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Autore: crownless    09/09/2011    2 recensioni
"I suoi sogni di solito sono confusi, sfumati nella nebbia del dormiveglia - questo no."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questi due la devono smettere di ossessionarmi, ma sono tanto carini assieme! <3 awww, sono andata. persa, totalmente. caput!
crow




Here we go,
Just lose control and let your body give in,
To the beat,
Of your heart as my hand touches your skin,
Is this love.
We're gonna start a fire!


\\Ryan Star, “start a fire”\\






Arthur sta sognando, perché vede la propria stanza talmente nitidamente da non sembrare vero, e la sensazione che gli preme nello stomaco è un calore che si diffonde lento e dolce, come un pregiato vino. La prima cosa che vede è Merlin, davanti a lui, che lo guarda con due occhi blu così espressivi che se li sente in pancia - confuso, cerca di capire come mai stia sognando il suo servitore nelle proprie stanze, di notte.
Poi Merlin apre la bocca. “Asino,” sussurra.
Arthur sgrana gli occhi e ride, scuotendo il capo. Merlin non cambierà mai e probabilmente
ha ragione lui quando ribatte che si annoierebbe, in caso contrario. Ed il principe sa che è così, perché Merlin è Merlin ed in quel momento i suoi occhi sembrano il cielo di Camelot quando inizia a farsi sera, ed è un blu talmente ipnotico che non riesce a staccarsi.
Merlin punta un ginocchio per terra e si inchina, la testa bassa. Arthur aggrotta la fronte, sbalordito.
“Ma nonostante questo... nonostante voi siate un asino, io...” vede le sue labbra stringersi. “vi servirò fino alla morte.” Merlin alza la testa, Arthur sente la sua girare un poco. “Vi amerò fino alla morte. Ti proteggerò, Arthur. A costo della mia vita.”
Arthur vede una luce così sincera negli occhi di Merlin che si ritrova a credere ad ogni sua parola e, scavando dentro di sé intimamente, si rende conto di averlo sempre saputo.
I suoi sogni di solito sono confusi, sfumati nella nebbia del dormiveglia - questo no. E sente ogni spillo acuto conficcarsi nel suo stomaco, nel suo cuore, con violenza; si accorge di avere il viso in fiamme e nonostante questo non riesce a distogliere lo sguardo dal Merlin del sogno.
Arthur non sa più se possiede un solo muscolo funzionante, in questo momento. Non sa se si risveglierà presto, quanto tempo manca, eppure il mondo sembra essersi fermato e capovolto improvvisamente; oscillando, il mondo del principe si fa luminoso più del sole che colpendo il giorno lo illumina con saggezza e calore e Arthur si sente spinto con tutta la sua forza verso Merlin, “alzati, idiota” mormora, e quando sono talmente vicini da avvertire l’uno il respiro dell’altro addosso, Arthur soccombe.
Forse saranno i suoi capelli corti e scuri, oppure le sue mani, il corpo ossuto ed esile... ma quando guarda gli occhi di Merlin sente qualcosa di potente, qualcosa di mai sentito, nemmeno con Gwen, che lo spaventa.
La mano del suo servitore si artiglia sul petto di Arthur, proprio sul cuore che batte furiosamente - come se volesse strappare in due la carne ed uscire per lasciarsi abbandonare tra le mani di Merlin.
“Era destino,” dice, la voce ferma. “Noi...” sorride, quel sorriso, e scrolla le spalle. “...Io sono tuo. Tu sei mio.”
Occhi blu.
Arthur pensa di poter impazzire. Merlin si avvicina ancora, per quanto possibile sia.
“La mia vita è tua e la tua vita è mia.” gli mormora sulle labbra, continuando a fissarlo, ed Arthur riesce a contare ogni sua maledettissima ciglia.
“L’etichetta, Merlin”, riesce miseramente a biascicare Arthur senza motivo, senza poter dire altro. Parlare gli pare una fatica talmente enorme, per il fastidio al petto che prova, la tensione e l’ansia, eppure non vorrebbe svegliarsi mai.
Con la mano libera Merlin gli afferra il polso. “Vieni,” dice, e sorride.
Arthur è intontito, come se fosse ubriaco ma non lo è.
Vieni,” ripete Merlin.
Si lascia guidare fino al letto, dove Merlin gli appoggia entrambe le mani sul torace.
