The beautiful star in the
universe is you
Finalmente
Marzo era arrivato, la cupa e grigia stagione aveva lasciato spazio alle fresca
brezza primaverile e con essa anche la fine di un grande traguardo per le
innamorate Haruka e Michiru: le scuole superiori. Quella stessa mattina dovevano recarsi al
Mugen per l’ultimo saluto con i professori e vedere i risultati degli esami.
Le
nostre due paladine non avevano alcun dubbio; naturalmente si sarebbero
diplomate con il massimo dei voti e con una grande lode da parte di coloro che,
per ben tre anni, le avevano accompagnate in questo cammino: i professori.
“
Michiru sei sempre la solita; possibile che devi passare due ore in bagno e
aggiustarti per bene solo per andare a vedere questi benedetti risultati? “
sbuffò Haruka al quanto adirata; non sopportava arrivare in ritardo – non era
nella sua indole.
“ Haru
quanto rompi! Cinque minuti e arrivo! “
Appena
misero piede fuori dalla macchina vennero – letteralmente – investite da un
uragano di ragazze e ragazzi. Tutti felici di entrare a far parte del mondo
degli adulti e di frequentare l’università, o addirittura gettarsi nel mondo
del lavoro.
“ Ma
cosa vi prende ragazzi? Smettetela di comportarvi come bambini “ la voce della
bionda rimbombò tra il gruppetto e – in meno di due secondi – regnò il silenzio
assoluto; quei silenzi che la guerriera di Urano amava da morire. Soddisfatta
del suo operato prese la mano della compagna e si incamminò verso il tabellone,
quando una voce squillante interruppe la loro marcia.
“
Ragazze… Hei dico a voi “ squittì la morettina.
Quel
giorno era stato il peggiore per la povera Haruka; odiava essere disturbata
ogni minuto e quella mattina si erano messi tutti d’accordo per farle perdere
la pazienza. Michiru – conoscendo il carattere poco cordiale della sua amata –
decise di rispondere lei a quella buffa ragazza.
“
Dicci pure “ Un bellissimo sorriso si dipinse sul volto della morettina; finalmente
era riuscita ad ingaggiare le bellissime e temute Haruka e Michiru. Non poteva
certo farsi sfuggire quell’occasione cosi, armata di coraggio, decise di
invitare le due alla mega festa che si sarebbe tenuta tra qualche giorno.
“
Ecco… Visto che abbiamo concluso l’anno scolastico, io ed altri ragazzi,
abbiamo organizzato una festa di addio. Dato che fate parte anche voi di questo
istituto ho pensato di invitarvi “ arrossì violentemente “ Ci farebbe piacere
se partecipaste anche voi “
Finalmente
era riuscita a parlare con loro due, non le pareva vero. Haruka era pronta per
rifiutare l’offerta quando una voce – a lei cara – la precedette sul tempo,
lasciandola letteralmente di sasso.
“ Ma
certo che partecipiamo; vi spiace se portiamo un po’ di amici? “
Non
riusciva a credere alle proprie orecchie, la sua amata Michiru aveva accettato
quel noiosissimo invito da parte di quella sciocca ragazzina ”Ci mancava anche questa festa del cavolo:
Michi ma perché hai accettato? Uffa! Prevedo una serata noiosa “.
“
Grazie ragazze; il bando della festa è appeso fuori al cancello della scuola:
li potrete trovare tutte le informazioni necessarie. Ciao “
Andò
via saltellando di qua e di la come una bambina. Non si aspettava una risposta
positiva all’invito: non di certo da loro due. Mentre Michiru guardava –
divertita – andar via quella giovane ragazza, Haruka imprecava bestemmie
multilingue verso la sua compagna. Era risaputo da tutti che non amava certe
frivolezze e l’uscita di Michiru l’aveva alterata non poco.
“ Si
può sapere perché hai accettato di partecipare a questa stupida ed
insignificante festa? “
“
Haruka è un modo diverso di passare la serata, lo diciamo anche agli altri cosi
vengono anche loro “ la disinvoltura delle risposte della figlia dei mari
lasciava sempre un senso di divertimento, misto arrabbiatura, alla sua dolce
metà – sempre se dolce si poteva definire.
