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Autore: Nisi    10/05/2006    28 recensioni
Chi di voi non ha avuto una compagna di classe ricca, bella, con un sacco di uomini ai suoi piedi e mortalmente stronza? Io sì! Se anche voi l'avete avuta in classe e l'avete detestata, leggete questa fiction. Se siete voi quelle belle, ricche e stronze, NON leggete questa fiction perchè vi succederanno delle cose davvero brutte. Dedicata a tutti coloro che pensano che crescere NON sia facile.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTENZIONE! CAPITOLO AGGIORNATO IL 22.06.2006. Si ringrazia Naco-chan per avermi regalato la sua buona idea e per aver dato un parere in anteprima sui deliri dell'autrice. Grazie, Naco.

All’apparir del vero, tu misera cadesti

(Giacomo Leopardi, A Silvia)

* * *

“Jessica, sei pronta?” la chiama la madre. “Simona ed Ombretta ti stanno aspettando, hanno appena citofonato.”

“Scendo mamma, grazie!” una fulgida Jessica scende pian piano le scale.

Wanda Osiris le fa un baffo!

“Sei bellissima, tesoro!” la guarda compiaciuta la madre.

“Oh, mamma, sono così felice!” tuba la principessa con una vocina melensa.

Ancora per poco, Jess, ancora per poco.

“Vai, cara e buon divertimento!”

“Ciao, mamma, a presto!”

Jessica trotterella fuori dal portone e vede subito le sue due amiche che le fanno dei cenni da dietro il finestrino della macchina del papà di Ombretta.

“Ciaoooo, eccomi qui!” canterella l’impaziente Jessica.

“Sei pronta?” domanda Ombretta sorridendo.

“Prontissima!”

“Ed allora andiamo!”

Simona ed Ombretta si scambiano uno sguardo di intesa che a Jessica sfugge completamente, mentre l’auto parte rombando.

* * *

Sono le 14,50.

Evenzio è andato a cambiarsi e Loretta dopo di lui.

E’ tornato indossando gli occhiali finti ed un completo formale con tanto di giacca e cravatta che lo fanno sembrare più vecchio, mentre Loretta porta una tunica in raso lucido color azzurro e porpora, di quelle che indossano i cantanti gospel.

* * *

La macchina percorre velocemente le strade del centro, poi quelle della zona industriale.

Simona stringe tra le mani la bandana scura di Sara.

* * *

Sono le 14,55.

Suona il citofono e, stranamente, è Loretta ad andare ad aprire.

* * *

“Ecco, Jessica. Scendi!”

Jessica ubbidisce e non sta più nella pelle dalla curiosità.

Simona le si avvicina.

“Siccome è una sorpresa, dobbiamo bendarti, d’accordo?”

Jessica ridacchia deliziata e la lascia fare.

Altro sguardo di intesa tra Simona ed Ombretta: il pesce sta cadendo nella rete.

* * *

La porta si apre e Sara non vede subito chi è entrato nella stanza perché sta sistemando una sedia.

Quando alza lo sguardo, si rende conto che le due persone che ha intravisto altri non sono che Manuela e Silvia.

Manuela regge in mano un grosso pacco e Silvia sembra abbia appena finito di piangere.

Sara ha capito. Ha capito tutto e corre da Loretta.

“Sei una stronza!” urla fuori di sé.”Una maledetta stronza! Non sei meglio di Jessica. Tu… tu mi hai imbrogliata Hai spifferato tutto a Silvia, vero?! Come hai potuto? Avevi promesso, Loretta! Ed hai anche convinto Manuela! Non le dovevi tirar dentro in questa storia! Era una cosa tra noi due! Non dovevi!”

Lo schiocco fortissimo di uno schiaffo rimbomba nella sala. Tutti sono ammutoliti e stanno guardando la scena con il fiato sospeso.

A quanto pare, quando si arrabbia sul serio, Sara diventa manesca: sta per gettarsi su Loretta, ma Evenzio la afferra saldamente per la vita e la blocca, serrandosela contro.

Loretta si è portata la mano alla guancia sulla quale spicca chiaramente il segno delle dita di Sara e le lancia un’occhiata penetrante:”Ne sono molto spiacente. Ma, come certamente saprai, il fine giustifica i mezzi.” E’ la risposta machiavellica di Monna Scarnafigi.

Sara scalcia furiosamente:”Lasciami andare, brutto schifoso che non sei altro! Ti ho detto di lasciarmi andare!”

“Lasciala andare, Evenzio. Purtroppo è troppo tardi per andarsene: Jessica sta già salendo le scale” e le mostra il display del cellulare con il messaggio di Simona.

Sara lo fa volare con un manrovescio e la rimbecca subito di rimando: “Non me ne voglio andare! Ho fatto una promessa e al contrario di te, io le promesse le mantengo.”

Mentre lancia occhiate di fuoco a Loretta, Sara si siede tra Silvia e Manuela e quest’ultima le prende una mano e gliela stringe.

Sara appoggia per un attimo la testa alla sua spalla e la porta si apre ancora proprio in quel momento.

* * *

“Ecco, brava, così… ancora qualche passo… Molto bene, OK… Vieni avanti”

“Manca tanto?” domanda la dea bendata Jessica ad Ombretta e Simona che le tengono le mani e la guidano su per le scale.

“No, non tanto, ci siamo quasi.”

“Sono curiosissima!”

“Attenta, adesso devi entrare qui. Abbassa la testa!”

Jessica comincia ad avere qualche dubbio. Ma no, si sbaglia! Loro sono le sue amiche, vero?

“Dammi i polsi, Jessica….”

“No, cosa state facendo… Lasciatemi andare!!!” Jessica comincia a divincolarsi.

Ad un tratto, sente due mani forti serrarle i polsi, poi qualcosa di freddo glieli blocca.

Qualcuno le toglie la bandana dagli occhi.

Si guarda intorno e scopre che ora si trova in una grossa gabbia e che le sue mani sono immobilizzate dal lucchetto di una bicicletta.

Davanti a lei, una persona fin troppo famigliare:”Gaudenzio!” strilla al colmo della sorpresa. “Cosa ci fai qui!”

“Spiacente contraddirla, signorina Ronchi. Mi chiamo Evenzio. Però capisco cosa l’abbia indotta in errore: sono il fratello gemello di Gaudenzio, in verità.”

“Allora sei tu! Sei tu quello che ha fatto tutte quelle foto quando ero in macchina con Eu…” rendendosi conto di aver parlato troppo, Jessica si blocca all’istante mordendosi la lingua.

“Cosa stavi dicendo, Jessica?” chiede Simona, con la voce tremante e gli occhi lucidi di pianto.

“No, Simo, no, non ho detto niente…Dai, fai la brava fammi uscire di qua e poi ne parliamo assieme. Ti… ti regalo il mio vestito da sera verde di Valentino, quello che ti piace tanto…” Jessica ha almeno la buona grazia di arrossire.

Simona si allontana di qualche passo e la guarda con occhi scintillanti:”Jessica, spero tu ti trovi bene dove sei ora. Sai, è la gabbia che uso per trasportare il mio cagnolone. L’ho fatta pulire prima di portarla qua, ma forse qualche residuo di cacca è rimasto attaccato alle sbarre!”

Con un moto di disgusto, Jessica stacca le mani dalle sbarre e si muove in modo da non venire a contatto con esse in alcun modo.

Purtroppo per lei, la gabbia è alta poco più di un metro e Jessica non ha altra scelta che rimanere seduta, oppure in ginocchio.

Simona si è seduta con gli altri, nella fila di sedie posta alla destra di Jessica.

Il fratello di Gaudenzio annuncia con voce tonante:”In piedi! Entra il giudice Loretta Scarnafigi!!”

Una ragazza paludata da una tunica colorata entra nella stanza mentre gli occupanti delle sedie alla sua destra si alzano.

La guarda meglio e riconosce in lei la ragazza soprannominata Hardware.

Non conosce tutti, ma qualcuno sì:

Silvia Confalonieri;

Manuela Cafiero;

Sara Belotti.

Che sorpresa! La tenera e dolce Belotti ha gli artigli!

Tre ragazze che sembrano dei beccamorti;

La sorella dell’una e la migliore amica dell’altra.

Due sedie sono rimaste vuote.

Jessica non capisce cosa stia succedendo.

La strana ragazza con la tunica si siede al tavolo posto sulla pedana declama:”Le Racchie contro Jessica Ronchi!”

“Cosa?!?” si agita Jessica nella gabbia.”Cosa sta succedendo! Cosa diavolo avete intenzione di fare!” urla inviperita, dopo aver recuperato tutta la sua alterigia. L’effetto sorpresa è svanito ee è ritornata quella di sempre.

Evenzio si alza dal suo posto:”Vostro onore? Mi consente di spiegare la situazione all’imputata?”

