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Autore: ross_ana    06/09/2011    3 recensioni
Erano giorni che non riusciva a capire quale sensazione dominasse più prepotente in lui: il sollievo di non aver fallito, la rabbia per esserci riuscito, i sensi di colpa, la paura, la solitudine…
Ma in quel momento, in quelle ore, niente di tutto ciò aveva minimamente fatto capolino tra i suoi pensieri, perché l’unica cosa cui riusciva a pensare era il ragazzo che gli aveva sorriso prima di salire nuovamente di sopra.
Un sorriso spontaneo, sincero, genuino. Un sorriso che lo aveva profondamente scosso e che continuava a fargli battere il cuore ad un ritmo forsennato.
Prima Classificata all'Harry Potter Slash Contest
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il primo posto di questa storia mi ha lasciato veramente stupita :) Metto in fondo il giudizio della giudicia!
Buona lettura :)




A Paoletta, finalmente felice. Ti amo, sorellina.




Nick: ross_ana@ sul forum, ross_ana su efp
Titolo: Com’è difficile che il delitto non traspari dal volto
Pairing: Draco/Severus
Personaggi secondari: Voldemort
Citazione: Com’è difficile che il delitto non traspaia dal volto.
Prompt: Nimbus 2000
Genere: Introspettivo, Sentimentale
Rating: Verde
Avvertimenti: Oneshot
Introduzione: Ambientata dopo la morte di Silente. Severus, fuggito da Hogwarts, porta Draco a casa sua invece che a Malfoy Manor.
NdA: E’ la prima volta che scrivo su questo pairing, scrivere questa storia è stato un parto XD spero di non aver scritto uno scempio XD


Draco era esterrefatto.
Non riusciva a credere a ciò che era appena accaduto.
Immagini di avvenimenti appena successi si susseguivano a velocità massima nella sua mente rendendolo incapace di dire alcunché.
Il professor Piton – Severus – lo guardava senza dire nulla, attendendo paziente che il ragazzo pronunciasse qualche parola, ma era ormai passata più di un ora e Draco continuava a rimanere in silenzio con un’espressione dipinta in viso che diceva molto più di quanto sicuramente avrebbe voluto.
Ma tra loro c’era stato sempre un rapporto che andava oltre il semplice rispetto alunno-professore. Tra loro c’era sempre stato qualcosa di più e forse per questo Draco si sentiva tranquillo nonostante tutto. Forse per questo Severus non si lasciava andare a quel senso di nausea che lo aveva assalito sin da quando aveva commesso il reato.

La vecchia casa in Spinner’s End era silenziosa.
Draco dormiva, di sopra, e Severus girovagava per le stanze vuote, cercando qualcosa da fare, qualcosa che gli tenesse la mente impegnata, qualcosa che gli permettesse di pensare ad altro che non fosse la morte di Silente.
Il Signore Oscuro lo aveva convocato il giorno prima, ma a differenza di ciò che aveva creduto, non si era intrufolato nella sua mente. Si era limitato a guardarlo con un sorriso soddisfatto sulle labbra e gli aveva fatto i complimenti.
-Sono fiero di te, Severus.
-Dovere, mio Signore.

E poi gli aveva chiesto di Draco. E per un attimo, un solo istante, aveva temuto di non riuscire a mentire abbastanza bene.
-Dov’è adesso il ragazzo?
-A casa mia, mio Signore.
-E per quale motivo non lo hai portato qui?
-Ho pensato che potesse essergli utile riflettere sulla sua mancanza di coraggio, Signore.
-Sapevamo entrambi che non sarebbe stato capace di uccidere Silente.
-Certamente, mio Signore. Per questo motivo sono intervenuto.

Era rimasto con il capo chino, inginocchiato davanti ai piedi di Voldemort per un tempo che gli era parso infinito. In quei secondi eterni aveva tentato disperatamente di cacciare l’immagine di Draco sofferente dalla sua mente, e solo quando Lui l’aveva congedato si era preso la libertà di tirare un sospiro di sollievo.
Adesso che si aggirava per la sua casa, consapevole di avere un ospite speciale, si sentiva strano. Come se ciò che aveva fatto, dopotutto, avesse un significato più grande di quanto sia Silente che Voldemort potessero immaginare.

