Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: danish    08/09/2011    12 recensioni
"Sono la donna che ha dedicato la vita ad Harlock."
One shot irriverente da leggere con ironia che stravolge la figura eterea e angelica di Mimeh e di conseguenza di tutti gli altri personaggi, principalmente di Harlock, dei quali sarà lei in prima persona a raccontarci in merito ad abitudini, pregi e difetti. Seduta nella sua cabina, Mimeh ripensa agli avvenimenti della sua vita, da quando salì sull'Arcadia fino alla sconfitta delle mazioniane.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Miime
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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mime


La guerra contro la Regina Raflesia è finita.
Le mazoniane hanno lasciato il sistema solare alla ricerca di un nuovo mondo in cui mettere radici.
Harlock ha riportato il suo equipaggio sulla Terra e ha detto loro di vivere liberamente.
Ora, noi due soli,  stiamo viaggiando nello spazio, senza una meta precisa.

Mentre sono seduta sulla sedia, nella mia cabina, davanti all'oblo' attraverso il  quale si può ammirare la meraviglia del cosmo, rifletto sulla mia vita, sui miei giorni trascorsi a bordo di questa nave, pensando che qui si concluderà la mia esistenza.....
Io, purtroppo, non ho più un pianeta su cui fare ritorno. Jura  fu invaso tempo fa da piante giganti che distrussero tutto e tutti.
Harlock mi salvò da morte certa portandomi via da quel luogo diventato invivibile.
Decisi che avrei trascorso il resto del mio tempo con lui, a bordo della sua nave che da quel momento diventò la mia nuova casa.
Agli gli ospiti occasionali dell' Arcadia e ai i membri dell'equipaggio che andavano via via aggiungendosi a noi,  mi presentavo dicendo sempre :

"Sono una donna che ha dedicato la propria vita ad Harlock!".

E, mentre con voce angelica ripetevo quella frase, mentalmente mi ripetevo: 'fatevi gli affari vostri, io mica vi faccio il terzo grado quando salite su questa nave che è anche casa mia!!!!'.

Ricordo che appena salii a bordo, l'Arcadia mi sembrò internamente fredda e spoglia.
I corridoi bui, scricchiolanti....e, ebbene si, anche un po' maleodoranti. 
Odore di chiuso, di solitudine.....e soprattutto di cibo avariato e relativi avanzi lasciati sparsi qua e là.....bleahhh....il solo ricordo mi dà la nausea.....


"ma dove sono finita?" mi chiesi mentre vagavo senza una meta precisa, guardandomi intorno con circospezione.
Guardai l'uomo che mi stava davanti, il cui aspetto sinistro rispecchiava la sua nave: un terrestre, sfregiato e cieco da un occhio che teneva coperto da una benda nera, capelli arruffati e lunghi quasi fino alle spalle, vestito da pirata ed armato fino ai denti. Tra l'altro con un mantellaccio nero tutto lacerato sul fondo. Inquietante!!

Eppure, nonostante le menomazioni che ho accennato, aveva un che di accattivante. L'occhio sano era così luminoso ed espressivo da rendere tutto l'insieme della sua figura attraente. Quando sorrideva, quasi mai a dire la verità, assumeva un'espressione davvero incantevole.....e per fortuna, al contrario della sua nave, non era per niente maleodorante!!

A bordo eravamo solo lui ed io. 
Mi fece visitare la sua cabina che era a poppa della nave e che, mi spiegò,  essere la riproduzione di un antico vascello terrestre. Che vuoi che ne sappia io di vascelli terrestri?? Ma, per non contrariarlo, sorrisi con gli occhi e finsi meraviglia, guardandomi intorno estasiata.

Ma.... come mai la sua cabina era così ben arredata e curata nei dettagli e tutto il resto della nave sembrava un tugurio??
In realtà la sua stanza era un pochino troppo tetra per i miei gusti : coperte nere sul letto adornato di teschi e tibie incrociate, moquette bordeaux e  luce perennemente fioca..... bisognerebbe chiudere un occhio su alcuni dettagli......lui sicuramente in questo non avrà avuto problemi.

