. Indovina che cosa mi ha regalato Blair quando sono andata a casa sua?”.

Blair Waldorf era uno degli argomenti che Jenny preferiva. A volte, Elise l’aveva beccata a copiare il modo in cui Blair stava seduta o portava la borsa contro il fianco. C’erano stati perfino momenti in cui nello sguardo di Jenny era baluginato un lampo freddo e altezzoso perfettamente da Blair, ma era sempre strano pensarci quando Jenny ti fissava di rimando al di là del tavolo con quegli occhioni azzurri innocenti e dolci.  

Benché fosse sempre piacevole passare il tempo con Jenny, quella mattina Elise era contenta che lei non ci fosse. Mentre sorseggiava il cappuccino, si accorse di colpo che un solo tavolo la divideva da Blair, che era seduta a leggere con aria assorta un libro di cui Elise non riusciva a capire il titolo, coperto dalle dita sottili di lei che lo reggevano. Probabilmente Blair non si era accorta di lei, che se ne stava in un angolino del bar in penombra, il suo posto preferito quando non c’era l’amica a trascinarla in mezzo alla sala, e comunque la gente era solita non notarla quasi mai, come se fosse invisibile. Elise pensò che era un’occasione per osservarla come faceva Jenny, copiandone gli atteggiamenti e il portamento. Non riusciva a guardare Blair a lungo quando erano in gruppo, la metteva troppo a disagio l’idea di essere sorpresa a scrutarla, così poi Blair e le altre avrebbero pensato che era una “strana”, e sarebbe stata cacciata via perché faceva venire la pelle d’oca a tutte, con quella mania che aveva di fissarle.

No, il solo pensiero la demoralizzava. Per lo più, Elise teneva gli occhi sulle punte delle proprie scarpe quando le permettevano di gironzolare con loro per la scuola. Ora però Blair non sapeva che era a pochi passi da lei, ed Elise poteva guardarla quanto le pareva senza rischi. Il pensiero la emozionò per ragioni che faticava a capire a livello conscio, ma non se ne curò. Voleva assaporare il momento.

Il primo dettaglio che la colpì fu che Blair indossava un paio di jeans. Aderenti e sicuramente firmati, con una cinta D&G dalla fibbia dorata tra i passanti, ma pur sempre jeans. Era insolito vederla così casual, Blair sembrava adorare drappeggiarsi in abiti pieni di merletti e trine che Elise immaginava ci volesse chissà quanto tempo per indossare a dovere. Il suo stile era “molto Maria Antonietta”, o così aveva detto sbadatamente Jenny una volta, e Jenny sicuramente s’intendeva di vestiti, perciò Elise aveva registrato la definizione nella memoria. Chissà che non le sarebbe servita, un giorno. Magari l’avrebbe buttata lì con fare noncurante a portata di orecchio di Blair, che si sarebbe voltata sorridente e avrebbe esclamato che Elise aveva centrato in pieno il punto, e poi magari sarebbe stata lei ad avere il permesso di chiamarla “B”, magari prima di Jenny.

Magari.

I capelli di Blair erano acconciati in una coda elaborata che si attorcigliava su se stessa in onde castano scuro, donandole quel tocco di eleganza e ricercatezza a cui la ragazza non sembrava mai disposta a rinunciare, quasi volesse sottolineare in ogni istante che non era come tutte le altre, che era qualcosa di più, perfino quando sorbiva un caffé; l’immancabile cerchietto le incorniciava la testa di azzurro come una corona di zaffiri; il trucco sul viso sembrava leggero, quasi accennato, ma Elise ne sapeva abbastanza da capire che per dare quell’impressione di naturalezza occorrevano montagne di cosmetici; una singola, delicata ciocca di capelli sfuggita di proposito alla coda e al cerchietto le sfiorava la guancia destra, liscia e senza imperfezioni. Elise riconobbe la camicetta della linea autunnale Waldorf, bianca e a pois magenta, con un sottile nastro di raso che si legava dietro la schiena in modo da far aderire la seta ai fianchi, accentuandone la linea deliziosamente sporgente.