Un
senso di volta stomaco la invase; invitare gli altri voleva dire: invitare
“lui”. Non solo doveva partecipare contro voglia ad una noiosissima festa,
doveva anche sopportare il caprone dal codino nero. Non le era mai stato
simpatico, e dopo la pietosa scena del camerino aveva imparato ad odiarlo
sempre più; anche se era passato molto tempo il suo odio non scemava mai.
La
scena di lui che scioglieva il nodo del vestito della sua fidanzata ritornava
in mente come uno schiaffo in pieno volto; in quell’occasione Michiru si era
lasciata andare alle avance di quell’odioso essere di sesso maschile, non
preoccupandosi minimamente di poter ferire colei che le stava accanto.
Una
rabbia incontrollata si impadronì del suo corpo – cosa che non sfuggì all’occhio
vigile di Michiru.
“ Lo
sapevo! Promosse con il massimo dei voti. Andiamo Haru è ora di tornare a casa
“
Dinanzi
al cancello era appeso il manifesto della fantomatica festa; appena Haruka posò
l’occhio su di esso a momenti non svenne per terra; non riuscì a trattenersi…
Una fragorosa risata aleggiò nell’aria circostante – provocando rossore alla
compagnia per via degli sguardi su di loro.
“ Ma
quella è impazzita ahahahahaha; ridicolo! Una festa in maschera “ Il corpo di
Uranus veniva sconquassato da spasmi di dolore, le troppe risate le avevano
fatto venire un dolore improvviso alla milza.
“ Non
hai letto tutto allora: qui dice che i costumi sono uguali per tutte le donne e
per tutti gli uomini; sono noleggiabili al negozio dietro l’angolo e – dolcis
in fundo – dobbiamo indossare una maschera che copre tutto il volto “
Si
fissava allo specchio retrovisore della sua Audi A 6 rossa; si dava della
scema… Come aveva potuto acconsentire ad un capriccio di Michiru? Mentre
guidava pensava ad un modo per farla pagare alla sua compagna.
Un
sorriso malizioso vi si dipinse sul viso: lei sapeva come fargliela pagare…
Eccome se lo sapeva.
L’indirizzo
sul manifesto le aveva condotte ad una bellissima villa di campagna, isolata
dal resto del mondo; tutt’intorno era costeggiata da verdi vallate, fiori di
ogni colore e piante magnifiche.
All’entrata
ergeva un cancello in ferro battuto con grandi mura di cinta che contornavano
tutto il perimetro della villa e la sua tenuta. Fontane bellissime a forma di
sirene spruzzavano allegramente l’acqua cristallina.
Panchine
e statue di tutti i tipi abbellivano quello splendore di giardino, composto da
alberi di ciliegio, salici piangenti e fiori di tutte le specie. La via al
centro era costeggiata da lampioni a forma di fiori.
Le
pareti esterne dell’abitazione erano di un giallo pesca meraviglioso; le
finestre finemente decorate da disegni fatti a mano aumentavano la regalità del
posto.
“
Accidenti che lusso, mi chiedo come abbiano fatto a trovare un posto del genere
“ chiese Haruka affascinata da cotanta bellezza.
“
WOWWWWWWW… Ma è magnifico questo posto, grazie di averci invitato a questa
festa “ trillò felicemente Minako attaccata al braccio del povero Yaten.
“
Peccato che la bellezza del posto venga usurpata da una presenza molto poco
gradita “ lo sguardo minaccioso della guerriera dei venti si posò sul
sofferente volto di Seiya che, per
partecipare a quella stupida festa,
aveva rinunciato ad uscire con una tipa.
“
Avrei preferito essere all’inferno piuttosto che venire ad una festa con te “
sputò velenosamente il cantante, per niente intimorito dallo sguardo omicida
della ragazza.
“
Smettetela di fare i bambini, andiamo che il ballo in maschera ci aspetta “
disse Michiru tutta eccitata all’idea.
Ad
attenderli fuori c’era una ragazza già vestita; indossava un abito stile impero
rosso, con ricami dorati. La maschera sul viso copriva tutto il volto,
lasciando scoperta solo la bocca e gli occhi. Una parrucca abbocco lata rossa
completava il tutto.
“
Benvenuti alla festa, gli abiti noleggiati sono nella prima stanza a destra che
incontrate. Buon divertimento “
“
Grazie “ risposero in coro.
Lo
sfarzo dei mobili, antichi e di noce, veniva esaltato dai grossi lampadari di
cristallo che pendevano dal soffitto; le pareti di stucco veneziano emanavano
una lucentezza piacevole da vedere. Quadri di grandi artisti erano appesi alle
lussuose pareti, facendo trasparire il buon gusto – riguardo l’arte – del
proprietario della villa.