“Prego, avvocato, faccia pure. E lei, imputata, si contenga, altrimenti alla lista dei suoi reati aggiungo quello di oltraggio alla corte!”

Imputata?

Vostro onore?

Avvocato?

Reati?

Ma cosa sta diavolo succedendo?

L’avvocato si avvicina alla sua gabbia:”Signorina Ronchi? Mi permetta di spiegarle la situazione. Vede, noi abbiamo intenzione di processarla per i suoi reati. Io sono l’avvocato dell’accusa, la signora Scarnafigi, mia sorella, è il giudice e quelle persone che vede sedute laggiù compongono la Giuria che dovrà decidere se lei è colpevole od innocente. Tutto chiaro? Però lei deve dichiarare e controfirmare che accetterà il verdetto di questa corte”

“NO! Voi siete pazzi, lasciatemi andare, io vi denuncio! Non potete tenermi qui! Voglio uscire, voglio uscire! Vi ordino di lasciarmi andare!” ora Jessica sta urlando come un’ossessa.

Evenzio si gira verso la sorella.. scusate, verso il giudice:”Vostro Onore? Mi permette di illustrare all’imputata le conseguenze che dovrà sopportare in caso dovesse rifiutare il verdetto di questa stimata corte?”

“Prego, Avvocato, proceda pure.” con un gesto, Loretta elargisce il suo benestare.

“Signorina Ronchi? Vede, in caso lei decidesse di non rimettersi alla clemenza della corte, saremo costretti a divulgare queste immagini.”

Mentre parla, Evenzio si è avvicinato al Personal, Ombretta ha spento le luci e le foto dell’amplesso infuocato tra Jessica Ronchi ed Eugenio Prandi cominciano a scorrere dal monitor sul telo bianco.

Le luci si riaccendono ed un silenzio di tomba regna nella stanza, interrotto solo dai singhiozzi soffocati di Simona che sfoga tutta la sua rabbia e disperazione:”Maledetta… quei boxer glieli avevo regalati io a San Valentino…” e scoppia in un pianto accorato.

Ombretta la fa sedere accanto a sé e le offre dei kleenex.

“Signorina Mantovani, la prego di tenere un contegno consono! Siamo nell’aula di un tribunale!” la ammonisce severamente Vostro Onore.

Tra le lacrime, Simona annuisce:”Mi perdoni, signor Giudice, non succederà più.”

“Signorina Ronchi?” la chiama Evenzio. “Mi permetta di leggerle la lista di nominativi ai quali la sua foto verrà inoltrata. Beninteso, solamente nel caso in cui lei rifiutasse il giudizio di questa onorata Corte. Ah, a proposito, devo ringraziare la signorina Ferrari per la collaborazione alla stesura di tale lista.” indirizza un cenno del capo verso Ombretta, la quale accoglie graziosamente il plauso.

L’avvocato dell’accusa inizia a leggere: “Dunque… vediamo.

Suo Padre;

Sua madre;

i suoi docenti;

il suo fidanzato, tale Cortesini Fabio;

Il parroco;

Il sindaco e tutti i componenti del consiglio comunale;

i componenti del consiglio di amministrazione al completo;

tutti i membri della locale sezione del Rotary Club.

“Siete matti da legare!” ringhia Jessica, esasperata da quella situazione assurda. “Non vi crederà mai nessuno!”

Evenzio le si avvicina reggendo un foglio ed una penna:”Pensi pure quello che vuole, signorina.”

Jessica lo guarda come se lo volesse fare a pezzi sul posto e sibila, al colmo dell’ira:”Se questo è un processo… dove’è l’avvocato della difesa?”

Evenzio allarga le braccia in un gesto di impotenza:”Abbiamo cercato qualcuno che fosse disposto ad assumersi l’onere della sua difesa, ma nessuno ha accettato, mi dispiace molto. Questo processo verrà celebrato senza che nessuno prenda le sue parti.”

“Brutto figlio di una cagna….” bisbiglia Jessica.

“Ha detto qualcosa, Signorina Ronchi?” chiede Evenzio serio.

“Ho detto che sei uno schifoso bastardo! E non firmo proprio niente!” esplode Jessica, tentando inutilmente di liberarsi.

Evenzio non fa una piega e con il massimo dell’aplomb si rivolge alla sorella:“Vostro Onore, la prego di aggiungere l’oltraggio alla Corte come ulteriore capo d’accusa.”

Con l’aria più sorniona del mondo, il Giudice Loretta Scarnafigi annuisce: “Non mancherò, Avvocato.”

Loretta si sistema meglio sul suo scranno e comincia il processo.

“Bene. Allora, possiamo procedere. Oggi, 7 aprile, si celebra quivi il processo in rito abbreviato le Racchie contro Jessica Ronchi. Procedo nella lettura dei capi d’accusa:

- Circonvenzione del minorenne incapace Scarnafigi Gaudenzio.

- Vessazioni ripetute e continuate ai danni delle Signorine Belotti Sara e Cafiero Manuela.

- Atti sessuali illeciti con Sangalli Marco e Prandi Eugenio in quanto impegnati in relazioni sentimentali con Confalonieri Silvia e Mantovani Simona.

“La principessa sui piselli!” Letizia Mortimer dà la sua personale interpretazione dei reati di Jessica e la Giuria tutta (tranne i componenti singhiozzanti) soffoca a stento una risata.

Guardandoli in tralice, Loretta non fa una piega e riprende a leggere:

- Oltraggio a questa stimata Corte.

Come si dichiara l’imputata?” domanda, rivolgendosi direttamente a Jessica

Jessica risponde con un ringhio:”Come volete che mi dichiari? Sono innocente, mi sembra ovvio!”

Suo malgrado, Loretta prova un pizzico di ammirazione nei confronti della sfrontatezza di Jessica:”Presumevo ciò. Avvocato, prego, inizi pure a chiamare i teste.”

Evenzio si alza:”Molto bene. Chiamo a testimoniare la signorina Sara Belotti.”

Loretta annuisce, perfettamente compresa nel suo ruolo: “Come desidera, Avvocato. Proceda pure con l’interrogatorio della teste.”

“Perfetto. Signorina Belotti? Prego, prego si accomodi.”

Sara si alza dalla sua sedia di giurata e, con circospezione, percorre quei pochi passi zampettando fino a raggiungere Evenzio.

“Lei è Sara Belotti nata a Milano il trentuno ottobre millenovecentoottantotto e residente a xxxx in Via xxx?

“Sì.” conferma Sara schiarendosi la voce prima di rispondere.

Evenzio le porge la Bibbia e, guardando in cielo ispirato, l’altra mano sul petto, recita: “Giura di dire la verità, tutta la verità, niente altro che la verità? Risponda “Lo giuro”.”

Nel vedere la sceneggiata di Perry Scarnafigi Mason, Sara deve mordersi la lingua per non scoppiargli a ridere in faccia. Risponde : “lo giuro” e si accomoda.

La voglia di ridere le scappa immediatamente quando incontra lo sguardo torvo di Jessica e le sembra di essere ritornata in classe: prova ancora una volta quella sgradevolissima sensazione di stallo, di impotenza, di timore e di incapacità di reagire.

“Signorina Belotti? Mi sente?” questa volta è Loretta che la sta chiamando. “Signorina! E’ sicura di sentirsi bene?”

Sara respira profondamente e risponde: “Sì, sto bene, Vostro Onore. Mi scusi.”

Loretta annuisce e le lancia uno sguardo strano: “Avvocato, a lei la teste.”

Evenzio si avvicina a Sara: “Buongiorno, signorina Belotti. In che rapporti è con l’imputata?”

“E’ una mia compagna di classe.” risponde Sara con un fil di voce. Ha paura.

Jessica la fissa e sorride cattiva.

“Bene. Siete amiche?”

Sara fa cenno di no con la testa.

“Signorina, potrebbe dirlo ad alta voce?”

“Io e lei non siamo amiche.”

“Vorrebbe diventarlo?” propone l’accusa, con voce insinuante.

L’ipotesi è talmente assurda che Sara esclama ad alta voce: “Ma neanche morta!”

“Oh!” Evenzio atteggia il viso ad un’espressione oltremodo stupita. “posso domandargliene la ragione?” appoggia il mento nella fossetta tra il pollice e l’indice, con espressione cogitabonda.

“Io non c’entro niente con lei e lei con me. E non sono così stupida da voler essere amica di una… come lei.”

“Le sue risposte sono molto evasive, signorina. Potrebbe essere più precisa?”

Sara sta per sbuffare spazientita, ma incontra lo sguardo di Evenzio. Il suo stupore è grande quando lui le fa l’occhiolino.

