Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: Gweiddi at Ecate    08/09/2011    2 recensioni
[The Vampire Diaries/Supernatural]
"«Guarda un po’ chi si rivede.»
Katherine sobbalzò, e smise di guardare l’adorabile fondoschiena del barista per voltarsi di scatto sulla sedia e sgranare quindi gli occhi, incredula.
Dean Winchester e la sua giacca in pelle stavano di fronte a lei in tutto il loro inopportuno splendore.
"
Genere: Commedia, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katherine Pierce
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Bourbon, beer and lingerie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Will you lie a little for me?






«Guarda un po’ chi si rivede.»
Katherine sobbalzò, e smise di guardare l’adorabile fondoschiena del barista per voltarsi di scatto sulla sedia e sgranare quindi gli occhi, incredula.
Dean Winchester e la sua giacca in pelle stavano di fronte a lei in tutto il loro inopportuno splendore.
La vampira sorrise e sbatté le palpebre con fare civettuolo «Dean Winchester. Che bella sorpresa. Come mai da queste parti?»
Il tono caldo ed incuriosito calzava alla perfezione con il piacevole stupore che avrebbe dovuto provare.
Si complimentò da sola per l’interpretazione magistrale.
«Oh, nulla di che, sono solo di strada, devo andare da un amico di famiglia.»
Dean scosse una spalla come per scrollare via la risposta. Una cosa di poco conto, posso tranquillamente prestarti tutta l’attenzione che meriti.
«Tu invece? Da qui a Oakhill è un bel salto.»
«Affari. Ci sono un paio di cose che devo aggiustare prima di potermi sistemare a vita.» gli spiegò sorridendo.
Liberarsi da Klaus, dopo tutto quel tempo, era simile a trovare gli ingredienti giusti per fare un dolce: un licantropo maturato al sole, vampira bionda novella, pietra di luna come base e sangue di doppelgänger per arricchire il sapore dell’impasto.
Dean fece una smorfia addolorata «Quindi non hai tempo per bere qualcosa insieme ad un amico che ha la serata libera.»
Certo che sì, perdere di quelle occasioni non era da lei. Specialmente quando il licantropo che sbavava per la dolce Kathy non era ancora arrivato in città. Nella migliore delle ipotesi avrebbe avuto solo quella sera ancora per divertirsi, forse due se Mason si fosse presentato esattamente il giorno del funerale di suo fratello.
«Temo di no.» fece un broncio carino «Ma sai, questa giornata è stata così stancante che vorrei solo tornare alla mia stanza alla pensione.» rispose enfatizzando eloquentemente con un sospiro languido.
Dean aveva un’ottima qualità: la faceva divertire. A lui sembravano piacere i giochi di Katherine, la seduzione ora provocante ed ora sfacciata e diretta, e lei adorava comportarsi liberamente come più le aggradava.
Inoltre l’ottimo sesso che ne poteva derivare, se ben ricordava – e ricordava perfettamente – era decisamente benaccolto.
Il cacciatore sorrise malizioso «Sarò sincero: non mi darei pace se ti lasciassi tornare tutta sola in una notte buia come questa.» Dean si guardò intorno e le si avvicinò per sussurrarle scherzosamente «Sai, non vorrei spaventarti, ma le piccole città sono le più gettonate dai killer.»
Oh, non immaginava neanche quanto.
Katherine esagerò un’espressione preoccupata e si aggrappò al suo braccio, approfittandone per passare le unghie sui muscoli forti del giovane.
«Oh, ti prego non lasciarmi sola.» rise. «Sono una fanciulla in pericolo.»
Abbastanza vero, a dirla tutta.
«Non sia mai che un Winchester lasci una ragazza in difficoltà.» concluse spavaldamente Dean, battendosi un pugno sul petto.
Katherine ridacchiò divertita e si morse il labbro. Con la coda dell’occhio vide una ragazza entrare nel bar e fissarla sbigottita. Probabilmente era un’amica di Elena.
Oh beh, non era un problema suo se qualcuno avesse iniziato a pensare che alla deliziosa Gilbert non bastava più il suo fidanzato.
«Sarai il mio cavaliere, Dean?» gli domandò con voce calda.