La
stanza adibita a camerino era molto spaziosa, piena di appendi abiti in ogni
dove, maschere e parrucche vennero
esposte su dei davanzali il legno di ciliegio. Haruka non riusciva a capire il
senso di quella buffonata e per di più la presenza di Seiya non l’aiutava
affatto.
All’angolo
della stanza c’era un camerino collegato – tramite un piccolo tunnel-
direttamente con la sala per la festa; questo perché nessuno doveva
riconoscersi.
Uno ad
uno si cambiarono tutti; rimase per ultima la guerriera dei venti. Dentro se
cercava la forza di calmarsi e di non esplodere. Prese il vestito, la maschera,
la parrucca e si diresse spedita nel camerino.
Un’enorme
specchio era posto all’interno di esso.
“ Non ci posso credere! Ma chi me lo fa fare? Mi sento ridicola
vestita cosi “ Non riusciva a mettere piede fuori da quel piccolo rifugio; si
vergognava come una ladra. Vedersi vestita – prettamente femminile – le metteva
addosso un senso di disagio. Per fortuna che c’erano le maschere…
Consolata
del fatto che nessuno l’avrebbe riconosciuta entrò nella grande sala, dove
persone vestite allo stesso modo – chiacchieravano amorevolmente. Si guardava intorno
e quello che riuscivano a vedere i suoi occhi erano le immense prelibatezze sui
tavoli; tre grandi lampadari di cristallo da cui pendevano gocce di cristallo
purissimo.
“ Certo che il padrone di questa casa non se la passa certo
male; cosa faccio ora? Mi sento a disagio; maledetta Michiru… Se le prendo io…
“
“ Salve
bella fanciulla “ disse un ragazzo mascherato da moschettiere – visto che gli
abiti degli uomini erano quelli – indossava una parrucca castana e la maschera.
Era davvero impossibile riconoscervi la persona all’interno. La voce, ovattata
dalla maschera, era pressoché irriconoscibile.
“ Ed ora cosa faccio? Devo rispondere altrimenti passo per
maleducata. Che situazione! “ Potette chiaramente sentire il
fuoco divampare sulle sue guance e ringraziò – per la seconda volta –
quell’odiosa maschera.
“ Bu…
Buonasera “ Non si era mai sentita cosi
agitata in tutta la sua vita; nemmeno in battaglia era cosi nervosa. Si
sentiva a disagio davanti a quello sconosciuto e sperava disperatamente che
Michiru, prima o poi, si facesse viva.
“ Mi
reputa scortese se la invito a prendere un drink? “
Nessuno
si era rivolto, mai, a lei in questo modo. Era abituata alle occhiatacce e
battute pesanti del sesso maschile. Fin da quando era bambina aveva odiato il
sesso contrario; li reputava stupidi ed insignificanti: ecco perché non sapeva
cosa dire, o cosa fare in quel momento.
Avrebbe
voluto rifiutare quell’invito, ma qualcosa le bloccò le parole in gola; quel
ragazzo aveva un qualcosa che l’attirava e lei, curiosa come non mai, voleva
assolutamente scoprirlo.
“ Con
molto piacere “ Si stupì lei stessa, per prima, della facilità con cui le
parole uscirono dalla bocca. Silenziosamente si diressero davanti al bancone
delle bevande, c’era davvero una vasta gamma di scelta: dai super alcolici alla
coca cola.
“
Preferisce un alcolico miss? “ Quella voce! Alle sue orecchie risultava –
stranamente – melodiosa e sensuale. Per la prima volta nella sua vita, la
bionda, non odiava la presenza di un uomo.
“
Diamoci del tu, siamo coetanei quindi… comunque prendo una birra grazie “ In
quel momento avrebbe voluto sprofondare sotto terra; fece tanto la sofisticata
e poi? Se ne uscì con quella battuta fuori luogo. Una ragazza di solito non
beve birra, ma lei tutto si sentiva tranne che una ragazza.
“
Anche a me piace la birra; ottima scelta dolcezza “ Ancora quel fuoco sulle
guance, quel ragazzo riusciva davvero a farla arrossire; la fredda Haruka che
si emozionava per un complimento.
