Fanfic su attori > Robert Pattinson
Ricorda la storia  |      
Autore: QueenVLondon    09/09/2011    5 recensioni
Un lungo volo da Londra a New York. Il sogno di una vita. Ma se Katie riuscisse a realizzarne due in una sola giornata?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sospirai guardando il tabellone delle partenze. Il mio volo per New York aveva un ritardo di 30 minuti. Tamburellai con le dita sulla valigia, sperando che non aumentasse.



Erano anni che sognavo di andare a New York! Sara, la mia migliore amica, si era trasferita lì da un anno e finalmente ero riuscita ad organizzarmi per andare a trovarla. Ero davvero felicissima, nonostante non amassi volare da sola: già le due ore da Pisa a Londra mi erano sembrate interminabili senza nessuno con cui chiacchierare. Non osavo immaginare come avrei ammazzato il tempo per nove... Dopo quella che mi sembrò essere un'eternità, annunciarono finalmente il mio volo. Mi alzai rapidamente, afferrai la valigia e mi diressi verso il mio gate.



Dopo i rituali controlli al mio passaporto e al biglietto, superai la sicurezza e salii sul bus navetta. All'inizio rimasi spiazzata dalle dimensioni dell'aereo. Non ne avevo mai visto dal vivo uno così grande. Di solito viaggiavo soltanto per brevi tratte, nella maggior parte dei casi con Ryan Air, per cui per me quella era una vera e propria novità.



Sorrisi e salii sull'aereo. L'hostess mi salutò allegra e mi indicò il mio posto. Lo raggiunsi rapidamente e chiesi cortesemente all'uomo seduto dietro di me di aiutarmi a sistemare il bagaglio, che era decisamente troppo pesante. Dopodiché lo ringraziai e mi sedetti nel mio posto dalla parte del corridoio. Avrei decisamente preferito il posto vicino al finestrino; così avrei potuto fissare il panorama durante il viaggio. I posti accanto al mio erano ancora vuoti. Vidi un ragazzo molto carino prendere posto due file davanti a me. Perché non potevo essere seduta lì? Sospirai e inizia a sfogliare il Vanity Fair, che avevo acquistato in aeroporto. Nove ore così? Sperai che il posto accanto al mio venisse occupato da una persona cordiale, con cui parlare del più e del meno almeno per un po'.



Fu in quel momento che sentii una voce maschile estremamente sexy. Per poco il mio cuore non smise di battere. Poi accelerò. Sentivo le guance in fiamme. Era impossibile che fosse lui. Però conoscevo bene quella voce... Avevo visto tutti i suoi film, ascoltato le sue canzoni, le interviste. Come potevo sbagliarmi?



La voce era sempre più vicina. Rispondeva tranquilla a un'altra voce, anch'essa maschile, che sembrava particolarmente irritata. Presi coraggio, abbassai la rivista, ma prima che potessi voltarmi per controllare, sentii una mano sulla mia spalla.



“Scusa, credo che quelli siano i nostri posti”.



Girai la testa e trovai Robert Douglas Thomas Pattinson a pochi centimetri da me.



“Co-come?”



Mi indicò i posti accanto al mio, su cui avevo poggiato la borsa e la felpa.



“Oh! Certo”, esclamai spostandole immediatamente ed alzandomi per farli passare.



Robert mi sorrise, mentre Dean, il suo bodyguard, mi lanciò un'occhiataccia. Feci finta di nulla e risposi timidamente al suo sorriso, nonostante il mio cuore battesse come mai prima d'allora.



I due si sedettero rapidamente, cercando di non dare nell'occhio. Ovviamente fu Dean ad occupare il posto vicino a me, lasciando all'attore quello accanto al finestrino.



In ogni caso, non potevo credere che stesse accadendo realmente. Forse mi ero addormentata a Heathrow ed era tutto un sogno. Ma se si trattava di un sogno, non volevo svegliarmi! Avevo Rob a due passi da me, anzi, a un sedile da me. Tra noi due c'era soltanto Dean. Magari con un po' di fortuna sarei riuscita a scambiare due parole con lui... In fondo anche i bodyguards avranno bisogno di andare in bagno prima o poi, no?



