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Autore: eilin    10/05/2006    1 recensioni
[Suikoden 1°]
Bisogna essere forti. Anche quando si é perso tutto. Anche quando si é immersi nelle tenebre.Per chi confida in noi, per una speranza che non puo'e non deve morire. Mai
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio,
Superfici cupe, cangianti increspate dal lieve soffio del vento.
Suoni soffici e spenti si levano dalle rive ignote.
E nel centro protetto dalle profonde acque del Lago di Toran si innalza come una fredda lama, il castello.
Come una solitaria sentinella che si staglia ritta e fiera nel cuore della notte.
Le luci sono spente e nei corridoi tutto tace avvolto nel manto del sonno.
Solo in cima alla torre centrale c’è qualcuno ancora desto.
La grande stanza è oscura, le ombre pesanti ne hanno reclamato quasi il totale possesso venendo sconfitte solo dove il lieve chiarore di quella notte estrania rischiara vagamente i contorni.
E lì, accanto alla finestra, lo sguardo perso oltre i vetri, un’immobile sagoma si staglia netta nelle tenebre.
Una figura esile che tiene un braccio appoggiato al muro, l’altro rigido al petto serra fra le dita quel che sembra un pezzo di stoffa, i capelli ebano scompigliati incorniciano un volto fanciullo. Non dimostra più di una quindicina d’anni.
Giovane, ma con occhi penetranti, profondi, puri. Eppure ora appaiono stranamente vecchi e stanchi.
Si muove, appoggiando un braccio al freddo vetro della finestra per posandoci con gesto stanco la fronte.
Chiuse un attimo gli occhi,il braccio sinistro lasciato ricadere lungo il fianco.
Con un basso fruscio qualcosa cadde afflosciandosi ai suoi piedi, una bandana verde...

“Perché......non hai intenzione di vendicare la morte di Gremio!!!....”
“....Ha ucciso Gremio....”
“Perché!!!..... Non capisco....non posso capirti....”

Parole dure che erano volate in quel difficile giorno e che ora ritornavano per la millesima volta a tormentarlo.
Si mise a ridere.
Una risata fredda, priva di vita.
Il pugno libero colpi ripetutamente la fredda parete fino a scorticarsi le nocche, ma lui parve non rendersene conto.
...Non capivano...loro non capivano...
e avvolte non capiva nemmeno lui.
Perché!
Perché si era fermato!?
Perché non aveva ubbidito a quella voce che gli diceva di uccidere il generale.
Sarebbe stato così semplice cercare di placare il dolore che da giorni gli attanagliava l’animo con la lama della vendetta.
Eppure non c’è l’ aveva fatta.
Il suo stupido cuore aveva urlato più forte.
Si perché anche se era stato il generale Milich a uccidere Gremio allo stesso tempo non era stato veramente lui bensì quella runa maledetta che aveva sulla mano...
E così si ritrovava di nuovo con in mano nulla...
Di nuovo si erano presi qualcuno a lui caro e ancora una volta non aveva potuto far altro che guardare, totalmente impotente.
Anche la vendetta gli era ancora negata.
Si accasciò a terra con l’animo a brandelli, portandosi le mani al volto, cercando di arrestare quelle lacrime traditrici che scorrevano lungo il viso, mentre come un fiume in piena i ricordi di quegli ultimi mesi lo invadevano, annegandolo con i loro oscuri flutti.
In un attimo fu di nuovo lì, nella casa della sua infanzia tutti uniti intorno al tavolo, risentì la voce profonda e sicura di suo padre Teo annunciare la sua imminente partenza per il fronte, e affidare a lui il comando della casa, mentre accanto a se rivide la faccia sorridente e orgogliosa di Ted guardarlo con ammirazione...
...se solo suo padre avesse saputo.
Pochi giorni e aveva distrutto tutto, ogni ricordo felice.

Solo pochi giorni e Ted era stato scoperto, ucciso, e loro costretti alla fuga.