È perfetta, pensò, occhieggiandola con invidia e cominciando a mordicchiarsi l’unghia del pollice destro senza accorgersene, un vecchio vizio che sembrava non sparire mai del tutto. C’era stata un po’ di pioggia un’ora prima che aveva increspato i capelli di Elise, ma Blair sembrava appena uscita dal parrucchiere in una giornata assolata. Inoltre sembrava così intelligente, immersa nel suo libro, con una piccola ruga di concentrazione fra le sopracciglia ben delineate e il labbro inferiore appena un po’ sporto in fuori, lucido di rossetto. Elise si chiese cosa si provasse ad essere così palesemente attraenti e impeccabili. Di certo, solo guardare il proprio riflesso allo specchio rendeva Blair felice. Non era un caso se il bellissimo Nate Archibald era innamorato di lei, pensò con un pungolo acuto di rammarico Elise, che aveva una cotta segreta per il ragazzo, come quasi tutte le sue compagne di classe, dal primo momento che lo aveva visto. In più di un’occasione gli occhi azzurri  e il sorriso gentile di Nate erano apparsi nei suoi sogni, ma quando li incontrava nella realtà, erano sempre rivolti verso Blair. Certe ragazze avevano proprio tutte le fortune.

Sospirò e smise di tormentarsi l’unghia. Doveva avere fiducia nelle parole confortanti di Jenny e aspettare di essere ammessa definitivamente nel gruppo, poi forse anche lei avrebbe avuto un fidanzato affascinante come Nate che la guardava e la baciava, eleggendola a centro del suo mondo.

“Finalmente!”.

Elise sobbalzò alla voce tagliente e seccata di Blair. Solo allora si accorse che un ragazzo si era avvicinato al tavolo. Per un momento sperò fosse Nate, che era piacevole anche solo da guardare, con quella frangetta biondo cenere che gli sfiorava la fronte e i bottoni del colletto sempre slacciati a mostrare un accenno del petto. A Elise piaceva Nate anche perché non era vanitoso come la maggior parte degli studenti del St. Jude, che si abbigliavano meticolosamente con abiti firmati, ostentando la loro ricchezza e il loro bell’aspetto. Nate andava tranquillamente in giro anche con capelli arruffati, maglioni sformati e jeans, incurante degli sguardi infuocati dell’universo femminile. Era quasi come se non si accorgesse di essere così terribilmente carino, il che lo rendeva ancora più terribilmente carino, ovvio.   

Ma appena i suoi occhi si posarono sul viso del nuovo arrivato, Elise dovette ricredersi: si trattava di Chuck Bass, vanitoso e di certo ben consapevole degli sguardi impudichi che le donne gli lanciavano. Elise se ne meravigliò, perché non credeva che lui frequentasse posti del genere, soprattutto di mattina. Nella sua immaginazione, Chuck Bass era inscindibile da feste, prostitute e alcol e lì c’erano solo libri e caffé.

“Non vedevi l’ora di vedermi? Come sei dolce.” sussurrò il ragazzo in tono provocante, rivolgendo a Blair il suo solito sorrisetto impudente. Elise non l’aveva mai visto senza. Chuck sembrava prendersi continuamente gioco del mondo. O tentare di sedurlo.

Blair sbuffò, posando il libro aperto sul tavolo a faccia in giù –Madame Bovary di Flaubert, lesse Elise finalmente- e incrociando le braccia.

“No, ho solo poco tempo da perdere con te. Devo iniziare a organizzare il ballo in maschera, lo sai.”

“O meglio, devi iniziare a dare ordini alle tue tirapiedi per il ballo in maschera.” la corresse Chuck, e c’era una certa compiaciuta ammirazione nel suo tono. Questo strappò un sorrisino al cipiglio severo di Blair.

“La piccola J non avrà tempo di respirare. Così impara a lasciare la mia soirée in anticipo”.

Il cuore di Elise sprofondò. Sapeva già che Jenny era stata invitata al famoso pigiama party annuale a casa Waldorf, ma ogni volta che ci pensava diventata triste. In fondo, Jenny aveva iniziato la gavetta solo qualche giorno prima di lei, non era giusto che avesse avuto quell’occasione incredibile. Per di più, Elise aveva sentito che era stata grandiosa, riuscendo perfino a vincere al gioco Obbligo o Verità, il che non era da tutti, visto che Blair ne era la campionessa indiscussa.

E ora c’era pure il fatto che Blair aveva menzionato Jenny, ma non lei. Come se non si ricordasse nemmeno la sua esistenza.  

“Ah, la dolce Jenny. Ho capito subito che aveva delle potenzialità.” mormorò Chuck estasiato e viscido, ed Elise si mise attentamente in ascolto, sporgendosi sul proprio cappuccino. Forse avrebbe finalmente scoperto cosa era accaduto quella sera al Kiss on the Lips.

