Anime & Manga > Umineko no naku Koro ni
Ricorda la storia  |      
Autore: ElPsyCongroo    07/09/2011    2 recensioni
(Prima fanfiction, siete clementi!)
Qualcosa che non sarebbe mai dovuto accedere, un peccato commesso senza volere, ma che dovrà essere comunque pagato. Una piccola modifica a ciò che è accaduto veramente, una mia piccola modifica perché trovo che sia più giusto se fosse andata così.
Attenzione! Spoiler manga Episode 3 cap.06/Spoiler anime episodio 13
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era seduta nel suo luogo preferito, lontana da tutti, lontana da tutto, lontana dal mondo.

Quel luogo la faceva sentire protetta, perché li nessuno la giudicava, nessuno la criticava, nessuno le diceva niente, perché quel luogo era silenzio, era pace, era sicurezza.

Li poteva correre libera, poteva ridere senza ragione, poteva semplicemente leggere un libro, disegnare o guardare il cielo.

Li poteva piangere.
 
Piangere come mai prima, per ciò che ormai era passato. Piangere, per ciò che mai più sarebbe accaduto. Piangere, per ciò che mai sarebbe dovuto accadere.

Sperava, continuava a sperare, sempre, sempre, sempre, sempre, ogni istante, ogni giorno, come se qualcosa potesse cambiare.
Che sciocca che era. Cosa poteva cambiare? I morti non tornano, mai.

“Sperare è peccato”

Basta! Non ce la faceva più! Quella voce insistente, continuava a ripeterglielo.
E lei non voleva, non poteva più sopportarlo.
Lei non aveva commesso nessun peccato. Perché lei continuava a ripeterglielo? Perché proprio lei? Perché proprio la sua voce? Non erano amiche?

“Serbare il segreto è peccato”

Peccato?! Ma quale peccato?! Se avesse detto a qualcuno ciò che era successo, anzi, peggio ancora, se la sua famiglia avesse saputo cos’era accaduto, se la sua famiglia fosse venuta a conoscenza del fatto che aveva ucciso una ragazza, cosa sarebbe successo? Che poi lei non aveva ucciso nessuno! Era stato un incidente, un terribile incidente! Non era colpa sua se il destino aveva deciso che proprio il giorno in cui finalmente era libera dalla sua gabbia Beatrice dovesse morire.

“Ti accorgi delle voci senza voce? Ti accorgi dei tuoi peccati?”

Si tappo le orecchie con forza e cominciò a gridare al vento «Ti prego Beato, basta! Io non ho fatto niente! Non è colpa mia! È stato un incidente! Sei caduta per sbaglio! E poi te l’avevo detto di fare attenzione! Ma tu non mi hai ascoltata! Per questo sei morta! Io non ho fatto niente, io sono senza peccato!».

Alzandosi di scatto dalla vecchia panchina consumata e scoprendosi le orecchie continuò «Ti odio! Ti odio! Mi hai rovinato la vita! A causa tua non riesco più a mangiare, a dormire, a vivere! Hai rovinato tutto, TUTTO! Ogni giorno mi tormenti, con la tua voce, con le tue frasi senza senso! Tu stessa sei senza senso! Sei morta, perché sento la tua voce, perché mi parli?! E poi, “voci senza voce”? Cosa vuol dire?! L’unica che sento è la tua, insopportabile, voce! Ti supplico, non capisco più niente! Mi stai facendo diventare pazza! Sei tu la peccatrice, non io! Io sono senza peccato!».

“Tu sei senza peccato? Quanto sarà pesante il mio castigo?”

Era tutto inutile. Sperava che almeno li la voce di Beato, le sue accuse, non la raggiungessero. Sperava di poter piangere in pace, di dimenticare il suo cadavere disteso tra gli scogli, tra il pianto dei gabbiani.

«Castigo? Quale castigo? Vorresti punirmi? E di cosa? No anzi, lo so già, cominceresti a parlarmi di peccato, peccato e peccato, tanto ormai sai fare solo quello! Ma ora basta, non interferirai più con la mia vita. Non mi farai soffrire più. Non sentirò più la tua voce, non vedrò più il tuo cadavere, tutto questo orrore sparirà, esattamente come sono sparite le fantastiche farfalle dorate che ti circondavano, quando sei morta. Erano così belle… Ora però è giunto il momento in cui non vedrò più niente…».