Mi disse di occupare una cabina a mio piacimento.
Dopo aver visto la sua, immaginai che anche tutto il resto della nave fosse arredato nel medesimo stile, con morbide poltrone e moquette al pavimento.
Sbagliato!!! Un letto di metallo con materasso ed una sorta di tavolino con una sedia di ferro accanto. Tutto qui ????
Così, a denti stretti (che è un eufemismo perché non ho né bocca né denti), ne scelsi una vicino all'infermeria, quella che mi sembrava meno brutta delle altre.
Ci misi giorni interi a ripulirla e lui nemmeno si degnò di darmi una mano!!! No, dico, siamo qui in due, almeno offriti! Poi io avrei detto di no, ma intanto fai il gesto! Partiamo male!!!

Sembrerebbe tutto così romantico: un uomo ed una donna, soli nello spazio, su una nave pirata....che col tempo avevo ripulito per bene e reso un po' meno tetra e buia. Non vi dico che impresa....

Nel tempo libero mi dilettavo a suonare l'arpa e spesso lui mi invitava nella sua cabina a tenergli compagnia.
"Non è che magari ha strane intenzioni?" pensai la prima volta che me lo domandò.
Invece mi accorsi ben presto che non gli passava nemmeno per l'anticamera del cervello di provarci con me.
Eppure non sono da buttare, anzi, sono piuttosto carina e poi , dalla mia, ho il fascino esotico dell'aliena.
Ci rimasi male.
Decisamente male.
Talmente male che mi vennero anche dei dubbi sulle inclinazioni di quell'uomo.......

Accettai l'invito ed andai ad accomodarmi su di una poltrona, di fronte ad una delle finestre affacciata sullo spazio infinito. Cominciai a toccare le corde della mia arpa con delicatezza, lasciandomi trasportare dalla dolce melodia che essa produceva. Lui si accomodò su di una sedia , dopo essersi liberato delle armi e del mantello ed aver appoggiato le gambe sul ripiano della scrivania, rimanendo avvolto nella penombra.
Chiuse gli occhi e reclinò leggermente il capo all'indietro, sorreggendolo con le mani, incrociate dietro alla nuca.
Continuai a suonare. "Sono felice che il suono della mia arpa lo rilassi....ha sempre l'espressione cupa e tesa..." pensai,  mentre cambiavo musica.
 

Suonai a lungo, fino a quando decisi che fosse arrivato il momento di ritirarmi nelle mie stanze.
Mentre stavo pensando a come congedarmi, fui scossa improvvisamente da uno strano rumore, proveniente da oltre le mie spalle. Mi voltai leggermente, senza smettere di suonare e mi accorsi con orrore che stava dormendo, russando a bocca aperta,  in maniera indescrivibile.

Ecco, quella fu la prima volta che suonai per lui.....non fu proprio un'esperienza gratificante..... 
Accadde molte altre volte. Del resto che doveva fare su quella nave? O beveva o dormiva. Non cercava altri diversivi...
Una volta lo sorpresi parlare da solo nella stanza del computer principale. Lui se ne accorse e mi disse che quella macchina in realtà conteneva l'anima del suo caro amico Tochiro, con la quale amava dialogare.

Lo assecondai senza approfondire troppo l'argomento. Mai sentita una cosa simile....ma decisi che non era il caso di contraddirlo. Cominciai a pensare che fosse pazzo.

A poco a poco sulla nave cominciarono a salire i personaggi più disparati e disperati. Tutti poveracci che non avevano più nessuno al mondo. Yattaran, una mente geniale in un corpo tozzo e sgraziato, deluso dalla vita e dalle donne; il dottor Zero, medico perennemente ubriaco, insieme al suo gatto pulcioso;  Maji, un macchinista sposato , senza saperlo, con una mazonianana da cui aveva avuto una figlia. Questa era stata rapita in tenera età e la moglie assassinata da un capitano per cui Maji aveva lavorato; Yuki, unica ragazza di tutta la ciurma, il cui fidanzato le aveva ucciso il padre e la cui madre era morta poco dopo dal dolore; Masu, un'anziana signora che si spacciava per cuoca obbligando gli altri ad assaggiare le abominevoli ricette che si dilettava a cucinare.
Infine, il più scalmanato di tutti : Tadashi Daiba. Poco più di un ragazzino, uno scavezzacollo, una testa rovente. Meglio perderlo che trovarlo......non c'era mai niente che andasse bene per lui.