Blair scoccò al suo interlocutore un’occhiata che avrebbe terrorizzato Elise, spingendola a nascondersi nel rifugio più vicino. Era puro veleno.  

“Quello che hai capito subito, Bass, è che è abbastanza sciocca da farsi trascinare in un luogo buio da uno come te.” ribatté Blair, caustica. Chuck ghignò, divertito.

“Dovresti provare a farti trascinare in un luogo buio anche tu qualche volta, Waldorf. Sono certo che ti piacerebbe”. Chuck si chinò verso di lei, abbastanza perché il suo respiro le accarezzasse le labbra: “Se il caro Nathaniel non si offre volontario, posso farlo io.”

“Ah, come vorrei che una tempesta ti avesse buttato giù dalla nave, Bass!”.

Blair lo allontanò da sé con una spinta e Chuck indietreggiò, posando la cartellina che aveva sottobraccio sul tavolo per poi sedersi. Non aveva smesso di ghignare, benché le parole di Blair fossero chiaramente offensive.

“Avresti pianto per me in un delizioso abito nero di Dior, con una veletta a coprirti gli occhi gonfi?”

“No, avrei organizzato un party e avrei donato i proventi a un’associazione per la cura delle malattie veneree.” ribatté Blair pungente, ma gli angoli della bocca le si erano arricciati un poco.

“Mi ferisci, dolcezza.” sussurrò mellifluo Chuck, che non sembrava affatto ferito. “Tutto questo astio nei miei confronti potrebbe essere messo a frutto, però. Sarei lieto di mostrarti come nella mia suite. Mai sentito parlare di bondage?”.

Elise non sapeva molto di sesso, ma il tono e la reputazione di Chuck erano al di là di ogni fraintendimento. Era incredibile che avesse il coraggio di parlare in quel modo a Blair Waldorf, la regina casta e pura della Constance, per di più fidanzata ufficialmente con il suo migliore amico.  

“Sei repellente, Chuck.”

“E tu sei così sexy quando fai la cattiva.” rispose lui compiaciuto, senza perdere un colpo. I suoi occhi cominciarono a scivolare sul corpo di Blair in modo invadente, tanto che fu Elise a sentirsi arrossire, benché non fosse lei il bersaglio delle sue spudorate attenzioni.  

“Jeans?”

“Beh, avevo un appuntamento con te.” spiegò Blair fredda, ed Elise capì che si riferiva alla teoria sui jeans come abbigliamento anti-stupro. Chuck evidentemente colse l’allusione, perché ribatté:

“Mi spiace deluderti Blair, ma vedere le tue belle cosce strizzate nel denim è ancora più stuzzicante.”

“Vuoi dirmi perché siamo qui o no?” sbottò Blair spazientita, accavallando le gambe sotto il tavolo e facendo un cenno eloquente con la mano.

“Hai proposto tu Starbuck’s, Waldorf. Io volevo incontrarti in camera tua.” ribatté lui, e nonostante tutto Elise sorrise, perché Blair sembrava esasperata come non l’aveva mai vista e Chuck continuava placidamente a fraintendere di proposito le sue parole. Chissà perché poi si ostinava tanto a temporeggiare. “Avresti potuto accogliermi in uno dei tuoi completi LaPerla. Sai quanto adoro tanga e autoreggenti di pizzo.”

“Hai cinque minuti. Non li sprecare.” dichiarò Blair dispotica, a quanto pareva ricorrendo alla tattica di ignorare le provocazioni di Chuck. Elise l’ammirò per il tono con cui gli parlava, nessuno a scuola aveva il coraggio di dare ordini a Chuck Bass. Perfino alcuni professori lo trattavano con deferenza.

Per la prima volta in vita sua, Elise vide Chuck esitare e abbassare gli occhi, per la precisione sulla cartellina che aveva posato sul tavolo. Sbirciò l’espressione di Blair e si accorse che anche lei era sorpresa, il che probabilmente aveva aumentato la sua curiosità, perché fissava avidamente il suo interlocutore.

“Guarda.” mormorò lui soltanto, facendo scivolare la cartellina verso di lei. Blair l’afferrò, l’aprì e cominciò a scorrere con gli occhi i fogli e le fotografie che vi erano contenuti. Dopo un interludio in cui il piede di Chuck cominciò a muoversi nevrotico su e giù –Chuck Bass nervoso?, pensò Elise stupita-  Blair sollevò lo sguardo e disse:

“Un locale in vendita?”

“Ho pensato di acquistarlo e rinnovarlo con i soldi del mio fondo fiduciario”.

