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Autore: Silvar tales    07/09/2011    3 recensioni
Quella brutta bambola era un regalo.
Un regalo che Mello aveva fatto a Linda, per il suo compleanno.
Perché lei aveva espresso il desiderio di avere una bambola tutta per sé, solo per una volta, da non condividere con le altre bambine.
Da curare e pettinare secondo il suo volere.
Mello allora, per un qualche assurdo motivo, si era recato in soffitta.
E tra gli scatoloni e la polvere aveva trovato lui, il regalo di Linda.
[Quarta classificata al contest "Just a Yaoi wish!" indetto da Akira Haru Potter]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Linda, Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In Bilico

Lettera e numero scelto: C9 (Prompt: una vecchia bambola ammuffita; colore magenta)
Note dell'autrice:
una storia alquanto banale, l'ammetto. Purtroppo l'ambientazione è quella standard, principalmente perché non sono per niente abituata a gestire questo fandom (questa è la mia seconda fic su DN). La coppia, obviously, è Matt/Mello. E come poteva essere altrimenti, parlando della sottoscritta? u_u Una Matt/Mello poco sviluppata però ;_; e anzi, già che ci sono, chiedo scusa per il misero rating giallo, e per la scarsa presenza del pairing. Purtroppo questa storia è uscita così, ho provato a modificarla in qualche modo, ma non sono riuscita a combinare granché...
L'episodio alla Wammy's House è, diciamo, un pretesto per sviluppare il paragone, presentato nel parte successiva della storia.
Matt è paragonato alla bambola perché, come questa era il desiderio di Linda, allo stesso modo Matt (o meglio, amare Matt) diventa il desiderio di Mello.
Ma entrambi questi desideri, per colpa delle circostanze, sono inesaudibili.
In più Mello insiste sul fatto che sia lui che Matt, cresciuti in direzione di un unico obiettivo già prefissato, non hanno mai avuto desideri personali, e di conseguenza non hanno mai potuto costruire la loro vita diversamente da quella che era già stata decisa per loro.
Questa era pressapoco la mia idea.
Bene, dopo questo romanzo assai poco costruttivo, lascio alla lettura! ^^

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Tutto iniziava da lì.
Da un prato bagnato, zuppo di pioggia e terra.
Da uno scivolone e una caduta clamorosa, proprio sulle ginocchia di Linda, e da un segno rosso magenta che andava da una guancia all'altra della sua bambola preferita.
E dire che tutti avevano insegnato, detto e ripetuto più volte a Matt di non correre mai con qualcosa di appuntito in mano, come forbici o forchette.
Persino i ragazzi più grandi l'avevano persuaso con descrizioni macabre e terrificanti.
Ma un pastello di cera, poteva effettivamente rientrare nella categoria degli oggetti acuminati e potenzialmente pericolosi?

“M-mi dispiace Linda... cercherò di rimediare!” Disse tutto mortificato Matt, con una vocina piccola e tremolante. Ma le sue scuse non riuscirono nemmeno un po' a scavalcare il pianto disperato della bambina, che in un gesto di rabbia aveva gettato la bambola lontano da sé.
Questa era rimbalzata sull'erba, sollevando gocce di rugiada e fili verdi, poi s'era adagiata con la faccia schiacciata contro il terreno, come se si vergognasse di quel brutto segno rosso che aveva.
Essendo giunto alla conclusione che fosse impossibile tirare su il morale a una Linda in quelle condizioni, Matt andò a recuperare il giocattolo, voltandolo per guardarlo meglio.
A dirla tutta, era proprio la bambola più brutta che avesse mai visto!
La faccia giallognola e screpolata, ora anche improntata di un alone verde, presentava un ghigno inquietante e due occhi grigi, dei quali uno fuori dalla propria orbita.
Il vestito dai colori sbiaditi era pieno di strappi e cuciture, e terminava in risvolti e merletti sfilacciati.
Il meccanismo che le muoveva braccia e testa era rotto e arrugginito, e, se azionato, provocava un verso innaturale. Una sorta di parodia di un pianto natale.
Non capiva proprio come ci si potesse affezionare a una bruttura del genere, constatò infine Matt.
Fece per risollevarsi da terra, quando due esili gambe fasciate di stoffa nera gli comparvero nel campo visivo.
Alzò lo sguardo, remissivo, ed incontrò nientemeno che gli occhi blu di Mello.
Il suo sesto senso gli diceva che l'amico non aveva intenzioni molto amichevoli, a giudicare da quel broncio, da quella smorfia, e da quell'espressione fiera e arrogante stampata in viso.
“Sei stato tu a fare questo?”

