Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Unriccio    06/09/2011    2 recensioni
Il 9 settembre inizierà, in Nuova Zelanda, il campionato mondiale di rugby, che vedrà coinvolte venti nazioni. Ma il giorno precedente, in una stanza, mentre aspettano di essere intervistati dai giornalisti, si ritrovano tutti insieme, vicini di casa e nemici storici, pronti a scaricare le loro ansie e la tensione gli uni sugli altri. Feliciano e Romano, tremanti al pensiero di dover affrontare il temibile Australia; Arthur, arrogante e sicuro di sè; Francis, che odia il fatto di dover giocare contro il suo Mathieu... e poi, una partita da brivido in vista: Russia vs. Stati Uniti. L'irascibilità aumenta, ma forse qualcuno troverà il modo di riportare la calma...
[OC!Scozia, OC!Galles, OC!Irlanda]
Genere: Comico, Demenziale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Rugby World Cup 2011-Il giorno prima

La grande stanza era affollata e rumorosissima, e l’atmosfera era attorno ad alcune persone rilassata, attorno ad altre più tesa. Feliciano e Romano, con la loro accesa divisa azzurra, stavano seduti assieme ai ragazzi della squadra, e osservavano attraverso un monitor posto sulla parete un ragazzo castano dalle spesse sopracciglia, in divisa nera, con una felce bianca stilizzata cucita sulla parte sinistra del petto, che rispondeva alle domande dei giornalisti, sfoggiando dei sorrisi sfavillanti.

«Sì, so che la mia squadra è attualmente quella con più punti, ma non voglio dare nulla per scontato! Nel rugby, ogni azione può fare la differenza, quindi le certezze si possono avere solo a partita finita, e…»

«Quanto se la tira Nuova Zelanda! Come se non sapessimo che crede di avere già la coppa tra le mani!» sbottò Romano, sovrastando la voce allegra che continuava a parlare, proveniente dal televisore.

«Beh, fratello, non ha tutti i torti. Si sente sicuro perché può permetterselo. Magari potessimo dire lo stesso di noi!» ridacchiò Feliciano, con aria nervosa, lanciando una rapida occhiata ai giocatori alle sue spalle, quasi per scusarsi.

«Italia! Quindi… avete davvero intenzione di giocare, voi due?!» Esclamò Ludwig, appena entrato nella stanza, accorrendo verso di loro, subito seguito da Antonio. Sebbene Spagna e Germania non avrebbero giocato in quel mondiale, avevano comunque deciso di andare in Nuova Zelanda per assistere alle partite e tifare.

«Dunque, qui dice che l’Italia è nel girone C, insieme a… Australia, Irlanda, Russia e Stati Uniti.» disse lo spagnolo, leggendo il calendario dei mondiali. Poi guardò i due fratelli, così mingherlini, e provò ad immaginarseli in campo, contro quel temibile nemico che era Australia. Rabbrividì.

«C’è andata più che bene! Niente All Blacks nel nostro girone, stavolta. E Russia e Stati Uniti sono pietosi in questo sport!» esclamò ad alta voce Romano, strafottente. In quel momento, due paia di occhi scattarono verso di lui, fulminandolo. Ivan, enorme nella sua maglia rossa e bianca che aderiva sul busto, gli si avvicinò, con un sorriso spaventoso sul volto.

«IO sarei penoso, da?» disse Ivan, abbassandosi per arrivare alla stessa altezza degli occhi irrequieti di Romano, mentre il sorriso sul suo volto si tese ancor di più. Dietro di lui, Alfred, in maglia bianca con dettagli blu e rossi, osservava la scena, ridendo sotto i baffi. L’italiano se l’era proprio cercata! Poi, però, decise di intervenire.

«Ehi Ivan! Se non sbaglio, ci dovremo affrontare, vero?» e diede una sonora –forse un po’ troppo- pacca sulla spalla al russo, il quale si voltò e annuì, una sola volta, minaccioso.

«Beh, spero di divertirmi!» concluse Alfred ridendo, e gli strinse la mano. L’altro, pur con riluttanza, fece altrettanto.