Prima di rispondere, Sara tace per un attimo, mordendosi il labbro: “Si diverte a fare del male agli altri senza motivo. Questo mi fa paura.” Evenzio assume un’espressione che vorrebbe essere di p

rofonda comprensione, ma che è irresistibilmente comica: “Mi dica, l’imputata ha fatto del male anche a lei?”

Sara si passa una mano sul viso nel tentativo di rimanere seria: “Sì. Parecchie volte.”

“Aveva qualche ragione per farlo? Lei a sua volta è stata scorretta nei suoi confronti?” la incalza Evenzio.

“Non che io sappia.” Alza lo sguardo ed incontra gli occhi di Jessica. “Penso che lo faccia perché si diverte.”

A Jessica scappa un ghignetto e Sara continua a fissarla in viso e non sta ridendo.

“Interessante. Può accomodarsi, signorina Belotti.”

Mentre Sara torna al suo posto, Evenzio spiega, con tono colloquiale: “Come dicevamo, dal momento che non c’è un avvocato per la difesa.” e qui si ferma per guardare Jessica mentre le sorride derisorio, “provvederei a chiamare il prossimo teste.” Una pausa ad effetto. “Signorina Cafiero! Prego, si accomodi.”

Manuela trasale vistosamente: “Madonna mia, che spavento…” l’accento napoletano si sente tantissimo.

“Vai, Manu!” Sara le dà di gomito, “tocca a te!”

Invece di ascoltarla, Manuela afferra lo zainetto appeso alla spalliera della sedia: “Dove saranno andate a finire… “ mormora mentre fruga nella borsa.

“Cosa stai cercando? Vai, sbrigati!” la incalza Sara.

“Oh, eccole!” ha in mano una minuscola boccetta di vetro.

“Cosa cavolo sono?” domanda Sara.

“Sono le goccine del Rescue Remedy che mi ha dato mia sorella.” svita il coperchio e, per mezzo del contagocce, fa cadere una piccola quantità di liquido paglierino in bocca. Poi ficca il tutto in mano a Sara. “Prendine un po’ anche tu, ti faranno bene…”

Il liquido calmante non ha ancora fatto effetto ed anche Manuela si ritrova seduta ed intimorita al banco dei testimoni.

“Buongiorno!” è il saluto amichevole che le viene rivolto. “Lei è Manuela Cafiero, nata a Bordighera il ventitre di giugno del millenovecentoottantotto?”

“A Bordighera?” si domanda Sara, mentre Manuela dice di sì.

“Molto bene. Ora la prego di effettuare il giuramento di rito: giura di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità? Dica “Lo giuro”.

“Lo giuro.” Manuela sembra estremamente agitata.

“La ringrazio, signorina Cafiero.” Evenzio si ferma a studiare il suo viso per un attimo. Sembra che cerchi di capire qualcosa. Poi rivolge lo sguardo alla sorella che annuisce.

Dopo un istante, Evenzio si posiziona proprio davanti a Manuela, impedendole la visuale di ciò che si trova proprio davanti a lei, e cioè Jessica.

“Signorina Cafiero, mi dica, le piace essere fotografata?”

Manuela, capendo subito dove l’avvocato voglia andare a parare, non risponde.

“Coraggio, signorina…”

“Dipende dalla situazione.” ancora l’accento, forte e chiaro.

“Capisco. Mi potrebbe fare l’esempio di una situazione in cui non ha gradito che fosse ripresa. Una situazione che coinvolge l’imputata?”

“Stavamo a ginnastica, a cambiarci. E l’imputata mi ha fatto una foto in mutande.”

Evenzio prende una biro e se la picchietta sul palmo: “Mi confermi se ho capito bene. L’imputata le ha fatto una foto di nascosto mentre lei indossava solamente la biancheria intima?”

“Sì.” conferma con una vocetta tremolante.

“Questa foto non l’ha mostrata a nessuno, vero?”

“Ha fatto un ingrandimento e l’ha appesa in classe.”

In quel momento, Evenzio si volta verso la giuria.

Un attimo dopo la giuria tutta emette un suono all’unisono: “Ohhhhhhhhhhhhhhhh!”

“Oh!” commenta Evenzio facendo l’eco.

“”Però quella scostumata non era da sola e…”

“La ringrazio molto, signorina Cafiero. Si accomodi pure.”

“Ma… “

“Prego, prego, vada pure.” le sorride Evenzio, veramente al top della professionalità.

Lo stacanovista del foro chiama il prossimo test in tabella di marcia e spunta i nomi da una lista che ha appoggiato al tavolo più vicino a sé.

“Signorina Silvia Confalonieri.”

Silvia si alza di scatto e senza dire una parola si siede al banco degli imputati.

“Lei è Silvia Confalonieri nata a Monza il ventotto maggio millenovecentoottantotto?”

“Sono io.”

“Giura di dire la verità, tutta la verità, niente altro che la verità? Risponda “lo giuro”!”

“Lo giuro.”

“Signorina Confalonieri, è esatto affermare che anche lei è una compagna di classe dell’imputata?”

“E’ esatto.”

“Ed è anche vero che l’imputata si è intrattenuta con il suo fidanzato in maniera… illecita?”

“Oh, sì!” esclama in tono accorato. “Avvocato, è stato terribile! Quando l’ho scoperto… Mi sono sentita così… io lo amavo, tantissimo! E’ tanti anni che ci conosciamo…”

Mentre Silvia è un fiume in piena, Loretta la guarda con aria annoiata, il viso appoggiato ad una spalla e Sara scuote la testa: “Anche qui, “ mormora, “è un martello…”

Evenzio, sembra avere perfettamente il controllo della situazione: “Capisco perfettamente cosa prova, ma quello che alla corte serve sapere è che cosa è successo.”

Silvia stringe le labbra ed ancora i lacrimoni le riempiono gli occhi: “Jssc ndtletto … Marco!”

Evenzio le si avvicina e le porge un bicchiere d’acqua: “La prego, signorina Confalonieri, faccia uno sforzo, parli più chiaramente.”

Silvia beve e tira su con il naso piuttosto rumorosamente. “Jessica è andata a letto con il mio ragazzo, Marco.”

“Oh!” commenta l’avvocato, ed ancora dalla Giuria… “Ohhhhhh!”

“Ha assistito lei al… ehm.” Evenzio si strofina la mano sulla bocca mentre pensa al modo migliore di esporre la domanda, visto che la teste è visibilmente provata. Si schiarisce la gola e si rivolge alla signorina Confalonieri: “Ha assistito lei… all’esibizione?” nel parlare, agita la mano sinistra in senso circolare, la destra appoggiata sul fianco, sotto alla giacca.

Ora Silvia sta piangendo come e più della Fontana di Trevi ed Evenzio è chiaramente imbarazzato.

Guarda la sorella che si limita a storcere la bocca e lui decide di improvvisare, visto che sugli innumerevoli copioni che ha letto non c’è traccia di un avvocato che consoli una teste frignante.

Si avvicina, le prende la mano: “Se vuole, per consolarla, posso darle l’indirizzo di un mio amico. Con le donne ci sa proprio fare.”

Per la sorpresa, Silvia smette di piangere e Loretta fulmina il fratello con un’occhiata incendiaria.

“Beh, almeno non piange più!” sorride, a sua discolpa. “Senta, tagliamo corto qui, altrimenti si fa notte: lei ha visto il tradimento, oppure no?”

“No.”

Parlando velocemente, Evenzio chiede ancora: “Glielo hanno riferito?”

“Sì”

“Benissimo, si accomodi pure, e grazie per la testimonianza. Anche da parte della Scottex.” accenna ai fazzoletti di carta impregnati di liquido lacrimale e muco che Silvia stringe ancora in mano.

“Simona Mantovani!”

Ed ecco che la suddetta Simona si accomoda sullo scranno e prende la Bibbia dalle mani di Evenzio.

“Sono Simona Mantovani, nata a Cortina d’Ampezzo il due ottobre millenovecentoottantotto e giuro di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità e dico anche lo giuro. Vediamo di fare in fretta e di andare subito al sodo!”

Evenzio fa un fischio. “Come desidera signora Mantovani. Allora, i suoi rapporti con l’impu…”

“E’ mia compagna di classe, credevo fosse mia amica e anche a lei si è fatta…” Simona è un fascio di nervi e fa fatica a non esplodere tanta è la rabbia che prova in corpo. Si interrompe per riprendere il controllo di se stessa, fa quattro o cinque sospironi profondi e conclude con voce calma, appena velata dall’ira. “Ha avuto rapporti sessuali con il mio ragazzo…”

La Giuria esprime tutta la sua disapprovazione: “Ohhhhhhh”.

Evenzio sorride professionale alla teste: “E’ stata molto esauriente. Si accomodi pure.”

Simona rotea gli occhi e ritorna al suo posto.

