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Autore: Kessi    08/09/2011    5 recensioni
Harry gli sorrise e tirò fuori dalla tasca della giacca una specie di pergamena. Sul volto di Remus apparve un'ombra di divertimento. Aveva capito subito di cosa si trattasse. Teddy invece guardò il curioso oggetto che aveva in mano con aria sospetta.
“Ecco, Teddy. Questa è tua” disse il padrino porgendogli la preziosa mappa. Con la coda dell’occhio vide l’ex professore ridacchiare.
“Che cos’è?”.
“E’ un oggetto molto speciale. Una mappa. Era di tuo padre che me l’ha gentilmente concessa, ma ora penso che tu debba esserne il legittimo proprietario.”.
“Ma … Non si vede niente!” protestò il bambino.
“Non funziona ora. Devi pronunciare una formula speciale per usarla e anche quando avrai finito.”.
“E quale?”
“Dovrai scoprirlo tu. Sono sicurissimo che ce la farai. Ti sarà utile”, disse “potrai usarla una volta che sarai smistato. E sono certo che finirai a Grifondoro, Teddy” concluse Harry “ce l’hai nel sangue”.

11 anni dopo la fine della II guerra magica.
Ecco come ho immaginato la vita felice di Remus, Tonks e Teddy.
Long-fic divisa in due capitoli!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Our life togheter

 

 

 

 

 

 

 

 

1° Settembre 2009

 

 