L'hostess iniziò a mostrarci cosa fare in caso d'incidente... Cercai di concentrarmi sulle sue parole, ma era impossibile con Rob così vicino, inoltre avevo già visto quelle dimostrazioni un'infinità di volte senza mai capirci nulla. Beh, se anche fossimo precipitati almeno avrei passato il mio ultimo quarto d'ora di vita respirando la sua stessa aria. Forse insieme saremmo riusciti a salvarci e poi... Basta! L'aereo non sarebbe precipitato e nessuno sarebbe morto. Mi sarei goduta il viaggio in tranquillità senza prestare troppe attenzioni al passeggero seduto a un sedile da me. Nonostante non stessi facendo nulla di particolare, sentivo gli occhi di Dean su di me. Evidentemente dovevo avere scritto “fan” in faccia.



Decisi di fare qualcosa per tranquillizzarlo, così forse ci avrebbe lasciato almeno due secondi da soli. Afferrai le cuffie vicino al mio sedile e me le misi agli orecchi. Stavano proiettando Harry Potter e il principe mezzosangue. Lo avevo già visto, ma poco importava. Era un bel film. Eppure qualcosa non funzionava: non riuscivo a sentire nulla. Perfetto! Erano rotte. Decisi che tanto valeva tenerle comunque e ripresi a fissare le immagini che si muovevano sullo schermo.



Dopo qualche minuto sentii qualcuno che cercava di richiamare la mia attenzione. Era LUI! Rob si sporse verso di me e mi chiese, indicando le mie cuffie: “Scusa se ti disturbo, le tue funzionano?”



Cercando di controllare la voce risposti di no.



“Ah”.



Sicuramente si stava chiedendo perché fossi così scema da tenere agli orecchi delle cuffie che non funzionavano. Fantastico! Avevo appena fatto la figura dell'idiota davanti al mio idolo. Cercai di trovare qualcosa da dire, ma avevo la mente completamente vuota, per cui mi tolsi le cuffie e le misi al loro posto.



“Voli da sola?” mi domandò.



Impossibile. Robert Pattinson voleva parlare con me? Ma in che universo parallelo mi trovavo? Forse a forza di fantasticarci sopra avevo perso la percezione della realtà.



“Sì”, gli risposi “Sto andando a New York a trovare un'amica”. Aggiunsi, come se la cosa potesse interessargli.



Lui mi sorrise. “Scusa non ci siamo presentati, ma dall'espressione che hai fatto quando ti ho chiesto di farci passare, credo che tu sappia chi sono”.



“Già, ma se vuoi puoi presentarti lo stesso”. Dissi poco convinta.



“D'accordo.” Acconsentì lui. “Robert”. Disse porgendomi la mano.



“Io sono Katie”, dissi stringendogliela. Avevo appena stretto la SUA mano!



“Piacere di conoscerti, Katie”.



“E' la prima volta che vai a New York?”



“Sì. E' da un po' di tempo che voleva fare questo viaggio!”.



“Capisco.”



Stavo veramente parlando con Rob! Non riuscivo ancora a crederci. Il suo tono era gentile, educato, ma mi pareva un po' forzato. In effetti ora che lo osservavo bene, mi pareva abbastanza stanco.



“Posso chiederti dove sei diretto?”



“Los Angeles”, disse con un sorriso tirato.



“Scusa, non volevo essere invadente”.



“Scusami tu, non posso dire niente”, spiegò.



“Perché se parlassi con me poi dovresti uccidermi”, gli risposi sorridendo.



“Non sarebbe la prima volta che sparo a qualcuno”, disse lui stando al gioco.



“Cosmopolis?”. Chiesi, ricordando una sequenza del film.



“Hai proprio visto tutti miei film, vero?”, mi chiese con un'espressione indecifrabile.



“Colpevole”.



Sorrise di nuovo, ma stavolta non c'era niente di forzato ed era magnifico. Non era la prima volta che lo vedevo ridere dal vivo. Ero stata a una paio di premiere a Londra, ma vederlo ridere per qualcosa che io avevo detto, era tutta un'altra cosa.



“Quindi cosa fai? Quando non sei impegnata a vedere i mie film?”



“Ah divertente!” Esclamai, fingendomi offesa, “Ho una vita molto intensa e piena d'impegni. Dopo New York, andrò a Boston, San Diego, Las Vegas...”.



