Quel giorno la detective
Beckett aveva appena chiuso un caso.
Non era stato un caso facile da risolvere, anzi.
Ci aveva impiegato più di una settimana a trovare qualche prova che la
conducesse sulla giusta via, ma dopo aver trovato il punto di collegamento tra
la vittima e quello che si era scoperto essere il suo assassino, la strada era
andata in discesa.
Per fortuna aveva al suo fianco lui. Il suo
partner, il suo amico, il suo migliore amico, e il suo amore: Castle.
Nove mesi prima.
Dopo una lunga assenza ingiustificata da parte di
Rick, egli era tornato più sorridente e felice che mai. Le aveva detto che
andava negli Hamptons perchè doveva riflettere, ed era la prima volta da quando
collaboravano che se ne andava, senza un valido motivo.
Non l'aveva chiamata durante quegli otto giorni in
cui era stato via. Non una chiamata, non un messaggio, non una mail.
Si era sentita spaesata e senza punti di
riferimento. Aveva lasciato Josh, una settimana prima che lui se ne andasse, ma
non aveva ancora trovato il coraggio di parlarne con lui. Non ne aveva il
coraggio perchè sapeva esattamente dove poteva andare a finire quel discorso,
se lo avessero affrontato e anche se adesso non aveva più dubbi, attendeva che
lui facesse la prima mossa. Alla fine sono sempre gli uomini che devono fare la
prima mossa, no?
Ma come se ne era
andato, esattamente dopo otto giorni, era tornato al distretto con i suoi
soliti due caffè in mano. Uno per la detective, uno per se.
Sembrava felice e la
detective non fu molto contenta di ciò, perchè aveva pensato che molto
probabilmente si era trovato un'altra oca rifatta con cui stare.
Invece, non aveva capito niente.
Non aveva capito nulla
perchè lo scrittore era andato negli Hamptons per pensare ad una dichiarazione
da farle. Doveva pensare in che modo, quando, il luogo. Doveva avere almeno una
linea generale di ciò che sarebbe potuto succedere, considerando anche un suo
rifiuto.
Dopo essere stato otto
giorni sulla sabbia, rilassandosi, sentendo il rumore che facevano le onde
quando si infrangevano sugli scogli, adesso lo scrittore sapeva cosa fare. Era
riuscito a trovare una risposta a tutto. Era finalmente pronto a dichiararsi.
Quando lo vide uscire da quell'ascensore le si
aprì il cuore ed esso incominciò ad accelerare il suo battito.
< Detective! Mi sei mancata!> le disse lui.
< A me no, Castle! Comunque sono contenta che
tu sia ritornato. Com'è andato li negli Hamptons?> Disse la detective,
parlando in modo veloce tanto da sembrare agitata agli occhi di Castle.
< Tutto alla meraviglia. C'è una cosa di cui
dovrei parlarti. Vieni a casa mia stasera?> Le chiese lui di getto.
< Di cosa si tratta? Comunque non ho impegni
stasera, va bene.> Rispose lei senza pensarci.
< Molto bene. Ti lascio qui il tuo caffè. Ora
devo scappare, non sono ancora tornato a casa e Alexis mi uccide se non torno a
casa subito.>
< Sei venuto direttamente qui dagli
Hamptons?> Chiese lei, sorpresa.
< Si certo, dovevo chiederti di venire a casa
mia!>
< Potevi chiamare!>
< Detective, volevo anche vederti!!> Disse
lui mantenendo un tono di voce calmo.
A quell' affermazione la detective arrossì.
Castle aggiunse:
< Ora devo proprio scappare. Ci vediamo
stasera. Alle otto e mezzo puntuali, a casa mia.>
< Va bene, a stasera> Lo salutò e seguì con
lo sguardo lo scrittore che si avviava all’ascensore, sorrise pensando a quanto
fosse imprevedibile quell’uomo.
Il giorno passò e arrivò
la sera.
