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Autore: Miss Kon    10/09/2011    2 recensioni
Shikamaru piangeva.
Si poteva dire che ormai era da giorni che su di lui pioveva costantemente.
Piovevano gocce invisibili, frutto di un pianto silenzioso e nascosto.
Da fuori era difficile notarle, ma quelle lacrime cadevano copiose dentro il suo animo e se si faceva ancora più attenzione, si poteva vedere che stavano iniziando a sommergere tutto, come un mare che lentamente comincia la sua avanzata per divorare tutta la terra che si trova davanti.
E mentre l'onda di dolore salato cresceva di livello, Shikamaru diveniva sempre più silenzioso e con lui Choji, che tacitamente lo osservava e lo capiva.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Choji Akimichi, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Questo è un lavoro dedicato a Shikamaru e a Choji, perchè? Perchè la loro amicizia è bella.
Quantomeno a me piace e quindi ci dedico questo piccolo lavoro. A dire il vero in certi punti mi è sembra di averla resa un po' una shonen-ai (per quanto mooolto soft) ma non importa, non è nata con quell'intento e quindi non ritenevo di doverlo mettere tra gli avvertimenti.
Inoltre bisogna vedere se la mia impressione è condivisa! [XD]
A parte questo spero vi piaccia, tratta una scena che ho immaginato potesse accadere alcuni giorni dopo la morte di Asuma.
Un ultima cosa: le tre frasette che trovrete in corsivo dopo il titolo sono una parte della canzone "This is war" dei 30 seconds to Mars
Detto ciò vi lascio alla lettura!





Pioggia.


To the soldier, the civilian
The martyr, the victim
this is war.


Shikamaru piangeva.
Si poteva dire che ormai era da giorni che su di lui pioveva costantemente.
Piovevano gocce invisibili, frutto di un pianto silenzioso e nascosto.
Da fuori era difficile notarle, ma quelle lacrime cadevano copiose dentro il suo animo e se si faceva ancora più attenzione, si poteva vedere che stavano iniziando a sommergere tutto, come un mare che lentamente comincia la sua avanzata per divorare tutta la terra che si trova davanti.
E mentre l'onda di dolore salato cresceva di livello, Shikamaru diveniva sempre più silenzioso e con lui Choji, che tacitamente lo osservava e lo capiva.
Avevano perso il loro maestro e la loro guida. Gli era stato tolto con incredibile velocità ed aveva fatto terribilmente male.
La cosa peggiore era che tutt'ora il segno, di quel dolore, restava dentro di loro. Era forse per fingere che quel segno, almeno per un paio di ore, non ci fosse più che Choji aveva invitato Shikamaru a guardare i fuochi d'artificio di primavera.
Il giovane Nara non era stato particolarmente entusiasta dell'idea, ma aveva accettato.
Così, alla fine, si erano ritrovati a guardare, seduti su una panchina, i primi scoppiettii colorati della serata, cercando di dimenticare tutto il resto.
La guerra era già a pochi passi da loro, la sentivano digrignare i denti. Scalpitava per entrare a forza nelle loro vite ed era già riuscita ad aprirsi un piccolo spiraglio, abbastanza grande per ferirli.
Chissà quanto sarebbe durata ancora quella specie di quiete. Giorni? Mesi? Ore?
Il giovane Akimichi se lo stava chiedendo da un po' ed aveva paura di fronte alla constatazione che inesorabilmente, comunque, quella sottospecie di pace sarebbe andata in frantumi.
L'ennesima esplosione lucente riempì il cielo di colori e ridestò Choji dalle proprie riflessioni.
Scuotendo il capo il ragazzo cacciò via i pensieri che gli stavano affollando la testa e si voltò a scrutare, per alcuni istanti, chi gli sedeva affianco.
Il più giovane dei Nara stava fumando svogliatamente, mentre teneva lo sguardo fisso sul cielo.
“Shikamaru” lo chiamò ad un certo punto Choji, chinando il capo.
“Unh?” mugugnò, l'altro in risposta, facendogli capire che aveva la sua attenzione.
Choji aprì la bocca per dire qualcosa ma le parole, tenaci, si erano incastrate in gola e cocciute restavano incagliate lì. Si sentiva un'idiota e la cosa peggiore era che, anche se avesse voluto dire solo quello, era certo che non avrebbe trovato il modo.
Prese un profondo respiro e cercò di intestardirsi più delle parole che non volevano uscire.
A dire il vero non voleva fare chissà quali discorsi, voleva fermare il pianto silenzioso di Shikamaru e dirgli che probabilmente ce l'avrebbero fatta a farsi forza, ma sapeva che tutto ciò serviva a lui, non all'amico.
Prese un altro profondo respiro e cercò di concentrarsi sul fondo, ora vuoto, della scatolina che teneva sulle ginocchia, quasi sperando di trovare scritto lì qualche suggerimento.
“Che c'è Choji?” domandò Shikamaru, che visto il prolungato silenzio dell'amico si era voltato a vedere che gli era preso.
Choji si sentì più stupido di prima.
Alzò il capo e fece l'unica cosa che gli sembrava sensata: sorrise come solo lui sapeva fare e con gioia, come ormai credeva di non essere più capace.
Il giovane Nara sul subito parve sorpreso, ma poi replicò sorridendo un poco anche lui.
“Speriamo sia bel tempo domani” riuscì a dire, senza quasi rendersene conto, l'Akimichi.
“Già, speriamo”commentò Shikamaru.
E intanto, in cielo, continuavano a piovere schegge colorate.
  
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