Fumetti/Cartoni americani > Avatar
Ricorda la storia  |      
Autore: Ariana_Silente    08/09/2011    2 recensioni
Perché Ursa è scomparsa dalla vita di Zuko? Perchè Ozai è succeduto ad Azulon? Perché Azula festerggerebbe a diventare figlia unica? Cosa si cela dietro i ritratti di una famiglia unita?
FF che ha albergato a lungo tra i miei files, perchè non mi convinceva mai del tutto, ma che si è meritata il diritto di essere pubblicata per aver corso il rischio di essere persa per sempre.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Quello che una madre è disposta a fare.

 

«Perché si comporta in questo modo...»

 

Era sempre stato così. E ora più che mai te ne rammaricavi.
Una lunga serie di domande, dubbi e timori da tanto tempo. Un lungo periodo, quasi una vita intera di continue domande e sospetti.
Unica cosa di cui eri certa era quello che dovevi: anche qui una lunga serie di doveri da rispettare, cui attenersi.

La parola dovere aveva costellato la tua esistenza, fin da bambina, e questo lo ricordi fin troppo chiaramente, perché è la prima cosa di cui hai memoria: la voce ferma e decisa di tua madre che ti informa di ciò che dovevi fare per essere una brava bambina, ma soprattutto cosa doveva fare la figlia di un gran ministro del Signore del Fuoco.
Era per questo che ti avevano educata e cresciuta, con rigide regole, schemi da seguire, cerimonie da rispettare. Per essere la figlia del Primo Ministro del Signore del Fuoco.
Tuttavia fintantoché eri solo la figlia del Primo Ministro del Signore del Fuoco e dovevi solo andare a scuola, studiare, imparare a suonare l'arpa, partecipare ai ricevimenti e seguire le regole non era così male.
Addirittura durante le ore di scuola potevi ridere e scherzare con le tue compagne, disquisire allegramente sui ragazzi – anche se una fanciulla ben educata non si perde in frivolezze simili e scherzare è qualcosa che può permettersi lo stolto dato che le emozioni non devono trasparire alla vista altrui – ma lontana dagli occhi indiscreti delle istitutrici e da quelli ben più temibili di tua madre, ti concedevi con gioia a quelle briciole di tempo in cui potevi intravvedere e provare un po' di quella vita normale che agognavi e che, in cuor tuo già lo sapevi, non avresti mai condotto.
Qualcosa su cui avevi molto spesso riflettuto era il fatto che il tuo nonno fosse stato l'Avatar Roku e il dissidio che lo aveva contrapposto al Signore del Fuoco Sozin, tanto taciuto dalla tua famiglia, ti lasciava quanto meno perplessa.
Sapevi che l'Avatar mantiene l'equilibrio tra le nazioni della terra e se l'Avatar aveva ritenuto necessario intervenire contro il Signore del Fuoco doveva esserci un motivo molto preciso. Nei tuoi studi ti eri a lungo soffermata su quell'argomento: era stato Sozin a iniziare la guerra con la sua cometa per portare giustizia e cultura al resto del mondo. Era una cosa giusta e nobile, voler trasmettere la propria cultura, condividere la propria prosperità con il mondo. E allora perché l'Avatar Roku, nato nella Nazione del Fuoco aveva ritenuto necessario contrapporglisi? Quando hai raccolto il coraggio per chiedere spiegazioni, a scuola ti hanno liquidato senza troppi complimenti, a casa, quando hai dovuto rendere conto delle tue parole, ti hanno imposto una punizione perché l'Avatar Roku, avo della famiglia, non si era mai opposto a Sozin, suo amico e signore.
Senza essere venuta a capo di nulla, facesti ciò che era più consono alla tua posizione: chinasti il capo e chiedesti perdono per la tua impudenza.

Ma quell'avvenimento, preludio di una nuova era, fu soltanto il primo che ti condusse a dov'eri ora: sullo stipite della porta della lussuosa stanza della ricreazione, a guardare tuo figlio e sua sorella più piccola correre via, inconsapevoli di quella nuvola nera e tempestosa che li sovrastava. Cosa mai voleva chiedere tuo marito a suo padre, proprio nel momento in cui Iroh aveva perso il suo unico figlio?
Le domande erano parte di te ormai, costituivano gran parte della tua vita e avevano tutte una caratteristica comune: per lo più non avevano risposte, così come la prima sull'Avatar Roku, le successive non avevano avuto più successo.

