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Autore: England    07/09/2011    3 recensioni
- ; A stringere la sua mano un tipo leggermente più basso di lui , le dita saldamente intrecciate tra di loro e non sembra intenzionato a sciogliere quel nodo.
Tutti notiamo che c’è qualcosa che non va.
Mi giro verso Sakura, lei ricambia il mio sguardo interrogativo e il professor Kakashi richiama la nostra attenzione, schiarendosi la voce.
< Ragazzi, lui è Sasuke Uchiha e sarà il vostro nuovo compagno di classe per alcune delle ore scolastiche. >
- ; < Devi essere proprio un testardo, se sei ancora qui. >
Lo mormora, questo mi fa felice, perché è come se avesse appena realizzato che io -esisto-.
< Esatto, Sono Uzumaki Naruto. Il mio nome è indimenticabile e sono famoso per la mia testardaggine, Uchiha Sasuke. >
- ; Mi diverte il suo essere così preciso, ce lo vedo bene, a fare il Professor Terrore, in una classe. Magari con un paio di occhialetti calati sul naso, mentre legge a...
Dio, ma cosa vado a pensare poi.
Sasuke non potrà mai portare occhialetti sul naso mentre legge un libro. Sono uno stupido, stavo persino per dirglielo.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Chapter five
 
Il giorno dopo a scuola arrivo stranamente puntuale, ma assonnato.
Questo perché, dopo essere andato via da casa di Sasuke,  ho dovuto finire di studiare il resto -da solo- e questo mi ha occupato più tempo, ovviamente.
Inoltre i sensi di colpa e il groppo che avevo in gola per la reazione di Sasuke al mio gesto, mi impedivano di concentrarmi, di conseguenza ho faticato non poco, a ricordarmi le cose.
Quando entro in classe non tutti sono ancora dentro: molti sono in cortile a fumare, altri aspettano giù al cancello l’arrivo degli ultimi di cui solitamente faccio parte anche io.
Sakura è dietro di me, mi segue mentre ripete a se stessa le ultime date che, fino a prova contraria, dovrei sapere anche io, ma visto che non voglio disturbarla vado diretto al mio banco e mi siedo.
Ruoto il capo in direzione del posto vicino al mio, ma lui non c’è.
Forse sono arrivato troppo presto io, ma al suono della campanella, Sasuke ancora non è arrivato.
Mi mordo la bocca, il professore entra, siamo già tutti qui, tranne lui.
Tranne lui.
Che non sia venuto a causa mia?
L’unica cosa sensata che mi viene in mente per scusare la sua assenza è che, ovviamente, un cieco non possa fare un compito scritto.
Mentre spero che il motivo della sua mancanza sia questo sospiro e distolgo lo sguardo dal banco tristemente vuoto vicino a me.
Il professore passa tra i banchi lasciando ad ognuno di noi un paio di fogli.
< Girate i fogli solo quando ve lo dico io, via gli astucci, lasciate solo la penna. Se vi serve potete usare la matita. Sul banco non voglio vedere fogli o foglietti, non ne avete bisogno. Consegnerete tra due ore esatte. >
Mi giro un momento ad osservare il prof che guarda l’orologio, ci osserva e sorride. < Bene, potete cominciare. >
Quando volto il compito e leggo la prima domanda sorrido. Ok, la so.
Inizio a scrivere, e man mano che l’inchiostro lascia segno del suo passaggio sul foglio, mi torna in mente la voce di Sasuke.
Scrivo le sue parole su quel foglio come se fossero un libro stampato nella mia memoria.
Ricordo ogni cosa, e alla voce unisco i gesti, le espressioni, le smorfie. Sorrido e scrivo, rispondo alle domande una ad una come se ogni singola parola fosse nel mio DNA. Come se non mi fosse concesso il non saperle. Fanno parte di me, come il sangue.
Questa volta non può andare male. Ho fatto un grande lavoro.
Poggio la penna accanto al compito, sospiro soddisfatto e alzo gli occhi verso l’orologio. Ho finito con cinque minuti di anticipo, ma prima di consegnare rileggo ciò che ho scritto, per correggere eventuali errori.
Il Sensei cammina per i banchi e quando mi affianca si piega leggermente in avanti, sicuramente per leggere ciò che ho scritto. < Hai copiato le cose giuste almeno oggi, Uzumaki? > Alzo il viso, m’acciglio. < Non ho copiato. > Affermo, lui mi sorride. < Hai finito? > Ed annuisco, passandogli il foglio che prende e mette insieme agli altri.
Mi sento soddisfatto, perché è la prima volta che faccio qualcosa di veramente giusto. Nello studio intendo.
 
Durante tutta la mattina, il posto vicino al mio banco rimane vuoto. Sasuke non è venuto, non per letteratura, come per le altre materie.
All’ultima campanella, che segna la fine delle lezioni per oggi, mi volto ancora verso la sedia vuota accanto a me. Sospiro e mi mordicchio le labbra prima di alzarmi.
Sistemo le mia cose nello zaino e poi esco di lì, con un senso di angoscia che quasi mi opprime.
Ci mancavano i senso di colpa.
 