In casa Lupin quella mattina, tutto era diverso dagli altri giorni dell’anno. Si respirava un’aria di eccitazione, agitazione e nervosismo.
Quel giorno, infatti, Ted Remus Lupin avrebbe cominciato a frequentare Hogwarts e grazie ai suoi studi sarebbe diventato un grande mago, proprio come i suoi genitori. Quella mattina si era svegliato presto, anzi prestissimo. Alle cinque e mezza era già in piedi. Si era fatto una doccia che avrebbe dovuto essere rilassante, si era pettinato alla meglio, aveva cambiato il colore dei suoi capelli trasformandoli nel loro vero colore.
“Teddy!” lo chiamò una voce femminile.
Lui fece una smorfia al suo riflesso dello specchio, poi corse al piano inferiore. Sua madre stava bevendo un caffè, mentre suo padre leggeva la Gazzetta del Profeta, tranquillo come sempre.
“Che c’è, mamma?”.
“Ti sei già vestito?”.
“Ehm … No. Devo mettermi già i vestiti da mago?”.
Remus, seduto nell’angolino, sorrise al linguaggio ancora leggermente infantile del figlio. Alzò  lo sguardo su di lui, scrutandolo. Era inutile, gli assomigliava troppo, soprattutto quel giorno che aveva lasciato i capelli del loro colore naturale: erano castano dorati come i suoi. Gli ricadevano sulla fronte, leggermente spettinati, gli occhi azzurri, il riflesso dei suoi, brillavano per l’agitazione ma anche per le forti emozioni.
Indossava una maglietta  a mezze maniche blu e dei pantaloni della tuta grigi. La pelle era bianca, come quella della madre. Aveva gli stessi lineamenti, pensò Lupin, gli stessi lineamenti della donna di cui si era innamorato.
“No. Ti cambierai sul treno, a meno che tu non voglia già indossarli” riprese Tonks agitando la bacchetta, facendo finire la tazzina di caffè, insieme a quella di Remus, nel lavandino.
“Penso di no” mormorò Teddy, sedendosi sul divano.
Ninfadora lo guardò preoccupata: era normale che suo figlio fosse agitato quel giorno, lo era anche lei. Come se la sarebbe cavata ad Hogwarta senza lei e Remus?
Gli si sedette accanto, silenziosa, sperando fosse lui a rompere il ghiaccio. Purtroppo, il figlio aveva ereditato parte del carattere del padre. Era infatti riflessivo come lui e tendeva a non esternare i problemi agli altri a meno che non gli venisse chiesto.
“Come ti senti? Sei nervoso?”.
Il ragazzino la guardò  per un attimo, poi abbassò lo sguardo “Sì” farfugliò.
“E perché?”. Era cresciuto troppo in fretta, pensò Tonks. Gli sembrava che fosse nato ieri, mentre quel giorno stava per andare a scuola! Aveva 11 anni! Era più maturo dei suoi coetanei, ma era ancora ingenuo. Era ancora un bambino.
“Non so in che casa vorrei finire, esattamente”.
“In qualunque casa andrà bene, tesoro”.
“Mamma …” disse il bambino, guardandola negli occhi “Che ne diresti se diventassi un Corvonero?”.
Lei sorrise. Era stato il problema di tutti i maghi. Lei stessa aveva dato il tormento alla madre finchè, quest’ultima, esasperata, l’aveva quasi sbattuta fuori di casa.
Lupin intanto, ascoltava attentamente la discussione. Anche lui aveva avuto il suo stesso timore. Da quel che sapeva lui, quando era piccolo, avrebbe giurato di finire a Corvonero, invece il destino l’aveva collocato a Grifondoro, là dove aveva incontrato i suoi migliori amici.
“Sarei contenta. Corvonero è una buona casa.” Rispose Tonks, cercando di infondergli sicurezza.
“Sì, ma…” farfugliò ancora Teddy imbarazzato.
“Che cosa?”.
Si stropicciò la maglia con le dita, nervoso “E se diventassi un … Un … Serpeverde?” sussurrò con voce appena udibile.
Remus e la madre sorrisero. Non sarebbe mai finito a Serpeverde, non Teddy che era coraggioso, leale, creativo, nobile. Non era ambizioso o altro. Certo, se fosse finito a Serpeverde i loro sentimenti nei confronti del figlio non sarebbe cambiato di un briciolo, anzi! Sarebbe stato il primo Serpeverde della famiglia.
“Non c’è nulla di male a finire a Serpeverde, Teddy” spiegò la madre “E’ una casa come le altre”.
“Ma Ron mi ha raccontato che tanti maghi Serpeverde erano cattivi. Come … Voldemort”.
I due maghi adulti fremettero a sentire quel nome. Ormai il pericolo era passato, ma era un ricordo indelebile. Il dolore e la devastazione che aveva provocato nel mondo magico non si poteva cancellare.
“Non è vero. Non tutti i Serpeverde sono cattivi. Ci sono stati anche maghi cattivi in altre case” disse Tonks, poi gli scompigliò i capelli “Su, Teddy, non ti preoccupare. Sarai un mago fantastico, in qualunque casa tu finisca! L’importante è che tu impari tante cose nuove!” concluse, facendogli l’occhiolino che strappò un sorriso al figlio.
Si alzò “Vado a controllare che tu abbia messo tutto. Tu puoi fare quello che vuoi ora. Sei in anticipo, Ted” disse Ninfadora per poi sparire al piano superiore.
Il ragazzino si diresse in giardino, seguito dallo sguardo attento del padre che mise via il giornale e lo raggiunse.
Teddy si era seduto sull’erba fresca, a gambe incrociate. Remus seguì il suo esempio e si lasciò accarezzare dall’aria mattutina.

Padre e figlio rimasero silenziosi, a godersi la presenza reciproca. In quel momento, seduti accanto nella stessa posizione, erano simili come due gocce d’acqua. Ninfa dora che dalla cucina li vide, sorrise. Capì che doveva lasciare loro quello spazio, quel momento padre-figlio.