Castle, stranamente, non
era agitato. Aveva chiesto a Martha ed ad Alexis di uscire quella sera, perché
doveva parlare urgentemente con la detective Beckett. Alexis e Martha accettarono
molto volentieri quell’invito a lasciare la casa libera, sperando di tornare e
dover aggiungere un posto di più a tavola.
La detective Beckett non aveva avvisato Lanie
dell’arrivo di Castle e di quel suo invito, cosi irruente, improvviso,
inaspettato. Non sapeva cosa avrebbe dovuto dirle Castle, anche se sperava
facesse quello che lei non avrebbe mai avuto il coraggio di fare.
Non si mise niente di elegante, una semplice t-shirt
bianca con sopra una camicia che decise di lasciare aperta. Indossò un paio di
jeans, i suoi preferiti e i tacchi. Quelli non mancavano mai. Si truccò, ma
molto leggermente. Non voleva ricevere troppi complimenti. La mettevano sempre
in imbarazzo e lei odiava diventare rossa davanti alle persone.
Arrivò sotto casa sua con cinque minuti di ritardo,
perché aveva fatto fatica a trovare un taxi. Suonò al campanello e Castle le
venne ad aprire.
Aveva un sorriso magnifico, i suoi denti erano
prefetti, i suoi capelli un po’ arruffati lo facevano sembrare più affascinate
di quel che già era. Indossava una maglia a maniche corte di colore blu scuro,
gli stava leggermente aderente e gli risaltava la sua non perfetta forma
fisica. Non si intravedeva nessuna tartaruga, ma un piccolo accenno di
pancetta, il che fece impazzire ancora di più la detective che pensò a quanto
sarebbe stata comoda la sua testa, su quel pezzo di corpo.
< Ciao Beckett, entra pure> e allargò il
braccio per invitarla ad entrare.
Lei entrò e disse:
< Dove sono Alexis e Martha?>
Lei gli sorrise e gli diede un occhiata come per
chiedergli cosa ci faceva esattamente a casa sua.
< Comunque vieni ho preparato qualcosa da
mangiare..>
Portò la detective nella sala dove presumibilmente
mangiava la famiglia Castle. Vi era una tavola rettangolare, con al centro
delle candele che donavano all’ambiente una luminosità intima. C’erano soltanto
due posti preparati. Uno adiacente all’altro.
Castle aveva fatto una fatica enorme a non preparare
il posto di fronte al suo, ma si disse che cosi sarebbe stata più vicina.
In effetti quando si sedettero sul tavolo le loro
gambe si sfiorarono, e tutti e due sentirono i brividi nascere in quel punto
dove pochi secondi prima vi era stato il loro contatto.
Visto che Castle non si decideva a parlare, la
detective gli chiese:
< Allora, Castle perché mi trovo qui?>
< Perché ti ho invitato e tu hai accettato!>
Lei gli fece una delle sue facce severe, voleva
sapere davvero il motivo per cui era li. E lui non poteva resistere oltre.
Sapeva a che cosa andava incontro. Poteva ricevere un suo rifiuto, ma era
pronto a correre quel rischio. Cosi iniziò il suo discorso:
< Mi dispiace essere partito cosi
inaspettatamente, solo che dovevo rimettere a posto le idee che mi frullavano
per la testa. Stavo per raggiungere il limite, quindi dovevo ritirarmi qualche
giorno in solitudine e tranquillità. >
< Il limite?> chiese lei.
< Si, il limite. Quando ho troppi pensieri che mi
ronzano dentro la testa non riesco più a capire niente, non ci stava più
niente, stavo, appunto, per raggiungere il limite!> Disse lui, girando il
dito indice su se stesso e posizionandolo di fianco alla tempia destra.
< Ah, ma comunque non devi scusarti, non con
me.> Disse lei, e il suo tono di voce s’abbassò talmente tanto che Castle
fece fatica a percepire ciò che aveva detto.
La cena trascorse tranquilla, lei lo aggiornò su
cosa avevano fatto durante quegli otto giorni che lui era stato via, ma non
ebbe il coraggio di dirgli di Josh.
Dopo aver mangiato si sedettero uno opposto
all’altro sul divano di pelle, nero, di Castle.
