“Senti, ma perché mi hai chiesto di venire proprio qui? Voglio dire, è l’angolo più appartato del parco…”
Nella voce di Lily si mescolavano  ansietà, imbarazzo ed un pizzico di malizia… Severus la guardò per un attimo negli occhi verdi, trovandola più bella che mai, e pensò che non ce l’avrebbe mai fatta.
Era seduto nell’erba, rigido, le spalle incassate, il respiro bloccato, mentre l’amica era sdraiata scompostamente sull’amaca che aveva Evocato, una gamba che sporgeva dal bordo inferiore.
Lo colpì, per scherzo, con un calcetto sulla nuca, e lui lo interpretò come un segnale: doveva darsi una mossa.
Deglutì, prendendo tempo; di solito, la presenza di Lily non lo metteva in un così profondo stato di agitazione. Era la sua migliore amica, la sua unica amica, l’unica che l’avesse capito davvero: per gli altri, lui era un ragazzino strano, cupo, incomprensibile.
Ma era anche così maledettamente bella.
Non era l’unico ad essersene accorto. James Potter, un ragazzo affascinante, e consapevole di esserlo, arrogante come pochi, le faceva il filo, ma lei non lo poteva vedere. O almeno, così sembrava. Tutte le ragazze del suo anno gli correvano dietro come oche. Ma l’unica che gl’interessasse davvero, lo odiava.
Severus ebbe un sorrisetto, che non sfuggì agli occhi attenti dell’amica.
“Perché ridi? A che pensi?”
“James Potter” fece lui, senza pensare.
“Ah, sì? Uauuu” lo prese in giro lei, dandogli delle spinte.
“Ma che cosa..? No! Ma cos’hai capito?!”
“Cos’ho capito, cos’ho capito… ho capito tutto!!” . E scoppiò a ridere, senza più ritegno.
“Ma brutta…” Severus si lanciò su di lei, lieto di avere una scusa per farlo, e la fece cadere dall’amaca, riempiendola di manciate d’erba, sghignazzando.
“Basta, basta! Scherzavo! Basta!” supplicò lei, senza più fiato, gli occhi bagnati di lacrime dalle tante risate.
E il ragazzo si fermò, ansante, inginocchiato al suo fianco; la guardò di nuovo, mentre percepiva un’implosione, al centro del petto, che gli riempì di calore le membra.
“Allora è questo” pensò confusamente. “E’ così che ci si sente”.
Gli sembrò di sentir l’aria crepitare, come per un improvviso passaggio di elettricità; il mondo trattenne il respiro insieme a loro, mentre lei gli restituiva lo stesso sguardo.
E mille parole invisibili volarono dall’uno all’altra; quelle essenziali, fu lei a sussurrarle. 
“Ti amo”.