Lui sporse il labbro, trattenendo le risate, e scimmiottò un inchino pomposo «Dopo di lei, signorina.»
Katherine si alzò dalla sedia e prese Dean per il braccio, raggiungendo insieme a lui la porta del bar. Passando di fianco all’amica di Elena ghignò, e la salutò sventolando le dita.
«Una tua amica?» domandò Dean, lasciando trapelare per una frazione di secondo uno sguardo di approvazione, che indispettì Katherine.
«Niente cose a tre per stasera, Dean. A meno che tuo fratello non voglia raggiungerci.» lo punzecchiò maliziosamente.
Dean si irrigidì per il disgusto «Dio, Katherine! Grazie per aver appena rovinato ogni mia prossima conversazione con Sam.»
«Tu stavi cercando di guardare nella scollatura di quella ragazzina.» spiegò con calma la vampira.
«Deformazione professionale.» si giustificò senza nemmeno cercare di discolparsi.
«Sei un cacciatore, Dean.» ribatté retorica Katherine.
«Appunto!» disse lui invece, sottolineando la cosa bacchettandole la punta del naso con l’indice.
Katherine si sforzò di non spostarsi in modo innaturalmente rapido per evitare il buffetto idiota di Dean.
«Okay, sei arrabbiata. Ma so come farmi perdonare.» cercò di placarla, sorridendole con superiorità.
«Stupiscimi, mio eroe.» lo provocò Katherine, tamburellando le dita sul braccio del giovane.
«Ho del whiskey in auto.» le rivelò con un sorriso abbagliante.
Gli occhi di Katherine si illuminarono mentre le labbra si arricciavano in un sorriso «Irlandese?»
«Irlandese.» assentì Dean.
«Come a Portland.» ricordò lei maliziosamente.
Dalla prima volta che si erano incontrati, lei e Dean si erano visti altre due volte, loro stessi increduli e divertiti dal caso. Tecnicamente Katherine era già fidanzata ai tempi, ma Mason era via con degli amici, e lei ogni tanto aveva bisogno di passare un po’ di tempo lontana dagli occhi e dai nasi di quel fastidioso branco di lupi.
«Sono perdonato?» si accertò, convinto di avere la vittoria in pugno.
Katherine soppesò l’offerta, e inarcò un sopracciglio, indecisa.
«Forse.»
Dean scrollò le spalle con una smorfia «Meglio di niente. Dov’è che stai?»
«Alla pensione Flower, è qui vicino.» disse riprendendo il braccio di Dean.
«Ah, è la stessa in cui stiamo noi.» notò un po’ stupito. Forse non aveva ben idea di quanto fosse piccola Mystic Falls.
«Allora tuo fratello potrebbe veramente unirsi a noi.» lo prese in giro la vampira.
Dean per un momento ebbe l’orribile impressione che non stesse completamente scherzando, ma ne rise e cercò di non pensarci.
In auto Katherine prese possesso della bottiglia di whiskey e la esaminò con un sogghigno soddisfatto.
«Iniziamo a festeggiare?» domandò con un sorriso malizioso, inclinandola verso Dean.
«E Dio disse: che festa sia.» sentenziò il cacciatore.
Katherine rise, aprendo la bottiglia e bevendone un primo sorso.
Sì, era di suo gusto.
Dean tese una mano verso di lei.
«Passa la festa, dolcezza.»
Katherine si portò la bottiglia al petto con il broncio «Stai guidando, signor Winchester. Queste cose non vanno bene.»
Rise ancora bevendo di nuovo. Dean si sporse verso di lei, lamentandosi e tentando di agguantare la bottiglia, ma lei lo scacciò schiaffeggiandogli il braccio e riavvitando in fretta il tappo.
«Siamo solo a metà strada, fai il gentiluomo e preoccupati della mia sicurezza. Guidando decentemente.» lo rimproverò ghignando.
«Hai sempre avuto l’aria di una che non ha bisogno di essere protetta, Kat.» la prese in giro, allungandosi di nuovo verso il liquore.
Katherine ringhiò, e lo colpì alla spalla con la bottiglia.
«Mani sul volante. E chiamami ancora Kat e avrai bisogno tu di protezione.» lo avvisò.
Fu il turno di Dean di ridere.