Quando arrivo a casa butto lo zaino a terra all’entrata e mia madre, sentendo il rumore, si affaccia dalla cucina.
Le sorrido, salutandola.  < Mamma, credo proprio che sarai costretta a mandarmi in gita. > Affermo e lei mi guarda perplessa. < Hai fatto bene il compito? > Chiede.
< Penso proprio di si, mi sono veramente impegnato questa volta. > Lei mi sorride, mi si avvicina a mi carezza i capelli.
Vorrei davvero sapere il motivo per cui Sasuke non si è presentato a scuola, vorrei sapere se è colpa mia, o se è stata solo una coincidenza, ma non posso iniziare a rodermi l’anima proprio ora. Avrò modo di chiedergli scusa.
 
Il giorno dopo, in classe, tutti coloro che venivano in gita avevano portato i soldi e il Sensei, ci aveva persino portato la risposta dei compiti.
Osservo il foglio che ha poggiato sul mio tavolo, e mi da una pacca sulla spalla, sorridendomi. < Bel lavoro, Naruto. > E allora sono felice e sono sicuro di meritarmela, questa gita.
Guardo al mio fianco, sorrido.
Il posto vicino a me non è vuoto, ma Sasuke non c’è e Sakura ne ha approfittato per mettersi seduta vicino a me.
< Non vedo l’ora di andare in gita. > Afferma, ed io annuisco per darle ragione.
Sasuke non c’è, quindi non può portare i soldi, quindi, non viene in gita. Forse un po’ mi dispiace, perché in fin dei conti la maggior parte delle cose che sapevo è stato grazie a lui. Durante il cambio dell’ora dobbiamo cambiare aula, quindi prendo la roba ed esco in corridoio affiancato da Sakura.
Lei parla, io la ascolto, ma ad un certo punto noto qualcuno di familiare, in direzione della presidenza.
Osservo in silenzio; Itachi sta parlando con il professor Kakashi, ma sono troppo lontano per capire cosa dicono. Deglutisco, c’è Itachi, ma Sasuke è due giorni che non viene a scuola. Gli sarà successo qualcosa?
< Naruto? Oi, mi ascolti? >
Mi volto verso Sakura e la guardo un po’ spaesato. < Eh? Ah… si…scusa ero.. sovrappensiero… >
< Perché? Che succede? >
Scuoto leggermente il capo e sospiro. < Credo di aver fatto una cavolata. >
Lei inarca le sopracciglia e ci fermiamo fuori dal laboratorio di chimica, o meglio, lei mi ferma, in modo che io possa parlare. < Sabato e domenica sono stato a casa di Sasuke, per studiare… solo che… mentre lo guardavo mi sono terribilmente dispiaciuto per lui e la sua situazione…e.. cioè… l’ho abbracciato ma lui non ha reagito per niente bene e mi ha cacciato da casa sua in modo… abbastanza brusco, ecco. > Mi stringo nelle spalle, lei sospira bonaria, come se fosse una cosa da aspettarsi.
< Naruto, sicuramente per lui è difficile convivere con la cecità, e non vuole fare pena a nessuno… forse ha frainteso il tuo gesto.. non vuole sentirsi compatito o simili… >
Mi mordo le labbra, ha ragione e lo so, ma la mia non è pietà…
O forse sì? Non ho mai convissuto con qualcosa di simile, non so come ci si comporta. Insomma, io ho sbagliato, ma Sasuke avrebbe potuto essere più delicato, invece di cacciarmi via in quel modo.
Ci sono modi e modi, no?
Così entriamo in aula ma prima, mi volto ad osservare Itachi che, mentre va verso l’uscita mi guarda. Alza una mano e scuote le dita, salutandomi.
Ricambio, ma rimango un po’ come un ebete, entrando poi in classe.
 
I giorni successivi si susseguono lenti, noiosi, e la mancanza di quella presenza incomincia a farsi sentire. Oggi è sabato e di Sasuke non c’è stata traccia per tutta la settimana.
Mi chiedo dove sia e che cosa stia facendo. Mi è capitato di rivedere itachi, ieri, ma lui non mi ha visto. Parlava di nuovo con il professor Kakashi e sono veramente curioso di sapere cos’è che si sono detti, quei due.
Questa cosa mi puzza, a dire il vero.
Tutto questo è stata colpa mia? Non lo so, spero di no, ma è iniziato tutto dopo quel giorno.
Oggi pomeriggio andrò a casa di Sasuke, devo parlarci, visto che lunedì partiamo per la gita e staremo fuori una settimana.
Ho bisogno di chiarirmi, magari scusarmi.
 