-Che cosa ha detto?
Severus era seduto sulla sua poltrona preferita. L’unica che avesse, d’altronde. Alzò lo sguardo su Draco senza mostrare sul viso nessuna traccia di emozione, perché forse il ragazzo si sarebbe chiuso nuovamente a riccio se avesse anche lontanamente sospettato quanto lui fosse felice che finalmente si fosse deciso a parlare.
-Niente.
Il suo tono risuonò neutro, ma Draco non si accontentò di quella risposta.
-Niente? Non ti ha chiesto dove fossi? Non ti ha lodato per aver compiuto l’impresa?
Il suo tono, invece, trasudava rabbia e dolore.
-Non ho mai avuto intenzione di surclassare tuo padre, Draco. E se ho ucciso Silente al tuo posto è perché avevo stretto un voto infrangibile con tua madre.
Non era tutta la verità ciò che gli stava dicendo, ma non poteva permettersi di commettere errori. Non poteva affidarsi a un ragazzo che avrebbe potuto tradirlo smascherando i suoi intenti.
Draco non rispose a quelle parole. Aveva capito che c’era qualcosa di sin troppo vero nel tono che Severus aveva usato, e allora si limitò a sedersi sul divano di fronte a lui scrutandolo con sguardo incerto.
-Ho bisogno di volare.
Si sarebbe aspettato un rifiuto. Si sarebbe aspettato di sentire delle giustificazioni sul perché non avrebbe potuto farlo. Delle scuse che prevedevano parole come sicurezza e impossibilità, ma il suo vecchio professore di Pozioni lo sorprese alquanto.
-Di sopra c’è una scopa. Fai un incantesimo di disillusione prima di uscire.
Draco era rimasto qualche secondo in silenzio a fissarlo, pensando che fosse uno scherzo. Ma Severus aveva chiuso gli occhi ed era tornato a poggiare la testa sulla spalliera della poltrona dando segno di non avere nessuna intenzione di fargli la morale.
Draco si alzò e si spostò tenendolo d’occhio. Arrivato alle scale cominciò a salire i gradini a due a due, però, e aprì tutte le porte finché non entrò in una stanzetta che gridava vecchio da tutte le parti. C’era una brandina addossata al muro e un armadio con un’anta cadente all’angolo vicino la finestra. Di fronte, invece, se ne stava una scopa che strideva con lo squallore di quella camera.
Draco si avvicinò e la prese tra le mani.
Solo accarezzare il manico lo rendeva euforico, poi un sorriso si allargò sul suo viso quando vide che scopa era. Una Nimbus 2000.
Cosa ci faceva una scopa come quella a casa di Piton?
Draco se lo chiese prima distrattamente, poi con più insistenza. Alla fine decise di poter rimandare la sua uscita – che poi era solo una scusa. Perché lui aveva si, voglia di volare, ma non aveva intenzione di farlo da solo – e ridiscese, stavolta con più calma, le scale che lo riportarono in soggiorno.
Severus non alzò lo sguardo quando sentì i passi di Draco, ma fu costretto a prestargli attenzione quando si accorse che il suo pupillo non era affatto uscito di casa né teneva in mano il manico di scopa – che aveva comprato appositamente per lui, il primo anno di scuola, senza aver mai avuto il coraggio di regalarglielo.
Faticò a mantenere la sua espressione neutra quando Draco gli si sedette davanti, con la schiena poggiata in maniera del tutto rilassata alla spalliera del divano e le gambe leggermente divaricate. Sul suo viso non c’era traccia dell’acrimonia che lo aveva reso intrattabile e irritato nei confronti dell’intero mondo per tutta la durata dell’anno scolastico. Sul suo viso c’era solo curiosità e voglia di scoprire: sentimenti che Draco aveva dimenticato di poter provare ancora.
-Hai cambiato idea? Non vuoi più uscire?
-Posso farlo stanotte, col buio.
Seppur evidentemente più rilassato, non avrebbe mai ammesso davanti al suo vecchio mentore il vero motivo per cui aveva deciso di rimandare il suo volo, e quando Severus provò ad usare la Legilimanzia lui fu pronto a bloccarlo.
-Bravo.
Draco aprì la bocca per schernire Piton, ma non proferì parola quando udì quel complimento.
Aveva sempre saputo che Severus lo lodava e lo stimava, ma a parte assegnargli più punti possibili a Hogwarts, non gli aveva mai rivolto un complimento così diretto. E seppur quel sussurro era durato poco più di un secondo, Draco continuava a sentirne l’eco nelle sue orecchie, ascoltando dentro di sé tutti i significati intrinsechi che quella parola portava con sé.
Sorrise. Un po’ intimidito, un po’ incerto, un po’ stupito, un po’ confuso. Poi tornò in camera e si stese sul letto, dimenticando persino di chiedergli della scopa.