«Proprio come dicevo.»
Katherine fece una smorfia e strinse le spalle, guardando fuori dal finestrino. Era a Mystic Falls da almeno una settimana, ma il cambiamento che aveva subito la città da quando ci era stata la prima volta la lasciava ancora stranita, ogni tanto. Si era preoccupata di memorizzare tutte le strade e i punti di riferimento che le sarebbero state utili.
Due secoli prima la strada che stavano percorrendo in quel momento era sterrata e più stretta, e dal lato del fiume c’erano alberi di sambuco. Ora c’erano un basso canneto e delle tamerici.
Si era rincorsa con Stefan tra quegli alberi, giocando, mentre Damon era a combattere per la Confederazione.
«Se rimani così zitta inizierò a credere che la mia compagnia non ti interessa.» la richiamò Dean, vagamente impensierito dal suo silenzio.
Katherine con lui non era mai zitta. Fosse stato per punzecchiarlo, provocarlo o prenderlo in giro, raramente aveva taciuto.
Si rivolse a lui con una luce lasciva negli occhi «Sto solo pregustando il momento in cui arriveremo nella mia stanza.»
Dean rise «Questo mi piace.»
Spostò la mano destra dallo sterzo, girandosi appena verso di lei, e gliela posò sulla gamba fasciata dai jeans stretti, salendo fino alla coscia. «Quindi ti perdono la bugia.»
«Quale bugia?» sussurrò la vampira, posando una mano su quella di Dean e solleticandogliela con i polpastrelli, spingendosi anche sul polso, passando sopra i braccialetti in corda e cuoio.
«Oh, andiamo, un uomo del mio fascino capisce sempre quando una donna mente!» rispose genuino, con il suo solito sorriso superbo.
«Dean Winchester, tu non hai neanche un’idea della facilità con cui una donna menta.» ribatté Katherine scettica, passandosi la lingua sulle labbra. Il semplice fatto che lei fosse in auto con lui era una dimostrazione della cosa.
«Eccome se ce l’ho. E lo sai perfettamente, perché in tre volte che ci siamo incontrati, tu non hai mai risposto chiaramente alle mie domande.» la spiazzò il giovane.
Katherine sbatté gli occhi, sbalordita, e smise di giocare con il braccio di Dean.
«Solo perché non ho mai indagato non vuol dire che non me ne sia accorto. Sei sexy, finché non viene fuori che vuoi scatenare anche tu la cazzo di Apocalisse, non me ne frega.» proseguì.
Sembrò ripensarci.
«Almeno ora che ho problemi più grossi.»
Dean sorrise, ma Katherine non fece altrettanto. Era rimasta gelata sul posto, improvvisamente a disagio.
Il cacciatore se ne accorse, perché si voltò verso di lei e accostò l’auto.
«Ehi, Terra chiama Kat?» la canzonò sventolandole il palmo davanti al viso.
Katherine strinse gli occhi e si irrigidì. Aveva voglia di ucciderlo. Di spezzargli le braccia e bere dal suo collo fino a dissanguarlo e squarciargli la gola.
«Senti, lascia perdere quello che ho detto, okay? Cancella tutto, ubriacati con quel fottuto whiskey, arriviamo alla pensione e ci chiudiamo in camera fino a domani. Tanto difficilmente ci vedremo di nuovo!» le disse, esasperato dal suo sguardo e il suo silenzio.
Non seppe perché lo fece, ma Katherine svitò il tappo della bottiglia e gli gettò in faccia il whiskey.
Uscì dall’auto, udendolo bestemmiare volgarmente.
Dean sbatté la portiera, saltando fuori dall’Impala e raggiungendola in strada.
«Ma che cazzo ti prende?» le urlò, allucinato.
Cercò di prenderla per un polso, ma Katherine gli agguantò il collo con una mano e lo sbatté sul cofano dell’auto.
Lo guardò negli occhi.
«Ora dimenticherai di avermi visto oggi, tornerai da Sam e partirete immediatamente. Dimenticherai di aver mai avuto qualsiasi dubbio su di me.»
Bastò che Dean la fissasse stralunato per una frazione di secondo perché capisse che non aveva funzionato.
S’irrigidì.