La sua espressione improvvisamente cambiò e il suo sorriso si spense. Forse avevo osato troppo. M feci i complimenti da sola: in soli due minuti ero riuscita ad irritarlo. L'ipotesi di lanciarmi metaforicamente fuori dal finestrino non sembrava male.



“Mi dispiace”, dissi mortificata, tornando a fissare lo schermo muto.



Passarono quelle che mi sembrarono ore prima che qualcuno aprisse nuovamente bocca. Tutto l'aereo sembrava stranamente silenzioso. Tutti stavano guardando il film. A un certo punto, la signora seduta davanti a me iniziò a parlare con le figlie, che a quanto pare non avevano più voglia di guardare Harry Potter. Tanto per tenermi occupata, ascoltai i loro discorsi.



Cercare di non guardare nella SUA direzione era un'impresa quasi impossibile, ma tenni duro. A un certo punto, una mano mi sfiorò la spalla richiamando la mia attenzione. Si trattava di Dean, che mi chiedeva gentilmente di farlo passare.



Annuii e mi alzai. Se non avessi già fatto una pessima figura, adesso che eravamo soli, avrei cercato di dire qualcosa a Rob, ma sinceramente non volevo peggiorare la situazione. Passarono parecchi minuti e Dean non era ancora tornato. Intanto il mio cuore batteva all'impazzata e mi sudavano le mani. Non mi ero mai sentita a mio agio nel silenzio assoluto, a meno che non avessi qualcosa d'importante da fare e, al momento, non l'avevo.



Poi, all'improvviso, fu lui a rompere quel silenzio pressante.



“Non è così divertente girare da un posto a un altro senza mai fermarsi”. Disse guardando davanti a sé.



“Scusa per prima, sono stata una stupida”.



“Tranquilla. Sono solo stanco, non ce l'ho con te”.



Non disse altro. Ero stanco, certo. Non doveva essere facile spostarsi da un luogo a un altro senza fermarsi mai. Essere costantemente costretti a guardarsi le spalle dagli obiettivi dei paparazzi. La sua privacy era, beh, inesistente. Non volevo fare nulla che potesse di nuovo infastidirlo, per cui  presi di nuovo in mano Vanity Fair e ripresi a sfogliarlo. Dean non era ancora tornato, che strano. Come se mi avesse letto nel pensiero, Rob disse: ”C'era ancora un posto libero in prima classe, ho chiesto a Dean di andarci”.



La notizia mi lasciò senza fiato. Rob aveva preferito un posto in economica ed aveva lasciato che il suo bodyguard occupasse quello in prima classe al posto suo?



Ma cosa ben più importante: aveva deciso di fare il viaggio con me? Impossibile.



Eppure era quella la conseguenza diretta della sua scelta.



“Volevo fare un viaggio tranquillo con un persona normale per una volta”. Aggiunse sorridendo.



Quindi io ero la persona normale? Se avesse potuto intuire tutto quello che avevo provato nel momento in cui avevo udito la sua voce, sarebbe scappato dall'altra parte dell'areo, urlando.



“Dice qualcosa d'interessante?”, mi chiese indicando la rivista che tenevo ancora in mano.



“Nulla di speciale”. Risposi, mettendola in borsa. “Sempre le stesse cose”.



“Cosa fai nella tua intensissima vita, Katie?” Mi chiese scherzando.



Il mio cuore fece un doppio salto mortale nel momento in cui pronunciò il mio nome, con il suo sexy accento inglese. Ero felice che non lo avesse perso.



Gli sorrisi e iniziai a parlargli di me, della mia famiglia, dei miei amici (tralasciai il fatto che avessi conosciuto la maggior parte di loro grazie al nostro comune interesse per lui) e dei miei studi. Rob sembrava ascoltarmi con attenzione.



Era davvero interessato alla mia vita? E per quale ragione poi? Non era certo così interessante se paragonata alla SUA. Eppure mi stava ascoltando con attenzione, o almeno così sembrava. Forse era solo un attore migliore di quello che appariva sullo schermo.



Mi cadde l'occhio sul suo orologio e mi accorsi che stavo parlando ininterrottamente da quasi due ore. Che strano. Sembrava che il tempo si fosse fermato, o che stesse procedendo alla velocità della luce. Era tutto così surreale. Avevo Rob a pochi centimetri da me, non c'era neanche più il sedile vuoto di Dean a separarci ormai: l'attore aveva occupato il suo posto.



