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Autore: saraviktoria    07/09/2011    6 recensioni
o forse, ancora, ero attratto da lei e basta. era bella, indubbiamente. era la ragazza di mio fratello. quel fratello con cui litigavo spesso perchè mi anticipava tutte le mosse, perchè mi fermava quando stavo per cedere agli impulsi...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Bella/Jasper
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse
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Personaggi

Jasper

Bella

 

 

Paring

Fanon

Jasper/Bella

 

Luogo

Cucina di casa Cullen

 

Immagine

n° 9

http://fc06.deviantart.net/fs19/f/2007/294/b/c/bc107843137ec1e7.jpg

 

One shot

 introspettivo, romantico.

 

 

 

"Ciao Jasper. "

"Ciao Bella"  perché ero andato ad aprire, pur sapendo che era lei? Ah, si perché cercavo di impormi un po' di auto controllo. Com'era possibile stare calmi di fronte all'odore umano?

Eppure gli altri ci riuscivano. Sentivo cosa provavano, sapevo che non era facile, ma loro ci riuscivano. Cercavano in qualche modo di pensare ad altro. Ma con una mente spaziosa come la nostra, era davvero possibile non pensare a qualcosa? Per esempio, in quell'attimo che le bastò per salutarmi, avevo già notato come era vestita, quanto risaltassero le vene sotto la carnagione pallida, come il sangue le affluiva al viso, quando mi sarebbe piaciuto affondare i miei denti in quella carne tenera, sentire il sapore del suo sangue sulla mia lingua, sentire spegnersi il calore che emanava quel corpo di donna. Un corpo piuttosto perfetto per essere umano. Niente in confronto alla mia Alice, ma mi attirava più di quello di mia moglie, un corpo mal celato ai miei occhi da una camicia da boscaiolo e un paio di jeans. La camicia aveva qualche filo tirato, forse aveva preso dentro scendendo dall'auto. d'altronde, era sempre così imbranata, Emmet non perdeva occasione per prenderla in giro. Quel corpo che … ma l'importante era non distrarsi, no?

Nel tempo che ci misi a fare tutte quelle considerazioni, lei stava chiudendo la bocca e prendendo fiato. La nostra mente era veloce, se ne sarebbe accorta, una volta entrata nel nostro mondo.

Un leggero odore catturò la mia attenzione. Mentre una parte del mio cervello rimaneva concentrata su Bella, quella bella ragazza mora che stava sulla porta da due secondi, in attesa, un'altra parte pensava a quell'odore. Niente a che vedere con l'odore fresco, fragrante e appetitoso dell'umana davanti a me; anzi, a dirla tutta quell'altro odore per me non era certo appetitoso. Era stato Edward a insistere. Loro dovevano andare a controllare la zona, temevano una nuova incursione di Victoria. E perché io no? Perché non sarei riuscito a controllarmi, se avessimo incontrato i lupi, aveva detto Carlisle.

Perché serviva che qualcuno rimanesse pure a casa, secondo Emmet.

Non ti preoccupare, tesoro, torniamo presto, mi aveva rassicurato Alice.

E da un lato non mi era dispiaciuto . Per niente. Bella mi piaceva, in un certo senso. O forse ero più attratto dal fatto che si muovesse tra i vampiri come se niente fosse, mentre tutti gli altri ci sfuggivano come la peste. O forse, ancora, ero attratto da lei e basta. Era bella, indubbiamente. Era la ragazza di mio fratello. Quel fratello con cui litigavo spesso perché mi anticipava tutte le mosse, perché mi fermava quando stavo per cedere agli impulsi. Ma stavolta mio fratello non c'era. Non c'era nessun altro. Erano stati sconsiderati a lasciarmi a casa da solo, ma nessuno aveva pensato che sarebbe potuta venire Bella. l'odore strano catturò di nuovo la mia attenzione. Visto? Era facile distrarsi, io lo sapevo bene.

Comunque, come dicevo, Edward aveva insistito perché mi dessi alla cucina. Rilassava perfino Rosalie, perché non sarebbe potuto funzionare anche con me?