Un giorno di primavera, ammantato della sua tipica vitalità, eri tornata da scuola, con una sorta di malinconia nel cuore a guastare il limpido cielo azzurro e il sorridente sole. Ma presto ne avevi scoperto il motivo: le ancelle ti avevano accolta emozionate e ti avevano portata ai bagni, lavata e profumata con le essenze più pregiate, avevano acconciato i capelli con un impegno che non avevi mai notato e per tutto il tempo ti avevano sorriso, elogiato la tua bellezza e la tua fortuna.
Soltanto la giovane Jen non condivideva quella strana euforia e ti guardava di sfuggita, come se si sentisse in colpa. Quando riuscisti ad avvicinarti alla ragazza che aveva all'incirca la tua età, le chiedesti in un sussurro cosa stesse succedendo, lei ti rispose e un brivido ti percorse: i tuoi genitori erano riusciti a combinare il fidanzamento col giovane principe Ozai.
Quella notizia avrebbe dovuto rallegrarti, avresti dovuto essere onorata e fiera di portare tanto onore alla tua famiglia.
Invece fu come se la terra ti crollasse sotto i piedi, il cuore mancò alcuni battiti e la bella primavera si congelò d'un tratto.
Eppure non avresti dovuto stupirti, dovevi saperlo che quello sarebbe stato il tuo destino. Quante allusioni nel tempo la tua scaltra madre aveva lasciato cadere, quasi per caso, e che tu non avevi colto, se non ora che quella possibilità si concretizzava? Non avevi nemmeno voglia di contarle.
Facesti un cenno col capo, cercando di ricomporre la tua espressione in una sorta di neutra serenità e cercando di recuperare un po' di respiro.

«Mi dispiace.» Jen aveva le lacrime agli occhi, ti conosceva meglio di quanto immaginassi.

«Non devi: sarò la sposa del principe Ozai.» ma la chiara menzogna non vi giovò affatto.

Dopo quel primo, inquietante incontro col principe Ozai ti lasciarono poco tempo.
Il fidanzamento venne reso pubblico e ufficiale nel giro di poche settimane e il matrimonio fu fissato a pochi mesi da quel primo incontro.
Gli incontri successivi con Ozai furono meno formali e di più lunga durata. Ma l'impressione che ti eri fatta allora venne tristemente confermata: Ozai era una persona ambiziosa e agognava al potere, ti raccontava dei suoi successi e della sua abilità nel dominio del fuoco, derideva invidiandolo il fratello maggiore, ma era certo, così come si premurò di puntualizzare subito, che i suoi figli sarebbero stati altrettanto abili dominatori del fuoco: non poteva certo permettersi di non avere eredi per ascendere al trono nel caso in cui Iroh e il suo unico figlio non dovessero sopravvivere alla guerra. Ovviamente un caso sventurato.
Lei, la sua consorte, doveva preoccuparsi di partorire figli sani e forti ed educarli a servire innanzitutto il padre, in secondo luogo la nazione.
Dopo il matrimonio, diventata una principessa della Nazione del Fuoco, poche volte eri stata accanto a tuo marito solo per passare del tempo assieme.
Il tuo posto era un angolo in disparte e solo nelle grandi cerimonie ti era concesso stare accanto al principe Ozai, condottiero rinomato e abile stratega.
Dovevi ammetterlo: le qualità di condottiero e guerriero di Ozai erano notevoli e meritava la fama che aveva raccolto. Ma quella sete di potere e quell'ansia di prevalere su Iroh ti sconcertava: ben presto ti eri resa conto che i principi si consideravano fratelli solo quando non si trattava di discutere del diritto di eredità perché in quel caso diventavano rivali. Era una situazione che ti addolorava, perché la moglie di Iroh era una donna gentile e sorridente e tutto sommato lui era un uomo ironico e disponibile. Tuttavia dovevi mostrarsi indifferente e distaccata per non incorrere nelle ire di Ozai.
Avevi provato a discutere con lui di questa situazione, ma ti aveva messa a tacere bruscamente e quella notte non aveva voluto condividere il letto con te.