Gli strappò la bambola di mano, ed osservò critico il segno magenta che la rovinava.
Sempre se parlare di rovinare fosse davvero una cosa sensata, in quel contesto.
Dai diversi strepiti e capricci che ne seguirono, diventati tanto consistenti da necessitare l'intervento di Roger, Matt, nel suo silenzio dispiaciuto, intuì che quella brutta bambola era un regalo.
Un regalo che Mello aveva fatto a Linda, per il suo compleanno.
Perché lei aveva espresso un desiderio, in nome di quel giorno speciale.
Il desiderio di avere una bambola tutta per sé, solo per una volta, da non condividere con le altre bambine dell'orfanotrofio. Da nascondere nel proprio letto, da vestire e curare secondo le proprie premure, da darle il nome che più le piaceva.
Non importava se era una creatura minuscola o di grandezze reali, di porcellana o di plastica, curata e altera o stropicciata e ammuffita. L'unica cosa che importava era il desiderio che aveva espresso dietro quei due occhi di vetro, e se questo sarebbe stato esaudito o no.
Mello allora, per un qualche assurdo motivo, si era recato in soffitta.
E tra gli scatoloni e la polvere aveva trovato lui, il regalo di Linda.



*


Mello era abituato al rischio.
Era abituato al malaffare, a maneggiare apparecchi elettronici per intercettare chiamate o filmare angoli nascosti.
Tutta questa era stata la sua vita, negli ultimi quattro anni.
Qualcun altro era poi comparso, inaspettatamente.
Un vero imprevisto, un particolare sbagliato, o proprio il pezzo che mancava al suo puzzle?
Qualunque cosa significasse Matt, era lui il ragazzo che gli era sempre stato accanto, ininterrottamente.

“Fai piano”.
Due parole, secche, trattenute tra i denti.
Mello era impassibile, come sempre, e come sempre si dimostrava ripugnante all'idea di mostrarsi debole. Persino in quei momenti d'intimità che si concedeva, con Matt.
Si spingeva contro di lui, assecondando i movimenti ritmati e precisi dell'altro, in bilico sopra il suo corpo magro. Quello era uno dei pochi momenti liberi che riuscivano a ritagliare per loro, per comunicarsi tutto quanto, facendo semplicemente sesso.
Sembrava quasi che non si potessero permettere nient'altro, nessuna parola, non un attimo di più.
Solo semplici atti carnali, che soddisfacevano i bisogni di entrambi.
Non c'era mai stata più aridità tra loro.

“Matt”, disse in un sussurro Mello, mentre si adagiava meglio sulla poltrona in pelle del loro appartamento. Rubò una sigaretta dal pacchetto appoggiato sopra al tavolino, giusto per placare lo stress.
L'altro diede un lieve cenno di ascolto.

“Oggi è il tuo compleanno. Davvero non desideri niente di più?”
Niente di più dell'esistenza sintetica che abbiamo.
Matt sussultò, accigliandosi un momento.
Perché Mello doveva fare discorsi del genere?
A nessuno era mai importato dei rispettivi compleanni, nemmeno da bambini.
Si era persino dimenticato che quel giorno era effettivamente l'anniversario della sua nascita.
Mello non aveva motivo di ricordarglielo.

“Cos'è, ti dai ai sentimentalismi?” Disse sarcastico, prima di vedere uno sei suoi rari sorrisi.
Uno scarno stiracchiamento di labbra.