Severus era rimasto a fissare il punto in cui Draco era stato seduto, per almeno un paio d’ore.
Nei giorni passati nella sua mente si erano susseguite immagini miste a sensazioni che avrebbero dovuto togliergli la voglia di vivere… uccidere Silente e farlo con la consapevolezza di averlo aiutato lo faceva sentire un colpevole giustificato dalla sua stessa vittima. Aveva temuto di non riuscire a farlo, di non essere in grado di pronunciare quella Maledizione contro di lui, ma poi aveva sentito la sua supplica e aveva eseguito i suoi ordini e i suoi desideri guardandolo negli occhi. Sapere di risultare colpevole agli occhi dell’intero Mondo Magico gli faceva rodere lo stomaco, perché nessuno sapeva ciò che lui aveva fatto, perché lo aveva fatto. Nessuno sapeva che l’amico migliore che avesse mai avuto, l’unico che avesse mai avuto, dopotutto, gli aveva fatto promettere di ucciderlo.
Erano giorni che non riusciva a capire quale sensazione dominasse più prepotente in lui: il sollievo di non aver fallito, la rabbia per esserci riuscito, i sensi di colpa, la paura, la solitudine…
Ma in quel momento, in quelle ore, niente di tutto ciò aveva minimamente fatto capolino tra i suoi pensieri, perché l’unica cosa cui riusciva a pensare era il ragazzo che gli aveva sorriso prima di salire nuovamente di sopra.
Un sorriso spontaneo, sincero, genuino. Un sorriso che lo aveva profondamente scosso e che continuava a fargli battere il cuore ad un ritmo forsennato.
Severus era rimasto seduto a fissare il punto in cui Draco era stato seduto, per almeno un paio d’ore. Ad un certo punto aveva deciso di seguirlo, e con passo felpato si era recato al piano superiore fermandosi con la mano sulla maniglia della porta della stanza degli ospiti.
Non aveva idea di cosa stesse realmente facendo, ma per la prima volta nella sua vita decise di seguire l’istinto piuttosto che la razionalità.
Aprì lentamente la porta e si introdusse silenziosamente all’interno della stanza.
Draco era placidamente addormentato. Steso al di sopra delle coperte, con un braccio lungo il fianco e l’altro piegato sotto il collo, faceva dei respiri lenti e pesanti. Il suo petto si alzava e abbassava a un ritmo regolare, e tutta quella tranquillità indusse Severus a fare qualche passo avanti, evocare con un Incantesimo Silenzioso una sedia e ad accomodarsi proprio accanto al letto.
Restò lì ad osservare il ragazzo per un tempo che gli parve infinito e brevissimo allo stesso tempo, poi il prurito che aveva cominciato a sentire sui palmi delle mani negli ultimi minuti si intensificò e allora Severus decise che poteva arrischiarsi a spostargli il ciuffo ribelle di capelli che gli ricadeva sugli occhi. Decise che Draco era ancora profondamente addormentato e che non si sarebbe mai accorto di quella sua debolezza.
Con un sorriso incerto sul volto allungò le sue dita pallide verso la fronte del ragazzo, ma prima che potesse anche solo sfiorarlo, le dita di Draco si chiusero intorno al polso di Piton.
Nello stesso istante i loro occhi si incontrarono e un lampo di elettricità scaturì dai loro sguardi mandando in frantumi le barriere che entrambi si erano costruiti intorno.
Senza alcuna logica, Draco tirò con forza il polso del suo insegnante verso di sé, e quest’ultimo, preso in contropiede, si lasciò trascinare senza opporre resistenza alcuna e senza rendersene conto si trovò con il viso a pochi centimetri da quello di Draco.
Ancora una volta i loro occhi si incontrarono, poi entrambi li chiusero e lasciarono che le emozioni del momento prendessero il sopravvento.
Si baciarono.
Si baciarono senza pensare a cosa in realtà stessero facendo.
Si baciarono senza pensare chi stessero baciando.
Si baciarono spegnendo il cervello e ragionando con i sensi.
Si baciarono, e il mondo intorno a loro sparì lasciandoli in quella bolla fatta di lingue che si univano, di bocche che si assaporavano, di labbra che si accarezzavano, di denti che si sfidavano, di respiri che si mescolavano, di sapori che si amalgamavano, di nasi che si sfioravano, di ansiti sommessi che si nascondevano a vicenda sulla pelle dell’altro.

Il bisogno d’aria li aveva costretti a staccarsi.
Avevano tentato di rimanere in apnea il più possibile per rimandare l’inevitabile ancora per qualche secondo, ma infondo l’inevitabile si chiama così proprio perché è inevitabile, e allora si erano allontanati, senza guardarsi negli occhi, senza riempire quel silenzio di parole inutili che avrebbero costretto entrambi ad ammettere di aver ceduto a qualcosa di inspiegabile come quel bacio.
Semplicemente Severus si era alzato, aveva fatto evanescere la sedia ed era uscito da quella stanza.
Pochi secondi dopo, Draco era andato di nuovo alla ricerca della Nimbus 2000 e senza avvisare Severus era volato via dalla finestra, lanciandosi, però, un’ultima occhiata alle spalle.