Ebbene, questi disgraziati erano diventati la mia famiglia.....Si dice che non si possano scegliere i propri genitori e nemmeno i propri famigliari....mai come nel mio caso il detto si è dimostrato più vero.

Dopo la prima fase di assestamento, durante la quale cercavo di carpire l'essenza del loro animo attraverso i miei poteri, cominciai a tollerarli e a sopportare le loro cattive abitudini. Dormire per terra, gridare come matti, suonarsele di santa ragione per i motivi più futili, ubriacarsi e russare erano le loro attività preferite. Ne avevano anche altre, ma preferirei soprassedere.
 
Con il dottore avevo un rapporto di amore-odio. Ci nascondevamo spesso in infermeria a bere come delle spugne ma il più delle volte ci contendevamo la bottiglia migliore. Il dottore non aveva scrupoli e mi lanciava tutto quello che gli capitava sottomano, gatto compreso, pur di arrivare per primo alla dispensa e scolarsi la bottiglia. Un paio di volte il micio si appese con le sue unghie alla mia schiena, lasciandomi delle belle striature bluastre per molti giorni. Per vendicarmi, di nascosto dal suo padrone, finsi di accarezzarlo e invece gli ammollai una scarica elettrica, facendogli rizzare il pelo come fosse un istrice terrestre. 

Masu non mi dava pensieri. Io non ero obbligata a mangiare quello che cucinava, poiché mi nutro solo di alcool. Ma un paio di volte rischiò di ferirmi seriamente lanciando i suoi machete per allontanare sia me che il dottore dalla bottiglia di liquore appoggiata al banco di lavoro che lei voleva usare per sfumare il suo arrosto. Quindi preferivo tenermi a debita distanza. A volte spiavo gli altri che mangiavano e mi facevo grasse risate vedendo le loro smorfie di disgusto. In quel caso, mi ritenevo fortunata a non avere la bocca.

Yuki era quasi una buona amica. Inizialmente mi guardava con diffidenza. Mi chiedeva con insistenza perché passassi la maggior parte del mio tempo con Harlock, nella sua cabina. Pensava che tra me e il capitano ci fosse del tenero. Io glielo lasciai credere per un po', divertendomi a vederla arrossire di gelosia. Sono sicura che avesse una vera ossessione per Harlock, nonostante la sua giovane età. Lui le aveva salvato la vita , come aveva fatto con me, ed era naturale provare dell'affetto nei suoi riguardi. Lei però era davvero esagerata: qualunque cosa lui le ordinasse di fare la eseguiva prontamente. Forse voleva mettersi in mostra sperando che lui si accorgesse di lei....
Impossibile. A lui delle donne non interessa niente. Almeno così pensavo...fino a quando non salì a bordo Namino.

La situazione peggiorò quando arrivò Tadashi. Un ragazzino ribelle e scontroso, dal carattere difficile. Suo padre, un importante scienziato,  era stato assassinato dalle Mazoniane e lui divenne erede di diversi segreti. Delle Mazoniane si sapeva ancora poco all'epoca.
Harlock invitò Tadashi a bordo dell'Arcadia e lui vi salì credendo di trovare una nave ordinata, pulita e profumata. Forse pensava di essere in un lussuoso Hotel dove avrebbe potuto trascorrere delle vacanze felici e serene....

Harlock si sentì in dovere di fargli da padre e insegnargli come si doveva comportare un vero uomo. Lo menò un paio di volte, tanto per inculcargli le regole. Fu un percorso duro ma alla fine vi riuscì.

Una volta abituatami alla presenza di tutti questi umani, pensavo che sarebbe andato tutto bene.