“Penso di aver esaurito il mio repertorio d'intrattenimento! Se avessi saputo che avrei dovuto parlare per nove ore, mi sarei preparata qualcosa.” Aggiunsi scherzando.



“E' un piacere ascoltarti, Katie”. Mi disse e decisi che era sincero. “Ammetto che quando ti ho vista seduta qui e ho visto la tua espressione, ho avuto il terrore che mi saresti saltata addosso.”



Di fronte alle sue parole, sentii le guance di nuovo in fiamme. Allora si era accorto di come lo avevo guardato.



“La scorsa settimana ero a Londra, per passare un po' di tempo con la mia famiglia e mentre stavo aspettando un taxi due ragazze mi si sono letteralmente lanciate contro. E' stato imbarazzante. Dean me le ha dovute strappare di dosso”. Aggiunse imbarazzato.



“Immagino”. Dissi consapevole che non avevo assolutamente idea di cosa si provasse a essere venerato da un milione di fans. “Come ci riesci?” gli chiesi.



“A fare cosa?”



“A vivere così.”



Lui si guardò intorno, prima di rispondere.



Era notte ormai, tutti i passeggeri stavano dormendo. La nostra luce era la sola ad essere ancora accesa.



“La mia famiglia mi aiuta molto”, disse a bassa voce. “Ormai ci ho fatto l'abitudine. E poi a casa mi aspetta Bear.” Sorrise, pronunciando il suo nome.



“Non ho mai avuto un cane”.



“Io non potrei mai vivere senza. E' bello avere qualcuno che ti accoglie quando torni a casa e che non ti chiede mai nulla in cambio.” Restò in silenzio per un po'. “Allora non chiedi quello che tutti vorrebbero sapere?” Chiese allusivo.



“Cosa?”



“Starà con lei, non starà con lei...?”.



Ecco a cosa si riferiva. Francamente non ci avevo neppure pensato. Che importanza aveva se stava con Kristen Stewart, oppure no? Non cambiava ciò che pensavo di lui. Niente avrebbe potuto cambiarlo. Non avevo mai pensato di chiederglielo, forse non lo volevo sapere. Quanto c'era di vero? Quanto di finzione? Una domanda che, ero certa, non avrebbe mai avuto una risposta soddisfacente. Ma perché aveva tirato fuori l'argomento? Era lui a volerne parlare? Di certo non con te, disse una vocina nella mia testa.



“Perché pensavi che te lo avrei chiesto?”, gli domandai.



“Non è quello che tutti vogliono sapere?”.



“Beh, io non sono tutti gli altri”.



Sorrise di gusto alla mia risposta.



“Allora... Cosa sa fare Bear?” gli chiesi.



Passammo la seguente mezzora parlando del suo adorabile cane. Era incredibile quanto ci fosse affezionato. Sorrideva ogni volta che ne parlava e vederlo sorridere era il regalo più bello del mondo. Avrei voluto fermare quel momento per sempre. Sarei rimasta su quell'aereo con lui tutta la vita, ma, purtroppo, a volte il tempo corre troppo velocemente.



La stanchezza del viaggio iniziava a farsi sentire, sentivo le palpebre pesanti. Rob evidentemente se ne accorse e mi sussurrò: “Ti spiace se teniamo questa luce accesa? Ho sempre odiato il buio.” Precisò imbarazzato.



“Non c'è problema.” Risposi già mezza addormentata.



“Buonanotte”.









Mi svegliai alle prime luci dell'alba. Non avevo il coraggio di aprire gli occhi. Ero certa che, appena lo avessi fatto, la delusione si sarebbe impossessata di me. Di certo doveva essersi trattato di un sogno. Un meraviglioso sogno.



Aprendo gli occhi avrei visto il mio orribile vicino, un uomo sulla cinquantina, o una coppia di fidanzati, di quelli che ti fanno venire in mente il miele soltanto a guardarli. Sentivo la testa stranamente pesante, come se ci fosse qualcosa sopra. Feci un profondo respiro e aprii gli occhi.