Arthur abbassa lo sguardo, le guarda, poi torna a fissare Merlin.
Che ride e lo spintona sul materasso. La sua risata s’infrange nell’aria calda della stanza, ricamando sinfonie dolci e liberatorie nella sensibilità del principe, che si ritrova a sorridere con lui non sapendo neanche il perché, sentendosi vulnerabile come mai in vita sua.
Poi l’ambiente attorno a lui sfuma, anche Merlin, e per un attimo Arthur è terrorizzato.
Si starà svegliando. Non sa da quanto tempo stia dormendo. Rimane immobile.
Cosa vuol dire tutto questo? Perché sognare una cosa del genere?
Perché sognare Merlin  dirgli quelle cose e sentire distintamente i suoi occhi trapassargli il petto in due parti nette?
Merlin ha cambiato la sua vita. Prima di conoscerlo era solo un principino arrogante, circondato da amici nobili e superficiali, che si divertiva a tiranneggiare gli sguatteri per pavoneggiarsi; si è imbattuto in Merlin, irriverente come nessuno prima aveva mai osato, ed il resto è evaporato lontano come se non fosse mai esistito.
Ha scoperto l’amicizia vera. Ha visto Camelot riflessa nei suoi occhi. Ha studiato le sue espressioni, la piega del sorriso che gli illumina il volto. Hanno passato così tanto assieme, combattuto e riso, litigato, sacrificato la propria vita l’uno per l’altro.
E Arthur desidera tutto, tanto ancora, fino a voler non percepire più il confine di Merlin ed Arthur ma solo loro due e basta.
Poi, sente delle labbra sul collo, nel buio totale - e la luce scoppia davanti ai suoi occhi, stordendolo. E dove prima vi era un secondo di oscurità, adesso c’è Merlin. E sono entrambi nudi.
Merlin.
Addosso a lui, che gli divora il collo di baci, le labbra dischiuse e leggermente umide di saliva.
Arthur si muove automaticamente: affonda le mani tra i capelli di Merlin, e li stringe; ansima, vorrebbe chiedere perché, però poi si accorge che l’altro è nudo e tutta la sua attenzione si calamita sul suo corpo.
Merlin gli respira sulle labbra. Lo bacia, traccia con la lingua i suoi denti, perfino i canini, gli blocca le braccia contro il letto.
Vieni,” gli ripete ansimando. “Vieni...”
Arthur lo guarda, rosso e confuso. Ha le braccia completamente aperte, e Merlin intreccia le loro mani e stringe forte.
Prova a parlare ma non gli esce nulla. Si schiarisce la voce.
“Perché?” chiede gracchiando quasi, come se Merlin potesse rispondergli.
Non lo fa. Non lo fa perché torna a baciarlo, il viso inclinato, e poi scende veloce, la lingua che traccia morbidamente un percorso bruciante e caldo dal collo al torace, zigzagando attorno ai capezzoli, giù; Merlin morde la pelle sopra l’ombelico di Arthur, succhiandola dolcemente subito dopo, ed Arthur vuole solo gemere - solo, ricambia la stretta delle loro mani unite.
“Vieni, Arthur.”
Gli occhi di Arthur si appannano. La lingua di Merlin scende e sente il suo sorriso premere sulle cosce, sui fianchi, graffiando con i denti le ginocchia.
Gli mormora sulla pelle vieni vieni vieni e poi si blocca soffiando piano sull’erezione del principe, che alza la testa di scatto sconvolto - oh dio, è tutto talmente nitido, tutto, ogni cosa - dagli occhi di Merlin, il suo corpo (che non ha neanche mai visto prima d’ora), le sue labbra... ed il suo, di corpo, eccitato e caldo - segnato dai denti di Merlin, come segni di felicità fusa alla sua anima, marchiato a vita, segnato, suo.
Slega una mano da quella dell’altro, ed avvicina due dita alle sue labbra. Le tocca con gentilezza e confusione ed eccitazione, gratta un’unghia contro il labbro inferiore di Merlin, che sorride - e gli afferra il polso, con una presa delicata ma ferma. Gli bacia i polpastrelli, uno ad uno, ad occhi chiusi. Con una dolcezza sconosciuta, Merlin fa esplodere il sangue nelle vene di Arthur e lo trasforma in lava... vorrebbe, dio, vorrebbe solamente baciarlo, perdersi in lui, stringerlo e andare via, lontano.
Poi gli occhi di Merlin si aprono, ed Arthur vede il cielo.
Percepisce il movimento delle labbra del suo servitore quando gli sussurra un’ultima volta, “vieni...vieni da me...
Arthur si sveglia.








