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Autore: ElaCollins    08/09/2011    2 recensioni
Winona è ribelle, Winona non ascolta, preferisce fare di testa sua.
Josh è fin troppo maturo per la sua età e vorrebbe fermare il male che lo sta uccidendo.Possono due anime incontrarsi e cambiare il proprio destino? La travolgente storia di due ragazzi rinchiusi in un mondo di plastica.
Storia scritta con Giulia alias Poisoned_Eyes. Cap 1 scritto da lei, e a seguire alterneremo i capitoli.
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Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

" Non avere fretta di trovare il vero amore..perchè è come la morte. Lo prevedi, ma quando succede non te lo saresti mai veramente aspettato ".
Ripiegato in una busta vecchia di almeno dieci anni, Winone osservava quel piccolo pezzo di carta ingiallito che mostrava con chiarezza come il tempo avesse e abbia tuttora la capacità di manifestare la sua presenza anche sulle più piccole cose.
I caratteri dorati restavano tuttavia ancora impressi e ben leggibili. Probabilmente perchè era stato utilizzato un inchiostro molto raffinato.
Winone si alzò in piedi dal piccolo angolo sotto la finestra dove si era sistemata poco prima per dare un'occhiata a quello che i suoi genitori chiamavano "un ricordo della nonna". Una nonna che però, lei non aveva mai conosciuto..Non certo perchè fosse morta anni prima della sua nascita, ma piuttosto perchè né lei, né i suoi genitori avevano pensato di andare a trovarla al centro psichiatrico dove era stata rinchiusa vent'anni prima a causa di una leggera forma di pazzia forse dovuta al dispiacere per la perdita improvvisa del marito.
I raggi del sole delle prime luci del mattino penetravano attraverso le tende dai decori semplici e molto eleganti mettendo in risalto i pizzi color panna del grande letto a baldacchino che si ergeva al centro della stanza.
A Winone non era mai piaciuta quella stanza. I suoi genitori avevano sempre voluto il meglio per lei, ed erano convinti che ogni ragazzina volesse un letto circondato da pizzi di ogni genere, un grosso baule di bambole e una carta da parati verde pastello.
Era questo il punto. Aveva sempre apprezzato ciò che i suoi genitori volevano per lei, ma forse non si soffermavano mai a pensare che non era ciò che lei voleva da loro.
Una cosa però le piaceva di quella stanza. Adorava quell'atmosfera da foresta incantata che creava la luce appena entrava alle prime luci dell'alba e il dolce profumo dei fiori di pesco sprigionato dal grande albero di fronte alla sua finestra.
Si ricordava che da piccola prendeva quel grande baule di bambole e ci saliva sopra per poter arrivare alla finestra e sporgersi senza che il postino, il papà o i vicini corressero allarmati pensando che si volesse lanciare di sotto e cercava raccogliere il primo fiore di pesco che sbocciava in primavera.
Successivamente lo annusava, lo chiudeva in una piccola scatola e lo portava sempre con sè.
Quell'anno, come tutti gli altri, i fiori erano sbocciati di nuovo, ma questa volta Win non aveva raccolto il primo fiore che vedeva la luce del sole. Aveva deciso che non l'avrebbe più raccolto e che avrebbe rappresentato la sua vita e le sue continue fioriture. E che sarebbe definitivamente caduto quando lei non sarebbe più stata lì per vederlo sbocciare.
Chiuse il baule della nonna facendo attenzione a non rompere i piccoli vasetti di vernice che utilizzava molto probabilmente per dipingere e ripiegò con cura i vecchi spartiti per pianoforte. Quando lo chiuse si rese conto che un parente molto simile a lei esisteva al mondo, e che lei assomigliava a qualcuno..purtroppo però, era tardi per conoscerlo e anche per dare sfogo ai suoi sensi di colpa. Sarebbe andata avanti come al solito, incompresa e delusa dalla maggior parte di quelle persone che vivevano attorno a lei, compresi i suoi genitori e chissà, forse anche lei un giorno come la nonna sarebbe morta per amore.
Uscì dalla sua camera sbattendo la porta e scese le scale. Arrivò nella grande cucina illuminata dove l'aspettavano i suoi genitori come ogni mattina da ormai diciannove anni.
La salutarono con un sonoro buongiorno e lei si sedette al suo posto, di fronte a suo padre. Si era sempre chiesta perchè non si poteva sedere di fronte a sua madre. Forse perchè sarebbe risultato difficile per suo padre tenere sott'occhio entrambe.
La cucina era piuttosto spaziosa e arredata secondo il gusto di sua madre, ovvero con tanti pizzi e colori pastello. Winone però era fermamente convinta che fosse stata arredata in quel modo non tanto perchè rappresentasse lei e la sua famiglia, ma piuttosto perchè desse un'idea di nucleo famigliare tranquillo e perfetto ad occhi estranei. Insomma, erano convinti di avere ciò che gli altri volevano vedere. Anche a costo di mentire spudoratamente.