“ Ma cosa mi sta succedendo? Da quando in qua i complimenti
degli uomini mi fanno arrossire? Per non parlare del fatto che non so nemmeno
chi sia questo ragazzo. L’unica cosa che so è che ha una voce fantastica,
rimarrei ad ascoltarlo per ore. “
“ Mi sento soffocare sotto questa maschera. Chissà chi si
nasconde dietro la maschera che ho di fronte. Non so perché ma mi attira la sua
presenza, è un richiamo a cui non so resistere. E se fosse… No non può essere
lei; Usagi non beve. “
La
sala era gremita di gente che parlava, ballava e beveva. Anche se le finestre
erano spalancate il caldo incessante non voleva andar via. I due nuovi “amici”
decisero di uscire fuori all’aria aperta, non ne potevano più di soffocare li
dentro. Il giardino era meraviglioso, un enorme roseto occupava gran parte
della zona antecedente la casa. Rose meravigliose dai vari colori: rosse, rosa,
blu, bianche, gialle…
Non lo
aveva mai ammesso a nessuno, ma Haruka amava molto le rose; anche se non le
aveva mai ricevute da nessuno - al contrario della sua compagna Michiru - che
le riceveva tutti i giorni.
“ Una
rosa color rosa pesca per elogiare la bellezza ‘nascosta’ della dolce fanciulla
che si nasconde dietro la maschera “
“ Gr…
Grazie io… Non so davvero cosa dire “
“ Ho
portato una bottiglia di champagne, festeggiamo il nostro incontro dolce milady
“
Parlarono
del più e del meno per tutta la serata, la bottiglia di champagne era stata
accompagnata da altre tre bottiglie. La lucidità aveva abbandonato le loro
menti, la vista – sempre più offuscata dai fumi dell’alcol – cominciava a
sdoppiare qualsiasi cosa presente intorno a loro. Seiya desiderava ardentemente
baciare le labbra della misteriosa ragazza, era attratto da lei come una
calamita. Si avvicinò con fare passionale e seducente, i bellissimi occhi scuri
emanavano una strana luce, quella luce che fece perdere – completamente – le
staffe alla guerriera di Urano.
Si
ritrovarono in una delle stanze della villa, avvinghiati sullo stipite della
porta. Seiya strappò – violentemente – gli indumenti, scomodi, della ragazza.
La vista di lei, con solo l’intimo addosso, mandò a benedire gli ultimi momenti
di lucidità che aveva. Continuava a toccare con foga quel corpo da dea, la
desiderava con ogni fibra del suo essere.
La
stese sul letto e cominciò a penetrarla, prima con dolcezza, per poi passare a
movimenti decisi e forti. Dalla bocca della bionda, ancora coperta dalla
maschera, uscì un gemito di dolore; quel dolore che per anni si era rifiutata
di provare. Durò poco quella sgradevole sensazione, spasmi di piacere invasero
tutto il suo corpo; la sensazione di calore e solletico che provava in quel
momento le aveva fatto dimenticare la sua ‘vera’ natura.
Consumarono
la loro notte di passione fino allo sfinimento; Haruka voleva imprimere – il
più possibile – quei bellissimi e goduriosi momenti di sesso, puro e sano
sesso…
Il
mattino seguente, la prima a svegliarsi fu proprio lei. Vedeva l’uomo, con cui
aveva fatto l’amore, dormire beato e sereno. Le batteva forte il cuore se
ripensava alla notte appena passata. Tutto ad un tratto l’immagine di Michiru,
preoccupata e arrabbiata allo stesso tempo, le balenò in testa. Come aveva
potuto fare questo alla donna che amava? Si sentiva sporca dentro, una
traditrice… Non poteva però far finta di niente, quella notte era stata la più
bella della sua vita, e non poteva negarlo – almeno a se stessa.
La
voglia di vedere il volto del ragazzo era tanta, avvicinò la mano per poterle
sfilare la maschera, ma appena la toccò il ragazzo si svegliò.
“
Buongiorno principessa, dormito bene “ chiese con la voce impastata dal sonno.
Si
sentiva un verme, aveva illuso quel povero ragazzo facendogli credere chissà
cosa; doveva rimediare subito “ Senti io… devo confessarti una cosa; sono
fidanzata e quello che è successo stanotte, anche se idilliaco, non doveva
succedere. Scusami non volevo illuderti “
La
risata, cristallina, del ragazzo la infastidì non poco.