*

Severus e Draco non si videro fino all’inizio del nuovo anno scolastico.
Il professore sapeva che il ragazzo stava bene perché era stato Voldemort a dirglielo.
-Mi hai stupito molto, Severus.
-Posso chiederne il motivo, mio Signore?
Voldemort aveva riso, poi gli aveva fatto cenno di alzarsi. Perché Piton aveva dimostrato la sua lealtà a tal punto da non dover più rimanere in ginocchio mentre parlava con Lui.
-Non credevo che avresti punito il piccolo Malfoy.
-Mio signore.
Piton aveva pronunciato quelle parole chinando il capo, perché se quegli occhi serpentini avessero continuato a guardare nei suoi, vi avrebbero scorto il turbamento e lo smarrimento per quelle parole.
Perché Severus non aveva mai punito Draco.
E allora il ricordo di quel bacio apparì nella sua mente sotto un’altra prospettiva nauseandolo e costringendolo a rischiare più di quanto avesse mai fatto.
-Ve lo ha detto il ragazzo, mio Signore?
-Non ce n’è stato bisogno.
Severus fu costretto a lottare contro tutte le sue terminazioni nervose per non mostrare le emozioni e le sensazioni che lo stavano invadendo in quel momento. Quando fu congedato, tirò solo un mezzo sospiro di sollievo, perché il timore di aver provocato turbamento a Draco a tal punto da far credere al Lord Oscuro di averlo punito duramente, gli causava conati di vomito.
Anche se agli sguardi degli altri Mangiamorte che lo guardavano sfilare con la testa alta lungo quel salone di Malfoy Manor, Piton dava l’impressione di essere l’uomo più disinteressato del pianeta.


Severus Piton era sempre stato un uomo coraggioso. Aveva combattuto al fianco di Silente facendo la spia di Voldemort senza mai temere di essere scoperto, eppure, salito sul posto d’onore che spettava al Preside di Hogwarts, aveva avuto paura di incontrare lo sguardo di Draco. Perché temeva di leggervi disprezzo e disgusto.
Quando a fine cena lo fece, però, e vide il consueto distacco che da sempre caratterizzava il volto del giovane, tirò un impercettibile sospiro di sollievo e poi ghignò agli studenti che ancora lo guardavano terrorizzati.
In quell’aria divenuta improvvisamente respirabile, pensò – facendo nella sua testa un collegamento proporzionalmente inverso al significato della frase – alle parole che Silente gli aveva ripetuto in più di un occasione.
Com’è difficile che il delitto non traspaia dal volto!




Ecco il giudizio ^^

Primo posto: ross_ana@
grammatica: 9.5
rispetto delle regole: 10
originalità: 9
valutazione personale: 9.5
caratterizzazione personaggi: 8.5
uso citazione: 10
prompt: 10
La grammatica è ottima, ti è solo scappato un però che non c'entrava niente col contesto e un "infondo" che va staccato, considerando che tu lo intendevi come una locuzione avverbiale, mentre "infondo" attaccato è la prima persona dell'indicativo singolare di infondere. Ma sono errori di distrazione :)
L'originalità è nove e non dieci solo perché io sono una perfezionista e avevo già letto qualcosa del genere, con l'immagine di Silente a condizionare fatti e persone. Anche la caratterizzazione ha subito un piccolo calo, perché alcune parti mi sembravano un po' veloci, a confronto di altre in cui i sentimenti e i pensieri avevano più spazio.
Piccolo appunto prima dei complimenti: la citazione mi aspettavo che fosse più spiegata, inserita meglio nel contesto. Non so, forse è solo una mia impressione, ma mi sembra un uso della citazione un po' superficiale. Al contrario, il prompt mi è piaciuto molto!
Aspettavi i complimenti, eh?
Dunque, a me è piaciuta molto. Tanto da arrivare prima, in effetti! xD
La prima lettura è stata velocissima, l'ho divorata. Poi mi sono messa lì, determinata a correggere ma... l'ho letta di nuovo tuta d'un fiato, nonostante l'avessi appena letta.
Ti prende molto questa storia, è molto vera, anche i personaggi sembrano... non so, non riesco a trovare un aggettivo adatto, maturi forse. Come se fossero persone vere.
Vero è l'aggettivo che lampeggia nella mia mente se penso a questa ff.





Grazie per aver letto.
   
 
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