“Allora, Teddy, sei pronto?”.
“Spero di sì, papà” disse, sospirando “Ho … paura”.
“È normale averne. È un momento importantissimo nella vita di tutti i maghi” spiegò il padre “Anche io lo ero alla tua età. Non sapevo in che casa finire, non avevo amici ed ero sempre stato emarginato da tutti” mormorò, perdendosi nei ricordi.
“Beh, gli altri bambini sbagliavano, papà!” esclamò convinto.
Remus sorrise. Suo figlio aveva una grande empatia per la sua età.
“Grazie, Ted. Sai quando sono salito sul treno ero smarrito. Non volevo sentire gli sguardi carichi di disprezzo degli altri, così mi rifugiai in uno scompartimento vuoto, l’unico non ancora occupato. Ho tirato fuori il mio libro e ho cominciato a leggere, finchè due ragazzini esuberanti non sono venuti a chiedermi se potevano sedersi con me. Ero imbarazzato. Erano molto amici tra loro e io mi ero sentito escluso, tutto subito. Mi sbagliavo, invece. Mi hanno subito coinvolto nelle loro discussioni e nei loro scherzi. Per la prima volta nella mia vita mi sentii bene, un ragazzino normale, come  tutti gli altri. Uno dei due mi ha difeso da altri ragazzi che mi prendevano in giro. Erano suoi parenti, ma ho capito subito che non erano in buoni rapporti tra di loro. Comunque con loro due siamo stati subito grandi amici” Raccontò perdendosi nei ricordi, poi tornò a fissare lo sguardo negli occhi del figlio “Sai chi erano questi ragazzini?”.
“Ehm” fece imbarazzato.
“Sirius Black e James Potter” rispose, con una nota di dolore. Gli faceva sempre male pensare a loro.
“James Potter? Il padre di Harry?”
“Sì, Teddy. E Sirius Black è stato il padrino di Harry, nonché il cugino di tua madre”.
“Davvero?”.
“Sì. Sarebbe molto fiero di te.”
Il piccolo arrossì “Me lo ricordo! Harry mi ha mostrato delle sue foto. Era un signore coi capelli lunghi, neri. Aveva la faccia un po’ … triste”.
“Già. Ha passato brutti momenti. Ma sai, Teddy, lui voleva molto bene a Harry. Era come un figlio per lui. Era il figlio del suo migliore amico. Ha giurato di proteggerlo da ogni pericolo e l’ha fatto. È morto per salvarlo.”.
“Lo so. Harry me ne aveva parlato”.
Remus sorrise. Gli avrebbe raccontato poi la storia dei Malandrini. “E’ stao un ottimo padrino, come Harry lo è per te”. Il figlio non rispose, immerso nei suoi pensieri.
“Teddy, non devi avere paura di finire a Serpeverde. È un’ottima casa” aggiunse il padre.
“Pero’ non voglio”.
“Avanti. Perché no?”.
“Non mi piace” disse mettendo il broncio “Io voglio essere come te, papà”.
Al padre gli si strinse il cuore. Era una frase semplice, ingenua ma bellissima. Voleva essere come lui.
“Vuoi diventare un Grifondoro?”.
“Sì! Come Harry, Ron, Hermione …”
Lui rise “Vedo che hai le idee chiare. Se è quello che vuoi, molto probabilmente sarai accontentato. Vieni smistato non solo per le tue qualità ma anche secondo ciò che desideri”.
Il bambino annuì “Harry mi ha detto che lui inizialmente doveva essere un Serpeverde, ma poi è finito a Grifondoro”.
“Sì. A quanto vedo, vi assomigliate molto in questo”.
“Papà, sarei un buon grifondoro?”.
Lui lo guardò. Era così simile a lui … E a Sirius in quel momento. Anche Sirius voleva finire a tutti i costi a Grifondoro. Detestava Serpeverde, la casa in cui erano andati tutti i suoi parenti. Sorrise a ricordare lui, James e … Peter. I Malandrini, quattro studenti Grifondoro. Teddy gli assomigliava troppo. Aveva il cuore di un Grifondoro e quella leggera inclinazione a ficcarsi nei guai, come lui, Sir, James ed Harry.
“Certo”.
“Tu dici che potrei esserlo?”.
“Ne sono quasi sicuro, Ted”.
Lui sorrise, raggiante “Evviva!” saltellò, inciampando.
In quello, pensò Remus, aveva preso dalla madre. Era leggermente goffo come lei.
Teddy gli andò incontro e lo abbracciò velocemente.
Lupin lo strinse a sé. Suo figlio era ciò che aveva di più importante.
“Grazie, papà!”
“Di nulla”, poi gli scompigliò i capelli “E ora andiamo”.
Il bambino annuì poi corse dentro, portandosi dietro un grosso baule. Ninfadora lo seguì per poi raggiungere Remus. I due si presero per mano, con Teddy che camminava poco davanti a loro.