Si siede di scatto sul letto, con un gemito sommesso. Si guarda attorno freneticamente, alla ricerca di calore, un qualche segno... niente. Il silenzio ed il buio avvolgono la sua stanza come quando si era addormentato. Nulla è cambiato.
Arthur si rende conto di essere eccitato, stretto nei pantaloni leggeri che usa sempre per dormire. Imprecando, tuffa la testa tra le mani.
Merlin.
Il sogno... I baci di Merlin, le sue labbra, il suo corpo... le sue parole... il suo continuo, straziante, dolce mormorio... la sincerità, la sua lealtà, i giorni passati assieme.
Arthur non ce la fa.
Si alza e corre spalancando il portone della propria camera.
Corre fino a non sentire l’aria nei polmoni, corre superando guardie che lo fissano allibite urlando “Sire!” dietro di lui ma non gli importa; inciampa quasi nella foga, fa niente, corre ed il cielo è nero e pieno di stelle e non sa come, ma Arthur si sente rincuorato, nella sua confusione.
Corre, con un unico pensiero in testa; corre accorgendosi di come Merlin abbia fatto evaporare il resto del mondo, di nuovo, perché neanche quando sorpassa la casa di Guinevere si sofferma a pensare a lei ed è tutto strano ma corre e corre - deve correre, salire le scale verso la dimora di Gaius.
E si blocca, il petto squassato. Si abbassa sulle ginocchia e respira profondamente.
Merlin.
Lo stesso istante in cui sta per aprire la porta, si ritrova davanti il viso del suo servitore.
Ha addosso la casacca bianca, e ha i capelli arruffati, gli zigomi vagamente coloriti.
Ha un piede fermo a mezz’aria, come se volesse scattare a correre anche lui. Lo guarda imbambolato, la bocca spalancata. Lo guarda come per studiarlo, per accertarsi che sia sul serio lui,  ed Arthur si sente avvolgere dalla più calda sensazione che abbia mai provato. Lo agguanta per la camicia e se lo preme contro, abbracciandolo forte.
“Sono venuto”, gli mormora scioccamente. “Io...” si blocca. “Io ho”, riprova, e si inumidisce le labbra con la punta della lingua, “ho fatto un... un sogno, Merlin, e non so... voglio dire, non...” si prenderebbe a sberle. Rimane zitto. Solo Merlin ancora rigido contro di lui, il viso premuto contro il petto del principe, le braccia distese lungo i fianchi.
Balbetta qualche frase senza senso, poi lo guarda negli occhi, spaesato, ed Arthur per la seconda volta soccombe.
Lo bacia.
Una, due, tre volte a fior di labbra. Gli afferra la mano e se la stropiccia sul petto, dandogli il permesso di entrarci, maledizione, di sfondare di nuovo il suo cuore per trovarvi un perfetto giaciglio per il suo essere così meravigliosamente Idiota.
Merlin si aggrappa a lui quasi disperatamente.
“Ho sognato anche io,” ansima, gli occhi sbarrati, “Io... stavo venendo da voi. Io ho sognato... “ Arthur vede le sue buffe orecchie diventare rosse.
Sorride e lo prende per mano.
Vieni, Merlin” dice, e lo trascina verso le sue regali stanze, le stelle luminose su di loro e Merlin, trasognato, per un secondo le guarda e le vede allinearsi fino a formare un grosso drago su in cielo, e ride, prima di venire agguantato ancora da Arthur ed essere baciato.

fine

  
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