Molti altri passeggeri si erano svegliati. L'hostess stava servendo la colazione. Alzai lo sguardo e per poco non urlai. Non si era trattato soltanto di un sogno. Robert Pattinson era davvero seduto accanto a me e, cosa ben più importante, si era addormentato APPOGGIATO a me.



Non mi sarei mossa di un millimetro per nessuna ragione al mondo. La colazione poteva aspettare. Era bellissimo. Tutto in lui lo era. Non potevo fare a meno di osservarlo. Sembrava così rilassato, così dolce. Mi accorsi che le nostre mani erano vicine. Chissà se stanotte lo avevo sfiorato. Speravo di sì. Robert inarcò un sopracciglio. Intuii che si stava svegliando e per evitare l'imbarazzo che probabilmente gli avrebbe suscitato quella vicinanza, richiusi gli occhi, fingendo di dormire. Ma non allontanai la mia mano dalla sua. Non potevo. Non volevo.



Lo sentii sbadigliare e poi spostarsi prontamente da me; nel farlo mi sfiorò la mano. Rimasi immobile. Ero certa che mi stesse osservando per vedere se mi aveva svegliato. Tenni gli occhi chiusi.



Intanto sentii il carrello della colazione avvicinarsi. Non mangiavo niente dalla sera prima e stavo decisamente morendo di fame. Tanto valeva fingere di svegliarsi. Aprii lentamente gli occhi e non potei trattenermi da imitare il suo sbadiglio.



“Buongiorno”. Mi disse.



"Buongiorno".

“Ehm credo di averti dormito addosso”. Disse imbarazzato. Finsi di non sapere di cosa stesse parlando.



“Ah! Non me ne sono accorta”, mentii.



Le nostre mani erano ancora vicine.



“Vuoi qualcosa da mangiare?”, mi chiese.



“Sì, grazie”.



Fermò l'hostess, prese un paio di croissant e due caffè e me ne passò uno. Lo ringraziai di nuovo.



“Scusi quanto manca all'atterraggio?” Domandò all'hostess.



“Circa 45 minuti”. Rispose lei con un tono efficiente.



A quelle parole il mio cuore smise di battere per un istante. 45 minuti e saremmo atterrati a New York. Per qualche ragione questa notizia non mi suscitò l'emozione che avevo sempre immaginato; ma forse dipendeva soltanto dal fatto che fra 45 minuti le nostre strade si sarebbero separate di nuovo.



“45 minuti”. Ripeté lui. Per qualche strana ragione non sembrava lieto dalla notizia.



“Ci saranno molti paparazzi all'aeroporto?” Gli domandai, sforzandomi di indovinare che cosa lo turbasse.



“Più di quanti ne vorrei”. Rispose serio, bevendo un sorso di caffè.



“Pensavo che dopo un po' ci si facesse l'abitudine.”



“Dopo un po' diventa tutto routine, ma non credo che mi abituerò mai davvero a tutto questo clamore”.



“Perché continui a farlo allora?” Probabilmente non avrei dovuto chiederglielo, ma non ero riuscita a trattenermi.



Prima che potesse rispondermi, Dean apparve improvvisamente davanti a noi.



“Tutto bene qui?” Chiese rivolto a Rob.



“Buongiorno, Dean”, lo salutò Rob. “Certo. Katie è stata una piacevole compagna di viaggio”, aggiunse sorridendo e il bodyguard gli spiegò quale uscita avrebbero dovuto usare, una volta scesi dall'aereo. Parlavano troppo in fretta e comunque, non essendo mai stata al JFK, non credo che sarei riuscita a seguire il loro discorso in nessun caso.



E' impossibile descrivere quali e quante emozioni suscitò in me la parola “compagna” e sopratutto il fatto che aveva appena definito “piacevole” il tempo che avevamo trascorso insieme.



L'hostess si avvicinò velocemente a noi e chiese al bodyguard di riprendere il suo posto, perché presto sarebbero iniziate le manovre per l'atterraggio. L'uomo fece un cenno d'intesa a Rob e se ne andò. Dopo pochi istanti si accese la voce dell'hostess che invitò tutti i passeggeri ad allacciare le cinture.