Traditi...
Ancora una volta questa consapevolezza lo trafisse.
Erano stati traditi dalle persone di cui più si fidava, dai suoi amici,dal suo re.
Quella stessa persona per cui suo padre aveva rischiato la vita tante volte...quella persona di cui gli raccontava fin da quando era piccolo parlandogli della sua forza, del suo coraggio e anche della sua bontà.
Bugie niente altro che bugie.
Prima gli aveva strappato quel che considerava un fratello, il suo miglior amico e ora anche Gremio...
Gremio che gli era sempre stato a fianco, che da bambino gli aveva medicato le piccole ferite, che lo separava da Ted quando litigavano, che gli aveva insegnato così tante cose...
Che era stato come un padre e una madre per lui, forse anche più di quello vero.
Ma quello che era veramente buffo è che nonostante tutto una parte di lui, forse quella più fanciulla, gli diceva che non poteva essere quello il re di cui gli avevano tanto parlato, che si stava sbagliando, la colpa doveva essere di qualcun altro. E ancora lo invitava a non vedere, a non udire le voci di sofferenza che si alzavano intorno a lui.
Ma ormai era troppo tardi, qualcuno gli aveva gia aperto gli occhi insegnandogli a guardare oltre le apparenze, a pensare con la propria testa e ad agire con il cuore.
Era stata una ragazza con un cuore immenso, e un coraggio da leone. Una persona a cui si era velocemente affezionato che era morta fra le sue braccia credendo fino all’ultimo nel suo sogno....e che aveva posto quel pesante fardello sulle sue spalle.
Lady Odessa, leader dei ribelli, una grande donna che aveva fatto nascere quel lumicino di speranza che ora viveva in quelle terre per poi affidarglielo.
Così ora si trovava a capo di un armata di ribelli che confidavano in lui...
SPERAVANO in lui.
In un insulso ragazzino di quindici anni che non era neanche capace di aiutare le persone che amava.
Inutile...ecco che cosa era.
Lui non ne sapeva nulla di guerre o di strategie....COSA VOLEVANO DA LUI!?
COSA PRETENDEVANO CHE FACESSE?
Era stanco.
Stanco di lottare, di vedere spargere sangue, di provare tutto quel dolore, e si malediceva.
Malediceva quella sua dannata debolezza, quel suo cuore insulso e tutto quello che era successo.
Voleva solo scappare.
Fuggire da tutto.
Ancora una volta si piegò su se stesso, come un bambino smarrito.
Rimase immobile a lungo, incurante del sangue che gli rigava il braccio.
Così! Semplicemente in silenzio, ascoltando le maree del dolore infrangersi in lui.
Poi quasi soprafatto da quell’immobilità scatto con gesto rabbioso in avanti.
Le mani che volarono a cercare la dura consistenza del pavimento,come a cercare un appiglio contro i sentimenti contrastanti che si agitavano nel suo cuore.
In quel momento lo sguardo gli cadde sulla bandana.
Ma fu un altro colore quello che tornò alla mente.
Il colore di un mantello che innumerevoli volte aveva avuto davanti e che portava con se il suono di una voce perduta.

“E’ ora che tu diventi adulto....”

Come una folgore queste parole gli attraversarono la mente.
Diventare adulto.
Così gli aveva detto Gremio verso la fine.
Un'altra voce si risvegliò prepotentemente nella testa:

“Non puoi girare le spalle a quello che vedi”

Questa volta furono le parole di Odessa a scuoterlo.
Ormai era finito il tempo di bambino, da quando aveva accettato l’eredità di Odessa tutto era cambiato. Non poteva più tornare indietro.
E non l’avrebbe fatto.
Si alzò.
Ora il sui occhi erano fermi, sicuri.
Una nuova e più forte determinazione vi brillava dentro.
Goffamente si asciugo con le maniche le ultime tracce di lacrime dal volto.
Non si sarebbe più voltato indietro, ne avrebbe esitato.
Lo avrebbe fatto per loro che gli avevano dato tanto.
Perché si erano fidati, perché avevano creduto in lui fino al ultimo, e non avrebbe tradito le loro aspettative per nulla al mondo.

“Mi fido di te....Non deludermi” – l’ultima richiesta di Ted.
“Segui sempre il tuo cuore” – L’ultima richiesta di Gremio.

Queste erano state le loro ultime parole e questi ora erano i suoi giuramenti.
Niente l’avrebbe fermato,nessun ostacolo ne nemico, fosse stato suo padre in persona, fino a vedere quel mondo libero che era stato il sogno di Odessa.
Si ce l’avrebbe fatta.
Come a sancire quella nuova promessa la luna si fece timidamente avanti illuminando uno sguardo deciso, infuocato che di fanciullo non aveva più nulla.
  
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