“Vostro Onore, le chiedo un paio di minuti per rivedere degli appunti…”

Loretta sorride sardonica: “Prego, Avvocato, faccia pure. Due minuti solamente!”

Evenzio annuisce serioso e fa finta di prendere appunti, tutto compreso nel suo ruolo istituzionale.

Poi, accantona il blocco in una angolo e declama con voce tonante: “Vostro onore, chiamo a testimoniare l’imputata Jessica Ronchi!”

“Ve lo dovete scordare! Non ci vengo a testimoniare!” è la risposta strillata di Jessica.

Evenzio le si avvicina e le parla come se fosse una bambina che fa i capricci: “Signorina Ronchi, la prego di testimoniare. Dopotutto, si tratta dell’unica occasione che ha per dichiarare la sua innocenza.”

Jessica gli lancia un’occhiata penetrante: “Gaudenzio era pazzo, ma forse tu e tua sorella siete ancora peggio.”

Evenzio fa spallucce: “La pensi pure come vuole, signorina. Cosa ha deciso? Testimonia o dobbiamo passare subito al verdetto?”

L’imputata non risponde. Sempre che stia riflettendo e ponderando la questione dentro di sé. I secondi passano lentamente. Tutti gli sguardi dei presenti sono puntati su di lei… e per una volta, non sono lusinghieri.

Alla fine, Jessica capitola, se non altro per curiosità: vuole vedere fin dove possono arrivare quei mentecatti. Anche perché altre scelte non ce ne sono.

“Come faccio a venire a testimoniare se sono chiusa in questa gabbia?” chiede con malagrazia.

“Ha ragione. Signorina Belotti, la liberi!” la esorta il Giudice della Corte Suprema.

Sara si alza ed apre lo sportello della gabbia. Jessica esce con difficoltà perché le fa male la schiena e dopo un attimo, anche le sue mani sono libere.

Prima che Sara torni tra i giurati, Jessica si massaggia i polsi le sibila dietro:”Sei una cacasotto, Belotti… Non cambierai mai!”

Sara si gira e la guarda con un’espressione carica di compassione che fa infuriare Jessica ancora di più.

Non dice niente e ritorna a posto.

“Imputata, si avvicini!” comanda il giudice.

Jessica si alza e si pone a lato di Loretta.

Manuela con una bibbia in mano, le prende una mano e la posa sul Sacro Testo.”Giura di dire la verità, tutta la verità, niente altro che la verità. Rispondi “Lo giuro””.

“Lo giuro, grassona!”

Anche Manuela non dice niente e la guarda, piena di pena.

Jessica si infuria sempre di più, ma non lascia trasparire niente.

“Signorina Ronchi… Credo di ben interpretare il desiderio della Corte e della Giuria di concludere il processo entro il più breve tempo possibile. Lei si proclama innocente e le garantisco che la sua dichiarazione di innocenza verrà messa agli atti del processo. Mi può dire la ragione che ha guidato i suoi comportamenti?”

Jessica mollemente svaccata sulla sedia e sorride sardonica:”Non ho fatto assolutamente niente di male e non ho niente di cui pentirmi”

Evenzio tace:”E’ tutto, Signorina?”

Jessica china leggermente il capo:”E’ tutto, Avvocato.” risponde, per una volta stando al gioco di qualcun altro.

“Bene, torni pure al suo posto. La difesa desidera controinterrogare? Ah, no, dimenticavo che non c’è la difesa.” ridacchia grattandosi la testa con un gesto poco professionale, mentre Jessica fa una smorfia irritata. “Direi, Vostro Onore, che sarebbe il caso di procedere all’arringa finale. Chiedo il vostro permesso, Signora.”

“Prego, Avvocato.”

Loretta abbandona il suo scranno e va a sedersi tra i giurati.

Una delle due sedie vuote è per lei. L’altra per Evenzio.

Sono in dodici persone in tutto e Loretta ed Evenzio sostengono il doppio ruolo di giurati e, rispettivamente, di Giudice e di Avvocato dell’Accusa.

Evenzio si schiarisce la gola ed inizia a parlare con voce profonda e ben impostata.

“Signore. Quella che avete avuto davanti agli occhi negli ultimi minuti è una persona ed un essere umano. Ci sono molte persone, a questo mondo, ma poche, pochissime di loro reincarnano la cattiveria, lo sprezzo per il prossimo come l’imputata Jessica Ronchi. E quel che è peggio, la signorina non mostra cenni di alcun pentimento. Avete notato il suo sorriso sardonico? Le espressioni di spregio alla corte, ai giurati ed al mondo intero? Si, io credo di sì, era impossibile non accorgersene e voi, da Giurati accorti ed intelligenti quali siete, avrete notato e disapprovato l’atteggiamento irriverente dell’imputata nei confronti della società civile. Jessica Ronchi è una giovane donna viziata e cattiva, alla quale la vita ha regalato tutto: una posizione sociale, bellezza, fascino ed intelligenza. Purtroppo, a volte capita che le persone baciate dalla fortuna come l’imputata, si comportino come se tutto fosse loro dovuto. Vostro compito, cari Giurati, è quello di far capire alla signorina Ronchi che non è così. Per cui, Vi prego di voler giudicare l’imputata colpevole e di volerle comminare il massimo della pena possibile.”

Dopo una pausa ad effetto, Evenzio conclude:”Vostro Onore, io ho finito!”

Loretta interviene dopo qualche secondo:”Ora, invito voi Giurati a ritirarvi in Camera di Consiglio, onde elaborare il verdetto…”

Loretta attende che Evenzio si abbia preso posto tra i giurati, prima di rivolgersi ai componenti della Giuria:”Signori. Avete ascoltato l’arringa dell’accusa. Ora dovrete stabilire tra di voi se l’imputata sia a vostro avviso colpevole, oppure innocente. Mi appello al vostro senso di responsabilità per raggiungere un verdetto giusto ed unanime. Vi prego di ritirarvi e di comunicarmi al più presto la decisione presa. Io resterò qui allo scranno, ma l’avvocato Scarnafigi mi rappresenterà in toto e darà voce alla mia volontà. Prego, Signori Giurati. A voi.”

I giurati si alzano e dispongono le sedie in un cerchio stretto, in modo da essere vicini e da non essere costretti ad alzare la voce.

Il dibattimento prende il via.

Jessica è appollaiata sulla sua sedia, come se non le importasse niente. E’ assolutamente sicura che quei pazzi non le torceranno un capello. Al limite, le estorceranno dei soldi.

Loretta attende pazientemente, anche lei seduta ed anche lei apparentemente impassibile.

Dalla giuria si sentono provenire solo dei bisbigli, a volte delle risatine soffocate, a volte degli sbuffi.

Cinque minuti.

Dieci minuti.

Un quarto d’ora, passano senza che né Loretta, né Jessica muovano un singolo muscolo.

Poi, improvvisamente, nove mani scattano verso l’alto. Poi, si riabbassano e dopo qualche attimo altre due mani vengono alzate.

E dopo un momento, Evenzio si alza tenendo in mano un foglio.

“Vostro Onore, la Giuria ha raggiunto un accordo.” declama in tono ispirato.

“Proceda pure nella lettura, Avvocato Scarnafigi”.

Evenzio annuisce:”La Giuria ha raggiunto un accordo, come le dicevo, e l’imputata è stata giudicata colpevole da tutti i giurati. Tuttavia, quando la Giuria ha votato a riguardo della pena da infliggere all’imputata, due Giurati su dodici hanno votato contro il massimo della pena e in questa questione non si è raggiunta l’unanimità.”

“Grazie, Signor Scarnafigi, si accomodi. Imputata, in piedi! Io, Loretta Scarnafigi, Giudice di questa Corte Suprema condanno l’imputata Jessica Ronchi, ritenuta colpevole dalla Giuria, ad un risarcimento nei confronti della parte lesa.”

Jessica ridacchia:”Ho capito, volete dei soldi.”. Aveva visto giusto: volevano solo farle prendere un po’ di paura…

Loretta scuote il capo e mentre un sorriso demoniaco le illumina il volto cereo, articola, scandendo bene le parole:”Non esattamente, Signorina Jessica Ronchi. Noi vogliamo la tua bellezza.”

Il giudice ha parlato a bassa voce, ma sembra che quelle parole abbiano fatto un chiasso incredibile; ora Jessica non ride più e sbianca in viso.

“Cosa vuoi fare, Hardware?” la apostrofa duramente.

“Lo vedrai molto presto, Signorina Ronchi. Diventerai una delle Racchie, sarai una di noi. Signorina Mantovani? Signorina Ferrari? A voi l’imputata!”

Simona ed Ombretta si avvicinano a Jessica. Ombretta regge una borsa di plastica piena di cianfrusaglie non ben identificate.

