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Autore: Heartshape    06/09/2011    1 recensioni
Ali di piume e cera e un amore mai sopito.
Quanto forte può essere un desiderio di libertà tale da spingere un uomo a sacrificare tutto in suo onore?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Icaro

L’attesa  è altitudine, guardare nel vuoto senza provare più nemmeno le vertigini.
L’ultima cosa che ricordo è il blu. Non mi ero mai reso conto di quanto intenso fosse il colore del mare; era uno spettacolo stupendo, dall’alto. La sua immensa, spaventosa vastità si riduceva a una grande macchia di colore puro.

Avevo la netta sensazione che, semplicemente allungando la mano, sarei stato in grado di afferrare ogni cosa come materia duttile sotto le mie mani. Mi ero sorpreso a pensare se fosse quella la sensazione che avevano gli artisti della mia epoca, i mirabili scultori che vedevano in un semplice informe blocco di marmo le meravigliose figure che avrebbero incantato i loro posteri per secoli a venire. Il sole mi scaldava la pelle, il suo calore bruciante si diffondeva come tepore nelle vene, e salivo sempre più in alto. Mentre la distanza rendeva più dolci le forme rigide, più sfocate le immagini, meno nitidi i contorni, proprio allora mi sentii, per la prima volta, in grado di guardare, oltre che di vedere. Nel tipico lungo attimo che accompagna una rivelazione per la prima volta mi sentii vivo.

Fu in quel momento che cominciai a precipitare.

Da quello che ho potuto apprendere in seguito dalle ombre di chi è vissuto molto tempo dopo di me, si usa ritenere che lo sventurato uomo che si renda conto dell’avvicinarsi della propria fine veda passarsi l’intera vita davanti agli occhi, rendendosi conto di tutti i propri errori, pentendosi delle occasioni mancate, ripensando ai propri amati. A me non è successo nulla di simile. Mentre il blu si avvicinava, fino ad invadere completamente il mio campo visivo, l’unica, struggente sensazione era l’abbandono di quel calore.
Non mi sarei dovuto spingere così in alto. Questo è ciò che è rimasto di me, nell’opinione comune. Se avessi ancora un viso e non fossi, ormai, soltanto un’ombra, credo che sorriderei. Secoli e secoli di evoluzione, e l’uomo non ha ancora smesso di giudicare aggrappandosi a banalità come a solide certezze. A onor del vero, mio padre mi aveva avvertito. Vola basso, figliolo. Rimani a distanza di sicurezza, non rischiare la certezza per l’incertezza. Per molti avrei dovuto seguire i suoi avvertimenti; l’irruenza e l’incoscienza della mia gioventù mi hanno dunque spinto ad una ribellione insensata, ad una missione suicida, a quel folle tentativo? Si dice che il mio gesto sia stato un atto di superbia giustamente punito. La mia colpa è aggravata dall’abbandono di un padre che aveva fatto ogni cosa per proteggermi.
Scusa, padre. Il tuo amore non è riuscito a salvarmi, alla resa dei conti.
Eppure, nella mia lunga permanenza tra le ombre, non ho ancora trovato risposta ad un quesito. Nessuna delle grandi menti che qui sono scese è stata in grado di soddisfarmi appieno con le sue illuminate risposte.

Quanto forte può essere un desiderio di libertà tale da spingere un uomo a sacrificare tutto in suo onore?

Mai come ora, immerso nel buio, ho visto così chiaramente la debolezza dei vincoli dei sentimenti umani per l’animo che aspira ad accrescersi spezzando ogni confine. Mai come ora ho compreso che alla fine della libertà completa, totale e assoluta c’è un mondo da raccontare destinato a rimanere incompiuto. Un fiume di parole che muore sulle labbra di chi ha ormai finito il suo tempo mortale. Vorrei spiegare quel calore, ma alle ombre, qui, non interessa. La loro condizione ultraterrena non è più turbata dai sentimenti umani. Ai vivi, lassù, non posso raccontarlo.
Eccomi qui, infine, spettatore impotente del corso del mondo. Se mai potessi avere un solo attimo, se mai qualcuno si ricordasse di me come persona oltre che come esempio della stupidità e dell’intemperanza giovanile, se mai qualcuno si chiedesse cosa possa aver mai guadagnato dalla sua impudenza quello sciocco giovane greco, e se mai mi venisse concessa la voce per pronunciare la risposta, o anime mortali, la mia risposta, ora e sempre, non muterebbe, così come non è mai cambiata in questi secoli di buio.


Io ho toccato il Sole.

  
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