La suggestione non aveva funzionato, eppure lui non aveva verbena con sé. Non poteva nemmeno sapere a cosa servisse.
«Cosa diavolo stai dicendo?» le chiese, cercando di rialzarsi.
Katherine lo tenne ancorato contro l’Impala, cercando di pensare a cosa fare. Avrebbe potuto ucciderlo. Un cacciatore per amico le faceva comodo, ma conosceva vagamente anche Sam, e lui non avrebbe mai saputo che era stata lei a spezzare il collo di Dean.
«Katherine, vuoi dirmi che cazzo sta succedendo? Che merda di mostro sei?» sbraitò tentando di divincolarsi.
Il ragazzo si stava infuriando, e se Katherine non avesse avuto cinquecento anni di forza e sangue nel corpo, probabilmente sarebbe riuscito a sgusciarle via, o a far funzionare qualcuno di quei calci che tentava disperatamente di tirarle per liberarsi.
Katherine rafforzò la presa sul suo collo, soffocandolo piano. Sarebbe stato facile, ancora più semplice di quando l’aveva fatto con Caroline.
In ospedale non aveva dovuto fare rumore, ma su quella strada in ombra, dove non passava nessuno, sarebbe bastato premere appena un po’ il pollice e spaccare la trachea.
Si accorse di non volerlo fare.
Non voleva ucciderlo.
Dean aveva capito che gli aveva sempre mentito, ma lei non voleva ucciderlo. Perché aveva capito che gli aveva sempre mentito.
Si diede della pazza, e della stupida, eppure mollò la presa.
Il cacciatore si rialzò tossendo, massaggiando il collo dolorante. Ansimante, alzò lo sguardo su di lei.
«Come cazzo…» ansimò.
«Modera il linguaggio, va bene? Mi sta infastidendo.» lo rimproverò Katherine. Lo osservò raddrizzarsi, e studiò ogni suo movimento. Se avesse provato ad attaccarla, lei l’avrebbe fermato in tempo.
«Katherine, stavolta non scherzo, chi o cosa sei in realtà?»
Era ancora arrabbiato. Giustamente, a essere sincera.
«Credevo non ti interessasse.» lo sminuì, incrociando le braccia e alzando il mento.
«Ah certo, non mi interessava finché non hai cercato di ammazzarmi!» ribatté lui furioso.
Katherine roteò gli occhi e sollevò le sopracciglia «Ma non l’ho fatto.»
«Sì beh, grazie? Non sono ancora dell’idea di lasciar perdere la cosa!» esclamò avvicinandosi a lei.
La vampira si ritrasse.
«Se la suggestione avesse funzionato non avremmo questo problema!» replicò Katherine, mandando alle ortiche ogni prudenza.
«Suggestione? Volevi ipnotizzarmi?»
Lei poggiò le mani sui fianchi «Se vuoi farla facile, sì. Ma non ha funzionato, il che non è normale!»
«Che vuoi che ti dica, ho una grande forza di volontà!»
«Io l’avrei chiamata stupidità!»
Dean le puntò un dito contro ma per un momento sembrò non avere molto con cui ribattere.
«Almeno io non sono un fottuto mostro!» la accusò infantilmente.
Katherine inarcò un sopracciglio, stupita «Questo è tutto quello che sai dire a chi ti dà dello stupido?»
«Il confine tra coraggio e stupidità è molto sottile.» ammise contrito Dean.
«Su questo non ci sono dubbi.»
Si accorse che i toni tra loro si erano assurdamente calmati. Forse perché quella situazione era troppo idiota e paradossale per riuscire a durare sul serio. Si rese conto di essersi praticamente messa a litigare con un cacciatore di demoni per non essere riuscita a soggiogarlo.
«Allora?» la chiamò lui, in attesa di una risposta.
La vampira ebbe un’idea improvvisa.
«Il tuo tatuaggio…» mormorò.
«Cosa?»
«Il tuo tatuaggio. Ha uno scopo, vero?» gli domandò.
Dean la guardò sospettoso, prima di rispondere «Mi protegge dai demoni. Non possono possedermi.»
La mente di Katherine lavorava febbrilmente. La possessione era una forma di controllo mentale, a modo suo.
«E basta?» indagò.