“Cosa volete farmi!” scatta in piedi Jessica.

“Vogliamo che tu sia ancora più bella per… dopo.” ride giuliva Loretta che con un gesto fluido si è tolta la tunica da giudice.

Jessica incontra lo sguardo fermo di Sara, che non batte ciglio.

Ombretta le risponde con una faccia da schiaffi davvero ammirevole:”Ho sempre sognato di fare la parrucchiera… Ed ora il mio sogno si avvera.” apre la borsa e ne estrae una pochette morbida da cucito.

“Evenzio? Per favore…”

L’interpellato annuisce e blocca Jessica sulla sedia, impedendole ogni movimento.

Tutti gli altri si sono riuniti a cerchio attorno ai due, lasciando quel tanto di spazio necessario per muoversi.

“Non ti permettere, Ombretta! Non ci provare!” la minaccia Jessica.

Mentre tira la zip che chiude la pochette dalla quale prende una grossa forbice, mormora quasi sovrappensiero:”Oh, ma che paura… Vedi di stare ferma, adesso.”

Apre e chiude la forbice qualche volta per verificarne l’efficienza. Poi si avvicina a Jessica, che ha capito le sue intenzioni fin troppo bene:”No, non lo fare, non voglio!”

Ombretta sorride: “Non ti farò male. Sono forbici che fanno il taglio a zig zag. Per un risultato più fashion…”

“No! Stai ferma! Piantala!” urla Jessica.

Simona è dietro di lei e le tira dolorosamente i capelli, costringendola ad reclinare la testa all’indietro:”Neanche io volevo che tu mi rubassi Eugenio. Vai, Ombretta!”

Prima di avvicinarsi a Jessica, la parrucchiera sui generis si rivolge agli altri: “Mi raccomando: niente rapate a zero, altrimenti roviniamo tutto!” ammonisce.

Parole sibilline, che Jessica sembra non comprendere. Con una perizia inaspettata, Ombretta assolve al suo compito e trancia una ciocca lunga e bionda che cade a terra silenziosamente.

Passa la forbice ad Evenzio, che taglia i capelli ad una lunghezza di pochi centimetri.

A turno, gli altri tengono ferma Jessica che continua inutilmente a divincolarsi, tanto che gli occhiali (falsi) di Evenzio cadono per terra, infrangendosi al suolo.

Ora è Sara che impugna lo strumento di tortura, lo usa e lo passa poi a Loretta, Silvia, Manuela, e alle altre.

Per ultima, tocca a Simona, che non ha il tocco alla moda di Ombretta e finisce di devastare la capigliatura di Jessica. Piange e taglia, taglia e piange, Simona, mentre le ciocche morbide di Jessica cadono lentamente a terra, senza far rumore.

“Ecco! Adesso provi anche tu! Adesso sai cosa vuol dire, come ci si sente quando ti portano via qualcosa!.” ringhia rabbiosamente; quelli che la guardano non sanno se pianga più per il dolore o per l’ira.

E zac, zac, inesorabilmente.

“No, basta… basta! Finiscila!” urla Jessica con tutto il fiato che ha in corpo mentre guarda le ciocche senza peso posarsi a terra.

Ma Simona non si ferma.

“Ecco fatto. Finito!” esclama poi, gettando con violenza la forbice sul tavolo.

Ora, quelle belle ciocche bionde giacciono sul pavimento come foglie morte.

Jessica le fissa e non dice una parola.

Sembra quasi le abbiano ucciso un suo caro, tanto è in stato di shock.

Poi, solleva lentamente il capo e minaccia: “Cosa diranno i miei quando mi vedranno conciata così? Dopo saranno solo affari vostri!”

“Se lo farai, mostreremo loro le tue foto. E non solo a loro.” risponde Simona imperturbabile.

“Ed io dirò che è un fotomontaggio.” rimbecca Jessica.

“Fai pure. Ma sei così sicura che ti crederanno? E’ molto più divertente per la gente pensare che tu ti sia sbattuta l’uomo della tua amica piuttosto che sapere che ti hanno voluta incastrare, nonostante quello che tu dica. Comunque, quando tutto sarà finito, i capelli potrai andare a farteli rimettere a posto con delle estensioni. Puoi sempre dire che è il nostro regalo per te…” ribatte con noncuranza “E allora perché mi avete tosata, se poi posso rimediare?” domanda, incredula.

“Ti abbiamo tagliato i capelli perché ci serve per dopo. E più tardi li potrai risistemare, così cancellerai le prove di quello che ti abbiamo fatto.” recitano all’unisono Simona ed Ombretta.

Sembrano sincronizzate e pare che i loro cervelli si siano uniti per portare a termine la vendetta.

“No! Non lo farò! I miei vedranno quello che mi avete fatto e…”

Ombretta scoppia a ridere, buttando indietro la testa: “Oh, no, non lo faresti mai, ti conosciamo troppo bene! Appena fuori di qui, ti precipiterai dal primo parrucchiere disponibile per rimetterti in ordine. Sei troppo vanitosa per farti vedere conciata così… e ci parerai il culo tuo malgrado.” conclude poi con un tono di voce calmo che però fa venire i brividi.

Per qualche minuto di silenzio carico di tensione, le due ex amiche si fronteggiano con lo sguardo.

Nel frattempo, Loretta si è avvicinata, giubilante ed ilare. “E’ il tuo compleanno, Jessica! Ci sono degli splendidi doni per te!” Le porge un pacchetto:”Apri, apri pure. Questo è da parte mia, di Evenzio e di Gaudenzio. Con tanto amore.” sussurra guardandola con intenzione.

Jessica, con le guance piene di capelli tagliuzzati, scarta il pacchetto di malavoglia. Dentro alla scatola trova degli occhiali con le lenti bifocali. La montatura è di quelle di plastica nera e pesante, estremamente rozza, enorme, tipo fanale.

Simona dietro di lei ringhia:”Togliti le lenti a contatto, oggi porterai questi!”

Jessica, ancora tenuta ferma da Evenzio, cerca di liberarsi di lui e cerca di mordergli il braccio.

Ombretta la ferma e le torce dolorosamente il polso:”Ora farai quello che ti diremo noi. Altrimenti, da domani le tue foto tappezzeranno tutta la zona della Martesana e della Bassa Brianza (Martesana = Zona immediatamente a Nord Est di Milano, dove scorre l’omonimo Naviglio. Bassa Brianza = Monza e dintorni, più o meno. NdA). Jessica le sputa in faccia e continua a divincolarsi.

Simona la prende per le spalle e la scuote dolorosamente“Vedi di toglierti quelle cazzo di lenti, altrimenti te le strappo io ad unghiate!”

La minaccia, e soprattutto il tono nel quale viene pronunciata, sembrano fare effetto e Jessica, a malincuore e senza l’ausilio di uno specchio, si toglie le lenti a contatto e le porge ad Ombretta che le butta nel cestino della carta straccia. Poi inforca tremante gli occhiali nuovi.

Con la chioma a mo’ di scopa di saggina tagliata a varie lunghezze e gli occhialoni anni settanta, sembra già molto meno bella.

Manuela e Sara si scambiano uno sguardo.

Ombretta e Simona si avvicinano ancora reggendo un enorme scatolone. Glielo posano accanto, e quando Simona si rialza, le dice sorridendo:”E’ il regalo mio e di Ombretta. Apri, cosa aspetti”?

Jessica ubbidisce e quando solleva il coperchio dello scatolone, vede che dentro di esso, accuratamente ripiegat, ci sono degli abiti da casa a fiorellini. Di quelli di cotone stampato che si comprano al mercato e che indossano le nostre nonne quando fanno le faccende di casa. “Oggi indosserai questi splendidi abiti, Jessica. Devi apparire al meglio” spiega Simona ilare, inconsapevolmente imitando lo stile di Loretta. Poi, con voce improvvisamente dura le ingiunge:”Coraggio, cambiati!”

“Oh, no…” Anche questa volta, Jessica cerca di scappare, ma ancora una volta è rudemente bloccata da Evenzio. “Levatelo dalla testa che io metta quelle schifezze… Te lo devi scordare, hai capito?”

Ancora una volta il ragazzo le impedisce di liberarsi.

Sara osserva in silenzio la scena e nota la forza di Evenzio: come buttafuori se la caverebbe bene, valuta con distacco; sente la coscienza rimorderle un po’, ma decide di ignorarla.

Ombretta fissa la colpevole dritta in viso:”Non ti ricordi che foto abbiamo? Adesso vediamo di fartele tornare in mente.” Fa un cenno a Loretta e le foto dell’amplesso tra Jessica ed Eugenio ricominciano a scorrere sul telo bianco.