“ Cosa
hai da ridere? “ chiese al quanto stizzita.
“
Scusami ma mi hai fatto ridere. Vedi, anche io sono innamorato di una ragazza,
sono stato davvero bene con te ed ho provato sensazioni meravigliose, ma il mio
cuore appartiene a lei “
Si
sentiva sollevata, ed amareggiata, allo stesso tempo. Non riusciva a capire il
motivo di tanto amaro sullo stomaco; infondo era stata lei, per prima, a
mettere le cose in chiaro. Prima di dire addio al suo amante per una notte,
decise di chiedergli la cosa che la tormentava dalla serata precedente.
“
Prima di dirti addio vorrei vedere il tuo volto, se non ti dispiace “
“ Ma
certo, facciamolo assieme ti va? Al mio tre ci sfiliamo la maschera “
“
D’accordo “
“ Uno,
due, tre… “
Il
silenzio, accompagnato allo stupore e alla rabbia, aveva lasciato posto
all’ilarità di pochi minuti fa. Nessuno dei due
poteva immaginare di trovarsi davanti proprio quella persona. Mille
sensazioni sconquassarono i loro corpi, non avevano il coraggio di proferir
parola.
“ Non ci posso credere! No! Non posso essere andata a letto con
il mio nemico numero uno “ Lo sgomento di Haruka era tanto, tanto a tal punto che le
lacrime minacciavano di uscire – copiose – dalle sue iridi verde acqua. Non si
capacitava di tutto ciò.
“ Merda! No, lei no… Di tante ragazze proprio Haruka dovevo
scoparmi? Però devo ammettere che ha un corpo da sballo “
“ Tu
maledetto bastardo! Proprio tu dovevi nasconderti dietro quella maschera? “
“ Vacci
piano con le parole ragazza, lo stesso potrei dire io di te “ Lo sguardo
minaccioso di Seiya non ammetteva ragioni, avevano sbagliato in due e lei non
poteva prendersela solo con lui.
“ Ma
sentilo! Idiota. Dimentichiamo tutto ok? “
“ I
tuoi gemiti sono indimenticabili carina “ Il sorriso sprezzante che le rivolse
la fece imbestialire, sentiva la rabbia pulsarle nelle vene.
“
Vaffanculo! “
Dove
era andata a finire la complicità, la sintonia e l’attrazione di qualche ora
fa? Possibile che si odiavano a tal punto da dimenticare la bellissima notte
passata assieme?
“
Abbiamo passato la notte assieme e questa cosa deve rimanere tra noi due:
chiaro? “ Gli puntò gli occhi addosso, minacciandolo solo con lo sguardo –
nessuno, tranne loro due, dovevano venir a conoscenza di questo fatto.
“
D’accordo! Stai tranquilla, ci tengo alla mia reputazione – se sapessero che
sono andato a letto con una lesbica mi prenderebbero in giro fino al tremila “
“
Stronzo “
Il
tonfo della porta aveva riportato Seiya alla realtà; dinanzi a lei aveva
mascherato la delusione provata nello scoprire che, dietro la ragazza che le
aveva fatto perdere le staffe, c’era lei. Era stato tutto cosi perfetto e
meraviglioso!
“ Haruka! Perché sono cosi triste? Sono stato usato dalla mia
nemica giurata! Eppure non rimpiango niente di questa notte. Tiene nascosto
quel bellissimo corpo e non ne capisco il motivo. Sono stato troppo brusco con
lei… “
Il
tempo trascorse lento ed inesorabile; Haruka sentiva il rimorso di coscienza
trapanarle l’anima con una potenza inaudita. Molte volte aveva voluto
confessare tutto alla sua amata Michiru che, stranamente, quel giorno non le
chiese alcuna spiegazione della sua – improvvisa – sparizione. Erano passati
tre mesi da quella notte e lo stato di salute della bionda non era certo dei
migliori, al mattino doveva correre in bagno per non rigettare nel letto.
Ultimamente era anche ingrassata e questo non passò inosservato alla compagna.
“ Haru
secondo me dovresti farti visitare da un dottore, ti vedo pallida ultimante! “
La preoccupazione della guerriera dei mari era ben visibile, i suoi occhi
parlavano da soli. Aveva notato cambiamenti di umore nella sua donna e questa
cosa la preoccupava molto. Per non parlare poi del fatto che era sempre
distratta e fredda.