Intanto, perché solo l'odore del cibo crudo bastava a farmi desiderare di non aver accettato. E poi, perché la voce dello chef che arrivava dalla videocassetta mi dava sui nervi. Lui e il suo 'tagliate bene, mi raccomando '

Come se avessi potuto sbagliare! Ero un vampiro, santo cielo! Vedevo ogni singolo granello di polvere, tutti i filamenti sottili di una lampadina … avrei forse avuto problemi a tagliare una verdura, per quanto piccola o sottile? Ma andiamo! Senza più badare alla ragazzine ferma sulla porta, mi incamminai verso la cucina. O perlomeno, lei credette che mi fossi dimenticato di lei. Ma il suo odore mi seguiva come se avesse le gambe, anche mentre spegnevo il forno prima che si bruciasse tutto. Sentii i suoi passi, di carro armato rispetto ai miei: era arrivata in cucina

"Jasper, dove sono tutti?" per parlare aveva aperto la bocca, che custodiva un odore più forte del resto del corpo.  Respirai soddisfatto. Jasper, inventa una bugia credibile, forza!

"A caccia" cercai di fare l'indifferente. Anch'io sarei andato a caccia, e non dovevo neppure andare tanto lontano dato che la mia preda preferita si stava offrendo, insicura e indifesa. Guardò i miei occhi, cioccolato nell'ambra, e le bastò come risposta. Stavo per perdere il mio autocontrollo, lo sentivo, ero vicino al punto di non ritorno, ma qualcosa mi fermò. Qualcosa nei suoi occhi: erano innocenti, spaventati. Sapevo di metterla in soggezione, lo sentivo, ma non avevo mai percepito un tale timore nei miei confronti. Forse era il fatto di essere da sola con me. La analizzai meglio: sì , avevo ragione.

"prego, siediti" ma cosa stavo dicendo? Si trovava più a suo agio di me, in quella casa "stavo cucinando una torta" mormorai, per quanto fosse incredibile. Un vampiro che cucina? A noi il cibo piaceva crudo.

"cucinavi?" trovò il coraggio di chiedere

"Sì ... Sai, aiuta a rilassarsi"

"Oh ... Beh, in effetti ho una certa fame. Grazie, Jasper" anch'io avevo fame anzi, sete. Parla ancora, ti prego! La sua voce, per quanto imperfetta e umana che fosse, aveva un suono strano, attraente. Ora iniziavo a capire perché Edward se ne fosse innamorato. Proprio io che l'avevo sempre preso in giro. Io, che con Emmet, avevo scommesso su quanto sarebbe resistito prima di morderla. Io, che sentivo la sete come un coltello affilato in gola, e non riuscivo a mordere quella riserva di sangue vivente. Su, Jasper, animo! Sei un maggiore dell'esercito confederato, non hai mai perso una battaglia, non ti sei mai fatto tante remore a uccidere qualcuno ...  E allora perché non riesci a saziarti con questa umana a cui hai appena dato una fetta di torta?

Qualche giorno dopo.

"Jasper, c'è Bella che ti vuole parlare" chiamò Emmet dall'altra stanza. Parlava a bassa voce eppure, dalla cucina, lo udivo perfettamente. Stavo cucinando, tanto per cambiare. Non perché mi appassionasse o chissà cosa, era solo un modo come un altro per impegnare il tempo, e per tenere Edward lontano dai miei pensieri. Poco dopo entrò Bella, titubante.

"Jasper ... "

"Ciao, Bella" mormorai, cercando di non distrarmi sentendo il suo odore. Ma sentivo che qualcosa era cambiato. Non mi stavo trattenendo per non mangiarla -anzi no, lo stavo facendo, ma era irrilevante rispetto al resto- mi stavo trattenendo per non chiederle di parlare ancora. Ma cosa ti succede, Jasper? Cos'ha quest'umana per far passare la tua sete in secondo piano? Si avvicinò e mi posò una mano su collo, dove ci sarebbero state delle vene pulsanti. Ma non c'erano, perché io ero morto. Rimasi interdetto.

"scusa" disse, arrossendo visibilmente "volevo sentire che effetto mi faceva" continuò, tutto d'un fiato, sempre più imbarazzata. E non poteva toccare Edward, allora? Prese la mia mano e la posò sulla sua guancia. Un 'ondata bollente attraversò il mio corpo. La mia mano si stava scaldando, come se l'avessi messa vicino al fuoco.

Poi, così com'era arrivata, se ne andò

"cosa voleva Bella?" chiese Edward, dal soggiorno. Normale chi gli interessasse, era la SUA ragazza. Avrei fatto bene a togliermela in fretta dalla testa. Risposi in fretta, prima che avesse il tempo di frugare nei miei pensieri. Nello stesso momento, concentrai la mia attenzione sulla splendida giornata, fino a riempirmi la testa delle bellissime cose che vedevo oltre a vetrata

"ringraziarmi della torta" dissi, dissimulando le emozioni. Qualcosa mi fece pensare che lei ricambiava. 

   
 
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