Castle si tolse le scarpe, mise i suoi piedi sul
divano e si voltò a guardare la detective. Lei continuava a guardare davanti a
se il camino spento. Alzò anche lei lo sguardo su di lui. I loro occhi
sembravano parlassero per loro. Anche la detective, senza mai staccare gli
occhi da Castle si tolse le scarpe col tacco e mise i piedi sul divano.
Lo spazio che li divideva era davvero poco, le punte
dei loro piedi si sfioravano, ma nessuno dei due si muoveva.
Castle dopo aver preso coraggio, parlò.
< Ho fatto molta fatica a non chiamarti in quei
otto giorni, sono stati veramente lunghi.>
Lei però non accennava a rispondere, anche perché
sapeva cosa sarebbe successo, ma voleva che lui lo dicesse.
< Sono andato perché, come ti ho detto prima,
dovevo prendere delle decisioni, e rimettere a posto le idee. E una di queste
decisioni che ho preso riguarda te.>
Lei non si mosse, non fece nessuna espressione
particolare. Cosi Castle continuò ancora una volta.
< Sai io e te ne abbiamo passate tantissime
insieme, e credo che stare qui ad elencarle tutte sarebbe soltanto una perdita
di tempo. Tu sai cosa intendo e mi basta che per un microsecondo ti siano
riaffiorati alla memoria alcuni nostri momenti.
Sai è più difficile di quel che pensavo. Ma non
voglio tirarla per le lunghe. Tu mi piaci, mi piaci da tanto tempo, credo di
essermi innamorato di te, all’inizio, quando ti ho visto con Demming sono
fuggito negli Hamptons, ma adesso con Josh, io non posso scappare un’altra
volta. In verità sono andato nella mia casa al mare e ho fatto otto giorni a
pensare a questo momento, e avevo calcolato che ora avresti già parlato tu..
invece non apri bocca, non so a cosa stai pensando, e la tua faccia non mi
rassicura, sei troppo impassibile.
Sappi che mi sono preparati psicologicamente anche
ad una tua risposta negativa.>
< Tu non hai fatto domande..> Disse lei con un
tono molto sicuro di sé.
< Io sono innamorato di te, Beckett, la mia
domanda è : Tu sei innamorata di me?>
< Non lo so..> Disse lei, con un sorriso
enorme sulle labbra.
Lui capì subito e le sorrise a sua volta,
avvicinandosi sempre di più a lei.
Cosi era come tutto era nato. Erano più di 9 mesi
che stavano insieme. Avevano tenuta segreta la loro relazione per parecchio
tempo, e soltanto da un mese avevano deciso di scoppiare quella bolla di ferro
che si erano creati. Soltanto Alexis e Martha sapevano da subito la loro
storia, essendo che quella sera, dopo essere rientrate Alexis li trovò che si
accarezzavano sul letto di Castle.
Infatti Alexis rimase molto sorpresa, perché il
padre le aveva detto che poteva entrare, dopo aver bussato. Cosi lei entrò in
quella stanza immersa nel buio. Chiese al padre di poter accendere la abat-jour
, egli acconsentì un ennesima volta e si trovò Rick con le mani che toccavano i
capelli di Kate e lei che le sorrideva, un po’ imbarazzata.
Quella scena non sarebbe mai scomparsa nella mente
di Alexis.
Commento: Ok, questo primo capitolo mi fa vomitare a
dir poco. Non mi piace questa storia, e scoprirete presto il perché. So che la
dichiarazione sembrerà molto scontata, ma questo pezzo non c’entra nulla con la
storia, quindi non mi sono soffermata più di tanto. Spero apprezzerete questa
piccola FF di 5 o 6 capitoli.
Ringrazio fin da ora tersicore150187 per l’aiuto che
mi ha dato nei prossimi capitoli, dico a
ice-cream di stare zitta e non spifferare niente a nessuno. Un ringraziamento
va anche a Federica V. che non capisco perché non si iscriva, per essersi
sorbita l’ultimo capitolo durante una nostra chiacchierata! :)
Bacioni, Madeitpossible!