Fu quasi con sollievo che ti accorsi di essere incinta, qualche anno dopo le tue nozze, una sera di mezza estate. Attesi qualche giorno prima di comunicarlo ad Ozai, per essere assolutamente certa e non deluderlo per l'ennesima volta.
Ma questa volta eri davvero rimasta incinta: sentivi crescere giorno per giorno una nuova vita dentro di te, mentre il tuo ventre s'arrotondava e la tua gioia cresceva. Ozai fu soddisfatto di vedere la sua sposa aumentare di peso, infatti passava più tempo con te, nel giardino accanto al laghetto a raccomandarti di fare attenzione e di sottoporti alle cure delle levatrici perché questa creatura doveva nascere sana e forte. Ignorando il velato ordine, cercavi di convincerti che fosse solo un atto di premura nei tuoi confronti e verso il suo bambino e gli appoggiavi, socchiudendo gli occhi, la testa sulla spalla.

«Come lo chiameremo?» immergendo la punta del piede nell'acqua tiepida.

Piccole onde si diramarono concentriche dal punto preciso in cui avevi immerso le dita.

«Si chiamerà Zuko.» non era una proposta, ma facesti finta di non notarlo.

«E se fosse una bambina?» gli lanciasti un'occhiata divertita.

«La bambina si chiamerà Azula.» ti rispose senza scomporsi e senza guardarti.

«Come potete essere così sicuro, caro?» posando con delicatezza la mano sul suo braccio.

Ti trafisse coi suoi occhi scuri e ardenti come le fiamme che sapeva dominare.

«Non è forse la cosa migliore che per primo nasca un maschio e poi una femmina?» un lampo di dolore ti attraversò da capo a piedi, concentrasti lo sguardo sulle papere tartaruga che nuotavano placidamente e una lacrima ti sfuggì lungo la guancia.

«Certamente lo è, voi riuscite sempre a ideare i piani migliori.» ma il tuo cuore gridava la sua angoscia: i suoi figli non sarebbero stati nient'altro che pedine sulla scacchiera per ottenere il potere.

«Pensavo che la vostra curiosità si rivolgesse al fatto che la bambina porterà il nome del nonno.» cercasti di frenare la lingua che avrebbe voluto rigurgitare una vasta serie di insulti, ma la tua volontà resse.

«Su questo non ho dubbi: date al secondogenito un grande onore per compensare al fatto che il primo sarà l'erede.» con la coda dell'occhio notasti che l'angolo della bocca di Ozai per una frazione di secondo si arricciò all'insù. Lui non approfondì l'argomento, ma avesti il sospetto che l'intento di tuo marito non fosse esattamente quello di creare parità fra coloro che sarebbero stati i suoi figli. Nell'errore di quell'ingenuità eri riuscita a intravvedere un attimo le carte di Ozai: era suo scopo creare rivalità tra i bambini, ma per il momento il motivo di quell'obiettivo tanto crudele quanto meschino ti rimaneva ignoto.

A quel ricordo ti lasciasti sostenere dallo stipite, mentre i morsi della paura si accanivano sulla tua coscienza. Non temevi tanto per Azula, prediletta perché secondogenita e molto scaltra, ma per quel bambino, il tuo bambino, che si affannava per aggiudicarsi un elogio che non sarebbe mai arrivato e soffriva per questo.
E le voci che correvano riguardo ai piani di Ozai non ti rassicuravano: da quel giorno in riva al lago delle papere tartaruga, avevi capito che non ti potevi fidare e che se volevi dare una chances ai tuoi figli dovevi essere sempre un passo avanti a Ozai e non farti cogliere impreparata. Eppure ultimamente i tuoi informatori non erano più riusciti a raccogliere altro che misere intuizioni e poco più e nelle peggiore delle ipotesi poteva significare che tuo marito non ti sottovalutasse più come un tempo.
Altra cosa che ti dava da pensare era proprio la tua secondogenita, orgogliosa, spregiudicata, manipolatrice e con un'attitudine al raggiro impressionante. Le era stato dato quel nome che ti spezzava il cuore, Azula, e altrettanto doloroso era il ricordo di quando le levatrici non te l'affidarono dopo il parto, ma la diedero al padre che la cullò a lungo e ti concesse di vederla e prenderla in braccio solo il giorno successivo. Era stato un colpo basso e meschino: prenderla in braccio non fu come era stato prendere in braccio lo strillante Zuko, la piccola Azula era diventata a tutti gli effetti solo una neonata, un'altra bambina, tua solo perché eri consapevole di averla portata in grembo per i precedenti nove mesi. E per quanto ti fossi sforzata, successivamente quel divario che Ozai aveva creato non riuscisti a colmarlo e tu e la bambina siete rimaste solo madre e figlia. Azula, lo sapevi, cercava di risolvere quel solco tra voi legandosi al padre. E lui riuscì benissimo a plasmare la sua mente, a insegnarle l'arte sottile dello sfruttamento.
Ozai tramava qualcosa e se volevi scoprirlo ti rendevi conto che l'unica a cui carpire informazioni era proprio la sua figlia prediletta. Ma non era quello il momento, non ancora.
Non si fece attendere per molto comunque quel momento che attendevi con ansia crescente da tempo: poche ore più tardi sorprendesti Azula deridere Zuko. Non fu tanto la situazione ad allarmarti, che la bambina mettesse in difficoltà il fratello era purtroppo normale, ma gli argomenti portati avanti dalla piccola peste ti fecero gelare il sangue nelle vene.