Salirono sull’automobile volante e si diressero verso di casa di Harry che gli aspettava, sorridente.
Il Ragazzo-che-è-sopravvissuto era ormai diventato un uomo. Aveva già avuto tre figli.
I capelli neri erano scompigliati come sempre, gli occhi brillavano di felicità, come se fosse lui a dover andare ad Hogwarts. Portava ancora i suoi occhiali tondi.
Era la fotocopia di James, pensò Remus. Gli assomigliava già quand’era un ragazzino, ma ora era identico a lui.
“Zio Harry!” lo salutò Teddy, correndogli incontro.
“Ehi, ciao! Allora, pronto?”-
“Sì! Sei venuto alla fine!”
“Certo. Ti avevo promesso o no che ti avrei accompagnato?”.
Lui annuì, diventando taciturno. Il nervosismo era tornato a colpirlo, tuttavia grazie alla parole del padre era più tranquillo di prima.
“Ciao Harry” salutò allegramente Tonks, mentre ripartiva a tutta velocità.
“Ciao, Ninf … Tonks!” si corresse subito l’uomo. “Remus” fece un cenno al suo ex professore.
“Tutto bene, Harry?”.
“Oh sì! Ho dovuto lasciare a casa James che voleva venire ad Hogwarts a tutti i costi”.
Il mago rise “Ti capisco”.
Il viaggio durò poco, ma per tutto il tragitto, i tre adulti avevano parlato tranquillamente, mentre il bambino era rimasto in silenzio, immerso nel suo mondo.
Chissà se avrebbe avuto degli amici come Sirius e James, si chiedeva. Era un tipo socievole, faceva amicizia facilmente, anche con i Babbani.
Arrivarono a King’s Cross che era piena di Babbani e maghi. Tanti ragazzini come lui, erano agitati, per mano ai genitori.
Prese il suo fedele gufo e il baule che si trascinava dietro e sospirando, corse verso il muro, scomparendo. Harry rivide sé stesso la prima volto che attraversò il muro finendo al binario 9 ¾. Teddy doveva essere ansioso come lui.
Remus, Tonks ed Harry lo seguirono, ritrovandosi nel mondo magico, gremito di madri che salutavano in lacrime i loro figli. Teddy provò un attimo di nostalgia. Il giorno che aveva sempre aspettato con ansia era arrivato e lui non voleva lasciare la sua casa, i suoi genitori, Harry.
Si strinse di più al padre che se ne accorse e gli mise un braccio sulle spalle, poi si inginocchiò per arrivare alla sua altezza.
“Non avere paura, Teddy. Non sarai solo. Troverai tantissimi amici e io e la mamma ti scriveremo spesso, promesso” disse Remus, per poi accarezzare la guancia al figlio.
Dora, con le lacrime agli occhi, abbracciò il suo piccolo, singhiozzando e farfugliando frasi sconnesse e sdolcinate.
Harry gli sorrise e tirò fuori dalla tasca della giacca una specie di pergamena. Sul volto di Remus apparve un'ombra di divertimento. Aveva capito subito di cosa si trattasse. Teddy invece guardò il curioso oggetto che aveva in mano con aria sospetta.
“Ecco, Teddy. Questa è tua” disse il padrino porgendogli la preziosa mappa. Con la coda dell’occhio vide l’ex professore ridacchiare.
“Che cos’è?”.
“E’ un oggetto molto speciale. Una mappa. Era di tuo padre che me l’ha gentilmente concessa, ma ora penso che tu debba esserne il legittimo proprietario.”.
“Ma … Non si vede niente!” protestò il bambino.
“Non funziona ora. Devi pronunciare una formula speciale per usarla e anche quando avrai finito.”.
“E quale?”
“Dovrai scoprirlo tu. Sono sicurissimo che ce la farai. Ti sarà utile”, disse “potrai usarla una volta che sarai smistato. E sono certo che finirai a Grifondoro, Teddy” concluse Harry “ce l’hai nel sangue”.
Teddy farfugliò una frase sconnessa, ringraziò Harry e salutò ancora una volta i suoi genitori.
“Sono fiero di te” gli disse Remus.
“Ci vediamo a Natale, piccolo” fece Tonks mentre osservava il figlio salire sul treno.
Sbuffando, il treno partì. Remus e Ninfadora rimasero abbracciati l’un l’altro fino a che l’Hogwarts Express non svanì dalla loro vista.
“Se la caverà senza di noi?” chiese la Metamorphomagus leggermente preoccupata.
“Puoi giurarci. Non dimenticare che è un Malandrino!” esclamò Remus, fingendosi orgoglioso e ricevendosi un pugno dalla moglie.
Harry rise a quella vista. Sarebbero rimasti sempre gli stessi.