«E che vinca il migliore.» aggiunse Ivan, con voce profonda, diversa dal solito. Gli occhi di tutti erano concentrati su quei tesissimi scambi di battute, tanto che quasi non si accorsero del gruppo di persone che si stava avvicinando. Alla fine, però, l’attenzione di tutti fu catturata dall’arrivo di Arthur, seguito dalla sua squadra, l’Inghilterra, e dai suoi parenti con le loro relative squadre: Scozia, coi capelli rosso fuoco e un sigaro spento stretto tra le labbra curvate nel solito ghigno, Galles, biondo, con un’espressione maligna dipinta sul volto, e, più indietro rispetto agli altri, per non confondersi con il Regno Unito, Irlanda, dai lunghi capelli rossicci, e con lentiggini disseminate sul volto e sulle braccia, lasciate scoperte dalla sua maglia verde brillante. A prima vista, sembravano quasi una sorta di “famiglia mafiosa” del rugby, pronti a combattere gli altri e a combattersi tra di loro per vincere l’agognata coppa.

«Cos’è questo scompiglio, eh?» chiese Arthur, alzando un sopracciglio. Poi, dopo aver lanciato un’occhiataccia agli italiani e ad Alfred, proseguì. «Smettetela di comportarvi da bambini, per favore. Si tratta della Coppa del Mondo, mostratevi degni di partecipare.» Stava per proseguire con la sua ramanzina, quando uno sbuffo arrogante gli fece perdere il filo del discorso.

«Arthùr, dovresti smetterla di fare la paternale quando non c’entri nulla, sai? Così ti rendi solo antipatico. Finirai per avere tutti contro!» disse Francis, recitando l’ultima frase in maniera drammatica, per infastidire ancor più l’inglese. Intanto, Scozia mormorò all’orecchio di Galles: «Fortuna che è intervenuto quello lì, stavo per prenderlo a sberle. Arthur mi irrita troppo.» i due sogghignarono, complici, e notando Arthur farsi rosso di rabbia si divertirono ancor di più.

«Viscido rospo francese! Perché devi sempre intrometter-» le parole gli morirono in bocca, non appena si accorse cosa c’era che non andava con Francis: come lui, non indossava la maglia da gioco, anzi, era vestito di un elegante completo blu royal, che riprendeva il colore vestito dai suoi giocatori. Sorpreso, biascicò: «T-tu… quest’anno non… non scenderai in campo con la tua squadra?»

«Ah… Oui, proprio così. Mi fido a lasciarli giocare senza il mio aiuto. E, vedo che anche tu hai preso la stessa decisione, visto che non stai indossando i calzoncini. Un vero peccato, ho sempre trovato che ti stessero una meraviglia…» ammiccò con malizia il biondo francese, percorrendo col suo sguardo azzurro le gambe vestite di nero dell’inglese.

«SHUT UP! Ciò significa che durante le partite sarai seduto sugli spalti e potrai infastidirmi in continuazione?!» ormai, Inghilterra stava dando di matto, sconvolto da quella pessima notizia.

«Non ti preoccupare, ci divertiremo, io e te!» lo pungolò ancora il francese, divertito.

«INGLESE DELLA MALORA!» a quell’urlo, tutti sobbalzarono, ma non riuscirono a capire bene da dove provenisse, perché chi aveva urlato si era lanciato di corsa, in uno scatto fulmineo, addosso ad Arthur, travolgendolo e facendolo cadere a terra. Gli altri, ancora confusi, osservarono la scena, ed infine riconobbero nell’aggressore il ragazzo che fino a poco prima esibiva sorrisi ai giornalisti, e che adesso distorceva i suoi lineamenti in preda all’ira.

«Sapevi benissimo che il nero per la divisa appartiene solo A ME! Come hai potuto scegliere quel colore per la tua divisa di riserva?!» urlò Nuova Zelanda, sbatacchiando Arthur per le spalle, con una forza che a prima vista non sembrava possedere.

«Mi dispiace… cough… non sembrava una cattiva idea… coff…» cercava di spiegare l’inglese, senza fiato.