“
Forse hai ragione, vado dal dottore “
“ Vuoi
che ti accompagni? “
“ Ok
andiamo “
Salirono
in moto e sfrecciarono per le vie della città. Dopo dieci minuti parcheggiarono
la moto sotto la clinica del dottor Kashima. Per fortuna non c’era nessuno quel
giorno e non dovettero aspettare molto.
Il
dottore la tempestò di mille domande e alla fine decise di farle un prelievo di
sangue. I sintomi non erano preoccupanti e una mezza idea ce l’aveva, ma voleva
essere comunque sicuro.
Dopo
mezz’ora, di trepidante attesa, arrivarono i risultati.
“
Allora dottore ho qualcosa di grave? “
“ No
signorina, sono contento di dirle che lei è incinta di tre mesi, auguri “
Le
parole del dottore furono una doccia fredda per entrambe le donne. Non
riuscivano a credere alle proprie orecchie. Si alzarono salutando con finta cortesia
il dottore ed uscirono fuori la clinica.
Il
sole aveva lasciato posto alla luna. Tornarono a casa senza proferir parola.
Una volta chiusa la porta della loro abitazione, Michiru diede sfogo al suo
dolore.
“ Mi
spieghi cos’è questa storia? Tu incinta? Cosa mi nascondi eh? Sei solo una
traditrice bugiarda “ La furia della donna era incontenibile, calde lacrime
inondavano il suo candido viso; troppo dolore, troppe sofferenze in pochissimo
tempo. Tutte le sue certezze stavano crollando come castelli di sabbia, non
aveva mai dubitato della sua compagna ed aveva – alla luce dei fatti –
sbagliato di grosso. Haruka, dal canto suo, ascoltava inerme la sfuriata della
sua ragazza, si sentiva persa, di nuovo sporca e triste. Non aveva nemmeno il
coraggio di guardare in faccia colei che amava più della sua vita.
“
Posso almeno sapere chi è il padre del bambino, dubito che sia una donna,
altrimenti non porteresti in grembo il frutto della vostra relazione. Da quando
mi tradisci eh? Parla Haruka “
Non
aveva il coraggio di parlare, avrebbe preferito sparire piuttosto che dare quel
dolore a Michiru. Lei l’amava e la notte passata con Seiya era stato solo un
grave errore ed aveva portato grossi problemi, tra cui questa – inaspettata –
gravidanza.
“ VUOI
PARLARE MALEDIZIONE? “
“ E’
successo quella notte alla festa di fine anno. Un ragazzo si era avvicinato a
me ed io mi sentivo al centro
dell’attenzione e mi riempiva di complimenti. Io… “
Ricordare
quella notte le faceva male, la faceva sentire ancora più traditrice di quello
che era. Con il magone in gola ed il cuore a pezzi, le raccontò la dolorosa
vicenda. Michiru ascoltava, piangendo, il racconto della ragazza, mentre
cercava disperatamente di non sfogare tutta la sua ira su colei che era la sua
vita. Si sentiva tradita, offesa e terribilmente triste. Questa gravidanza
avrebbe cambiato la loro vita… Tuttavia
provava una profonda tenerezza per quella piccola creaturina che cresceva nel
grembo di Haruka.
“ Cosa
farai ora? “ Più che una domanda, per Michiru, era un supplica. Anche se
arrabbiata a morte con lei, sperava che la compagna non facesse scelte
improprie e dannose per il feto.
“ Cosa
farò? Terrò il bambino, infondo è mio figlio e sai che sono contro gli aborti:
per me sono omicidi “
Anche
se in colpa, si sentiva sollevata dal fatto che Michiru avesse scoperto tutto.
Si sentiva legata a quella creatura che cresceva dentro di lei e mai le avrebbe
tolto la possibilità di venire alla luce. Il problema principale era farsi
perdonare, se mai ci sarebbe riuscita, da Michiru e raccontare la situazione a
Seiya.
“ Devi
mettere al corrente Seiya della tua gravidanza, è il padre e ha diritto di
saperlo “
“
Credi che non ci abbia pensato a questa cosa? Ti pare facile “
“
Quando stavate scopando era facile? Beh ora prendetevi le responsabilità “
Quel
linguaggio, scurrile e poco signorile, non rientrava nel vocabolario – fine –
della protetta di Nettuno. Sicuramente era l’amarezza e il tradimento a farla
parlare cosi. Non avrebbe mai voluto fare quella scelta, ma non riusciva a
perdonare la sua compagna. Doveva pensare e restare in quella casa, dove le
aveva viste protagoniste di un amore folle, non la aiutava affatto, per non
parlare della presenza – fastidiosa – di Haruka.