 

 

Hogwarts

La sala era colma di studenti, vecchi e nuovi. La maggior parte erano accomodati alle lunghe tavole ricche di cibo dall’aria squisita. Gli sguardi si puntarono tutti sui nuovi arrivati, che si sentirono a disagio.
Il soffitto era illuminato da candele sospese per aria. Un fantasma rise vedendo tutti quei ragazzini dalle facce smarrite.

Teddy Lupin, con accanto il suo nuovo amico Josh Trevor, si guardò attorno. Suo padre e sua madre gli avevano parlato tantissime volte di Hogwarts, anche Harry l’aveva fatto, ma nessun racconto provocava in lui emozioni di stupore e meraviglia come in quel momento. Capì cosa voleva dire il suo padrino quando gli aveva detto “Solo quando varcherai la soglia, capirai”.
Il suo sguardo perlustrò ogni angolo dell’enorme sala, fissandosi sul tavolo dei professori. Al centro era seduta una donna anziana, dall’aria saggia. Era la preside Minerva McGranitt.
La donna si fece avanti e cominciò a fare un discorso di benvenuto, poi un cappello parlante canticchiò una filastrocca in cui dava felicemente del buon arrivato a tutti.
Finalmente il momento tanto atteso era arrivato. Lo smistamento.
Sentì la preside chiamare “Arnold, Fred”. Un ragazzino dai capelli castano scuro si avviò verso la donna, con aria spaurita. Il cappello mormorò qualche frase, facendo sobbalzare il ragazzo dopodiché venne pronunciato il verdetto “Grifondoro!”. Il tavolo in cui erano seduti gli studenti di quella casa applaudì.
“Barker, Brad”. Questa volta un ragazzo dai capelli neri e l’aria sicura e spavalda si fece avanti. Aveva uno sguardo … cattivo, si ritrovò a pensare Teddy. Il cappello, non appena fu posizionato sulla testa del giovane urlò “Serpeverde!”.
Teddy rabbrividì. Non voleva finire in compagnia di uno come quello. Il tempo passava e ragazzi e ragazze venivano smistate di casa in casa. Quando cominciava ad annoiarsi sentì la voce dire “Lupin, Teddy”.
Ci fu un mormorio quando udirono il suo nome. Sentì mille sguardi puntati sulla sua schiena. Perché lo guardavano così? Harry gli aveva raccontato che lui aveva sempre gli occhi di tutti addosso, ma lui non era certo famoso come il suo padrino!
“Ehi” sentì una voce bisbigliare, proveniente dai Serpeverde “Ma quello non è il figlio di Remus Lupin? Il lupo mannaro?!”.
Lui fece una smorfia, ignorando i commenti cattivi degli altri.
La McGranitt gli mise in testa il cappello e questo cominciò a borbottare “Bene, bene! Lupin, eh? Un altro?”. Teddy sobbalzò “Una mente davvero brillante. La casa giusta per te sarebbe Corvonero”. Sentì un misto di delusione e tristezza farsi avanti nel suo petto “Tuttavia percepisco un gran coraggio e nobiltà d’animo! Credo che non mi resti scelta”. Il suo cuore cominciò a battere furiosamente. “Rispetterò la tradizione di famiglia. GRIFONDORO!”.
In quell’istante fu il ragazzino più felice del pianeta. Ce l’aveva fatta! Il suo sogno si era realizzato! Era diventato un Grifondoro, come suo papà!
Si alzò barcollante dalla sedia e sbirciò indietro. Teddy giurò di aver visto la McGranitt sorridere, soddisfatta.


