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Autore: CandyFawn    06/09/2011    0 recensioni
Con il trasferimento in North Carolina della sua famiglia, Amanda inizia una vita nuova, conoscendo nuove persone, ma soprattutto, iniziando a capire la storia della sua famiglia..popolata da segreti che per secoli sono stati tenuti al segreto nella vecchia villa di famiglia, e che ora, lei sta per portare alla luce.
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sirena si allontanava lentamente da lei, la sua coda argentea aveva formato uno zig zag nella distesa d’acqua, delimitata da migliaia di bollicine, in pochi minuti la figura mitologica era sparita nelle profonde acque del fiume Tahquamenon…Amanda aveva bisogno di riprendere fiato e tornare in superficie per riposarsi qualche minuto, quella nuotata l’aveva stancata molto. Cominciò a muovere sia le braccia che le gambe verso l’alto, imitando lo stile “rana”…Non si era ancora accorta di quanto fosse scesa in profondità…Un movimento dopo l’altro, pensò, cominciava a preoccuparsi, era certa che l’aria le sarebbe presto finita, “coraggio un ultimo sforzo” si continuava a ripetere mentalmente quella frase, vide la sirena, sperava che stesse venendo a soccorrerla, aveva bisogno di aiuto, ma poi…buio completo, si sentì cadere, perdere, affondare. Amanda si svegliò di scatto, sul materassino da campeggio che per quella notte era stato il suo letto. E’ stato un sogno, solo un brutto sogno, pensò la ragazza quando vide sopra di lei il soffitto della sua camera e intorno al suo corpo aria, aria che poteva finalmente respirare; il sogno le aveva dato una sensazione di soffocamento molto reale…e la prima cosa che fece appena sveglia fu inspirare profondamente due volte. Pensò che fosse l’ora di alzarsi, stava per mettere le gambe giù dal letto, ma poi pensò che sotto di lei non ci fosse un morbido materasso, ma un sottile materassino. Si alzò definitivamente, indossò la sua vestaglia e scese giù per le scale. Le scatole erano quasi tutte pronte... la casa era vuota, non un mobile o un quadro, solo il nulla. Amanda scese lentamente e si ritrovò in una stanza a lei sconosciuta, che una volta era il suo soggiorno, era come se lo vedesse per la prima volta, con occhi nuovi, che non erano i suoi. Ormai era fatta, pensò, non poteva tornare indietro, quelle erano le ultime ore che trascorreva nella sua piccola cittadina natale, Shellwood, nel Michigan, stava per abbandonare tutto: gli amici, la scuola, le foreste, il fresco profumo di erba che le dava il buongiorno al mattino. Arrivata nel salotto, cercò qualcosa dove mettersi a sedere, ma non c'era nulla, una volta quella stanza, risuonava di allegria ma ora si era spento tutto... era triste. I suoi pensieri furono interrotti da uno strano rumore proveniente dal suo stomaco, era ora di fare colazione, così si diresse con passo svelto e deciso verso un’altra stanza vuota, una volta sarebbe entrata in cucina. Aprì una delle scatole in plastica, prese una confezione di cereali e la versò in una ciotola di coccio, poi vi versò dentro anche un po’ di latte. Mangiò in fretta, i suoi genitori non avrebbero aspettato i suoi comodi per partire. Un boccone dopo l’altro e in dieci minuti Amanda aveva finito tutta la tazza. Ora che il suo stomaco era sazio, pensò che fosse meglio andare a vestirsi con qualcosa di più adeguato. Salì nuovamente le scale, questa volta con molta energia, superò la camera dei genitori ed entrò nel bagno riservato a lei. Si lavò il volto con un sapone apposta, per evitare che la sua pelle si sciupasse: poi prese il suo spazzolino, vi spalmò sopra un po’ di pasta dentifricia e cominciò a passarlo sui denti, con un movimento continuo. Appena finito, appoggiò lo spazzolino sopra il ripiano corretto e raccolse nelle sue mani un po’ di fresca acqua, con la quale si sciacquò la bocca. Uscì dal bagno velocemente, voleva