“Ecco, prendi!” Simona le tende un grembiulino viola. “Spicciati, non abbiamo tutto il giorno!” “Come faccio a cambiarmi? C’è un uomo, qui!”

“Non ti facevi mica tanti scrupoli a spogliarti davanti a un maschio; per cui non farteli neanche adesso. Cambiati! Svelta!”

Senza troppi complimenti, Simona ed Ombretta le levano il maglioncino di cashmir verde acqua che Jessica ha indossato prima di uscire e lo lanciano sulla sedia. E’ poi la volta dei jeans di Calvin Klein e l’imputata li guarda con rimpianto prima che finiscano accanto al cashmirino.

“Che bel maglioncino…” mormora Silvia.

Simona si gira a guardarla, poi afferra il capo e glielo porge:”Ti piace? Prendilo!”

“Ridammelo subito!” ringhia Jessica, cercando di riappropriarsene:”E’ mio! Ridammelo indietro!”.

“I tuoi vestiti sono questi, ora!” la rimbecca Simona mettendosi tra lei e Silvia, impedendole di riprendersi il capo.

Ora Jessica indossa solo la biancheria intima ed i collant e tutti la squadrano.

I dodici sono attorno a lei, muti. Che la scrutano. Che la guardano dall’altro in basso. Nello stesso modo in cui lei ha guardato tanta gente per tanto tempo.

Spogliata dei suoi bei vestiti, Jessica diventa debole, quasi come se questi fossero stati un’armatura per proteggerla.

Ecco il punto debole: la sua bellezza.

E’ questa la cosa alla quale tiene di più.

Gli abiti, il trucco, i capelli sono solo degli strumenti che la aiutano a mantenere quell’apparenza così leggiadra.

E questa bellezza sta svanendo velocemente, dopo un colpo di forbice, dietro a degli occhiali palesemente non adatti a lei e sotto ad un brutto abito che le vogliono far indossare per forza.

In mezzo a quegli sguardi impietosi, Jessica è indifesa.

Le sorelle Mortimer sono impassibili.

Loretta la guarda con un ghigno, speculare a quello di Evenzio.

Silvia ha le lacrime agli occhi e pensa a Marco; Simona sprizza rabbia da tutti i pori ed Ombretta le tiene un braccio attorno alla vita.

Elena e Raffaella sono perplesse.

Sara e Manuela si tengono per mano e la testa di Manu è appoggiata alla spalla di Sara.

Jessica cerca di coprirsi il seno coperto soltanto da un wonderbra di pizzo, ma Ombretta glielo impedisce con uno strattone.

“Ebbene? Mettiti quel vestito.” ridacchia Ombretta.”Stiamo aspettando.”

“Io non posso mettermi quella roba… Vi prego… ridatemi i miei vestiti… proprio non posso.” mormora ora Jessica con voce tremante, inerme come un bambino e cercando disperatamente di non piangere.

Simona la incalza scandendo bene le parole:”Metti-subito-quel-vestito!”

“No, davvero… io non posso…”

“Non ti piace il colore?” La sbeffeggia Ombretta. “Magari questo?” e le porge un altro grembiulino, questa volta di un color giallo canarino, sicuramente peggiore del viola dell’altro.

“No! Non posso mettere quella roba!” strilla Jessica mentre cerca di ricacciare indietro una lacrima.

Ci riesce.

Spazientite, Simona ed Ombretta glielo infilano a forza, mentre Jessica cerca disperatamente di impedirlo.

Partono schiaffi, dall’una e dall’altra parte; Jessica cerca di graffiare, di mordere, ma ancora una volta Evenzio interviene per bloccarla, per cui le due ragazze riescono nel loro compito e dopo un attimo Jessica indossa il grembiulino.

Ombretta la osserva poco discosta, con aria critica e le braccia incrociate sul petto, la testa inclinata di lato:”Non sono ancora soddisfatta…”

Simona ne imita specularmente la postura:”Hai ragione. Manca il tocco finale.”

“Mi è venuta un’idea geniale!.”

Ombretta fruga nella borsa di plastica e ne estrae delle bombolette spray.

Si avvicina a Jessica, minacciosa:”Siediti.” sillaba con una calma mortale, che fa accapponare la pelle a Sara e a Manuela. Elena distoglie lo sguardo.

“No, basta ti prego, Ombretta!” supplica Jessica.

“No, Eugenio no, ti prego, Jessica! Ma tu te lo sei sbattuto lo stesso!” Simona la costringe a sedersi con una forza inaspettata; poi ruba una bomboletta a caso dalle mani di Ombretta, la agita e comincia a spruzzare a casaccio sulla testa di Jessica.

Nel giro di qualche minuto, quello che resta della capigliatura della ex bella figliola, è tinto di un color verde marcio.

“Ma come siamo carine!” cingueatta Ombretta mentre le porge un grosso specchio. “Guarda tu stessa!”

Jessica prende lo specchio, con mani tremanti e guarda quel viso che non riconosce più come proprio.

“La tinta viene via con qualche spazzolata; però va benissimo per dopo…” aggiunge Simona con evidente disprezzo.

Una sconosciuta in abito dozzinale, con degli orribili occhiali sul naso, dei capelli verdi tagliati rozzamente a varie lunghezze che sparano da tutte le parti, la sta guardando affranta.

Jessica non parla, non ce la fa proprio ed una lacrima le scorre lungo una guancia, seguita da un’altra e da un’altra ancora.

Il vento è cambiato per Jessica Ronchi, che da bella principessa, ora si è trasformata in Cenerentola con dodici streghe cattive alle calcagna. O, se preferite, la principessa di cui sopra è diventata una ranocchia.

Loretta fa un cenno ad Evenzio, che invita le tre cugine, Elena, Raffaella, Silvia e Manuela a seguirlo.

Jessica incrocia ancora una volta lo sguardo di Sara: “Guardala, la santarellina! Sei un’ipocrita.”

Sara fa un sorriso a mezza bocca. “Non mi fa piacere. Ma te lo sei voluto.” risponde piano.

Loretta sorride calorosamente a Jessica: “Ti prego di seguirmi, siamo attese. Non è educazione far attendere gli ospiti.”

“Un attimo! Ferma!” Ombretta rovista ancora nella borsa delle meraviglie ed estrae un flacone di latte detergente e dei dischetti struccanti. Senza troppi complimenti, li usa per togliere ogni traccia di trucco dal viso di Jessica. Ciò non è completamente esatto: il mascara le lascia dei segnacci neri sulla pelle.

“Ora puoi andare.” concede Simona.

Allora, prendendola con poca grazia per un braccio, Loretta trascina Jessica ancora a piedi nudi giù per le scale.

Si sente della musica provenire dal piano di sotto, dal magazzino.

Simona, Sara ed Ombretta seguono la vittima ed il carnefice.

“Attendete qui.” ingiunge Loretta, mentre prende Sara per un braccio, apre la porta ed entrambe entrano nel locale.

“Occheccavolo!” esclama Sara.

Sembra l’interno di una discoteca: luci stroboscopiche, un mixer ultramoderno sistemato in fondo alla stanza dietro al quale c’è un D.J. con le cuffie sulle orecchie.

Musica da discoteca a pala, nella sala si diffondono le note dell’ultima canzone di Madonna, quella con il ritornello ipnotico preso a prestito da una vecchia canzone degli Abba.

Ci sono una ventina di persone che stanno ballando e tra di loro, Sara nota i suoi complici.

Evenzio si sta dimenando in mezzo alla pista con una faccia talmente da schiaffi che quasi quasi le scappa da ridere; attorno a lui, le sorelle Mortimer che agitano le braccia a mulinello a tempo di musica, i piedi rigidamente ancorati al suolo come se fossero stati bloccati dal cemento a presa rapida.

Elena e Raffaella si muovono discretamente sciolte.

Entra Simona e fa un cenno al DJ che abbassa il volume.

Ha un sorrisone stampato sul viso: “Adesso arriva la festeggiata! Fabio, vieni a fare gli onori di casa! Eugenio! Vieni anche tu!” chiama a gran voce.

Sara osserva Fabio Cortesini ed Eugenio Comecavolofadicognome uscire dal gruppo e raggiungere Simona.

Non li aveva proprio visti, prima… anche perché non si aspettava certo di trovarseli lì.

Con un gesto plateale e sempre con un sorriso sul volto, Simona annuncia: “Signori e signore, un applauso per la festeggiata!”

Qualcuno, forse Ombretta, dà uno spintone a Jessica che fa il suo ingresso nella stanza incespicando nei suoi stessi piedi.

L’hanno riconosciuta tutti.

Nonostante i capelli, gli occhiali, l’abito, le macchie di mascara sul viso altrimenti senza trucco.

E nella sala è calato un silenzio di tomba.

Loretta scoppia a ridere: “Avete visto come è carina?” ma le sue parole ricadono nel vuoto e nessuno le risponde.