«Certo, immagino che a te sembri poco!» si offese il ragazzo, sedendosi sul cofano dell’Impala e poggiando un pugno sulla coscia.
Era un’ipotesi parecchio azzardata, ma Katherine sospettò fosse a causa di quel tatuaggio se non era riuscita a soggiogare Dean.
«Vuoi dirmi cosa sei o no? Non ci metto molto a piantarti un coltello nella giugulare, sai?» la ridestò il cacciatore.
«Il che sarebbe doloroso, ma perfettamente inutile.» lo svilì lei. Gli si avvicinò.
«E poi, Dean, a me non piace parlare di me.» sussurrò, e gli posò un dito sul petto «Come batte forte il tuo cuore. Hai paura?»
«Dovrei averne?» la sfidò lui, stringendole il dito con cui lo stava toccando.
Katherine studiò il suo viso illuminato fiocamente dalla luna e la luce fioca dei lampioni lontani. Rilassò il viso, senza mostrargli più né sorrisi compiaciuti, né sguardi minacciosi.
«No.»
«Ma non so cosa sei.» le ricordò il giovane, quasi a suo agio, ma sempre in allerta.
Katherine curvò appena le labbra, in un mezzo sorriso. Si piegò su di lui, poggiando una mano sul cofano e gli sussurrò all’orecchio, con voce roca.
«Vuoi davvero saperlo?»
Dean ebbe un brivido, le prese i polsi e la scostò, guardandola in volto.
«Sì.» confermò con sicurezza.
Katherine chiuse gli occhi, sorridendo. Socchiuse appena la bocca, passando la lingua sui canini, sentendoli allungarsi e farsi più affilati. Gli sorrise sorniona, dischiudendo le labbra e lasciando che i denti si scoprissero.
«Un vampiro.»
Dean strabuzzò gli occhi, sconvolto, e se per un attimo le parve disgustato, quello dopo risultò totalmente incredulo.
«Non può essere. Tu… ho ammazzato vampiri, non sono come te!» esclamò smarrito. Tuttavia irrigidì la mascella, sulla difensiva, e si preparò ad attaccarla.
Katherine inspirò a fondo e i canini tornarono alla misura regolare.
«Parli dei denti? O del fatto che non possano stare al sole?» chiese retorica.
«E l’acqua santa.» aggiunse cauto.
«Giusto, anche quella. La spiegazione è più semplice di quella che credi: provengono da un altro ceppo.» spiegò con ovvietà Katherine.
«E questo cosa vorrebbe dire?»
«I vampiri che conosci tu hanno un’origine diversa dalla mia.» semplificò ancora, pazientemente.
«Vuoi dire che esistono più tipi di vampiri?» domandò guardingo «Perché nessun cacciatore ha mai scoperto di quelli come te?»
Katherine alzò una spalla, indifferente «Forse siamo più intelligenti di quegli altri. O più forti. O più probabilmente, entrambe. L’unica cosa che devi sapere è che a noi non interessano i cacciatori, quindi a te non dobbiamo interessare noi.»
«Interessarmi a voi è il mio lavoro.» ghignò sfrontatamente Dean.
Katherine si liberò da lui, drizzando la schiena.
«Peccato che se provassi ad interessarti come fai di solito, finiresti ucciso prima ancora di accorgertene.» commentò annoiata.
«Tu non mi hai ucciso.»
«Oh, l’hai notato?» soffiò fintamente stupita.
Dean sorrise.
«Quell’uomo, a Hialeah. L’hai ucciso tu, vero?» domandò amaro.
«Avevo fame.» spiegò Katherine con fredda naturalezza.
«Quindi ammetti di essere un’assassina. Dovrei ucciderti, Kat. È il mio lavoro.» ribadì con altrettanta naturalezza Dean.
«Le bugie le so riconoscere anch’io, Dean. Di’ che lo vuoi fare, non che dovresti.» lo criticò la vampira.
«No, non vorrei. Tu mi piaci, e per quello che avevo visto, avevo creduto fossi dalla mia parte.» negò il cacciatore, scuotendo la testa.
Si alzò dal cofano con un balzo.
Katherine lo guardò sogghignando «Io sto solo dalla mia parte.»