cambiarsi, non ce la faceva veramente più a stare in pigiama…in più cominciava a sentire freddo. Entrò in camera, con il sole le pareti color pesca sembrava ancora più luminose e la stanza più accogliente. Si diresse verso una borsa contenente i vestiti per il viaggio. La sera passata aveva scelto attentamente cosa mettersi, e gli altri vestiti gli aveva riposti in una delle tante valigie. Si sfilò delicatamente il pigiama color crema e indossò la biancheria intima; poi prese i suoi jeans blu scuro, lunghi fino alla caviglia e la sua camicetta senza maniche, dello stesso colore dei pantaloni. Ai piedi aveva opzionato per un paio di décolleté lucide di colore bianco con il tacco di circa 6 cm, intonate con la sua pochette. Amanda non era una ragazza ossessionata dal proprio look, ma le piaceva vestirsi per bene ed essere sempre a posto. Subito dopo aver finito di vestirsi, prese dallo zaino una spazzola e andò verso l’unico oggetto ancora nella stanza, il suo specchio. Iniziò a pettinare i capelli biondi, che le arrivavano sotto le spalle, solitamente raccolti in tanti boccoli, ma dato la scarsità del tempo e del materiale, oggi doveva accontentarsi di un acconciatura mossa e semplice. Finì di eliminare tutti i nodi e ripose la spazzola nello zainetto. Decise di andare ad aiutare i suoi genitori a caricare lo scatolame nella macchina, così prese il cappotto bianco candido, lo indossò e scese di corsa le scale. Arrivata a pian terreno, aprì velocemente la porta e uscì, lasciandola accostata dietro di se. Nel vialetto di casa, incontrò sua madre, Susanne, stava per dirle qualcosa, ma si limitò a darle un abbraccio. «Va sul retro del giardino cara, c'è qualcuno che vuole parlarti» il tono della donna era dolce, probabilmente percepiva la sofferenza della figlia, nel doversi trasferire, dopotutto aveva solo 16 anni. Amanda si limitò ad annuire e con la sua camminata lenta seguì il vialetto ghiaioso che conduceva fino al gazebo in legno d'abete bianco, coperto da un telo bianco che cadeva lateralmente. Arrivata, salì sulla pedana rialzata e vide una figura alta e slanciata dai capelli castani e lisci che le cadevano dolci sulle spalle. Non realizzò subito chi fosse, ma bastò un attimo che riconobbe la sagoma, era Katerina, la sua migliore amica. Corse subito ad abbracciarla, fu un abbraccio d'addio, entrambe lo sapevano, ma non importava, volevano godersi quegli ultimi momenti con felicità. «Che ci fai qui?» Amanda aveva gli occhi pieni di lacrime, sia di felicità che di tristezza «Credevi che non sarei venuta a salutarti?» disse Katerina e finita la frase sfoderò uno dei suoi bellissimi sorrisi, pieni di amicizia e di fiducia. « E' che non ti aspettavo, credevo che andarmene senza salutare sarebbe stato meno doloroso, qui c'è tutta la mia vita, non sono mai andata fuori dalla contea, non ho mai lasciato la città per più di un paio di settimane, e ora tutto d'un tratto mi ritrovo ad andare a vivere nel North Carolina, a centinaia di chilometri da qui, non credo che riuscirò ad abituarmi» Era nervosa...in quel momento avrebbe potuto dire cose orribili alla persona a cui teneva di più. «Ce la farai, sarà solo questione di tempo, e poi non sai come è la vita là, magari scopri che non è così male come pensi e simile alla nostra, poi a Natale puoi sempre venire a trovarmi no?» disse con voce sicura. «A Natale verrò sicuramente, non ti libererai di me tanto facilmente mia cara Kat!» le diede un colpetto con la spalla e entrambe scoppiarono in una fragorosa risata. « Amy vieni, è ora» La madre la chiamò con energia e le ragazze furono costrette a sciogliere l'abbraccio. «Arriviamo» Rispose alla donna, Katerina si alzò per prima e porse la mano all'amica... «Vieni, andiamo» Amanda appoggiò il palmo della mano su quello della ragazza e si alzò. «Andiamo!» Ribadì sorridendo, ed entrambe corsero per l'ultima volta su quel prato