Finite le lezioni anche oggi non vado subito a casa, ma preferisco passare da Sasuke, così non ci penso più.
Lungo la strada non faccio soste e una volta all’ingresso busso un paio di volte. Aspetto, ma nessuno mi apre.
La casa sembra vuota, allora sospiro e a malincuore mi volto per rimettermi a camminare.
Alzo il viso e mi accorgo che proprio ora, da quel cancelletto, sta rientrando Itachi.
< Hey Naruto, ciao… > Mi saluta e mi sorride gentile, io, di cortesia, ricambio.
< Ciao… > Lui mi supera, va ad aprire la porta di casa.
< Sasuke non c’è. > Afferma e mi stringo nelle spalle.
< Sì, avevo… immaginato. Beh…. Io vado eh… magari salutamelo. > E mi volto, prendendo a camminare, anche se subito dopo la sua voce mi richiama indietro e mi volto.
< Devo… lasciargli detto qualcosa? > Io ci penso su, poi faccio di no con la testa e gli sorrido, sventolando una mano per salutarlo.
Sento il suo sguardo ancora addosso, anche se gli do le spalle e poi, chiude la porta.
Non so dove sia, avrei potuto chiederglielo, ma non l’ho fatto.
Mi sembra di essere invadente e fastidioso.
 
Domenica, domani mattina partiamo alle 5 dalla stazione degli autobus vicino alla scuola ed io questa notte non ho dormito mai. Ho sognato Sasuke, o forse no, ma io credo che fosse lui.
Mi dava le spalle e non mi parlava nonostante io lo chiamassi.
Non ho dormito perché ho paura di non riuscire a scusarmi con Sasuke, prima di partire.
Oggi, allora, decido di ritornare a casa sua, prima di mettermi a  fare la valigia.
Busso un paio di volte sulla superficie lignea e rimango lì, in silenzio, con gli occhi puntati sulla porta serrata. Aspetto che qualcuno venga ad aprirmi, e sono certo che accadrà fra non molto, perché sento dei passi all’interno.
Solo che la porta rimane chiusa e non sembra intenzionata ad aprirsi. Socchiudo gli occhi, mi volto e guardo in giro, controllo che non ci sia nessuno e mi avvicino con il viso alla porta, poggiando l’orecchio sulla superficie.
Dall’interno non provengono  voci, solo questi passi che sembrano fare avanti e indietro, sul corridoio.
< Sasuke? > Lo chiamo, e i passi si interrompono.
< Sasuke sono Naruto! Mi apri? > Ma i rumori dall’interno spariscono, e nessuno viene ad aprirmi.
Rimango lì anche troppo e quando capisco che nessuno verrà ad accogliermi, decido di ritornare a casa.
Quel pomeriggio inizio a fare la valigia, sistemo i vestiti che mi metterò per il viaggio in autobus e poi butto dentro il resto.
 
Fa freddo. Aprire gli occhi alle quattro del mattino non è mai piacevole, nemmeno se è per andare in gita con la scuola. La temperatura bassa mi punge fin dentro le ossa ed io rabbrividisco.
Sbadiglio e accucciandomi con il piumino mi metto a sedere sul letto. Mi stropiccio gli occhi e guardo l’orologio.
Devo solo alzarmi, vestirmi, lavarmi e poi posso uscire.
Mia madre, come mio padre d’altronde, non si scomoda per portarmi alla fermata dell’autobus, ma almeno si è svegliata per salutarmi. Sakura si è offerta di darmi un passaggio, visto che la porta suo padre, almeno lei.
Allaccio la felpa e tiro il cappuccio su in testa, tirando su con il naso.
Mia madre ancora assonnata mi abbraccia sulla porta. Il telefono ha già squillato un minuto fa, segno che Sakura è già di sotto.
< Mi raccomando fai attenzione e divertiti questa settimana. Ci vediamo quando torni. > Le do un bacio sulla guancia e poi esco.
Salgo in macchina dopo aver sistemato la valigia nel bagagliaio e saluto Sakura con un bacio sulla guancia.
< Hai parlato con Sasuke? >
Mi chiede, ed io sospiro.
< No. > E le faccio intuire che il discorso, può anche chiudersi qui.
Dopo aver salutato vari compagni e aver smaltito l’iniziale adrenalina del mattino iniziamo a caricare le valige nel grosso autobus a due piani che ci porterà su una città distante non poche ore da qui.
Sakura mi da una gomitata, io la guardo, lei sorride.
< che c’è? > Chiedo, lei con un gesto del capo mi indica un punto alla nostra destra.
< Il Sensei Naruto, ti sta chiamando. > M’acciglio e ruoto il capo.
E’ proprio adesso che lo vedo. Sasuke è lì, al suo fianco. Rimango imbambolato a guardarli, alternando lo sguardo tra l’uno e l’altro.
Diavolo, c’è Sasuke.
< Uzumaki! Ti dai una mossa? Vieni quì! >
Batto le ciglia, mi desto, e annuisco, prendendo a camminare verso di loro.
Questo è stato un brutto, orribile, tremendo scherzo, Uchiha.
  
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