Chuck non aggiunse Cosa ne pensi?, ma a Elise parve chiaro che scoprirlo era ciò che voleva da Blair. Sembrava che il suo parere contasse per lui, anche se, per quanto ne sapeva lei, Blair aveva studiato economia per un solo semestre e per l’unico motivo che le servivano i crediti.

“Sarà Nate a preoccuparsi del patrimonio di famiglia, quando saremo sposati.” aveva dichiarato a voce alta e sicura, mentre Kati e Isabel annuivano solennemente.

“Gli ambienti interni sembrano spaziosi.” commentò Blair ora con un’alzata di spalle. “Anche l’esterno non è male. Hai in mente qualcosa di particolare?”

“Ho un paio di idee.” rispose Chuck vago, e Blair gli scoccò un’occhiata penetrante, aggrottando le sopracciglia e ribattendo in tono irritato:

“Prima mi chiedi consiglio e poi non vuoi sbottonarti?”

“Certo che voglio, Waldorf. Puoi sbottonarmi dove ti pare, sempre che tu sia pronta a ricambiare il favore, ovvio.” dichiarò lui vizioso, tornando a sfoggiare il suo solito sorrisetto e indugiando con gli occhi sulla camicetta di lei. Blair sbuffò e incrociò le braccia sul petto quasi a volersi proteggere da quello scrutinio lascivo.

“Ti restano due minuti e mezzo, Bass. Se vuoi qualcosa di preciso, dovrai chiedermelo direttamente.” stabilì Blair, ed Elise capì che era un colpo ben sferrato, perché Chuck sembrava non voler riconoscere ad alta voce che aveva bisogno di qualcosa da Blair.

“E farai tutto quello che voglio se te lo chiedo, B.?” la stuzzicò lui canzonatorio con una luce svergognata negli occhi. Elise si chiese chissà quali pensieri perversi stesse formulando quella mente depravata e di nuovo le si accalorarono le guance.

Ma stavolta Blair non si arrabbiò, anzi, sorrise con aria saputa.

“Avanti, Chuck. Non crederai davvero di incantarmi con questi giochetti. E il tuo tempo sta quasi per scadere.” gli ricordò serafica, facendo scivolare l’indice intorno al bordo del bicchiere di caffé con deliberata lentezza. Chuck la guardò di rimando, restò in silenzio per un’altra manciata di secondi, poi incassò il colpo con un sorriso tirato e si arrese:

“Ti andrebbe di venirci, quando sarà il momento? Dare un’occhiata in giro, leggere il prospetto.”

“Perché non assumi un consulente di marketing? Ti darà le dritte giuste.” suggerì Blair, ed Elise vide che Chuck era di nuovo a disagio. Chissà perché, l’idea non sembrava male.

“Bart lo verrebbe a sapere. Voglio fare da solo e... proporglielo come investimento. Quando sarà pronto.” spiegò, senza guardarla. Blair al contrario studiò il suo viso con attenzione, apparentemente immersa in profondi ragionamenti. Alla fine, scrollò le spalle.

“Beh, non ci vedo niente di male a farci un salto. Se diventa un locale di successo, devo essere stata la prima a entrarci.” esclamò altezzosa, e Chuck alzò gli occhi su di lei, sorridente. Sembrava sinceramente contento, un’espressione che Elise non gli aveva mai visto.

“Non ‘se’. Lo diventerà, Waldorf.” obiettò, in tono offeso e arrogante. Blair rise, poi aggiunse, inflessibile:

“Ovviamente mi devi un favore, Bass.”

“Qualunque cosa vuoi, mia regina”, sussurrò Chuck suadente, prendendole la mano che ancora giocherellava col bicchiere e accarezzandole le dita col pollice, adagio, con cura. “Sarà un piacere mettere le mie più grandi capacità al tuo servizio”.

Si chinò per posarle un bacio sul dorso della mano ed Elise trovò il gesto dolce e tremendamente sensuale allo stesso tempo. Jenny le aveva raccomandato di stare lontana da Chuck, ma forse era soltanto gelosa. In quel momento, Chuck le parve così sexy.  

“Non vedo come la tua abilità nell’essere irritante e disgustoso possa aiutarmi.” commentò Blair, freddamente derisoria, sfilando la mano dalla sua. A Elise parve che le sue guance fossero di un rosa più acceso, ma non poteva esserne certa. Magari era solo fard.