Invece ecco che sul più bello entra in scena la "grande Regina Raflesia, sovrana dell'onnipotente Mazone"!!!
Una gran scocciatura.
Una pazza scalmanata tutta vestita di nero, al comando di una flotta immensa, decisa a conquistare la Terra che definisce sua seconda patria. Una gran bella donna, pallida come la morte e dura come la roccia.
Almeno inizialmente.
Ma Harlock non le ha permesso di perseguire i suoi scopi.
Ce ne ha messo di tempo, forse fin troppo, ma alla fine l'ha rispedita da dove è venuta, nello spazio oscuro.
Ho avuto spesso il dubbio che quei due giocassero al gatto col topo e che tentassero di tirarla per le lunghe:

Sono più forte io!

No io sono più potente!

Io ho più navi!

Io ti trafiggo con il pugnale!

E io rapisco la tua figlioccia!

Errore! Errore madornale!
Quella di rapire Mayu fu una delle mosse strategicamente più sbagliate che la Regina potesse fare. Ma lo fece perché era disperata. Non riusciva a disfarsi di noi, un manipolo di pirati e di un'unica nave che si opponeva al suo piano di conquista. Il suo popolo inoltre cominciava a patire i disagi del lungo viaggio, allontanandosi sempre più dal progetto  di tornare sulla Terra. Cominciarono le defezioni tra i civili e la Regina dovette prendere dure decisioni, colpire il suo stesso popolo per evitare la rivolta totale.
Pensava che rapendo Mayu, Harlock si sarebbe arreso. Invece , dopo una estenuante ricerca, lui riuscì a liberarla e la portò a bordo della nave.

Risultato: Raflesia ottenne il disprezzo del capitano e noi la quasi rottura dei timpani e danni permanenti all'udito.

Si, perché Mayu cominciò a tempestarci gli orecchi con il suono della sua ocarina. Giorno e notte, notte e giorno senza soluzione di continuità.....non ne potevo davvero più.....ebbi la tentazione di strappargliela con la forza e gettarla sul pavimento per saltarvici sopra e frantumarla. Un vero tormento.
A risolvere la situazione intervenne Tochiro. Fu lì che compresi appieno che Harlock non era pazzo e il computer della nave era davvero vivente. Tornammo sulla terra e lasciammo la bambina all'istituto presso la quale alloggiava abitualmente.

Come ultima speranza, Raflesia si affidò alle doti femminili di un suo agente, una certa Namino. Salì sull'Arcadia con una raccomandazione del ministro Kirita, un uomo che ci aveva sempre combattuti e che improvvisamente aveva capito di stare dalla parte sbagliata. Alla buon'ora!!! Voleva che portassimo la sua segretaria in salvo da qualche parte.
Harlock accettò senza battere ciglio.
Strano.
Molto strano.
La signorina salì a bordo, riscuotendo consensi e successo tra i membri dell'equipaggio. Il dottore sembrava rincretinito e le faceva da cicerone attraverso la nave, portandola nei luoghi più segreti, compresa la sala del computer. Harlock la lasciava girare tranquillamente senza preoccuparsi di dove questa andasse a cacciare il suo bel nasino appuntito.
Tentai diverse volte di metterlo in guardia perché io avvertivo che qualcosa non andava. Risultato? Mi diede quasi della pazza!! A me!! A me che ero la sua confidente e consigliera spirituale!!! Inaccettabile. Eppure anche lui sembrava stordito dal fascino di quella mazoniana in incognito.

Me ne giravo per i corridoi, alla ricerca della fatalona quando, con sommo orrorre misto a stupore, vidi arrivare Harlock con in braccio quella donna. Nuda!!! Coperta solo dal suo mantello. Ma...ma che stavano combinando quei due??? Mi avvicinai, lampeggiando come un faro nella notte, e tentai di chiedere spiegazioni. Lui mi ignorò totalmente e proseguì con lei avvinghiata al collo come un rampicante. Inaudito!! In quel momento ebbi la certezza che Harlock non avesse strane inclinazioni, come avevo pensato appena lo incontrai. 
Mi sorprese però, quando la lasciò cadere sopra al dottore, in infermeria, dicendogli con scherno, di prendersi cura di lei.
Finalmente lo aveva capito che era una spia mazoniana. Forse lo sospettava da subito, ma aveva atteso il momento opportuno per agire....e nel frattempo si era pure lustrato un po' gli occhi e rifatto la bocca. Già, l'aveva baciata!!!
La poveretta fece una brutta fine, scoperta da noi, abbandonata dalla sua Regina, scelse di morire in maniera plateale, per mano dell'uomo di cui era innamorata. Sarebbe bastata una capsulina.....di solito le spie ne sono dotate.

