Gioia non aveva mai creduto ai fantasmi, ma quel che le successe le fece cambiare idea.
Oh, eccome se gliela fece cambiare!
Successe in giugno.
Era da poco andata a letto, quando dei passi strascicati, provenienti dal corridoio, le fecero aprire gli occhi di colpo.
Il padre di Gioia, un operaio tessile, usava coricarsi prima delle nove di sera, e raramente si alzava durante la notte, fosse soltanto per bere un bicchier d’acqua o andare in bagno.
Il bagno!
Era proprio lì che i passi si stavano dirigendo, vale a dire dalla parte opposta rispetto alla camera di Gioia, che si sentì quasi delusa dalla mancanza d’interesse della cosa nei suoi confronti.
“Decisamente, non è un sogno, o un film horror, questo” pensò. “Altrimenti starei già urlando, mentre qualcosa di orrendo mi entra dalla porta”.
Aspettò.
E aspettò.
E aspettò ancora, e stava già chiudendo gli occhi, delusa e indispettita dal silenzio che sentiva, quando un urlo raggelante la fece gridare a sua volta.
“Fatemi entrareee!!!!!”
“Ma se sei già entrato” rispose lei, senza rendersene conto. Provava una profonda avversione per l’intruso, che prima, non la degnava di uno sguardo, e poi, la spaventava a morte!
Al mondo non c’era più rispetto!
“Come?” rispose la voce, strappandola ai suoi pensieri.
“In caso tu non ti sia reso conto, nessuno ti ha impedito di entrare in casa! Ma se strilli un’altra volta, ti spacco la faccia!”
“Mostrati  se hai coraggio, villanzona!”
“Villanzona?! Ma da dove vieni?”
“Da una deliziosa cittadina nel cuore dell’Italia, patria dei nostri letterati più illustri!”
“Ehh?!”
“Da Firenze”
“Ah, ecco”
“Ma ora basta scherzare con il fuoco, Gioiia”
“Come fai a sapere…”
“Perché io sono un miliardo di volte più pericoloso delle fiamme, io brucio senza mai consumarmi… E distruggo…qualunque cosa”
Tutto questo era stato proferito dal fantasma con voce calma e minacciosa.
 Per Gioia fu uno shock. Non dubitò, nemmeno per un istante, che il suo visitatore parlasse sul serio; era una trappola; l’aveva indotta a rilassarsi, a fidarsi di lui … e poi le aveva sferrato il primo colpo.
La ragazza non l’aveva ancora nemmeno visto, ma lo sentiva, fuori dalla sua stanza, vicino al bagno, ancora per poco…
“Ho bisogno di te per raggiungere il mio obiettivo finale...vieni qui, subito”
Gioia pensò in fretta. Se avesse ubbidito, magari avrebbe avuto salva la vita… e suo padre con lei … il pensiero di lui le chiuse la gola; si ricordò che aveva il sonno molto pesante, per questo non aveva sentito niente, meglio per lui: impulsivo com’era, avrebbe fatto qualche sciocchezza, pagando con la pelle.
“A tuo padre piacciono i pugnali, Gioiia? Gli piacerebbe un bel pugnale conficcato nel cuore?”
“No…” esalò lei, mentre pensava: “Legge nel pensiero!”
“No che non leggo nel pensiero...” sogghignò lui. “”Vieni qui, ti conviene!”
Lei scivolò giù dal letto, le gambe rigide, il cuore che le scandiva una litania di morte nelle orecchie.
Uscì nel corridoio, percepì, più che vedere, la presenza del fantasma davanti alla porta del bagno… si avvicinò… lui era piegato su se stesso, nascondeva qualcosa… poi si raddrizzò di colpo, tendendo un braccio verso di lei, e l’urlo di Gioia risuonò nell’aria…
“Piacere,Cheesy! Mi perdonerai ma non riesco ad aprire la porta del bagno, me la sto facendo sotto!”
Il panico abbandonò di colpo Gioia. Si afflosciò contro la porta, come se la paura fosse stata un peso fisico dentro di lei.
Si chiese se Cheesy avesse qualche problema, dato che gli sarebbe bastato girare la chiave inserita nella serratura.
Era quello che si accingeva a fare, prima che lui le staccasse la testa uccidendola.