Jessica vorrebbe saltarle addosso e graffiarla, ma Evenzio, ancora una volta comparso dietro di lei, glielo impedisce.

“Jess, ma che diavolo è successo?” domanda Fabio.

Eugenio guarda la ex bella con la gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore.

Simona, con gli occhi che mandano lampi, spiega brusca: “Ha avuto come regalo di compleanno quello che si meritava.”

“Stai malissimo! Non ti ho mai vista così conciata!” esclama Fabio con poco tatto, mentre Jessica lo fulmina con lo sguardo.

“C’è un’altra sorpresa per voi!” grida eccitata Loretta.

Le stroboscopiche smettono di lampeggiare, la musica riprende assordante e Madonna riprende a cantare mentre le foto di Jessica ed Eugenio in desabillé e decisamente affaccendati, cominciano a scorrere sui muri bianchi.

Il primo piano dei boxer di Eugenio causa a Simona un attacco di rabbia tale che afferra il primo bicchiere che le capita sottomano e lo tira contro al muro. Il vetro si frantuma in migliaia di piccoli pezzi che alla luce emettono bagliori multicolori.

Fabio impallidisce visibilmente e fissa Jessica con uno sguardo assassino: “Questo cosa significa, Jessica? Mi hai sempre detto che mi amavi, che volevi essere mia moglie…” Fabio inghiotte a fatica un rospo grosso come il Duomo di Milano. “Sei una vacca schifosa, ecco cosa sei!”

Jessica gli si avvicina, lo prende per un braccio e gli sussurra con voce flautata in un orecchio: “Fabio, tesoro, non ti sei accordo che è un fotomontaggio?” si alza sulla punta dei piedi per dargli un bacio.

“Non dire cazzate, Jess! Non può essere un fotomontaggio! Quando Simona gli ha regalato quei boxer per San Valentino, Eugenio me li ha fatti vedere. Toglimi le mani di dosso, non mi toccare!” e la allontana da sé con un brusco spintone mentre continua a fissare incredulo quelle immagini compromettenti ed Eugenio cerca di defilarsi con discrezione.

Vatti a fidare di certi amici.

Simona lo blocca parandoglisi davanti e gli domanda: “Perché vuoi andartene così presto? Non ti diverti?”.

E’ in piedi davanti a lui, con le braccia incrociate sul petto e lo guarda come se volesse ucciderlo sul posto.

“Simo, io…” bofonchia il fedifrago al colmo del disagio.

“Vai, vai pure, scappa, brutto stronzo! Non voglio più vedere la tua faccia finché campo!”

Eugenio non se lo fa dire due volte ed infila la porta al più presto possibile mentre la sua ex, ora possiamo ufficialmente chiamarla così, gli urla dietro delle parolacce irripetibili, più consone ad uno scaricatore di porto che si è dato una martellata sul pollice che ad una raffinata signorina della buona società milanese.

Sara osserva allibita quell’uomo coraggioso darsela a gambe come se avesse il diavolo alle calcagna.

Sopraggiunge Loretta ed anche lei si gode l’uscita trionfale del sedicente Eugenio, l’espressione dubbiosa, le labbra atteggiate ad un sorrisetto sardonico, le braccia magre incrociate sul petto altrettanto scarno.

“Sono convinta che il Signor Prandi sia caduto in piedi: in quanto uomo, il fatto che abbia fornicato con due donne diverse non può che migliorare la sua reputazione di essere virile; fosse stata una donna, sarebbe stato considerato alla stregua di una prostituta.”

Sara e Simona si guardano in faccia e non possono che ammettere che Loretta ha ragione.

Simona prende un bicchiere di champagne e lo vuota tutto di un fiato, sospirando: “Avrei potuto rifarmi le unghie sulla sua bella faccia.” mormora sinceramente rammaricata. “Però mi sarei rovinata tutta la French.” Anche quel bicchiere finisce inesorabilmente frantumato contro al muro. Snob fino in fondo, pensa Sara, soffocando una risata. Ce lo vede Eugenio con le guance coperte da profondi graffi sanguinolenti. Proprio una bella persona, pensa mentre va a cercare qualcosa da bere.

Accanto al tavolo dei rinfreschi, c’è una rientranza nel muro e da essa vede sbucare una spalla robusta che va su e giù.

Si avvicina ulteriormente e rimane piuttosto sorpresa di constatare che l’omero ondeggiante appartiene a Fabio Cortesini.

Sta piangendo.

Sara si ritrova accanto a lui. Esitante, gli posa una mano sul braccio e lui si gira.

“Ah, sei tu… Ve la state ridendo alle mie spalle, vero?… Sono il Cornuto del Giorno!”

Senza parlare, Sara si fruga in tasca, tira fuori il pacchetto di kleenex e glielo offre. Fabio lo prende, estrae un fazzolettino e si soffia rumorosamente il naso, mentre continua a piangere come un bambino.

Lo guarda in viso, impietosita: anche lui con il naso rosso e gli occhi gonfi non è la quintessenza della bellezza virile.

Scuote il capo: “Non sapevo di questa parte del piano. Mi spiace tanto, davvero. Nessuno ti sta ridendo dietro, Fabio…”

“Non è il primo, vero?” sussurra con voce rotta.

Sara si morde il labbro prima di rispondere; vorrebbe tergiversare ed alla fine apre la bocca per dire qualcosa, ma non fa in tempo perché Silvia, che ora si trova accanto a loro due, sussurra: “No, non è il primo: Jessica andava anche con il mio ragazzo…”

Sembra quasi che qualcuno abbia dato un pugno in pieno petto a Fabio. Pare che gli manchi il respiro dai polmoni, la terra da sotto i piedi.

“Io… scusate, me ne vado…” senza rendere il pacchetto dei kleenex a Sara e senza degnare nessuno di uno sguardo, anche Fabio lascia la festa in tutta fretta.

Anche gli altri invitati che Sara non conosce lo seguono: evidentemente sono amici suoi.

Loretta batte le mani, felice:”Una festa di compleanno non è una vera festa senza la torta! Venite, venite tutti!”

I dodici vendicatori, sono rimasti solo loro, circondano Jessica e Loretta che prende il pacco portato da Manuela e lo scarta. Dentro c’è una torta enorme.

“Tutta per te, Jessica!” le ficca in mano una spatola e la costringe a dividerla in grosse fette.

Senza troppe cerimonie, Loretta le infila in mano una grossa fetta. Con un’espressione cattiva, scruta il suo nuovo look:”Tanti auguri. E benvenuta tra le Racchie. Come ti trovi?”

Arriva Simona:”Beh, che aspetti, mangia!” e le infila la torta tra le labbra, di forza, schiacciandogliela contro il viso.

Panna montata e crema gialla le cadono sul vestito.

Jessica serra la bocca e scuote violentemente la testa.

Simona le preme il dolce contro la faccia con ancora più violenza e la costringe ad inghiottire.

Finita la prima fetta, Simona ne prende un’altra:”Si fa in fretta ad ingrassare, vero Jessica? Mangi il Vitasnella quando vorresti divorarti le gambe del tavolo… sei sempre a dieta perché hai paura di diventare una balena! Che buona, vero? Mangia, Jessica. Mangiala tutta!”

E la seconda fetta di torta è finita.

Ed anche la terza.

E la quarta.

Quando Simona cerca di farle mangiare la quinta porzione, Jessica si rifiuta:”Basta non ce la faccio più!”

“Non me ne frega niente, se non ce la fai più! Mangia!” e le ficca in bocca il cibo, mentre i partecipanti alla festa assistono alla scena senza parlare.

Una torta come strumento di tortura.

“No, basta!” Jessica cerca di sputare via il dolce.

“Si, invece!” Simona le afferra gli spuntoni che ha al posto dei capelli e le tira indietro di scatto la testa. “Mangia!” e le riempie di nuovo la bocca.

“No, basta per favore!” urla rauca Jessica con la bocca piena.

Ma Simona è inesorabile.

Un conato di vomito e Jessica si piega in due.

Loretta osserva la scena poco discosta, il viso impassibile, ma uno sguardo di trionfo negli occhi chiari, lo stesso sguardo che hanno tutti coloro che stanno assistendo con grande piacere alla disfatta del loro peggior nemico senza sporcarsi le mani, letteralmente, visto che Simona ha le dita impiastricciate di crema e lei no.

Sara decide che ha visto abbastanza ed esce nel corridoio.

Le Racchie hanno fatto la festa a Jessica, vedete un po’ voi in che senso.

Sara si sente un po’… strana: dentro di sé prova un senso di vuoto, ma allo stesso tempo è calma e tranquilla. Forse è così che si sta quando si fanno delle cose crudeli ma per una buona causa.