   
«Io e te ora parliamo!»   

 

Afferrasti la sua manina e te la trascinasti via lanciando un'occhiata a Zuko: era raggomitolato sul letto, preso da un grande sconforto. Perché Azula doveva comportarsi a quel modo?! Ma non eri certa questa volta di volere una risposta.
Il racconto che Azula ti fece fra una menzogna e l'altra fu la cosa che più ti fece male. Non ti sconcertava il fatto che avesse origliato una conversazione fra suo padre e suo nonno, te lo aspettavi, né che non fosse per nulla intimorita dalla tua collera, ti eri ormai rassegnata, ma ciò che ti fece venire i brividi fu che non fosse per nulla turbata dal fatto che Ozai avesse intenzione di uccidere il suo primogenito, ma anzi in qualche modo ne fosse eccitata.
Il tuo dolore crebbe guardandola negli occhi senza scorgere nel suo sguardo un briciolo di legame per Zuko che invece le voleva bene, nonostante ogni volta fosse sottoposto a una sua cattiveria. Quello che pensava del fratello era che fosse un poco di buono, troppo emotivo e troppo debole. Le avevano insegnato a padroneggiare la paura degli altri per legarli a sé e per usarli, privandola del calore della fiducia e dell'amore.
Odiasti Ozai per questo e rimproverasti Azula per l'ennesima volta di aver fatto qualcosa di sconveniente e non consono per la figlia di un Principe della Nazione del Fuoco. Anche se lo sapevi, le tue parole e il tuo odio sarebbero caduti nel vuoto.
Ma per tutto il tempo in cui fronteggiasti la bambina, non ti rendesti conto della cosa più importante, accecata dal dolore, dalla paura e dallo sconcerto: il suo bisogno di te così intensamente silenzioso perché nessuno le aveva insegnato a esprimerlo o le aveva mostrato il valore di una lacrima che scorre in assenza di parole da dire.
Questa è una parte della risposta che non volevi udire, ma che da qualche parte in cuor tuo conoscevi.
Te ne andasti, lasciandola nella sua stanza confusa e arrabbiata per ciò che il fratello aveva che lei riusciva solo a sfiorare.
Meditasti a lungo in solitudine sul da farsi per salvare tuo figlio dal destino crudele che suo padre aveva in serbo per lui.
Ozai non avrebbe esitato ad uccidere il figlio, su questo non c'era ombra di dubbio, perché l'ambizione di sedere sul trono era più grande della vita di un bambino. Si trattava dunque di trovare una soluzione che da una parte permettesse ad Ozai di succedere ad Azulon, dall'altra permettesse a Zuko di sopravvivere.
Dovevi convincere Azulon a scegliere Ozai come successore senza che questo comportasse la morte di Zuko. Ma se era vero che il principe non avrebbe esitato a uccidere il figlio, era altrettanto vero che il re non avrebbe acconsentito a tradire il suo primogenito, com'era giusto che fosse. Ma il signore del fuoco Azulon non aveva fatto i conti con l'ambizione del suo secondogenito.
Sollevasti lo sguardo e ti salutò il riflesso nello specchio della tua camera triste.

