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Autore: Jo Shepherd    05/09/2011    2 recensioni
Qualcuno è convinto che i problemi si possano risolvere in un unico modo...
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vendesi ciò che è più prezioso

 

Mi osservava con un ghigno divertito...

Era un vero bastardo.

Mentre mi abbottonavo la camicia, mentre stringevo la cinghia, mentre sceglievo la giacca del giusto colore; era sempre lì a deridermi. A divertirsi nell'imitarmi senza tregua e senza mai stufarsi.

Più mi guardava, più mi procurava dolore.

 

In ogni stanza era presente, spesso anche per la strada si manifestava sulle superfici più improbabili, a ricordarmi ciò che tanto detestavo.

Era di una malvagità unica, sempre a sbattermi sul muso ciò che non mi piaceva, in un modo così sadico e costante da avvelenarmi l'animo e cavare gli occhi al buonsenso.

 

Delle volte... mi sorprendevo a digrignare involontariamente i denti, nel momento esatto in cui l'incontravo.

La mano fremeva, esausta di incontrare quello sguardo, mi supplicava di lasciarla andare e distruggerlo una volta per tutte.

 

Perché non esaudiva le mie preghiere? Perché non si decideva a porre la fine di quel supplizio? Perché non mi aiutava? Volevo incontrare altro su quella superficie disgraziata.

Sempre i miei soliti guasti; mai una volta che cambiasse una virgola del cavolo.

 

Ero stufo di guardarlo, ero stufo di inciamparci a caso, ero stufo del suo perseguitarmi; tanto stufo da voler sfogare su di lui tutta l'ira che mi dannava l'anima...

 

Un giorno lo feci! Feci scorrere senza esiti né freni inibitori tutto il veleno accumulato - un mio morso avrebbe ucciso in meno di sei secondi -, gettai le nocche impallidite su quella superficie maligna e maledetta.

 

S'incrinò, ma non si distrusse. Un forte senso di impotenza mi assalì, tremai alla cagionevole idea di dovermi rassegnare ad ogni costo. Sentii gli occhi inumidirsi per la disperazione. Ero stufo. Non volevo!

 

Trasalii per la paura, quando vidi quel taglio rimarginarsi sotto i miei occhi con un sibilo secco. La faccia era distorta da una smorfia di stupore che mi mozzò il fiato.

 

Era un segnale? Possibile che finalmente avesse ascoltato le mie preghiere? Che avesse accettato di propormi un contratto?

Per prepararmi alla meglio, nel caso l'impossibile fosse mutato nel suo esatto opposto, delle volte, mi esercitavo a superare l'ansia di bucarmi il polpastrello dell'indice. Ma, mai ci riuscivo.

 

Quel giorno mi decisi, finalmente.

Presi coraggio, spinto dalla voglia di farla finita. Afferrai il primo coltello, e recisi di getto la pelle senza troppi pensieri, facendo attenzione a non fissare quel taglio.

Tornai veloce in camera, mi affrettai a imbrattare quella superficie fredda, dura e così riflettente, con una frase:

 

La mia anima in cambio?

 

La vista del sangue che colava senza ostacoli, mi fece ribrezzo. Con una smorfia persa e di disgusto, corsi a sigillare la ferita avvolgendo il dito nella camicia immacolata; trattenendo i conati a quella vista.

Quasi mi sentii mancare le forze, stetti per svenire, le gambe cominciarono ad essere incerte e le vertigini mi assalirono. Fino a quando, infine, quella superficie mi strappò un sorriso di liberazione.

Il sangue stava svanendo.

Cancellatosi del tutto, proprio all'altezza della mia bocca, il vetro si incrinò, formando un sinistro, lascivo e peccaminoso sorriso, che si presentò con una eterea quanto oscura risata.
Avrei finalmente ricevuto ciò che più desideravo.

 

Specchio, specchio delle mie brame... Non è così che inizia una celebre favola?

  
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