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Autore: Kiriame    06/09/2011    1 recensioni
Lynn era stanca di vivere nell'ombra, di essere invisibile mentre tutti attorno a lei brillavano di una luce che era sua.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lynn si aggrappò per l’ennesima volta nella sua vita ai cordoni marroncini del sipario di velluto che copriva la visuale del palco. Tirò con tutte le sue forze, e ancora una volta davanti a lei i riflettori si accesero d’un colpo, accecandola insieme a tutti gli spettatori delle prime file.
Ancora una volta, asciugandosi la fronte imperlata di sudore con l’avambraccio, cercò di spostarsi per non subire il calore emanato dai fari, fin troppo potenti per i suoi gusti.
Abbozzò un sorriso per la banalità dei suoi movimenti e delle sue azioni, chiedendosi quante volte li avesse ripetuti in solo un paio d’anni, ogni giorno.
Tutto era immobile, ogni singola persona in sala stava in silenzio, tesa, alcuni seduti quasi sul bordo dei loro sedili rivestiti di rosso scarlatto, molti macchiati dalle bibite gassate che ogni tanto qualcuno rovesciava (e toccava puntualmente a lei pulire).

Tutti aspettavano solo che qualcosa sul palco si muovesse, che qualcuno cominciasse a parlare dando inizio allo spettacolo. Senza rendersene conto anche lei non attendeva altro, con i pugni chiusi davanti alla faccia per coprirla, e i capelli biondicci scompigliati che le cadevano lungo le guance rimanevano fermi al posto che non era il loro: avrebbero dovuto stare in ordine, raccolti dentro la coda di cavallo che la giovane e timida Lynn aveva legato più stretta del solito. Ma non aveva funzionato nemmeno quello.

Eccolo lì, il primo attore, che era apparso quasi dal nulla per gli ignari spettatori, ma lei lo sapeva, che era sempre stato fermo dietro le quinte ed aveva solo corso un po’ più veloce.
E non era solo; acquattati nell’ombra come lei c’erano tutti i suoi compagni, le comparse e gli attori principali, che erano davanti a loro in attesa di scattare in piedi ed entrare in scena.
La quieta e minuta Lynn non ascoltò il monologo del protagonista: ormai lo conosceva a memoria.
Era stata presente ad ogni singola prova, aveva assistito ad ogni sbaglio, aveva gioito silenziosamente quando alle prove generali tutto era filato liscio e tutti avevano fatto del loro meglio per riuscire nell’impresa.
Adesso la sua voce le pareva lontana, ovattata e leggera come se qualcuno avesse rinchiuso la malcapitata assistente scenica in una boccia di plastica opaca.
L’intero spettacolo andò avanti così, chi se ne andava dall’ombra alla volta del pubblico e degli applausi implacabili, chi ritornava, ancora emozionato, cercando di calmarsi.
Qualcuno la abbracciava per l’emozione e per il sollievo, ma la maggior parte del tempo la piccola Lynn rimaneva invisibile nel suo piccolo angolino d’ombra, in silenzio, senza disturbare nessuno.
Le emozioni le teneva tutte per sé, il dolore anche, accantonato il più a lungo possibile assieme al senso di vuoto e di solitudine che la pervadeva quando si ritrovava da sola in una sala così grande e deserta.
Ma sul suo volto rimaneva sempre quel lieve, esitante sorriso che le arricciava le labbra e che le dava la forza per continuare a donare segretamente la sua felicità e la sua speranza agli altri.
Così aveva fatto per vent’anni, ma era stanca ormai, e cercava di non pensarci, di convincersi che fosse meglio continuare e lasciar correre tutto per com’era.

La piccola bolla di quiete in cui si era rintanata scoppiò quando dalla sala si sentì un boato assordante prodotto dalle urla degli spettatori e dal battito scoordinato delle loro mani, prese dall’emozione quasi più di quelle degli attori.