Era passata una settimana da quando era arrivato ad Hogwarts. Aveva fatto amicizie con tantissimi ragazzini, tra cui, ovviamente Josh che era stato smistato anche lui a Grifondoro. Un altro suo grande amico era Benjamin Thomas, figlio di Dean Thomas che era stato amico di Harry e che ammirava il suo papà.
“Mio padre dice sempre che il tuo papà è stato il più grande insegnante di Difesa contro le Arti oscure!”
Teddy aveva cominciato ad imparare i primi incantesimi di Trasfigurazione, materia in cui era particolarmente bravo. Eccelleva in tutto pero’. Era lo studente più bravo. Amava difesa contro le arti oscure e secondo il suo professore agli esami avrebbe preso il massimo dei voti.
Una sera, nel dormitorio, mentre tutti gli altri dormivano, prese la mappa che aveva gelosamente custodito nella sua valigia.
La osservò attentamente, cercando di capire come funzionasse. La rigirò, provò a scuoterla ma non successe nulla. Cominciando ad indispettirsi prese la bacchetta e cominciò a mormorare possibili frasi per far succedere qualcosa ma senza successo.
Poi ad un tratto, come se fosse una cosa che aveva sempre saputo, alzò la bacchetta e pronunciò “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!”.

Sulla pergamena apparvero delle scritte, come se una mano invisibile vi stesse scrivendo.

I Signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso Consiglieri e Alleati dei Magici Malfatto sono fieri di presentarvi LA MAPPA DEL MALANDRINO.

Teddy guardò ammirato e stupito ciò che vedeva sulla mappa. Tutti i presenti a Hogwarts, ogni movimento che facevano in tempo reale.
C’era anche lui. La scritta Teddy Lupin era immobile nel dormitorio. Rimase tanto tempo a guardare divertito le figure muoversi. La Mc Granitt finiva il giro del castello.

Ma chi erano Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso? Sicuramente erano dei geni per inventare una cosa simile, pensò Teddy. Avrebbe tanto voluto conoscerli. Il suo padrino aveva detto che era appartenuta a suo padre. Forse lui avrebbe saputo spiegargli. Quando il sonno cominciò a prendere il sopravvento, realizzò di non sapere come fare per far scomparire il contenuto della Mappa agli altri. Uffa, e ora come avrebbe fatto?!
Provò a ricordare tutte le conversazione avute con suo padre e con Harry in cerca di qualche dettaglio che gli potesse utile.
“Un giorno ti parlerò dei Malandrini. Anzi, lo farà Remus” disse il mago più famoso di tutti i tempi seduto sulla riva di un lago con accanto Teddy. “Sono grandi maghi. E poi erano davvero dei combina guai.”.
Il bambino ascoltava attentamente le sue parole, poi sentì il padrino mormorare una frase: Fatto il Misfatto, pronunciò con il sorriso sulle labbra.
“Che cosa?” chiese Teddy.
Lui sorrise, prendendolo in braccio. “Un giorno capirai”.
Sapeva come fare ora. Prese la bacchetta e diede un colpetto leggero alla Mappa mormorando “Fatto il misfatto!”.

