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Autore: Aleena    09/09/2011    1 recensioni
"Ricordo la mia vecchia vita.
Il vento inframmezzava ogni cosa, un vento freddo e persistente. Soffiava dalle montagne, portandosi dietro l’eco dell’inverno eterno ed il sapore di una terra lontana, appena oltre i monti.
Ha accompagnato tutta la mia vita, quel vento."
1a classificata al contest "Nei panni del vampiro" indetto da VaniaMajor sul forum di Efp
Vincitrice del Premio "Miglio Personaggio Femminile Protagonista" al contest "And the Winner is..." indetto da Dark Aeris. Sul forum di Efp.
Genere: Dark, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lullabies'
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Questo scritto è di mia unica proprietà; è pertanto Vietato copiare/riportare/tradurre altrove questo (integrale, sue parti, i personaggi etc etc) senza il consenso dell’autrice (ovvero la sottoscritta)! Nessuno vorrà farlo, ma è sempre meglio prevenire! ;)  



 

 
 
 
Ricordo la mia vecchia vita.
 
Sembrano passati secoli da quella ragazzina, da quella casa. Non ricordo il nome del mio paese, né quello di mia madre o di mio padre.
Ricordo invece i luoghi, chiari come se potessi ancora percorrerli. Ogni viale, ogni siepe, ogni casa.
La mia, più di tutte.
C’era un parco, e passeggiandovi il nitrito dei cavalli e l’abbaiare dei cani erano l’unico rumore di vita, di realtà.
Il vento inframmezzava ogni cosa, un vento freddo e persistente. Soffiava dalle montagne, portandosi dietro l’eco dell’Inverno eterno ed il sapore di una terra lontana, appena oltre i monti.
Ha accompagnato tutta la mia vita, quel vento.
Ricordo le corse nei corridoi, e come questi mi spaventassero: nei nostri quartieri, la servitù era ammessa solo quando noi non eravamo presenti e per tutta la mia vita non ho visto altro che ombre e solitudine.
La nostra ala della casa era la più silenziosa; talvolta, il vento soffiava così forte che mi pareva che cantasse, una litania senza ritmo in una lingua arcaica, selvaggia e prepotente, che premeva sulle finestre, urlando di lasciarla entrare. Il canto di una banshee o di una sirena, a volte di una strega; se l’avessi ascoltato, ne ero certa, sarei naufragata, perdendomi senza più poter tornare indietro. Allora avevo paura e correvo finché il cuore non mi scoppiava nel petto - correvo cercando mio padre, mia madre.
Allora piangevo. 
Ero una bambina con la testa piena di leggende e paure; una ragazzina sola.
Smisi presto di farlo. Cercare le carezze dei miei e piangere, intendo.
Crebbi.
Per il mio quattordicesimo compleanno mio padre mi regalò un’ala della casa e mia madre l’arredò, corredando ogni stanza di tutto ciò che una giovane donna può desiderare.
«Niente più balocchi, niente più bambole, principessa del nostro cuore.» mi disse mia madre, altera e distante come sempre era stata, come fu fino alla fine. Chiusero la mia vecchia camera e non mi fù più permesso entrarvi.
Avevo paura di farlo, in realtà.
Al posto dei giochi, ottenni le Muse.
Accanto alla mia stanza da letto ne trovai una con un caminetto, un tavolo per il ricamo, un pianoforte a coda coi tasti in avorio, un cavalletto in legno rosso ed uno specchio.
Perfezionai tutte le mia Muse, imparando a danzare, cantare, suonare e ricamare con maestria prima di abbandonarle.
Solo la pittura rimase. La mia Arte, la chiamavo, dilettandomi a dipingere qualunque soggetto, bramosa di perfezionarmi, di superare ogni mio limite.
Dipingevo fiori, mentre io stessa sbocciavo.
Ricordo la mia adolescenza con chiarezza, il mio corpo che mutava, allungandosi ed ammorbidendosi. Sopratutto ne ricordo la noia; interminabili giornate allietate solo dall'Arte e dallo specchio.
Era una lastra del più fine argento, stesa su un cristallo perfetto, molto dissimile dall’obbrobrio dinnanzi al quale avevo danzato; aveva una grande cornice di legno, decorata con un intreccio di foglie e glicine così reale da impressionarmi ogni volta: ne seguivo i contorni e, solo chiudendo gli occhi, potevo annusarne il profumo.
Amavo guardare il mio riflesso sulla lastra di cristallo, amavo trascorrere ore a rendermi sempre più bella. Ero giovane, troppo – una ragazza che della vita aveva ogni cosa.
Avvenenza. Ricchezza. Potere. Talento.
 