“Non disprezzare ciò che non conosci, Blair”. Gli occhi di Chuck brillavano maliziosi. Abbassò il tono in un sussurro carezzevole prima di aggiungere, roco: “Potrei portarti in paradiso”.

Elise si morse il labbro inferiore e strinse le gambe. Oh sì, decisamente sexy. Ammirò Blair per la noncuranza con cui lo trattava, lei si sarebbe già sciolta a quel punto, disponibile a farsi portare dove voleva lui. In quel momento, poco le importava della cattiva reputazione di Chuck, o delle raccomandazioni calorose di Jenny –Jenny che, da parte sua, aveva accettato eccome le avances di Chuck, e chissà cosa si era lasciata fare su quel tetto deserto, pensò Elise con invidia e una piccola stilettata di risentimento.  

“Beh, ora devo andare al campo da Lacrosse. Nate finisce gli allenamenti fra dieci minuti e voglio fargli una sorpresa.” annunciò, alzandosi in piedi di scatto e facendo strusciare rumorosamente le gambe della sedia sul pavimento di legno. Alla menzione del suo migliore amico, Chuck sospirò e si accomodò meglio contro lo schienale, incrociando le mani sul ventre.

“Buon divertimento. Sarà sudato e maleodorante, una vera delizia da guardare e abbracciare.” commentò con un ghigno beffardo. Blair arricciò il naso e rettificò, probabilmente per non dargliela vinta:

“Allora lo aspetterò all’uscita delle docce.”

“È esattamente questo che non va fra voi due, Waldorf.” sospirò Chuck, affettando impazienza. “Perché non nelle docce? Quello sì che lo sorprenderebbe, credimi. In senso buono.”

“Oh, ne sono certa. Lui e l’intera squadra di Lacrosse, direi”.

Chuck rise come se avesse appena sentito la battuta più divertente del mondo. Sembrava davvero a suo agio con Blair, e c’era una strana luce nei suoi occhi quando la guardava che Elise non aveva mai notato prima.

“Dovresti davvero avere più riconoscimenti per la tua arguzia”,  rimuginò adulatorio, poi aggiunse: “Touché, ma chère. Anche perché mi offenderei se mostrassi le tue grazie a quei tizi e non a me. Credo di essermi guadagnato la precedenza.”

“Cosa?”.

Ora le guance di Blair erano chiaramente accese, notò Elise con un sorriso. Se non altro, dimostrava che era umana. Qualche volta stentava a crederci.

“Ricordi la partita a strip-poker che abbiamo fatto al primo anno? Hai perso e ti sei comunque rifiutata di toglierti reggiseno e mutandine. Sto ancora aspettando.”

“Io ricordo che era una partita a poker normalissima finché tu non hai cominciato a blaterare che era strip-poker e Serena ubriaca ci ha creduto, sfilandosi il vestito.” obiettò Blair asciutta, ma questo alimentò soltanto l’ilarità di Chuck.

“Beh, quando da solita noiosa guastafeste l’hai portata via prima che si togliesse il resto, hai abbandonato il gioco, quindi tecnicamente hai perso. Quante volte devo dirtelo?”

“Accettalo, Bass: è probabile che tu mi veda nuda tanto quanto che Georgina Sparks si redima e finisca in mezzo a un gruppo religioso.” dichiarò Blair veemente, inarcando le sopracciglia.

“Allora le regalerò personalmente una Bibbia.”

“Non puoi. Se la tocchi, ti bruci.” ribatté Blair con un sorriso dolce e una vocetta angelica, mentre indossava il trench che aveva posato sullo schienale della sedia. Dopodichè  afferrò il libro e girò sui tacchi alti delle decoltè magenta per allontanarsi.

Chuck rise e scosse la testa. Estrasse una fiaschetta dalla tasca interna del cappotto beige a quadri e versò un po’ del contenuto in ciò che restava del caffé di Blair, senza smettere di avere un’aria soddisfatta. Fu in quel momento che i suoi occhi si posarono lentamente ma inesorabilmente su Elise, che trasalì con uno squittio, sentendosi come una ladra colta con le mani nella cassaforte. Percepì il viso scaldarsi fino alle orecchie.

Chuck ghignò senza smettere di fissarla, come se il suo disagio fosse una goduria per lui, poi alzò la fiaschetta e la agitò nell’aria, incurante degli sguardi di disapprovazione degli altri clienti:

“Ne vuoi un po’, passerotto?”.