Le scritte, così come erano apparse, scomparvero e Teddy Lupin si addormentò sorridente.

 

Una donna si pettinava i capelli che quella sera non volevano stare a posto. Sbuffò, frustrata, poi decise di lasciar perdere. Si sistemò meglio il vestito che indossava per l’occasione. Festeggiavano i loro 11 anni di matrimonio, non avendo avuto occasione di farlo prima.
Ninfadora indossava jeans neri che le fasciavano le gambe snelle, una maglietta fucsia e delle scarpe da ginnastica. Era una delle poche che si vestiva in modo femminile, o almeno, normale, in quel modo che sua madre avrebbe voluto che si vestisse sempre.
Scese le scale, arrivando al piano di sotto e trovò Remus, il suo Remus, suo marito che amava alla follia vestito con il miglior abito che aveva. Indossava un completo che gli aveva comprato lei per il suo compleanno: camicia bianca, giacca nera e pantaloni del medesimo colore e scarpe nere lucide. I capelli erano pettinati perfettamente, striati leggermente di grigio. Gli occhi azzurri brillavano per la felicità. Era bellissimo, semplicemente bellissimo. Dovette far appello a tutte le sue forze per non saltargli addosso seduta stante. Gli sorrise e lo abbracciò, baciandolo.
“Sei bellissimo, Remie!”.
L’uomo ridacchiò “Mai quanto te, Dora”.
La donna che era ancora aggrappata a lui, si discosto leggermente. “Dove ha intenzione di portarmi, signor Lupin?”.
Il mago sorrise “Adesso lo vedrai.” Poi la prese per mano ed  si smaterializzò con lei.
Si ritrovarono in un vicolo buio ed isolato, illuminato solo da un lampione solitario.
“Dove siamo?”.
“Siamo in un villaggio poco lontano da Londra. Si chiama Lowf Village” rispose lui prendendola per mano e conducendola nella piazza principale del paese, in cui c’erano diverse panchine e almeno 4 lampioni che la illuminavano. Era presente anche una chiesa e c’era un negozio ora chiuso. Per il resto, era deserto. Non c’era nessuno.
“E’ abitato da babbani o maghi?”.
“Entrambi, a dire il vero, ma con prevalenza di maghi”.
“E riescono a convivere senza dare nell’occhio?”.
“Certo. Qualche incantesimo e il gioco è fatto!” spiegò il mago sorridendole. “Ma non ti ho portata qui per farti un giro turistico o spiegarti le particolarità del villaggio”.
Si ritrovarono in una via nascosta, in cui si vedeva un ristorante illuminato, con un’insegna penzolante in legno decorato da scritte dorate e argentate che erano disegnate da alcuni folletti.
Remus spinse delicatamente la porta che si spalancò con un tintinnio. Il posto era occupato da diverse persone, tutta gente magica che rideva e scherzava. L’aria era familiare, piacevole.
I tavoli erano distanti l’uno dall’altro, qualcuno era occupato da famiglie, altri, più riservati, da coppie più o meno giovani.
Un ragazzo sulla trentina d’anni li avvicinò “Avete prenotato?” chiese squadrandoli. Si soffermò più su Ninfadora, con disappunto di Lupin che si irrigidì impercettibilmente.
“Sì” fece con voce professionale “Remus Lupin”.
Sul viso del giovane si dipinse un sorriso, apparentemente forzato “Oh si. Il signor Lupin. Prego” disse facendoli strada.
Si accomodarono ad un tavolo in un angolo, molto lontano da tutti gli altri.
“Wow, Remie! È bellissimo questo posto!”.
L’uomo sorrise “Sono felice che ti piaccia … Non è granchè, ma …”.
“Non dirlo nemmeno per scherzo. È perfetto, Remus, davvero” disse guardandolo negli occhi azzurri. Era davvero una serata fantastica. Il posto era vero, non era un ristorante super lusso ma a lei non importava. Non le era mai importato. Remus, poi, non aveva ancora avuto possibilità di trovare lavoro. Le leggi contro i licantropi erano state rievocate, tranne quella per quanto riguardava le professioni. Anche se lei guadagnava molto, uno stipendio per una famiglia era relativamente poco, tuttavia non si facevano mai mancare nulla.
E poi, c’erano le serate speciali, come quella. Quelle serate indimenticabili che finivano sempre nel migliore dei modi e che facevano innamorare sempre di più i due l’uno dell’altro, per quanto possibile.
Mangiarono in modo ottimo, si divertirono e parlarono di cose generali a cose più intime.