«Bene, se Nuova Zelanda ha finito con le interviste, posso andare io…» rifletté ad alta voce Francis, dirigendosi verso l’uscita. Quando si trovò vicino alla soglia, lanciò un’occhiata verso un giovane, un ragazzino biondo, con gli occhiali, che sedeva isolato rispetto agli altri e non parlava con nessuno. Lo osservò, nella sua divisa rossa, bianca e nera, mentre con aria pensierosa passava più e più volte le dita sulla foglia d’acero dello stemma sul petto. Francis sorrise, riflettendo tra sé e sé. Aveva detto la verità, non avrebbe giocato perché si fidava dei suoi abili giocatori, ma non era l’unico motivo: quando aveva visto la prima volta il calendario, e aveva notato la partita che si sarebbe tenuta il 18 settembre, Canada-Francia, gli era mancato il fiato. Alla fine, non se l’era sentita di giocare quella partita, e aveva deciso di lasciare tutto nelle mani dei giocatori. Mentre si allontanava, sperò in cuor suo che l’insicuro Mathieu giocasse bene ogni partita, e perché no, vincesse anche.

Nel frattempo, la rissa (in realtà non poteva proprio definirsi così, dato che in realtà si trattava semplicemente di Nuova Zelanda che prendeva a testate Arthur) si era lentamente spostata, allontanandosi dai divani e dalle poltrone dove stavano seduti Romano, Feliciano, Antonio, Ludwig e i giocatori della nazionale italiana, e con essa si spostarono anche Scozia, Galles e Irlanda, che avevano aperto le scommesse su quanti danni avrebbe subito l’inglese, e seguivano la cosa da vicino. Così, gli italiani poterono rilassarsi un po’, discutendo dei punti di forza e dei punti deboli di ciascuna squadra. Dopo poco, a loro si aggiunse anche Kiku, che venne sbeffeggiato da Romano per il suo stemma: tre fiorellini rosa disposti a piramide, con tanto di gambo e foglioline alla base.

«Trovate davvero che sia poco adatto?» chiese infine disperato Kiku ai presenti, che annuirono solennemente.

«Magari, la prossima volta usa qualche bel kanji, o un sole…» cercava di consigliarlo Ludwig, mentre il giapponese si torceva le mani, afflitto. Lasciarono cadere il discorso e tornarono a concentrarsi sulla televisione: Francis aveva finito la sua intervista, ed aveva lasciato il posto ad un ragazzo smilzo, pallido, dai capelli biondo scuro e gli occhi di uno strano colore ambrato, che a tratti sembrava divenire rosso; la maglia era gialla, con dettagli ondulati azzurri e rossi, i colori della Romania. Il rumeno, in un ampio sorriso che scoprì due canini più lunghi e affilati del normale, rispose ai giornalisti, con voce vellutata: «Sebbene la prima partita ci sarà soltanto domani, ritengo che il Mondiale si già iniziato da parecchio, visti tutti i litigi scoppiati nell’altra sala. Magari così le squadre favorite si concentreranno solo sui loro rivali, sottovalutando noialtri, e ci daranno qualche possibilità in più, non credete?»

Feliciano rise, divertito e consolato dall’ottimismo del rumeno. Sì, si disse, bisogna essere ottimisti e credere in se stessi, altrimenti ci si elimina in partenza! Diede un pacca al fratello, che lo guardò incuriosito alzarsi, mettersi in piedi sulla poltrona e urlare: «Da domani, si inizia!» e tutti, da Nuova Zelanda ad Irlanda, da Alfred ad Arthur, proprio tutti, avvertendo l’entusiasmo dell’italiano, urlarono anche loro, ricordandosi finalmente che si trovavano lì prima di tutto per divertirsi.

 

Note: salve! Vi ringrazio se avete letto questa one-shot, e spero vi siate divertiti. So che non accade nulla di particolare, ma volevo semplicemente scrivere la scena così come la sto immaginando in questi giorni che precedono la Coppa del Mondo di Rugby. Se c’è qualcosa di poco chiaro, chiedete pure, so di non essermi dilungata né su Australia, né su Nuova Zelanda o sugli altri OC, solo perché non l’ho ritenuto necessario. Recensite o commentate! Ciao, alla prossima!

BabiSmile

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Unriccio