verde chiaro che pareva finto. Arrivate alla macchina, Amy diede un bacio sulla guancia all'amica; «Allora ciao...» «Ci vediamo a Natale» Kat aveva un' energia innaturale, poteva cadere il mondo, lei non perdeva mai la speranza...ed era un bene. «Tesoro sali in macchina dai» Il padre, John, non vedeva l'ora di arrivare nella nuova casa e di affrontare il suo nuovo impiego. La ragazza diede un ultimo sguardo a quella che per 16 anni era stata la sua casa, il suo nido, ma ora era arrivato il momento di spiccare il volo. Salì in macchina si mise la cintura di sicurezza, finalmente era pronta a partire. «Allora si parte!» disse John entusiasta, aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro stampato sul suo volto. La macchina partì, si inserì nella carreggiata, la quindicenne mise il volto fuori dal finestrino, con il braccio salutò l’amica, rimasta sul marciapiede della via e con gli occhi blu come lapislazzuli e profondi come l’oceano vide l’allontanarsi della sua abitazione e delle altre villette del viale. Chissà come sarà il North Carolina…pensava…sicuramente diversa, molto diversa. «Vedrai scricciolo, la nuova casa ti piacerà, è in stile ottocentesco, apparteneva a uno zio di tuo padre che ha deciso di tornarsene in Italia, al momento giusto direi.» Susanne cercava di consolare un po’ la sua piccola…con pochi risultati però. «Ah…ah…certo…» Fu l’unica risposta di Amanda, che intanto iniziava a immaginarsi la sua nuova vita. Non sapeva molto sul nuovo paese, a parte la posizione geografica, La ragazza si addormentò nei suoi pensieri in breve tempo. La madre intanto lanciò un’occhiataccia al marito, non era assolutamente convinta che questo cambiamento non avrebbe influenzato la figlia, anzi, credeva tutto il contrario. «John, sei sicuro che questa sia la scelta giusta? Non solo per te, ma per tutta la famiglia, soprattutto per Amanda» Susanne aveva un tono preoccupato e dolce…e aspettava con ansia una risposta. «Senti, quando le abbiamo dato la notizia, sapevamo che non sarebbe stato facile per nessuno, soprattutto per lei, è molto giovane e per lei è importante avere un posto fisso dove abitare, dove avere dei veri amici…ma questa potrebbe essere un’occasione d’oro per tutta la nostra famiglia». «E’ vero, ma se lei si dovesse trovare male? Insomma, non è mai uscita dalla contea del Michigan e tutto d’un tratto si ritrova a dover cambiare stato.» John aveva notato il cambio d’umore della moglie. «Ascoltami, le farà bene cambiare un po’ aria, è vero non è abituata a quei posti e a quei climi…ma è l’ora che anche lei conosca qualcosa di più della Contea di Luce». «Adorava le Tahquamenon Falls, erano il suo posto preferito…» disse la madre di Melinda. «Ci tornerà… e anche a Enchanted Falls ci sono le cascate, in più quando sarà grande potrà fare quello che vuole, ma per ora viene nel North Carolina con noi». E con quelle parole, John zittì la moglie, che rimase in silenzio per il resto del viaggio. Il tragitto in macchina non durò molto, dopo poche ore, presero il traghetto che gli avrebbe portati fino all’altra sponda del Michigan. «Spero non ti venga il mal di mare tesoro, appena il traghetto sarà partito potremo andare a fare un giro nei negozi, magari troviamo qualcosa di carino, adatto al nuovo clima» Sue cercava di addolcire la figlia, ma serviva molto di più di qualche nuovo vestito e un paio di shorts. «Si d’accordo, potremmo andare a fare un giro…»non le andava assolutamente di affrontare una discussione con i suoi genitori. Sue e Amanda passarono l’intera traversata tra beauty farm e negozi, affascinate dai migliaia di profumi e essenze. John nel frattempo stava studiando attentamente il percorso da seguire per arrivare all’aeroporto di Detroit, il viaggio non era complicato, ma molto lungo. Decise di chiamare la moglie per dirle che tra poco sarebbero sbarcati e per aggiornarla sulle mete del viaggio. «Sue