La tavola era apparecchiata per tutti e tre come ogni mattina con tre tazze tassativamente uguali, una bottiglia di latte, una di spremuta d'arancia, le brioches calde e i pancake al centro e un vaso di rose appena colte dalla piccola aiuola sul retro.
E fino a qui era tutto nella norma. I problemi arrivavano quando Winone verso gli otto anni si rese conto che suo padre non faceva e non aveva mai fatto colazione. Neanche una mattina. Non perchè non potesse, ma piuttosto perchè non era sua abitudine. E allora che bisogno c'era di apparecchiare anche per lui e lavare la sua tazza ogni mattina? Per sembrare perfetti? Per rientrare nei presunti canoni della normalità? Ma in fondo, che cos'è la normalità? La perfezione non esiste, noi e ciò che ci circonda siamo soltanto perfettamente imperfetti e vittime del tempo che è anchesso imperfetto, altrimenti, avrebbe la capacità di fermarsi o ritornare indietro. Così la pensava lei.
Nella mente di coloro che dicevano di essere i suoi genitori si poteva intravedere una sorta di perfezionismo maniacale che molto spesso si riversava anche su di lei.
Come sempre si versò un po' di latte, mangiò una brioche e restò seduta aspettando le classiche domande che sentiva ormai da vent'anni, sperando che come ogni lunedì mattina, la madre non le chiedesse di far visita alla signora Peacock.
" Questa mattina andrò dalla signora Peacock. Vuoi accompagnarmi? " chiese la madre, una donna sulla cinquantina, capelli a caschetto lisci, castani e morbidi come i suoi e una frangetta cadente sul viso. Non era molto alta e nemmeno snella. A Win sua madre aveva sempre ricordato quelle tipiche mamme dei film anni cinquanta, con le sue gonne al ginocchio dalle fantasie bizzarre e i suoi cerchietti in testa usati perlopiù come decoro che per tenere fermi i capelli.
" No mamma , non credo che verrò..Ho dei compiti da finire " mentì.
" Ma la signora Peacock è molto anziana, lo sai che le farebbe piacere vederti! "
In quel medesimo istante suo padre si alzò in piedi di scattò: " sai benissimo che l'istruzione è importante! Mi avevi detto che anche se avessimo speso la maggior parte dei nostri risparmi per fare studiare nostra figlia in una scuola privata si sarebbe impegnata e avrebbe ottenuto numerosi crediti! I ragazzi della sua età non studiano più al giorno d'oggi, prederiscono altri tipi di divertimenti e noi non dobbiamo permettere che lei prenda quella strada! È il suo ultimo anno e voglio che lo concluda nel migliore dei modi! " sbottò.
Sua madre rimase immobile a fissare gli occhi di quell'uomo nei quali trent'anni prima era convinta di aver intravisto una scintilla d'amore che purtroppo si era spenta ormai da molto tempo.
" Mi dispiace. A volte dimentico i sacrifici che facciamo per nostra figlia. Mi dispiace di non essermene ricordata. "
Sua madre distolse lo sguardo e cominciò a sparecchiare, fingendo di non essersi sentita spaventata, derisa e offesa come succedeva spesso negli ultimi tempi.
Win li osservò ancora seduta di fronte alla sua tazza e guardò la figura di suo padre, alta, snella, i capelli radi e scuri e quegli occhi piccoli, neri come la notte e inespressivi nascosti dietro ad un occhiale dalla montatura sottile ed elegante e si sorprese a chiedersi quale angelo custode era stato così generoso da far si che lei non gli assomigliasse né nell'aspetto, né nei modi di fare.
"  Win, sarà meglio che tu vada a studiare. " suggerì suo padre, notando la sua espressione critica.
Si alzò da tavola e risalì le scale richiudendosi in camera sua, quella che era diventata la sua tana e l'unico posto in cui non si sentivano i sospiri rassegnati di sua madre o le urla di suo padre.
E questa era la sua famiglia. Se venissero intervistati i vicini molto probabilmente direbbero che erano la famiglia perfetta, il modello esemplare che tutti vorrebbero essere. E in questo i suoi genitori erano stati veramente bravi. Erano stati semplicemente dei geni nel costruire una falsa realtà, quello che Win chiamava "il loro piccolo mondo di plastica".  









Bene, salve a tutte questa ff è stata ideata da Poisoned_Eyes e me Dogenigia_luna. Il primo capitolo è stato scritto da Giulia, il secondo lo scriverò io. Potete trovare la storia anche sull'account di Giulia. Ognuna di noi scriverà un capitolo a testa. spero possa piacere e RECENSITE.
grazie bacioni
  
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