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Autore: Jack002    09/09/2011    1 recensioni
La notte, la pioggia e il vento che non sarebbe più stato sotto il suo controllo, inondavano la città.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izaya Orihara, Shizuo Heiwajima
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa fic l’ho scritta ispirandomi ad un concorso del LJ (a cui non partecipo), che si chiama 1frase. Quindi vi chiederete perché è qui e perché mai l’ho scritto se non partecipo. E io ve lo spiego subito.
Incoerentemente, dopo aver lasciato una recensione negativa alla fic “Cinquanta frasi odiate” di Al Klaus Kaufman, che partecipa al concorso sopracitato, ho deciso di informarmi su cosa fosse. E ho anche voluto sperimentarne la difficoltà ed ecco perché tutto ciò è ora qui presente.
La difficoltà che ho incontrato è stata abbastanza perciò vorrei di nuovo scusarmi con Al Klaus Kaufman per essere stata prevenuta su essa e spero tanto che mi diciate cosa ne pensate. Tra l’altro la fic è anche piuttosto “incabibile” per me, quindi se avete domande sono a vostra disposizione.
Ora vi lascio al racconto. E dopo di esso vedrete che c’è anche la sua suddivisione per parole e frasi.
Grazie dell’attenzione,
ga.

 
Tornare indietro

Cosa importava essere senza un’amina se poi sarebbe sempre e comunque rimasto lì? In quel mondo che aveva imparato ad apprezzare e che anche una seconda volta avrebbe scelto.
La differenza tra demone e uomo poi, in quella città dove era capitato, non è che si notasse molto.
Chi non considerava il tempo denaro, chi non si curava delle persone, chi non guardava in faccia nessuno e continuava a perdere tempo in lunghe passeggiate, perdeva la distinzione di razza, almeno secondo il suo parere. E se poi, con tutto il peso che ci si possa caricare sulle spalle, non sussurrava neppure una preghiera ignorando del tutto la presenza di qualsivoglia dio, cosa rimaneva a distinguerli?
Erano uguali, o, per non esagerare, erano simili; infondo lui, dalla natura reale di demone, era il padrone di quel mondo, ma niente di più e niente di più visto che pure l’altro non mancava di poteri celesti e di influenza sugli eventi.
Quindi l’attesa poteva anche dirsi finita; dopo lungo tempo era riuscito a trovare ciò che neppure sapeva star cercando. Lui, da sempre miglior amico della solitudine, aveva trovato qualcuno che la sostituisse, qualcuno non solo da osservare, non solo da tenere distante, da analizzare, ma qualcuno a cui avvicinarsi per provare l’ebbrezza del pericolo, qualcuno di cui non era padrone che, pur non ammettendolo e fingendo di non sapere, era suo pari.
E si chiedeva cosa sarebbe successo se si fosse avvicinato a lui la notte, quanto il suo terrore poteva crescere insieme alla sua gioia e al suo sentirsi vivo.
Era pazzia la sua, questo almeno lo sapeva.
Eppure un fidanzamento con la vita per una via così insolita, e probabilmente pericolosa, non gli dispiaceva, anzi, rispecchiava il suo stile in tutto e per tutto. L’importante era sentirsi vivi, sentirla quella vita fino in fondo.
L’importante era anche abbandonare quella noia che ogni volta credeva di aver ucciso, ma che prontamente tornava a visitarlo nei suoi incubi peggiori.
 