Era arrivato il momento di salutarci. L'aereo stava perdendo rapidamente quota. Fra cinque minuti saremmo atterrati. Non potevo e non volevo pensarci. Solo pochi minuti e avrei dovuto salutare Rob. Ero riuscita a mantenere una certa tranquillità durante il viaggio, consapevole che lo avrei avuto vicino per qualche ora. Adesso che le ore si erano trasformate in minuti, era molto più difficile. Mi sentivo sul punto di urlare. Avrei voluto fermare l'aereo e non scendere. Ma non potevo. Feci un profondo respiro e fissai il sedile di fronte a me.



“Tutto bene?” Mi chiese Rob premuroso, sporgendosi verso di me.



“Tutto a posto, grazie. Non ho mai amato gli atterraggi”.



“Neppure io”. Mi confessò lui.



Gli sorrisi: vedevo che stava cercando di mettermi a mio agio, ma mi sentivo un fascio di nervi. Non volevo fare la figura della ragazzina proprio ora, ma stare calma non era più così facile. A costo di fare la figura della stupida non potevo non farlo. Non avrei avuto un'altra occasione e, per quanto sciocco, decisi di tentare.



“Ascolta- gli dissi- so che è stupido, ma... Non posso non farlo”.



“Cosa?” Mi chiese lui. Sembrava tranquillo. Evidentemente aveva capito che non ero una squilibrata e non si aspettava niente di eclatante. Estrassi un foglietto dalla borsa e gli scrissi il mio account skype.



Prima che potesse dire, o fare qualunque cosa gli dissi: “So che probabilmente lo getterai appena sceso da questo aereo ma, non potevo non dartelo”.



Sperai che non mi considerasse una stupida per quel gesto.



“Okay”. Disse prendendolo e mettendoselo in tasca.



Sembrava di nuovo imbarazzato, ma mi sorrise. Sapevo bene che non lo avrebbe mai usato, ma almeno sapevo di averci provato.



Era stato bellissimo conoscerlo e averlo vicino per quasi nove ore. Speravo davvero che anche per lui fosse stata un'esperienza piacevole.



L'atterraggio fu molto brusco, o forse fu soltanto duro tornare alla realtà. L'hostess ci invitò a restare tutti al nostro posto finché l'aereo non si fosse fermato del tutto.  Appena  fu immobile, Dean ci raggiunse di nuovo.



“E' meglio se noi due scendiamo per primi”. Spiegò il bodyguard all'attore.



“Credo che mi tocchi la passerella”, mi sussurrò Rob. Il suo tono era tranquillo. Quella era la sua vita. Si alzò e poi si rivolse di nuovo a me: “E' stato un piacere conoscerti, Katie”.



“Il piacere è stato tutto mio, non potevo desiderare un compagno di viaggio migliore”, dissi sincera.



“Su questo ho qualche dubbio”, rispose. “Il ragazzo seduto due file davanti a noi ti ha fissato per tutto il tempo. Molto carino”. Aggiunse divertito.



Sarebbe stato inutile dirgli che nessun ragazzo per me sarebbe mai stato bello quanto lui. Così mi limitai a sorridergli.



Rob indossò i suoi Ray Ban scuri, che celarono i suoi splendidi occhi chiari e mi sorrise di nuovo. Mi alzai per farlo passare, certa che in quel momento tutti ci stessero guardando. Lui afferrò il suo bagaglio e se lo mise in spalla. Poi, come se avesse dimenticato qualcosa, mi girò nuovamente verso di me, che ero ancora lì in piedi, incapace di muovere un muscolo. Si sporse verso di me e mi sfiorò delicatamente la guancia con le sue labbra vellutate.



Quante volte avevo immaginato quel contatto con lui? Neppure nei miei sogni più ispirati ero riuscita a rendergli giustizia. Fu come se il tempo si fosse fermato, come se non mi trovassi più su quell'aereo, come se gli altri passeggeri fossero scomparsi. Per un istante sentii solo e soltanto Rob. E fu bellissimo.



“Grazie” Gli sussurrai.



“Goditi New York”. Mi disse e poi seguì Dean sotto gli sguardi curiosi degli altri passeggeri e sparì dalla mia vista.


Afferrai il mio bagaglio e, insieme a tutti gli altri comuni mortali, scesi le scalette e, mentre il mio cuore batteva all'impazzata, toccai per la prima volta il suolo americano.
























  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Robert Pattinson / Vai alla pagina dell'autore: QueenVLondon