Elise dischiuse le labbra, boccheggiò, poi le serrò di nuovo e deglutì. Si sentiva una completa idiota, ma non riusciva a spiccicare parola. Se Chuck avesse detto a Blair che lei aveva origliato la loro conversazione, allora sì che sarebbe stata cacciata via e additata come stalker pazzoide. Oppure, se Chuck si fosse arrabbiato e avesse deciso di vendicarsi contro di lei, non avrebbe saputo proprio come proteggersi. Non era in grado nemmeno di farlo in quel momento, e se ne stava lì, ammutolita e con il volto paonazzo, ad apparire colpevole.

“Come desideri.” scrollò le spalle Chuck, mettendo via la fiaschetta e trangugiando il caffé corretto in un unico sorso. Poi si leccò le labbra a occhi chiusi, assaporandole. Sembrava non avesse mai assaggiato niente di più buono.

Elise era ancora pietrificata quando Chuck si alzò e raggiunse il suo tavolo. Il cuore le salì in gola, mozzandole il respiro.

“Ho sempre odiato gli uccellini che vanno in giro a raccontare i discorsi degli altri.”

“Non lo dirò a nessuno.” promise Elise, lieta di aver ritrovato un filo di voce. Chuck sorrise e le prese il mento fra le dita. La sua mano profumava di sapone alla lavanda.

“Brava ragazza”, mormorò condiscendente, come se si stesse rivolgendo a un animaletto. La accarezzò per un istante, facendole correre un brivido su per le braccia, poi ritrasse la mano e si diresse verso l’uscita.

Elise tirò un sospiro di sollievo quando lo vide sparire. Pregò che Chuck non dicesse nulla a Blair, ed ebbe una voglia improvvisa di confidarsi con Jenny. Lei l’avrebbe consolata e incoraggiata, ma se Chuck avesse scoperto che aveva spifferato tutto, chissà cosa sarebbe accaduto. La prospettiva la terrorizzava.

Decise che l’avrebbe tenuto per sé. Avrebbe anche svolto in modo impeccabile tutti i suoi compiti per il ballo in maschera, senza mai lamentarsi e senza sbagliare. Avrebbe spiccato per la sua solerzia, perfino rispetto a Jenny. Così forse Blair si sarebbe ricordata il suo nome, e l’avrebbe finalmente ammessa nel gruppo, e Chuck non le avrebbe più dato fastidio.

Annuì, lieta di avere un obiettivo preciso in mente.

Da un altro punto della caffetteria, una ragazza sorrise e si portò alle labbra il bicchiere di tè ben zuccherato. Non ci metteva mai il dolcificante, come erano solite fare le viziate figlie di papà dell’Upper East Side da quanto Blair Waldorf aveva dichiarato lo zucchero così anni novanta, arricciando il suo nasino snob. Tanta superficialità la faceva sempre ridere.

 A proposito di Blair Waldorf, non le erano certo sfuggiti gli sguardi che l’arrogante Chuck Bass le aveva rivolto per tutto il loro improvvisato appuntamento, e se il suo istinto non sbagliava –e non sbagliava mai-, presto avrebbe avuto uno scandalo davvero succoso tra le mani. C’erano due cose certe riguardo a Chuck Bass: che otteneva sempre quello che voleva e che non lo teneva mai dentro i pantaloni per più di cinque minuti.

Il sorriso si ampliò mentre le sue dita tornarono a danzare sui tasti del laptop.

E poi le domandavano perché adorava questi ragazzi.

 

 

Fine#19

 

 

 

Note dell’Autrice:

 

[1] “Ladies should listen” (in italiano: La Signorina Curiosa) è una commedia americana del 1934 con Cary Grant.

[2] Lo Starbuck’s descritto nella storia esiste veramente. C’è una libreria grandissima e l’ho adorato.

[3] Jenny Humphrey mi manca, lo ammetto. Era un bel personaggio, e trovavo le sue storie sempre coinvolgenti. Credo che la sua ascesa a regina e successiva lotta contro Blair, ovviamente vittoriosa in ultima battuta, sia una delle storyline più belle di Gossip Girl. Ammetto che, prima di diventare fan di Chuck e Blair, era proprio per questo genere di plot che guardavo il telefilm, di cui mi sono innamorata per l’appunto durante la 1x05.

[4] Grazie a tutti per gli adorabili commenti. Ci tengo a ringraziare in particolare bruciamente, CryWilliams, Ray08 e Tuccin per aver segnalato Purple Suits and Red Lips per le Storie Scelte. È un vero onore per me e ve ne sono grata.   

  
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