Il fine giustifica i mezzi, ha detto Loretta un paio di ore prima, e forse ha ragione.

Seduto su una scrivania, c’è Evenzio che gioca con il cellulare e, tutto preso dalla competizione, fa il verso ai rumori che fanno i videogame quando sparano e colpiscono il bersaglio: “Bang! Strsch! Pum! Boom!” Poi sente che è arrivato qualcuno ed alza gli occhi: “Oh, Sara, bella festa, vero? Come, te ne vai già?”

“Ho visto abbastanza, sono soddisfatta.” risponde con voce incolore dando voce ai pensieri che le hanno attraversato la mente pochi istanti prima.

“Un vero peccato; però è stato bello averti conosciuta.” salta giù dalla scrivania e la prende tra le braccia accennando ad un valzer piuttosto approssimativo: “Il ballo è una splendida cosa, nevvero?”. Si blocca all’improvviso mentre Sara urta con la testa contro le spalle, poi guarda fisso davanti a sé e dopo un attimo si china a baciarla. (indovinate da dove ho preso questa scena? Scrivetelo su una cartolina postale ed inviate la vostra risposta a Nisi Corvonero C/o Le Racchie Corporation. Via Le Mani Dal Naso, 44 – 20010 Racchiarella MI)

Quando lui la lascia andare, Sara lo guarda perplessa, poi scoppia a ridere.

Che situazione assurda!

“Dimmi un po’ Evenzio, devi calarti in qualche altro personaggio, per caso?” gli domanda sarcastica.

“Anche se fosse?” risponde lui con un ghigno.

“Prova con qualcun altro, io non sono brava a recitare.” ribatte Sara.

Lui la guarda ridendo e poi leva il pollice: “Non ti preoccupare, lo farò!”

“Sara, eccoti qua!” è la voce di Manuela dietro di lei. “Cosa stavi facendo con quel tipo?” le chiede sorridendo maliziosa.

“Manu! Niente, stavamo solo scherzando.”

“Che ne dici, lasciamo la bella festa?” la guarda sorridendo.

“Buona idea. E Silvia?”

“Ha detto che vuole restare.”

Evidentemente, quello che è stato sufficiente per lei e per Manu, per Silvia è ben lungi dall’esserlo.

“Come vuole.” fa spallucce Sara. “Evenzio, stammi bene. Saluta Loretta da parte mia.”

L’interpellato si gratta la testa ed annuisce: “Non mancherò, signorina Belotti, non mancherò. Le auguro buona fortuna!”

Mentre si avviano all’uscita, Manu domanda a Sara: “A cosa pensi?”

“Penso che di questa storia non ne voglio più sentire parlare. Quello che è successo questo pomeriggio basta ed avanza.”

Manuela non risponde, ma la prende a braccetto.

Escono, al sole, all’aria aperta.

E dall’altro lato della strada, Micro, appoggiato alla Prinz che si fuma la consueta canna.

Le vede.

Loro sorridono e gli corrono incontro.

Lui spalanca le braccia e le accoglie contro di sé.

“E’ finita. Ora vi porto a casa.”

Entrano in macchina e Micro mette in moto.

Accende l’autoradio e le note di Immigrant Song dei Led Zeppelin riempiono l’abitacolo.

Robert Plant lancia il suo urlo selvaggio e liberatorio, subito imitato dai tre ragazzi: “ah-ah-ahhhhhhh-ah!”

Ora è davvero finita.

Manuela e Sara rispetteranno il patto di non parlare più di tutto quello che è successo nel pomeriggio di quel venerdì santo.

* * *

Prima di tutto, ringrazio il caro Giacomo Leopardi per avermi suggerito il titolo per questo capitolo.

Secondo: sono terrorizzata, lo ero prima e lo sarò fino a che mi direte se questo capitolo, che alla fine dovrebbe essere quello che regge tutta la storia, è decente.

L’ho cambiato, praticamente sventrato, dopo aver ricevuto delle critiche molto giuste ed azzeccate.

Rigirato, risistemato, riscritto. Questo è stato l’aggiornamento più difficile in assoluto. Spero di non aver fatto un pasticcio e che la lettura sia stata gradevole e che il frutto del mio lavoro sia accettabile (altrimenti, piangerò calde lacrime - e non sto scherzando!)

Il prossimo capitolo è l’epilogo (che è stato una bazzecola da scrivere!), per cui non è ancora il momento dei saluti, ma io, per precauzione, ho già svaligiato la Coop più vicina per i fazzolettini. E questi basteranno appena per me.

Ora, come al solito, rispondo arbitrariamente e capricciosamente ai vostri commenti.

Elfie: Per Keanu Reeves mi prenoto (visto che Johnny se l’è già preso qualcun altro!). La torta è ottima! Non sono razzista: gli unici dolci che non mi piacciono, sono le meringhe. Il finale giuridico mi sembrava taaanto adatto alla dolce Loretta. Ciao tesoruccio di una Elfie cara!

Free Spirit: Arianna, se nello scorso capitolo Jessicuccia ti faceva pena, adesso mi sa tanto che stai piangendo come una fontana. Ombretta credo che sia la persona più falsa di tutta la storia. Non avevo in mente di farla comportare a questo modo, ma è venuta fuori proprio così. Per gli aggiornamenti, dipendo da Trevor. La storia, in realtà, è già finita da parecchie settimane ed il caro beta segue parecchia gente.

Driger: Sette più alla tua perspicacia riguardo ad Ombretta. Resto in ammirazione del tuo sesto senso. E non sto scherzando. Visto che è da tanto che mi segui, tengo particolarmente alla tua opinione.

Naco: beh, cara… è ovvio che vi molli sadicamente sul più bello… altrimenti che divertimento c’è? Oh, beh, se dovessi fare un processino simile a qualcuno, fammi sapere come è andata. Promesso? Micia: vedi tu se le racchie sono riuscite nel loro intento…

Ayu-chan. Se proverai pena o meno per Jessica, sarà esclusivamente una tua scelta. Il bagno è uno dei pochi luoghi in cui si è veramente soli con se stessi, per cui invita alla meditazione. Per le Mortimer, mi sono ispirata alle coriste di un gruppo che c’era negli anni ’80: i Doctor and The Medics… credo che però le figliole cantassero anche per i Cult, non so se li conosci. Grazie per il tifo!

Jeky: Beh, a questo punto non lo so cosa ti avrà combinato il presente nipotino. Questo è il peggiore. Spero tanto che tu sia assicurata. Fammi sapere se la vena sadica latente si è confermata in questo capitolo.

Piccola Vivy: Non è che le abbia spezzato i denti, in questo capitolo… forse qualcosa di peggio… Lella Dragon: eccoti accontentata. Spero aver soddisfatto la tua brama di vendetta…

Kannuki: prima di tutto, sono felice che tu sia ritornata con una nuova storia. Grazie per la segnalazione dell’obbrobrio, andrò a correggerla. Mi scuso per il ritardo… bacioni e a presto.

Janagoci: io spero vivamente che tu non ti addormenti nel bel mezzo dell’esecuzione… starebbe a significare che ho toppato clamorosamente! Fammi sapere.

Kirby: ci mancherebbe, Luana, figurati. Io adoro i doppi sensi, credo sia la cosa che mi diverte di più. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e che ti abbia convinto. Da uno a cento, che grado di cattiveria assegneresti a quello che ho scritto?

Chloe: molto bene, allora la simpatia è ricambiata. Sono stata due settimane senza computer perché non fungeva ed ero in crisi di astinenza. Anche a me mancheranno le racchie e gli altri (tranne Loretta: è troppo inquietante!), ma ci saranno sempre le altre storie, no? Tanti baci. Oggi scarico i tuoi aggiornamenti e mi prendo del tempo per le recensioni.

Sara: oh, bentornata, carissima… dai sei riuscita a leggerti tutti i capitoli che mancavano! Non ti preoccupare, non ci sono problemi. Ciao, omonima-della-protagonista! p.s. il negozio esiste davvero!

Londonlylit: sono molto felice che questa storia ti piaccia. Credo che la mamma di Micro sia ai primi posti dei personaggi preferiti di questa fanfic. Si vede che le rivoluzionarie un po’ violente vanno per la maggiore. Non ti posso dare il numero di telefono di Micro perché non ce l’ho. Per certe cose assomiglia a mio fratello minore (soprattutto i due peculiari aspetti che lo contraddistinguono), magari posso darti il SUO numero di telefono… E’ vero: ci sono troppo pochi Kieran e troppe Jessiche, nella vita. Davvero sei la copia sputata di Manuela? Allora, se hai il papà pasticciere, vengo a trovarti (anche Altair ce l’ha!).

Un bacione a tutti voi, a presto!

Spero di cuore che abbiate amato questo capitolo.

Nisi

   
 
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