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Autore: FrozenShiver    07/09/2011    1 recensioni
La mancanza di un padre Sam l’aveva sempre sentita.
Nonostante avesse sempre finto di stare bene, nonostante avesse cercato di nascondere tutto lo schifo che sentiva dentro dietro quella maschera da “stronzo ribelle”.
E questo il Sergente Greg Parker l’aveva capito fin da subito, e mano a mano che il tempo passava, diventava sempre più sicuro della sua intuizione.
E diventava sicuro anche del fatto che sarebbe stato lui a fare da padre a quel ragazzo così fragile. Perché in fondo, avrebbe fatto bene anche a se stesso.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Il sorriso sul volto di Parker si spegne all’istante vedendo sul monitor quella linea verde che si appiattisce.
Diventa piatta la bastarda.
Senza vita. Senza fine.
La paura comincia a farsi largo, tutto il mondo si muove a rallentatore.
I paramedici non possono rianimarlo. Manca il tempo.
Sempre il tempo. Tempo. Non c’è mai quando serve.
La barella corre rapida attraverso  il corridoio d’accesso all’ospedale.
Parker non sente più  niente.
Vuoto. Ecco come si sente. Semplicemente vuoto.
Un ragazzo sta morendo e lui, ancora una volta è l’artefice della sua morte.
La corsa lungo il corridoio non finisce mai, sembra più lunga del viaggio in ambulanza.
Corrono. Corrono le gambe, ma troppo lente.
Una porta gli si chiude davanti.
-solo il personale addetto può entrare, la prego di accomodarsi fuori, signore- una voce gentile dietro le sue spalle.
-la prego, c’è una persona molto importante per me li dentro, per favore mi faccia entrare! – le sue parole sono deboli, distanti, molto più lontane di quanto qualcuno possa immaginare.
- signore, mi dispiace ma sono le regole- la voce si fa più insistente – deve accomodarsi nella sala d’aspetto, sono sicura che andrà tutto bene, suo figlio è in ottime mani –
“figlio. Pensa che sia mio figlio.”
Figlio. Questa la parola che risuona nella mente del sergente mentre, arreso, si siede in una malconcia sediolina della sala d’attesa.
Intanto, oltre la porta del reparto di rianimazione un ragazzo sta lottando per la sua vita.
Angeli. Questo quello che riesce a vedere Sam nei minuscoli istanti, sempre più brevi e radi, in cui apre gli occhi.
Angeli vestiti di verde.
Angeli vestiti d’azzurro.
Meravigliosi angeli in camice bianco.
“vi prego, aiutatemi.” Continua a pensare, pregando, sperando con tutte le forze, di salvarsi in qualche modo.
Il dolore rende tutto così dannatamente reale. Così vivido eppure così sfocato.
Paura.
Paura folle.
Sente le lacrime che stanno per ricominciare a scendergli lungo le guance .
Non sa se anche il suo corpo sta per piangere, ma sicuramente la sua anima si.
Ma non vuole farlo. Non vuole piangere.
solo i mocciosi piangono.
solo i mocciosi piangono.
solo i mocciosi piangono.
solo i mocciosi piangono.
C’è una luce, una luce azzurra, incantevole.
Non sa se seguirla, non sa se arrendersi, se far cessare tutto.
Perché anche per lui, che di voglia di vivere ne ha da regalare, arriva un punto in cui lottare è davvero impossibile.
Il dolore, lo sconforto, la paura lo incitano ad andare verso la luce.
“andiamo Sammy, poi sarà tutto finito, lo so! Vai nella luce, puoi farcela puoi farcela! Coraggio!” sente questa voce nella sua testa, la sua stessa voce, che lo incoraggia, lo incita, gli indica la strada buona, quella facile.
Si avvicina piano alla luce, cercando di cogliere cosa vi sia dopo di essa.
Fa un profondo respiro e comincia a correre nella direzione opposta.
Le cose facili non gli sono mai piaciute.
Cerca invano  di scappare, cadendo più volte, cadendo e rialzandosi.
Sentendo le ossa cedere sotto il peso della paura e del dolore.
Non deve finire.
Non deve finire.
Non deve finire.
Chi l’avrebbe mai detto? Il buio, che fino a qualche minuto prima rappresentava tutto il male che Sam ha dentro, ora rappresenta la sua unica via di salvezza.
Per scappare alla luce.
Per scappare alla morte.
Buffo. Davvero buffo.
Riderebbe se non fosse per il dolore lancinante in qualsiasi parte del corpo.
Eppure sa che non si fermerà.
Niente lo fermerà dalla sua rivalsa.
Mai arrendersi.
Non andrà giù.
Un salto, un salto altissimo.
Una mano, incredibilmente forte, si aggrappa al nulla più assoluto.
Ora è qui, appeso a una speranza invisibile e sa che deve darsi una mossa, perché è solo questione di tempo prima che torni la luce.
Prima che …
Raccoglie le sue ultime forze e si tira su.
Su.
Su.
Su.
Sempre più su, sempre più in alto e più lontano.
- coraggio piccolo mio! Coraggio Sam. La mamma ti ama. Ti ama – queste parole lo sollevano, come un forte vento.
- ora del decesso?- una voce estranea lo stava ributtando nella luce che, rapidamente, diventa sempre più accecante
- sei e quarantasette – queste parole gli fanno perdere la presa.
Ma la voce di sua madre torna a risollevarlo.
No. Dannazione, non è ancora finita.
Una scalata lunga, dolorosa, sfiancante.
Ma ora è dentro.
È di nuovo a casa.
- dottore! – un’infermiera richiama l’attenzione di tutti – dottore, il ragazzo è vivo! –
- è incredibile- tutti guardano sconcertati il giovane Sam.
E’ proprio vero.
Non tutto quello che nasce  nella luce fa parte del bene.
Non tutto ciò che nasce Dal buio deve fare del male.
  
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