 
Ormai, da quando lui era entrato nel suo campo visivo, tutto si era coperto di un velo di indifferenza. E ogni notte il suo letto era più vuoto che mai.
Stava intento a guardare le stelle per vie tentando di vedere se da qualche parte c’era anche lui. E minuto dopo minuto il tempo si consumava.
Qual’era il suo limite e quanto ancora poteva aspettare?
Quanto mancava prima che il suo cuore cominciasse a battere?
Poco, troppo poco, e avrebbe dovuto smettere di professare la propria fede. Non sarebbe più stato dio da quell’estate.
La notte, la pioggia e il vento che non sarebbe più stato sotto il suo controllo, inondavano la città. E sotto quel cielo bagnato lo vide.
Con cautela si addentrò nel nero sconosciuto dei suoi luoghi, passo dopo passo, sempre più vicino.
Perché non c’era medico che lo potesse svegliare dalla morte del vento se non lui, e l’unica cosa che poteva fare era tentare, a quel punto.
E non ci vollero parole per chiederglielo, bastò avvicinarsi ancora.  Bastò non chiedere con lo sguardo di uccidere, ma solo di poter continuare ad avvicinarsi ancora.
E magari di far posto a lui, o anche a lui, nella sua vita, intorno alla sua presenza.
Più si avvicinava, più si rendeva conto che credere in se stesso come dio stava perdendo tutto l’immenso significato che gli aveva dato.
Ora l’unica cosa importante era non stare lontano da lui, non essere distante, non decidere di voltarsi e scappare per riprendere tra le dita tutti i fili dell’aria e lanciarli lontano o agitarli dolcemente.
Si permise un dubbio perché finché lui non si muoveva poteva benissimo non salire su quella barca che avrebbe portato alla deriva tutte le sue convinzioni.
Convinzioni che sarebbero diventate ricordi, quei tempi trascorsi da re sul suo trono così alto e solitario sarebbero stati solo ricordi, ma gli sarebbe dispiaciuto?
No, perché a donar loro la morte sarebbe stato lui.
Sembrava peggio di quegli incubi di noia, l’attesa di un suo sussurro che stava durando più di tutte quelle vite trascorse a cercarlo e quei momenti in cui avrebbe dato tutto perché lui non esistesse.
E quando le sue braccia lo circondarono, lo intrappolarono, perdendo un battito del suo cuore immortale, chiuse gli occhi.
Elettricità percorse tutto il suo corpo.
Cellule smarrite chiedevano di essere tranquillizzate e allontanate da quell’essere, ma lui riuscì solo a ricambiare l’abbraccio.
Ed entrambi sigillarono in quel cristallo d’istante una promessa. Intrappolarono una speranza di qualcosa di confuso nell’aria. Crearono un buco nero in cui mettere tutto ciò che si stavano donando a vicenda che quel mondo non riusciva a contenere.
E non se l’aspettava una rivelazione del genere: “Ti ho aspettato”.
E non si aspettava la perdita completa della volontà di demone che con tutte le sue forze aveva cercato di strapparlo da lì.
E non si aspettava che fosse così facile accettare quella separazione.
E non si aspettava la velocità con cui il terrore si disperdeva e lasciava calmi gli atomi del suo corpo.
Non si aspettava neppure che quel fuoco di pioggia potesse emanare calore.
E non c’era bisogno di una risposta a nessuna dalle domande che per tutto quel periodo in cui non l’aveva incontrato si era posto. Perché di domande ora non ne esistevano più e tutto era più chiaro seppure la notte gli schiacciava.
Erano insieme senza domande, senza risposte e senza nient’altro giacché più in là di loro stessi non riuscivano a vedere.
E intrappolarono nella mente quella notte d’estate, di temporale buio e caldo che era solo loro.
E cominciarono a ripercorrere quella strada a ritroso per tornarsene alla stessa lontananza o a una lontananza ancora maggiore.
 
 

 
 
 
Tornare indietro

#01 – Anima
Cosa importava essere senza un’amina se poi sarebbe sempre e comunque rimasto lì?

#02 - Seconda volta
In quel mondo che aveva imparato ad apprezzare e che anche una seconda volta avrebbe scelto.

#03 – Uomo
La differenza tra demone e uomo poi, in quella città dove era capitato, non è che si notasse molto.

#04 – Denaro
Chi non considerava il tempo denaro, chi non si curava delle persone, chi non guardava in faccia nessuno e continuava a perdere tempo in lunghe passeggiate, perdeva la distinzione di razza, almeno secondo il suo parere.

#05 – Preghiera
E se poi, con tutto il peso che ci si possa caricare sulle spalle, non sussurrava neppure una preghiera ignorando del tutto la presenza di qualsivoglia dio, cosa rimaneva a distinguerli?

#06 – Padrone
Erano uguali, o, per non esagerare, erano simili; infondo lui, dalla natura reale di demone, era il padrone di quel mondo, ma niente di più e niente di più visto che pure l’altro non mancava di poteri celesti e di influenza sugli eventi.

#07 – Attesa
Quindi l’attesa poteva anche dirsi finita; dopo lungo tempo era riuscito a trovare ciò che neppure sapeva star cercando.

#08 - Miglior amico
Lui, da sempre miglior amico della solitudine, aveva trovato qualcuno che la sostituisse, qualcuno non solo da osservare, non solo da tenere distante, da analizzare, ma qualcuno a cui avvicinarsi per provare l’ebbrezza del pericolo, qualcuno di cui non era padrone che, pur non ammettendolo e fingendo di non sapere, era suo pari.

#09 – Notte
E si chiedeva cosa sarebbe successo se si fosse avvicinato a lui la notte, quanto il suo terrore poteva crescere insieme alla sua gioia e al suo sentirsi vivo.

#10 – Pazzia
Era pazzia la sua, questo almeno lo sapeva.

#11 – Fidanzamento
Eppure un fidanzamento con la vita per una via così insolita, e probabilmente pericolosa, non gli dispiaceva, anzi, rispecchiava il suo stile in tutto e per tutto.

#12 – Vita
L’importante era sentirsi vivi, sentirla quella vita fino in fondo.

#13 – Noia
L’importante era anche abbandonare quella noia che ogni volta credeva di aver ucciso, ma che prontamente tornava a visitarlo nei suoi incubi peggiori.