Come sempre Lynn attese che ogni singolo sedile si liberasse e la folla sparisse dalla porta principale (che pareva troppo piccola per contenerli tutti in massa!), e quando anche gli attori si ritirarono nei camerini tirò fuori dallo sgabuzzino la scopa e la paletta, e iniziò svogliatamente a pulire il palco rivestito da uno strano stato di gomma che lei amava.
Che poi non c’era tanta polvere, che cosa doveva pulire allora? Non osò immaginare invece come fosse combinata la platea, e decise di lasciare il lavoro a qualcun altro almeno per quella sera.
I faretti ormai erano spenti, anche se il loro calore si sentiva ancora.
Guardandosi intorno furtivamente, la ragazza appoggiò ciò che aveva in mano al muro e camminò lentamente fino al centro del palco.
Stette un istante ferma lì, chiuse gli occhi ed immaginò una folla brulicante di persone venute tutte per vedere lei, e si convinse a tal punto da esserne emozionata.
Dalla sua bocca le parole uscirono da sole, ma stavolta non era la voce roca e graffiante del protagonista a pronunciarle: era una vocina all’inizio esitante, che sussurrava le parole quasi come se qualcuno la stesse obbligando, ma che poi cominciò a farsi sentire in tutto il teatro, rimbombando contro le pareti pitturate di giallo oro e ritornando alle sue orecchie come un boomerang.
La folla era silenziosa, sedeva sul bordo del proprio sedile divorando con gli occhi l’unica attrice di quello spettacolo solitario, mentre lei alzava le braccia al cielo coperto dal soffitto dorato gridando per un dolore che solo la morte sa portare, o un cuore spezzato così brutalmente da non essere più riparabile.
Gli occhi della piccola e imbranata Lynn si riempirono di lacrime nell’ultima scena, la più drammatica, e le sue guance scintillarono di luce quando furono ormai umide di pianto per aver perso la persona amata, e per l’orrore della guerra, che lei non sapeva nemmeno quale fosse (non aveva amato particolarmente l’ora di storia quand’era al liceo).
Correva da un angolo all’altro di quel palco ancora intriso di polvere sollevata dai piedi che l’avevano calpestato poco prima (ma come diamine aveva pulito? Che schifo), senza mai stancarsi, seppur con il fiatone, ma non si fermò a riposare nemmeno per un istante. Per lei avrebbe voluto dire darsi per vinta e perdere tutta la magia di quell’attimo che aveva tutto per sé.
All’inizio della sua battuta finale, sopra di lei si accesero con uno sfrigolio le lampadine dei faretti, e la luce gialla la avvolse.
Per una volta, non sapeva perché, le luci della ribalta erano solo sue: quel palco era tutto suo, e quel pubblico immaginario non aveva occhi che per lei.
Si voltò perplessa, e dietro le quinte l’ex protagonista stava a braccia conserte appoggiato all’interruttore, guardandola negli occhi con un’espressione orgogliosa e un sorriso sfacciato.
Avvampò di colpo e nascose le mani dietro la schiena, come un bambino che ha rotto una finestra lanciandoci contro un sasso: gli attori dello spettacolo erano tutti lì, al posto suo, accanto alle manopole e ai pulsanti che conosceva così bene da averne nausea, e stavolta gli applausi furono tutti per lei, anche se provenivano da diciassette paia di mani, infervorate e per la prima volta amichevoli.
Non fu la prima ed ultima volta, per Lynn: gli applausi di tutte le mani che si appoggiarono ai braccioli delle sedie in quel teatro, nei mesi a venire, furono solo per lei.



Ed ecco fatto, il frutto di molte ore di noia è stato reso pubblico!
Dopo tanti mesi di inattività, questo è tutto ciò che sono riuscita a tirare fuori (...)
SI'.
Maledizione a me e alle mie idee. Ma comunque! Spero che piaccia, altrimenti mi rintanerò in un piccolo angolino buio a piangere fiumi di lacrime e a disegnare cerchietti per terra con il dito.
Grazie a tutti in anticipo per la lettura ^__^

Kiriame
   
 
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