Cos'era disposta a fare una madre se il proprio figlio viene attaccato, Ursa?
Una madre è disposta a mordere.

Era una folle idea, come folle era tutta la famiglia di cui facevi ormai parte.
Tuttavia era anche l'unica soluzione.
Se non fossi stata in grado di convincere a parole il Signore del Fuoco, eri disposta a passare all'azione.
Il primo passo, più difficile, fu andare da Ozai a proporgli il tuo piano. Ma fu con decisione che entrasti nella sua stanza, senza invito e senza presentazione.
Lui, seduto a gambe incrociate in meditazione, non si degnò nemmeno di guardarti.

«Devi avere una valida ragione per essere qui in questo modo, donna.» sussurrò. Questa volta nessun brivido ti percorse per la minaccia implicita.
«Sta a me decidere se sia valida e guarda caso, reputo lo sia.» l'uomo abbandonò la sua posizione e si sollevò per fronteggiarla, con sguardo calcolatore.
Bene, avevi conquistato la sua attenzione.
«Ringrazia di essere mia moglie, altrimenti queste parole impertinenti ti sarebbero costate care.»
«Immagino, marito, ma non tanto quanto costerà a te il tuo trono. Cosa racconterai alla madre se non dovesse più avere suo figlio?» il tuo insolito atteggiamento di sfida ma ancor più le tue parole fecero breccia in Ozai che per qualche istante rimase ad osservarti senza parole. Gli passò un lampo negli occhi e con una smorfia di fastidio tornò a sedersi, senza perdere di vista la donna difronte a sé.
«Credo tu abbia qualcosa da dirmi, ti ascolto.»
«Non credo che il Signore del Fuoco immagini dove suo figlio possa arrivare, ma non voglio che se ne renda conto. Convincerò il signore Azulon a scegliere te al posto del principe Iroh, ma voglio la tua parola che non alzerai mano sul principe Zuko.»
Si guardarono per un attimo che sembrò un'eternità.
«Il Signore del Fuoco non cambierà idea solo perché tu glielo chiederai, donna. Ma se ci riesci hai la mia parola.» concluse.
«Dunque ho un compito da portare a termine.» ti avviasti all'uscita, ma la voce sarcastica di Ozai ti fermò.
«Rischieresti tutto questo se in pericolo fosse la principessa Azula?» deglutisti un paio di volte.
«Una madre è sempre disposta a mordere se le toccano i figli.» poi abbandonasti la stanza in tutta fretta, chiedendoti ancora se davvero saresti stata disposta a quello che stavi per fare se in pericolo fosse stata la bambina.
Percorresti il palazzo immerso nella notte, col cuore che ti martellava così forte da sembrare dovesse sfondarti il petto e fuggire.
Raggiungesti le stanze del Signore del Fuoco e attendesti un attimo prima di entrare. Non dovevi solo recuperare il respiro, ma anche il tuo solito portamento. Recuperasti da una tasca la pergamena in cui avevi scritto un falso testamento che volevi far passare per una richiesta di erbe mediche per la tua mamma malata. Una volta che fosti sicura di avere sotto controllo le emozioni, bussasti e lo raggiungesti.
Azulon era un uomo saggio e potente, austero e severo, ma lei non aveva mai colto in quell'uomo anziano la malizia che invece traspariva da Ozai.
«A cosa devo questo tardo piacere?» ti accolse allargando le braccia. Lontano dagli occhi indiscreti dei ministri e servitori, Azulon tornava ad essere un severo saggio. Ti si strinse il cuore.
Ti inginocchiasti accanto a lui e lo guardasti negli occhi.
«Chiedo perdono per l'ora inopportuna, signore, ma ho saputo solo ora che a mia madre mancano dei medicinali che le serviranno a breve. Mi chiedevo se voi potevate essere così...»
«Non credevo che proprio tu fossi una bugiarda, Ursa.» vi guardaste.
«Signore, io non...» tentasti, cercando di mantenere la calma.
«Vuoi farmi credere di ignorare gli intenti del principe Ozai?» chinasti il capo.
«Non li ignoro, infatti.»
«Dunque dimmi il motivo della tua presenza ora.»
«Signore del Fuoco, davvero desiderate che un bambino innocente perda la vita per l'ambizione paterna?»
«Conosco mio figlio. Non oserà.» la disperazione ti invase. Azulon dovette fraintendere la tua espressione perché si sbilanciò tanto da posarti una mano sulla spalla.
«E anche tu non dovresti avere dubbi...» il singhiozzo che gli salì alle labbra ti fece capire che il veleno aveva fatto il suo effetto.
La tua mano libera aveva afferrato lo strumento acuminato che Azulon stava per conficcarti nel braccio, ma tu fosti più veloce e glielo rivoltasti contro. Dalla pelle del vecchio uscì qualche goccia di sangue e più nulla.
Non era ancora morto, i suoi occhi sgranati ti seguivano impazziti.
«Tu e tuo figlio avete commesso lo stesso grosso errore.» ringhiasti. Con mano tremante presi il timbro con cui negli ultimi tempi Azulon firmava i documenti perché l'artrite gli impediva di usare la penna e lo premesti sul tuo falso testamento che nascondesti nelle vesti del vecchio. Sembrava quasi che non si fosse mai mosso da quella posizione china sul tavolino.
Attenta a non fare rumore lasciasti quelle stanze testimoni della tua violenza e a passo lento ti avviasti alle tue stanze. Ma non vi arrivasti mai.