La
mattina dopo decise di partire, lasciando un semplice bigliettino in bacheca…
“ Ho
bisogno di capire, perdonami se sono andata via lasciandoti un bigliettino, ma
non riesco a perdonarti. Addio Michiru “
Un
pugno alla porta provocò sanguinamento alle nocche della biondina che, appena
alzata, aveva cominciato molto male la giornata. In meno di un giorno era
successo il fini mondo ed aveva perso la cosa a lei più cara: la sua compagna.
“ Maledizione. Accidenti a me e a Seiya. Siamo stati degli
sconsiderati. Michiru mi ha lasciata da sola ed io non so cosa fare. Sto
impazzendo dal dolore “
Decise
di andare, direttamente, a casa del casanova e di dirgli tutta la verità;
infondo la colpa era anche la sua. Davanti la porta dell’abitazione tutta la
sua spavalderia se n’era andata, lasciandola di nuovo sola. Non aveva il
coraggio di bussare a quella dannata porta. Il rumore della serratura la
spaventò, facendola indietreggiare di qualche passo. Si ritrovò davanti proprio
il futuro padre di suo figlio/a. La gola era diventata secca e le gambe
cominciarono a tremare. Avrebbe tanto voluto piangere in quel momento ma non
poteva, non dinanzi a Seiya.
Seiya
era perplesso; non riusciva a capire come mai Haruka si trovasse dinanzi la sua porta. Una strana
sensazione gli procurò un brivido lungo la schiena, era sicuro che – per
trovarsi li – Haruka aveva qualche problema.
“ Cosa
ci fai qui? “ La freddezza che usò per parlare colpì la ragazza come una lama
affilata, come potevano essere dei buoni genitori se nemmeno si sopportavano?
Una lacrima solitaria fece capolino dalle sue iridi verdi, non passando
inosservata a Seiya.
“
Haruka ma cosa… Vieni dentro “
Una
volta entrati, Seiya, la fece accomodare sul divano, chiedendole di aspettare
qualche minuto. Tornò con una teiera e qualche biscotto. Haruka non aveva
affatto fame, anzi… Un conato di vomito la costrinse a tapparsi la bocca. Seiya
la guardava stupido, senza capire cos’avesse Haruka.
“
Allora cosa succede? Perché sei qui? “ Aveva abbandonato il tono acido e
scontroso di prima; era partito con il piede sbagliato e si era sentito un
verme quando l’aveva vista piangere.
Il
cuore di lei cominciò a battere all’impazzata, la voce non voleva uscire. Era
davvero difficile confessare, ma doveva farlo, soprattutto per la creatura che
stava prendendo vita. Si sentiva uno straccio, la sua fidanzata l’aveva –
giustamente – lasciata tramite un foglio di carta e stava malissimo. Si trovava
dinanzi al padre del bambino/a e non sapeva come dirglielo, e soprattutto,
aveva paura della sua risposta.
“
Seiya io… Sono incinta! “ Il silenzio che seguì quell’affermazione era più
soffocante dell’acqua. Seiya non accennava nessuna emozione o reazione, e
questa cosa aumentava la paura della ragazza. Non si sentiva pronta a crescere
una creatura da sola e di farla crescere senza la figura paterna.
“ Non
dici niente? “
Seiya
non sapeva cosa dire, non era possibile, non riusciva a crederci. Possibile che
una notte di sesso aveva portato tutto questo scompiglio? La situazione era
grottesca e il mix di sensazioni, che stava provando in quel preciso momento,
non lo aiutavano a capire.
“
Haruka io non so cosa dire, cioè possibile che solo con quella notte, tu… Noi…
“ l’imbarazzo non permetteva il ragazzo di creare una frase di senso compiuto.
L’agitazione poi ci metteva del suo…
“ Si
Seiya, l’abbiamo combinata grossa “
“ E…
Michiru lo sa? “ Azzardò quella domanda con molto timore.
“ Lo
ha saputo con me dal dottore e come avrai ben capito non l’ha presa bene ed è
andata via, lasciandomi tramite un bigliettino “
Il
pianto, che fino a quel momento aveva cercato di trattenere, aveva invaso il
suo corpo. Doveva sfogare tutta la sua rabbia, il dolore e l’amarezza che
quella gravidanza aveva portato.