Si avvicinò lentamente al bordo della banchina, come un automa. Si fermo a un passo dal “vuoto”, se così si può chiamare, e osservò la vecchie rotaie di legno consumate, abbandonate e in disuso ormai da tempo, pronta a lasciarsi andare appena il treno fosse arrivato.

Abbandonate e in disuso? «No!» gridò facendo un passo indietro, quando il suo corpo era già pronto a cedere alla forza di gravità. «Cosa diavolo stavo facendo? Volevo buttarmi sotto un treno? Sono proprio impazzita! Ho ancora tutta la vita davanti e poi qui non passano più treni, in ogni caso il massimo che potrei farmi sarebbe qualche piccola botta o graffio. Sono proprio stupida, oltre che pensare al suicidio sento le voci e parlo pure da sola! Per oggi è meglio che torni a casa, tanto restare qui è inutile, non cambierà ciò che è successo con-» si voltò di scatto, convinta di aver visto un luccichio dorato.

«Beato?!» fu l’ultima parola che disse, che le sue labbra riuscirono a pronunciare. Per qualche strano scherzo del destino perse l’equilibrio, cadendo sulle rotaie. Ripresasi dallo shock iniziale si sedette lentamente, in tempo solo per essere travolta da un treno. Non ebbe neanche il tempo di gridare. Il suo corpo fu scaraventato lungo le rotaie, portandola verso la fine di esse. Com’era possibile, si chiese, che un treno fosse passato di li? Non aveva senso, andava pure nella direzione sbagliata. Con le ultime energie voltò lo sguardo verso l’altro lato delle rotaie. Niente, solo il prato infinito, il treno era totalmente sparito.

Il suo ultimo sguardo si posò su le pietre che ricoprivano e circondavano le rotaie, dove si stagliava vividamente una strana macchia di rossa, rossa sangue, il suo sangue. Sembrava una rosa. Che ironia.
Il suo sguardo pian piano si spense, riflettendo il luccichio delle ali di una farfalla dorata, che lentamente, poggiata sulla piccola rosa rossa appena nata tra i sassi, l’acciaio e il legno, batteva le sue ali, a ritmo con il cuore della ragazza, fermandosi all’unisolo.

«Il giudizio finale sta per essere emesso… Nessuno può emendarsi dal peccato che scorre nelle vene…»

Mormorò Beatrice, la strega dorata, la strega infinita, la strega della foresta, guardando il corpo senza vita di colei che era stata la sua migliore amica. Ma ora era un semplice cadavere lasciato a marcire sulle rotaie di una vecchia e sperduta stazione abbandonata, dove non passavano più treni da anni e mai ne sarebbero passati.


Angolo d'autrice: Questa roba è stata partorita dalla mia mente annoiata, all’improvviso,  guardando fuori dal finestrino del treno, mentre ascoltavo l’opening di Umineko e notavo un piccolo fiore tra i sassi in mezzo alle rotaie, tutto solo, e per qualche strano motivo ho deciso di scrivere e pubblicare questa storia come mia primissima fan fiction, quindi chiedo perdono se vi sembrerà orrenda e se vorrete linciarmi per aver offeso la bellezza di Umineko fate pure. So che può sembrare tutta una boiata ciò che ho scritto, ma in gran parte è stata scritta così perché provo un odio profondo per Rosa, è più forte di me! Sarà per come tratta sua figlia? Per come per colpa sua Beato è morta? Sta di fatto che la odio,  quindi chiedo scusa anche se ho offeso qualcuno trattandola a quel modo. Bene, se avete qualche domanda o insulto da farmi fate pure, vedrò di trovare il modo di rispondere, anche se spero più in qualche commento positivo o se negativo almeno costruttivo, visto che ho altro in cantiere e non vorrei che facesse la muffa. Grazie per essere arrivati fin qui,
 bye bye e alla prossima (spero).   
    
(Ah sì, il titolo dovrebbe essere peccato in giapponese, ma non ne sono poi tanto sicura).
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Umineko no naku Koro ni / Vai alla pagina dell'autore: ElPsyCongroo