Nell'ultimo corridoio ti attendeva vigile e silente Ozai.

Ti attese a braccia conserte e lasciò che tu lo superassi di un passo.
«E dunque?» fremeva.
«Ho motivo di credere che la Nazione del Fuoco non abbia più un sovrano.» tremasti leggermente.
«Non credevo che ne saresti stata capace alla fine.» potevi quasi vederlo, il ghigno soddisfatto delle sue labbra sottili.
«Non mi sorprende. Più volte mi hai sottovalutata.» concentrasti tutto il disprezzo accumulato sino ad allora.
«Questo è alto tradimento.» il suo tono era inondato di euforia.
«Ne ero consapevole.» contrastava con la tua vacua neutralità.
«Come nuovo sovrano ti bandisco dalla Nazione del Fuoco, assassina.» ora il tono aveva una sfumatura di accusa.
«Hai un bel dire tu che sei solo un impostore!» replicasti senza ripensamenti

Fuggisti via da quei luoghi che ti erano cari solo perché rallegrati dalla presenza dei tuoi figli. L'unico che però andasti ad abbracciare fu il sonnolento Zuko e poi scappasti, trovando la strada già pronta e un destriero scalpitante fuori dalle mura del palazzo.

Versasti molte lacrime, la maggior parte dedicate al tuo piccolo principe.
Senza casa e senza regno, senza una meta da raggiungere ma con la consapevolezza di dover abbandonare per sempre la tua terra, scomparisti nella notte, inghiottita dalle tenebre dei tuoi tormenti al ritmo vorticoso dei tuoi rimpianti e dei rimorsi.

Perché ora a mente più chiara, guardando distaccata gli avvenimenti che ti avevano condotto fino a quel cavallo in fuga, ti rendesti conto di quel raggiro.

Il raggiro più grande che mai avevi visto e di cui non avresti mai immaginato di far parte.

Da quanto tempo Ozai pianificava quella notte?
Quanti anni, quanta pazienza, quanta astuzia.

Lo sguardo che ti aveva rivolto all'inizio della notte era calcolatore – si chiedeva se l'avresti davvero fatto.
Il suo ghigno era soddisfatto – era riuscito a coronare il suo sogno.
Il suo tono euforico – segno di una vittoria incerta da lungo programmata.

 

Burattinaio dalla precisione millimetrica, ti aveva legata a sé attraverso quei poveri bambini tenendone uno per scopi futuri e uno da usare come carne da macello, ti aveva spinta e governata fino al gesto estremo, quello che ti aveva per sempre condannata all'inferno.
Nello stesso tempo si era liberato di te e della tua presenza scomoda perché sapevi troppe cose e perché avresti difeso i tuoi figli in ogni modo.

E allora la risposta che stavi cercando ti salì alle labbra:

«Sì sarei stata disposta ugualmente a tutto questo se in pericolo fosse stata Azula. La bambina che mi hai tolto.»

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Avatar / Vai alla pagina dell'autore: Ariana_Silente