“
Scusami se te lo chiedo ma, cosa pensi di fare? “ Ecco che per la seconda volta
le veniva riformulata la stessa domanda, ma la credevano cosi cattiva e senza
cuore?
“ Lo
terrò Seiya e sono venuta a chiederti se lo riconoscerai “
Ora
l’offeso era lui, tutto si poteva dire di lui ma non che fosse un uomo senza
sentimenti.
“ Ma
che razza di domande fai? E’ mio figlio Haruka, non potrei mai fare una cosa
del genere “
“
Bene, ma sappi che tra noi non cambierà nulla. Io sono innamorata di Michiru e
non mi arrenderò, la rivoglio con me “
“ Stai
tranquilla Haruka, non intralcerò il tuo amore; ora come ora mi interessa mio
figlio “
Da
quel giorno passarono altri sette mesi. Di Michiru nessuna traccia, non era più
tornata da quel fatidico giorno. Era arrivato il momento di partorire… Haruka
aveva sperato fino alla fine nel ritorno della sua amata, cercando sue notizie
ovunque. Sul lettino dell’ospedale, tra dolori e urla, cercava di non spaccare
la faccia a colui che le stava provocando tutta quella enorme sofferenza.
Seiya, bianco in volto, stringeva la mano della futura madre di sua figlia. Tra
poco avrebbe potuto abbracciare la sua adorata bambina.
“ Dai
Haruka spingi, ancora un po’ e tutto sarà finito “ La voce del ginecologo
arrivava ovattata alle orecchie di lei, il troppo dolore le stava facendo perdere
la lucidità. Diede una spinta fortissima e sentì un bellissimo calore. Il primo
vagito di sua figlia la riportò alla realtà.
Finalmente
poteva stringere tra le braccia sua figlia. Per la prima volta rivolse uno
sorriso all’uomo che stava di fianco a lei, emozionato come non mai. Ad un tratto sentì la testa girare; sentì le
forze venire sempre meno.
Le
voci si facevano sempre più lontane, riusciva a sentire la voce di spaventata
di Seiya che chiedeva aiuto.
“
Presto ha un’emorragia, dobbiamo addormentarla subito “
Le
lacrime cominciarono ad inondarle il viso, aveva paura: sentiva le forze
abbandonarla. Con le ultime forze rimaste si girò verso Seiya e gli disse “ Se…
Seiya proteggi nostra figlia, ti pregoooooo… “
“
Haruka, nooooooooooooooooooooooooooooooooo “
Cinque
anni dopo…
“
Papà, papà mi porti a vedere la corsa delle moto? “ Una piccola bambina dai
lunghi capelli neri, raccolti in una treccia, occhi verde smeraldo e sorriso
stampato sulle labbra – cercava di convincere il papà a portarla a vedere le
moto.
Il
sorriso di Seiya si spense in pochi secondi, più la piccola cresceva e più
somigliava alla madre. Un velo di
tristezza si impadronì di lui. La sua dolce
e piccola Haruka non aveva mai avuto la possibilità di conoscere la sua
splendida madre. Purtroppo, cinque anni fa, Haruka Ten’ò non ce l’aveva fatta;
era morta per concepire la loro bambina.
“ D’accordo
principessa, vai a cambiarti che andiamo “
“ Papà
possiamo passare a mettere dei fiori profumati e belli alla mammina? “
Un
altro tonfo al cuore, la dolcezza e l’ingenuità di quelle parole lo lasciavano
sempre spiazzato. Anche se non aveva mai avuto la fortuna di conoscere sua
madre, Seiya aveva fatto il modo di raccontarle tutto su di lei, mostrarle le
sue foto e di portarla spesso al cimitero. Haruka non doveva essere
dimenticata, era sua madre…
“ Ma
certo Haruka. Sono sicuro che la mamma sarà felicissima. Adesso vai però
altrimenti faremo tardi “
Mentre
Haruka saltellava per andarsi a cambiare, il volto cresciuto e maturato di
Seiya, accoglieva, come ogni giorno, le
lacrime che dagli occhi gli morivano sulle labbra. Le mancava la madre di sua
figlia, soprattutto perché – dopo tanti anni – aveva imparato a volerle bene…