Crebbi davanti a quello specchio e con un pennello in mano, pian piano dimentica del vento, del glicine e delle rose.
Tre anni, ed ero una donna - una stupenda donna - ancora bambina nella mente, scioccamente convinta che tutto sarebbe rimasto sempre uguale. Il mio mondo, io stessa, per sempre perfetti, per sempre in fiore.
Ero un bocciolo, coltivato dai più esperti giardinieri nella migliore serra della vita.
Anche allora - a secoli di distanza da qui - il mio mondo era sempre stato calmo, immutabile
 
Poi il vento cambiò direzione, portandosi dietro la peste.


 

Questa storia ha ottenuto il PRIMO POSTO al contest "NEI PANNI DEL VAMPIRO" indetto da VaniaMajor sul forum di Efp.


Questa storia ha ottenuto il premio "MIGLIOR PERSONAGGIO FEMMINILE PROTAGONISTA" al contest "AND THE WINNER IS..." indetto da Dark Aeris. sul forum di Efp.

 
Valutazione: 
La Vampira mi ha affascinata in primo luogo perché non è un personaggio positivo. Potrebbe pure risultare odiosa, se la si guarda nel complesso, per i suoi atteggiamenti, per il suo background storico. Ma poi si va in profondità e il suo modo di pensare e di agire risultano intriganti, lasciando il lettore compiaciuto della sua conoscenza e introspezione. Ottimo lavoro.
 



(più o meno)Piccolo spazio-me:
ho scritto questa storia inizialmente come background di un mio personaggio in un GdR. Purtroppo, non ho mai usato né la storia, né il personaggio; ritrovandola, ho deciso che valeva la pena di sistemarla e pubblicarla.
Sono 4 chap abbastanza corti, circa una paginetta word ognuno, aggiornata ogni venerdì. Non ho fatto un’unica one-shot semplicemente perché, dovendo scegliere, io preferisco leggere una long non estremamente lunga (perdonatemi il gioco di parole) piuttosto che una one-shot immensa.
È parte di una ciclo di brevi long e one-shot intitolato Lullabies, raggruppate seppure non abbiano fattore comune, a parte il genere.. diciamo, particolare! Capirete leggendole!
Ora, due avvisi: 
Lo stile non è dei più leggeri – pochi dialoghi, molta introspezione. 
La storia – e la protagonista, dunque - è cruda, cinica addirittura, ma è come doveva essere la mia PG. Per far capire che non era stata la trasformazione a cambiarla, alla fin fine. Per sicurezza ho messo il rating arancione (poteva starci anche il giallo, ma preferisco esagerare, sono fatta così!)
Ora, chi non si è scoraggiato capirà che intendo :) 
Non mi aspetto di ricevere commenti, lo dico onestamente. Questo ovviamente non significa che non li voglia, anzi! 
Se vi piace, se vi fa schifo, se notate errori, imprecisioni, qualunque cosa insomma, fatemelo sapere! Sprecate due minuti per aiutarmi a migliorare o per motivarmi, per me è importante ed a voi non costa nulla, quindi su U_U vi aspetto :D


 

  
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