#14 – Indifferenza
Ormai, da quando lui era entrato nel suo campo visivo, tutto si era coperto di un velo di indifferenza.

#15 – Letto
E ogni notte il suo letto era più vuoto che mai.

#16 – Stelle
Stava intento a guardare le stelle per le vie tentando di vedere se da qualche parte c’era anche lui.

#17 – Minuto
E minuto dopo minuto il tempo si consumava.

#18 – Limite
Qual’era il suo limite e quanto ancora poteva aspettare?

#19 – Cuore
Quanto mancava prima che il suo cuore cominciasse a battere?

#20 – Fede
Poco, troppo poco e avrebbe dovuto smettere di professare la propria fede.

#21 – Estate
Non sarebbe più stato dio da quell’estate.

#22 – Pioggia
La notte, la pioggia e il vento che non sarebbe più stato sotto il suo controllo, inondavano la città.

#23 – Cielo
E sotto quel cielo bagnato lo vide.

#24 – Nero
Con cautela si addentrò nel nero sconosciuto dei suoi luoghi, passo dopo passo, sempre più vicino.

#25 – Medico
Perché non c’era medico che lo potesse svegliare dalla morte del vento se non lui, e l’unica cosa che poteva fare era tentare, a quel punto.

#26 – Parole
E non ci vollero parole per chiederglielo, bastò avvicinarsi ancora.

#27 – Uccidere
Bastò non chiedere con lo sguardo di uccidere, ma solo di poter continuare ad avvicinarsi ancora.

#28 – Posto
E magari di far posto a lui, o anche a lui, nella sua vita, intorno alla sua presenza.

#29 – Credere
Più si avvicinava, più si rendeva conto che credere in se stesso come dio stava perdendo tutto l’immenso significato che gli aveva dato.

#30 – Lontano
Ora l’unica cosa importante era non stare lontano da lui, non essere distante, non decidere di voltarsi e scappare per riprendere tra le dita tutti i fili dell’aria e lanciarli lontano o agitarli dolcemente.

#31 – Barca
Si permise un dubbio perché finché lui non si muoveva poteva benissimo non salire su quella barca che avrebbe portato alla deriva tutte le sue convinzioni.

#32 – Ricordi
Convinzioni che sarebbero diventate ricordi, quei tempi trascorsi da re sul suo trono così alto e solitario sarebbero stati solo ricordi, ma gli sarebbe dispiaciuto?

#33 – Morte
No, perché a donar loro la morte sarebbe stato lui.

#34 – Peggio
Sembrava peggio di quegli incubi di noia, l’attesa di un suo sussurro che stava durando più di tutte quelle vite trascorse a cercarlo e quei momenti in cui avrebbe dato tutto perché lui non esistesse.

#35 – Braccia
E quando le sue braccia lo circondarono, lo intrappolarono, perdendo un battito del suo cuore immortale, chiuse gli occhi.

#36 – Elettricità
Elettricità percorse tutto il suo corpo.

#37 – Cellule
Cellule smarrite chiedevano di essere tranquillizzate e allontanate da quell’essere, ma lui riuscì solo a ricambiare l’abbraccio.

#38 – Promessa
Ed entrambi sigillarono in quel cristallo d’istante una promessa.

#39 – Speranza
Intrappolarono una speranza di qualcosa di confuso nell’aria.

#40 – Buco
Crearono un buco nero in cui mettere tutto ciò che si stavano donando a vicenda che quel mondo non riusciva a contenere.

#41 – Rivelazione
E non se la aspettava una rivelazione del genere: “Ti ho aspettato”.

#42 – Volontà
E non si aspettava la perdita completa della volontà di demone che con tutte le sue forze aveva cercato di strapparlo da lì.

#43 – Facile
E non si aspettava che fosse così facile accettare quella separazione.

#44 – Terrore
E non si aspettava la velocità con cui il terrore si disperdeva e lasciava calmi gli atomi del suo corpo.

#45 – Fuoco
Non si aspettava neppure che quel fuoco di pioggia potesse emanare calore.

#46 – Risposta
E non c’era bisogno di una risposta a nessuna dalle domande che per tutto quel periodo in cui non l’aveva incontrato si era posto.

#47 – Chiaro
Perché di domande ora non ne esistevano e tutto era più e tutto era più chiaro seppure la notte gli schiacciava.

#48 – Insieme
Erano insieme senza domande, senza risposte e senza nient’altro giacché più in là di loro stessi non riuscivano a vedere.

#49 – Mente
E intrappolarono nella mente quella notte d’estate, di temporale buio e caldo che era solo loro.

#50 – Strada
E cominciarono a ripercorrere quella strada a ritroso per tornarsene alla stessa lontananza o a una lontananza ancora maggiore.
  
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