“Lo sai, Dora, se Sirius fosse qui ora …”
“Ci direbbe che siamo troppo dolci e troppo noiosi!” interruppe la Metamorphomagus per poi scoppiare a ridere, contagiando anche il marito, che si perse nei ricordi scolastici. Ricordò la risata del suo migliore amico che era più simile ad un latrato di un cane egli ritornarono in mente tutte le loro bravate, i loro misfatti…
“Teddy ha mandato una lettera questa mattina?” chiese Remus.
“Oggi no, ma stai tranquillo. È un bravo ragazzo, se la caverà! E poi … Sei più apprensivo più te di me, amore” rispose Tonks con tono leggermente divertito, mentre i suoi capelli assunsero per un attimo una tonalità viola.
Il mago abbassò lo sguardo, imbarazzato “Non è vero”.
“mmm” fece lei, ridacchiando “D’accordo lasciamo perdere. Comunque, Ted si è trovato tantissimi amici, lo sai, vero?”.
“Sì”.
“Non sarà mai solo!”.
“Lo so.”
“Nemmeno tu lo sei mai stato” ribadì lei, afferrandogli la mano “Ci sono stati Sirius, James e sì.. anche Peter. E poi sono arrivata io!” trillò sorridendo.
Remus la guardò negli occhi “Ti amo”.
L’Auror sentì il suo cuore accelerare, proprio come la prima volta in cui gliel’aveva detto “Ti amo anche io, Remus” farfugliò.
Il licantropo ridacchiò “Sono felice di vedere che ti emozioni ancora come undici anni fa”.
“Ehi! È colpa tua! Sei tu che mi fai quest’effetto!”
“Certo” fece lui alzando gli occhi.
“Pensi che migliorerò mai? Pensi che smetterò di avere questa reazione da adolescente ogni volta che tu mi dici ti amo o ogni volta che mi sfiori?”.
“Spero di no, Ninfadora, perché è bellissimo vederti arrossire. Tu sei bellissima”.
La tonalità dei capelli della Metamorphomagus diventò un improvviso rosso accesso, per poi tornare velocemente rosa. Remus sorrise e si avvicinò a lei, baciandola, per poi smaterializzarsi a casa, ancora uniti da quel bacio che, durante la notte, si trasformò in qualcosa di molto più intenso.

Note Autrice: Un’altra fic su Remus e Ninfadora che questa volta comprende anche il piccolo Teddy che ora ha 11 anni e comincia a frequentare la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts!
Ho voluto cambiare il corso degli eventi, non far morire Remus e Tonks e far crescere Ted con i rispettivi genitori!
E’ una fic che si svilupperà in due capitoli!
Spero solo che vi piaccia e che lascerete qualche recensione anche piccola!
Grazie.
Franci.



  
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