ho fatto un veloce calcolo, dallo sbarco alla città saranno circa 3 o 4 ore, poi dovremmo trovare l’aeroporto; abbiamo due opzioni, andare là subito dopo aver rimesso i piedi per terra, e passare aspettare domani in aeroporto, o dormire in un motel e percorrere una parte del viaggio. Quale preferisci?» Lasciò la scelta tutta nelle mani della moglie. «Beh, direi che la seconda è più ragionevole, e poi forse così eviteremo di annoiarci»rispose lei, senza pensarci molto. «Perfetto, la tua scelta mi piace. Tra poco sbarcheremo, voi uscite pure dall’uscita dei passeggieri e io uscirò con la macchina, troviamoci al posteggio». «A dopo» rispose lei e riattaccò. Guardò la figlia sperando che almeno quella scelta le andasse bene. «Amy tra poco sbarchiamo, credo sia meglio dirigersi verso l’uscita» Fece un profondo respiro aspettando con ansia la reazione della figlia. «Si, andiamo» E iniziò a camminare verso l’uscita, qualche passo avanti alla madre e con passo svelto, prestando attenzione alle indicazioni poste alle pareti del traghetto, che indicavano le varie direzioni e i vari luoghi. Passò qualche minuto, durante il quale il traghetto attraccò nel porto e i passeggeri scesero, la famiglia Taylor si riunì come previsto per continuare a viaggiare verso l’aeroporto di Detroit. Più il tempo passava e più Amanda era agitata, per il trasferimento e annoiata per il lungo viaggio; Durante le ore in macchina, la ragazza dormì, pensò e giocò addirittura con il Nintendo DS, un videogioco che quasi mai aveva usato. Una buona parte del tragitto lo passò a osservare la seconda “faccia” del suo paese, l’altra sponda del Michigan. Ad un certo punto, prese il suo Samsung e scrisse un messaggio all’amica “ E’ da un po’ che siamo sbarcati, ora siamo in qualche punto sconosciuto del Michigan, comunque tra poco ci fermiamo a dormire in un Motel e domani mattina arriveremo all’aeroporto, il volo parte alle 14.00. Ci sentiamo poi, un bacio C”. Rilesse una volta il testo per essere sicura di non aver fatto errori e premette il touch screen per inviarlo. «Guardate, qui c’è un Motel, che dite? Ci fermiamo a questo?» A parlare fu John, sicuramente stanco di guidare. «Direi di sì, dovremmo essere nei pressi di Midland, a circa metà strada e non sappiamo tra quanto ne incontreremo un altro…poi dobbiamo vedere se hanno posto, ci basterebbe una camera doppia, potremmo unire i letti singoli, oppure tu dormi in un letto e Amy ed io nell’altro…» Rispose Marie. «Intanto posteggiamo» disse a quel punto il marito. La macchina fu posteggiata davanti all’entrata e i tre scesero velocemente e varcarono la soglia del Motel infreddoliti. La Hall era semplice, la Reception era formata da un banco blu oltremare con le rifiniture in ottone laccato d’oro e dietro il bancone, una giovane ragazza mora con gli occhi verdi come quelli di un gatto. La famiglia si avvicinò al bancone. «Buonasera, posso esservi utile» disse dolcemente la giovane. A prendere le redini del discorso fu John.” Certo, volevamo sapere se era possibile avere una stanza, possibilmente da tre persone». «Certamente, ne ho una libera al primo piano, mi dovrebbe compilare questo modulo, se non le dispiace» La ragazza, che da quanto riportava una targhetta portata al collo, si chiamava Lucy, appoggiò un foglio sul banco. “ e potete pagare benissimo domani mattina quando ripartirete». John scrisse tutti i dati richiesti sul modulo e lo rese alla segretaria. «Perfetto» disse lei «vi auguro un buon riposo, questa è la chiave». E dopo quell’ultima frase si udirono vari «Ciao” e “Buona Notte”. La famiglia salì silenziosamente le scale, per non svegliare gli altri viaggiatori, arrivati nel corridoio, cercarono la stanza numero 7 e vi entrarono. La camera era molto accogliente e spaziosa, alle pareti vi era la carta da apparati color crema e i letti erano in ottone, con lenzuola bianche come la neve. Davanti