“Anche quella bambina, alla Wammy's house, aveva espresso un desiderio. E il suo desiderio era una brutta bambola”.
Non capiva. E non lo seguiva neppure.
Non ricordava nemmeno di che bambina stesse parlando, Mello.

“Se tu ora fossi la mia bambola”, continuò parlando per astratto, in un modo in cui non si era mai e poi mai espresso.
Passò un dito sul viso di Matt, premendo appena sulla sua pelle pallida.

“Ci sarà sempre un segno rosso a rovinarti”.

*


Batteva velocemente i tasti sul computer, premendo con forza sulla tastiera vecchia e difettosa.
Grosse scatole grigie ingombravano l'esiguo ambiente del monolocale, legandolo di fili e apparecchi elettronici. Come parassiti corrodevano il sangue della loro vita, traducendola in una secca maschera.
Qualcosa celava i loro desideri.
Qualcosa di sospeso e immobile, quasi immaginario, ma sicuramente silenzioso e trasparente.
Una motivazione nuvolosa, una scusa, una precauzione.
Qualcosa aveva tranciato i loro sogni, ancor prima che questi nascessero.
Erano stati cresciuti per finire in mezzo ai fili intricati dello spionaggio e dell'investigazione.
Per essere mangiati da un computer e da un nome posticcio.
Tutti loro, come soldati in uniforme, erano stati destinati a questo.
Ma era davvero ciò che avrebbero desiderato?


“Perché fai questi pensieri?” Domandò Matt, silenzioso, con la voce ovattata dal buio e dalle coperte pesanti.
Perché sono stanco, gli avrebbe voluto rispondere. Ma non lo fece.
Si limitò a desiderarlo, in un mondo alieno.
Come una bambola logora e modesta, che sarebbe presto morta sotto briciole di cera rossa.



 

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Questa storia si è classificata quarta al contest multifandom Just a yaoi wish! indetto da Akira Haru Potter sul forum di efp.

Beh, no, non mi aspettavo un risultato del genere *-*
Soprattutto non mi aspettavo quei cinque punti nella caratterizzazione dei personaggi, e quel punteggio quasi pieno nella trattazione del desiderio.
Non posso che dichiararmi soddisfatta, visto e considerato la mia inesperienza col fandom... ancora una volta ringrazio la giudice, per la sua precisione e per la sua velocità nel consegnare i risultati!
Lascio alla valutazione e al commento:

"In Bilico" di Deidaradanna93
 
Correttezza Grammaticale: 19.7/20 
Stile e Sintassi: 14.7/15 
Originalità (Desiderio): 9.5 /10 
Caratterizzazione Personaggi: 5/5 
Gradimento Personale: 5/5 
Punti Bonus: 5/5 
Totale: 
58,9/60 
Giudizio: 
Allora, per quanto riguarda la grammatica, c’è stato un verbo coniugato male – invece di era, ci andava il fosse – e hai scritto varie volte ‘Whammy’ al posto di ‘Wammy’. 
Notando che avevi scritto così anche all’inizio non ho penalizzato più di tanto. 
Per quanto riguarda lo stile, ho notato che mancavano alcuni punti dopo il discorso diretto e che, dopo di esso, hai scritto ‘disse’ con la d maiuscola. Sarà stato lo stesso Word a correggerti l’errore, come capita spesso a me, e quindi non è grave più di tanto. 
Ti ho messo Originalità/Desiderio quasi piena perché ho adorato il tocco di nuovo che c’è stato in questa storia, e il desiderio della piccola Linda della bambola l’ho apprezzato molto. 
La caratterizzazione l’ho trovata perfetta! Mi sono piaciuti tutti i personaggi, nessuno escluso! Persino la povera Linda che ogni tanto mi sta giù. Ed ho adorato questa storia, proprio per quel tocco della bambola rotta che hai ben utilizzato e che mai mi sarei aspettata si accozzasse bene con la situazione! 
E per l’aver utilizzato così bene i prompt, hai meritato punteggio pieno anche lì. 
Complimenti ancora per questa storia stupenda! =D




   
 
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