Raflesia era alle strette. Ci introducemmo nella sua nave ammiraglia ed Harlock la affrontò in un duello epico. La grande Regina era tutta agghindata, in tenuta da battaglia. Lo scontro tra i due fu molto duro ma alla fine Harlock ebbe la meglio. Con un fendente improvviso, la disarmò e la denudò, ferendola al petto.
Ancora???
Allora ce l'hai per vizio quello di stare con mazoniane nude!!!!  Spiegami come hai fatto con un colpo solo a lacerarle tutto il vestito e a ferirla sul petto...no, perché io non lo capisco proprio!

Lei, offesa nell'onore, si coprì con le mani e restò a guardare il nemico.
Harlock fece un gesto generoso. Le risparmiò la vita, permettendole di andarsene con la sua gente e di cercare un altro posto da colonizzare che non fosse la Terra.
Ma la pallida signora rispose con una frase sibillina. "Vuoi che io parta? vuoi davvero che io parta?" domandò.
Certo!! Togliti dalle scatole in fretta e ringrazia che il capitano non ti abbia finita sul posto. Vaaaaiiii!!!

Finalmente tutto era finito come doveva. Harlock si tormentò per qualche giorno su quella frase, non riuscendo a comprenderne in pieno il significato. Ci pensai io a lenire il suo cruccio : vino e musica.
Qualche giorno dopo tornammo sulla terra e vi lasciammo tutto l'equipaggio.
Mai come in quel momento mi sentii felice. Finalmente mi ero liberata di tutta quella marmaglia.
Yuki tentò di convincermi a rimanere con loro.
Fossi pazza.
Risposi che il mio compito era quello di rimanere accanto ad Harlock.
Vidi un lampo di gelosia attraversarle lo sguardo. E piantala, tanto lui non ti fila!!!!

E così eccomi qui, a contemplare lo spazio infinito che ci circonda.

E' il momento di recarmi in cabina da Harlock a tenergli compagnia con della buona musica ed un buon bicchiere di vino. Magari anche due, vedremo.
Cammino lungo questi corridoi che ormai conosco a memoria, sento i miei passi risuonare metallici, sfioro con le dita le pareti scarsamente illuminate. Tutto intorno è silenzio, solo qualche ronzio proveniente dalla strumentazione di bordo.
L'Arcadia è ferita dopo l'ultima battaglia e necessita di riposo e manutenzione. Ci fermeremo da qualche parte, probabilmente su Ombra di Morte per ripararla.

Apro lentamente la porta di legno ed entro nella cabina di Harlock.
Ne percorro l'interno con lo sguardo, alla ricerca della sua figura nella penombra.
Lo vedo sdraiato nel suo letto, le mani dietro la nuca, una gamba distesa e l'altra appena piegata.
Mi sorride mentre mi vado a sedere sulla poltrona
davanti alle vetrate.
Bevo un sorso di vino, tocco le corde della mia arpa e la musica invade soavemente la stanza.

Pochi istanti dopo un rumore che ben conosco mi raggiunge gli orecchi e mi indica dove guardare: eccolo, il guerriero riposa tranquillo e beato nel suo letto.....russando come un trombone!!!
Pazienza, ormai ci sono abituata. Sono o non sono "una donna che ha dedicato la propria vita ad Harlock"??
Quindi compio il mio dovere e mi avvicino in silenzio, rimboccandogli le coperte e passandogli una mano sulla fronte per liberarla dai capelli. Al mio tocco si sposta leggermente, smettendo di russare.
Meno male.
 







   
 
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