al letto c’era una piccola porta e al suo interno un bagno. John appoggiò le valigie, e senza nemmeno mettersi il pigiama infilò sotto le coperte. Anche la moglie e Amy lo seguirono. Il sonno fu tranquillo, nei pensieri di Amanda c’era solo la Contea di Luce, ricordi di quando era piccola e sognava di rimanere lì per sempre. Era un desiderio ormai svanito con due semplici parole: North Carolina. Al mattino seguente, dopo essersi preparati e aver fatto colazione con un croissant e succo di frutta, portarono in macchina le valigie e John andò a pagare. Per l’ottimo servizio che gli avevano riservato, secondo lui era un prezzo stracciato quello, ma non disse nulla all’uomo che ora occupava il ruolo di Lucy. «Arrivederci e grazie, siamo stati benissimo» sorrise e usci dall’edificio, senza dare il tempo di rispondere al segretario. «Pronte a ripartire?» sempre eccitato all’idea della nuova città «North Carolina stiamo arrivando!» E salì in macchina. Casomai “aeroporto stiamo arrivando” pensò Amy, sempre meno contraria all’idea del trasferimento, più passavano le ore e più diventava apprensiva nei rispetti della famiglia. John si reinserì nella carreggiata. Amanda prese il suo Netbook azzurro della Samsung e attraverso la chiavetta internet riuscì a entrare nel web. Digitò il link di Google maps e cercò il tragitto che dovevano fare, il più breve segnava due ore all’incirca, quindi se tutto procedeva liscio, verso le 9 sarebbero stati in aeroporto. «Papà dovremmo arrivare fra circa due ore a Detroit, l’aereo parte alle 12.00 quindi ce la faremo sicuramente». «Grazie Amy, sei meglio di un navigatore» e scoppiò in una fragorosa risata, alla quale si unirono anche Sue e la figlia. Il viaggio fino all’aeroporto non fu noioso come il precedente, forse perché aveva passato la maggior parte del tempo a cercare informazioni sul North Carolina o semplicemente perché si era convinta del fatto che ormai non serviva più a nulla lamentarsi, ed era meglio accettare la scelta della famiglia con il sorriso sul volto. Erano appena entrati in città, quando si accorse che aveva aperto una pagina web che a colpo d’occhio sembrava interessante, cominciò a leggere mentalmente: La North Carolina era uno dei tredici stati originari degli Stati Uniti e si trova fra l’Oceano Atlantico e i Monti Appalachi. Confina a nord con la Virginia, a sud con il South Carolina e la Georgia e a ovest con il Tennesee.. Il Paese fu esplorato nel 1524 da Giovanni da Verrazzano e successivamente colonizzato da Walter Raleigh dal quale prese il nome la capitale. Divenne quindi una colonia inglese, governata inizialmente da otto signori proprietari terrieri e in seguito da governatori del re. Il 29 maggio 1789, combatté alleato delle altre colonie per l’indipendenza ed entrò come 12° stato nell’unione degli Stati Uniti d’America. In seguito, nel 1861, la Carolina lasciò gli Stati Uniti ed entrò a far parte della Confederazione, con la proseguì la guerra. Successiamente,nel1784, con la cessione di alcuni territori, divenne stato indipendente, ma non fu mai riconosciuto dal Congresso americano e nel 1788 fu sciolto, e le contee tornarono a far parte del North Carolina. L’economia del paese si basava sull’agricoltura e l’allevamento; sono presenti anche fabbriche di alluminio, metallurgiche e tessili. Non fece a tempo a leggere della politica dello stato che stavano entrando all’aeroporto di Detroit, il tempo era passato davvero velocemente. «Siamo arrivate ragazze, vi scendo qui, io vado a portare questo gioiellino all’auto noleggio» giusto, pensò Amanda, doveva anche dire addio alla sua macchina, infatti in Carolina ce ne era già una ad aspettarli. Le due donne scesero velocemente, lasciando i bagagli a bordo del mezzo. «A dopo» disse Sue, e la macchina partì. «Bene Tesoro» disse Susanne rivolgendosi alla figlia “facciamo un giro». John intanto stava cercando