Sospirò «Ma visto che mi piaci anche tu, per questa volta non ti strapperò il cuore dal petto. Tra l’altro mi sono appena fatta le unghie e non voglio rovinarle.»
«Sembri piuttosto sicura di te.»
«Ho cinquecento anni alle spalle, e ho faticato per ognuno di questi, pensi davvero di avere delle chance?»
Dean non sembrò impressionato, ma allargò le braccia, e la guardò triste. Dietro l’arroganza che ancora lo permeava, Katherine vide la delusione.
«Avanti allora, uccidimi.» la invitò spavaldo.
«Non voglio farlo, Dean.» dissentì la vampira.
«Perché?» chiese lui irato «Sei un mostro come gli altri, cosa ti cambia uccidermi? Se non lo farai ti darò la caccia.» la minacciò.
«Non sono un mostro. L’unica cosa che voglio è sopravvivere.» replicò cinica. Si sentiva in dovere di trovare scuse, e non capiva perché. La cosa le diede fastidio, ma lasciò correre. Si scoprì a non aver voglia di fingere o di manipolarlo in qualche maniera.
Lui capiva quando lei mentiva.
«Sopravvivere a cosa? Se i cacciatori non sanno di te allora che problema hai, le rughe?»
«Gli altri vampiri.» disse lapidaria, sostenendo lo sguardo di Dean, ma storcendo il naso irritata.
Il ragazzo sembrò colpito.
«Quindi non siete una grande famiglia unita?» scherzò.
Katherine sbuffò «Non funziona come con i vampiri che conosci. Non c’è interesse nel creare una progenie tra di noi. Siamo indipendenti.»
«E vi uccidete tra di voi. Ecco perché i cacciatori non vi stanno alle costole: fate il nostro lavoro gratis!» sorrise Dean.
La vampira scosse la testa «Non proprio. Esistevano delle leggi, una volta: uccidere un altro vampiro è una grave violazione, ma immagino che questo non conti quando sei il primo di tutti. Ho fatto arrabbiare il più cattivo, che guarda caso è anche più psicopatico di quello che si potrebbe immaginare.»
«Perché non lo uccidi?» domandò confuso Dean «Non può essere terribile come dici.»
La vampira abbassò gli occhi per un momento.
«Hai presente quando si dice che la miglior difesa è l’attacco? Ecco, con Klaus non è così: la miglior difesa è stargli il più lontano possibile e pregare che nessun uccellino passi di lì e gli canti la sua canzone.»
«Sembra un tipo problematico.» concluse Dean con una smorfia.
Katherine prese un respiro e soppesò l’affermazione «Beh, se ritieni che uno dei vampiri Originari che ti insegue da quando è a conoscenza della tua esistenza possa essere problematico, allora sì: è problematico.»
Alzò lo sguardo su Dean «Vedi, abbiamo tutti e due problemi più grossi di cui occuparci. Vale davvero la pena di farci la guerra stasera?»
Dean si passò una mano sul volto, raccogliendo i pensieri.
«Andrebbe contro tutto quello per cui ho sempre vissuto.»
Katherine iniziò a spazientirsi, e batté un piede sull’asfalto. Dean dal canto suo aveva capito più che bene di non essere ancora morto quella sera solo per uno strano desiderio della vampira.
Si passò di nuovo entrambe le mani sul viso, e strinse le labbra.
«Tu… tu non sei buona, vero? Altrimenti quell’uomo non l’avresti ucciso. E Dio solo sa quanti altri ne hai ammazzati. Però non vuoi uccidere me. Perché?» chiese, preso da un conflitto interno.
Katherine fece una smorfia, e scrollò le spalle.
«Fa più comodo un alleato di un nemico.»
«Non sarò mai un tuo alleato, Kat.» la riprese Dean con fermezza. Sospirò e si grattò la nuca, guardandosi intorno, come alla ricerca di una risposta o di un’idea «Ma non mi va nemmeno di essere un tuo nemico, lo ammetto.»
Katherine finalmente si rilassò e lo guardò sorriderle.
«E poi sei troppo brava a letto per ammazzarti.» sdrammatizzò bonariamente.
La vampira piegò la testa di lato e sogghignò «Buffo: è la stessa cosa che ho pensato di te.»
Dean rise.





   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Gweiddi at Ecate