disperato l’auto noleggio, era davvero grande quel posto. Quando vide un cartello che gli indicava la meta, lo seguì senza farsi tanti problemi. Parcheggiò l’auto nel posto più vicino al piccolo edificio, ed entrò. «Buon giorno, ho chiamato qualche giorno fa per sapere se potevo lasciarvi la mia auto, dato che la verrà a prendere un impiegato di un negozio di auto usate» John non era sicurissimo di quello che stava facendo…ma tentar non nuoce no. «Certo, mi ricordo perfettamente, la può lasciare li fuori, mi consegni pure le chiavi» il ragazzo aveva un’aria fidata, e John gli diede le chiavi. «Guardi, il ragazzo che la deve venire a prendere si chiama Logan Smith, la consegni solo a lui, e per qualsiasi problema questo è il mio numero» li consegnò il suo biglietto da visita. “Oh, mi sono scordato le valigie, mi potrebbe rendere le chiavi un secondo?» «Ma certo, ecco a lei, le lasci pure sul banco dopo, arrivederci e buon volo» disse l’impiegato, che sparì all’interno di una porta dietro la scrivania. John mise le valigie su un carrello apposito, erano molto pesanti, per fortuna, la maggior parte dei bagagli erano già arrivati a destinazione, e un suo socio si era preso l’impegno di sistemarli nella casa. Appena finito, andò a mettere le chiavi sul bancone e si diresse verso l’entrata dell’aeroporto, spingendo con forza il carrello. Arrivato all’interno dell’aeroporto, chiamò la moglie e decisero di trovarsi davanti al bar del piano terra. Pochi minuti dopo la famiglia fu di nuovo riunita. Andarono tutti a fare il check-in, ma fu Susanne a parlare con l’addetta. In seguito andarono ai metal detector per il controllo generale che passarono tutti con successo, erano circa le 11.05 quando si misero a sedere nella sala d’attesa, in corrispondenza del loro gate, il numero 9. Susanne cominciò a sfogliare una rivista di gossip, una di quelle che le piacevano tanto; Amy invece aggiornava il suo profilo Twitter e John leggeva un libro sulla storia americana. Il tempo passò velocemente e alle 11.45 il volo della famiglia Taylor fu annunciato. «Andiamo ragazze» John, nonostante il lungo viaggio, non riusciva nemmeno a fingere un po’ di stanchezza. «il North Carolina ci attende, mi raccomando, fate vedere bene il biglietto e poi conservatelo» e sulla sua faccia si aprì uno di quei sorrisi eccitati. Una dopo l’altra le persone in fila scorrevano ed entravano nel “tubo” che gli portava dritti all’interno dell’aereo. Susanne e Amanda avevano i posti vicini e John davanti a loro. Dato che non potevano parlarsi, Jonathan inviò un messaggio a entrambi i cellulari delle donne con scritto: «Si Vola”. Amanda sbuffò e poi affondò nei suoi pensieri, che la portarono in un sonno profondo, così come il resto della famiglia. Il volo non durò molto forse un ora o due. I passeggeri furono svegliati dall’annuncio del pilota, che comunicava l’atterraggio all’aeroporto di Charlotte; così tutti si riallacciarono le cinture e si prepararono per lo sbarco. Tutto procedeva bene e appena tutta la famiglia si riunì e recuperò i bagagli, si recò all’auto noleggio, dove era stata portata la nuova auto. Erano quasi le 15.00 quando partirono per Enchanted Falls. Ad Amanda batteva forte il cuore, ormai mancavano solo 3 ore e sarebbe arrivata nella sua nuova città. Improvvisamente fu assalita da mille preoccupazioni. Come faceva a fare amicizia una volta arrivata? E ambientarsi? E se avesse trovato una di quelle ragazze che si credono superiori solo perché il padre possiede un club? O mio dio era un disastro!!! Durante questa quarta parte del viaggio, Amy fu impegnata a cercare una risposta a tutte le sue domande, e non si accorse nemmeno che erano arrivati in paese. Poi giunse a una conclusione, non importa chi era o da dove veniva, lì nessuno la conosceva e poteva ricominciare da zero, senza preoccupazioni.
  
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