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Autore: CinderNella    11/09/2011    1 recensioni
<< No! Ti prego non te ne andare! Sei l'unica interazione sociale che ho da ventiquattr'ore, a parte l'infermiera in menopausa! >> esclamò Harry, alzando la schiena dai cuscini di scatto, e accompagnando il tutto con una tosse interminabile.
<< Non ti preoccupare, non ho intenzione di andare da nessuna parte. Come ti dicevo, non ritrovo la mia camera. E nelle precedenti -sì, ho bussato in altre quattro camere- ho trovato o donne incinte, e non mi pare il caso di stare in loro compagnia data la mia situazione, oppure vecchietti con cateteri attaccati ovunque. Quindi rimango qui. >> aveva dei capelli castani legati alla bell'e meglio in uno chignon, e si era appena seduta sulla poltroncina accanto al letto, appropriandosi del telecomando della TV, che era sul letto del ragazzo. Il quale, sebbene facesse uno sforzo immane, non poteva far altro che ridere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Judd, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei personaggi della mia storia, offenderli in alcun modo.

The Remedy
<< Cristo, Tom, ti giuro che ti do la mia batteria se mi dici come farmi passare 'sta tosse! Ho un blocco in gola, non riesco minimamente a ingoiare! >> un ragazzo dai capelli castani e gli occhi azzurri -e un naso parecchio irritato a causa del raffreddore e della sua tendenza a soffiarlo ogni cinque secondi- si era stravaccato sulla poltrona di casa del suo amico biondo, che strimpellava qualcosa alla chitarra con il computer accanto a sé, non potendo fare a meno di controllare la sua homepage di Twitter.
<< Pazienta Judd, pazienta. Sono stato due settimane così, non potevo neanche uscire di casa >> lo rimbeccò quel Tom, con l'aria di chi ne sapesse una più del diavolo.
Quando però il suo amico, nell'arco di pochi secondi, aveva ricominciato a tossire come un fumatore incallito sul punto di morte -e fumatore era, ma non poi così esagerato, e soprattutto, non in punto di morte- si dovette ricredere.
<< Harry? Ma farti fare un controllino dal medico no eh? >> una ragazza che fino a poco tempo prima era impegnata a mettere a posto la camera da letto al piano di sopra li raggiunse: era Giovanna, la fidanzata di Tom da ormai sei anni e mezzo.
<< Gì, io sono andato dal medico, ma il massimo che mi ha dato è stato un antistaminico! E non fa nulla, il muco c'è sempre, la tosse anche, e per quante volte mi soffio il naso sono anche arrivato a perdere sangue !>> un non poco petulante Harry si mostrava ai loro occhi, mentre Tom obiettava che la sua ragazza non si era mai dimostrata così protettiva nei suoi confronti, quando era sepolto dalle coperte e senza una minima vita sociale a causa dell'influenza.
<< Taci Fletcher, lo sai che non è vero. Fosse stata un'altra ragazza ti avrebbe lasciato solo in casa, io sono rimasta e ti ho anche accudito. Ed eri molto più lamentoso di Harry, senza ombra di dubbio – Giovanna zittì il fidanzato, e il terzo presente nella salotto non poté evitare di sorridere –Comunque, Harry, ti consiglio di farti visitare. Non ho mai sentito tossire così qualcuno, nemmeno Tom in quelle famose due settimane. Forse il tuo medico non è poi così competente come sembra. >> consigliò Gì, utilizzando lo spolverino sopra un mobile di legno bianco.
<< Mh, d'accordo. Allora vado ora, prima che si faccia troppo buio e freddo qua attorno. Grazie Gì >> salutò la ragazza con un bacio sulla guancia, meritandosi un “E a me no?” di Tom.
<< Anche te, mi amor >> gli stampò un bacio sulla fronte, sfottendolo.
E si diresse alla sua macchina.
Dopo nemmeno mezz'ora era riuscito a farsi visitare al Guy's Hospital, aggiudicandosi all'istante un breve soggiorno lì, a causa di una laringite acuta, la privazione del suo pacchetto di sigarette, e una comoda stanza... di ospedale.
Aveva passato ventiquattr'ore in quella camera bianca, non potendo nemmeno sentirsi con gli altri -perché non aveva la minima voglia di contattarli su Twitter e perché non aveva la forza di parlare- e solo con un televisore bombato che gli faceva compagnia.
<< Come sta, Signor Judd? >> l'infermiera era venuta a portargli la cena, erano le sei e mezzo. Cristo, che clima da ospedale.
<< Raffreddato >> rispose quegli, la cui acidità, precedentemente, aveva raggiunto livelli più alti; ma quella situazione li stava provando fortemente.
<< Passerà, non si preoccupi >> un finto sorriso accompagnò il congedarsi dell'infermiera quarantenne,  il cui unico desiderio in quel momento era quello di tornare a casa.
<< Che tanto non stai mica tu buttata in una stanza di ospedale vuota, senza nessuno che ti calcola e l'unica interazione sociale con un televisore degli anni ottanta, anzi, con i personaggi di un telefilm il cui nome è impronunciabile e– 
<< Ah, è occupato. Devo essermi persa la mia camera, mi hanno buttata subito a fare dei controlli, non ricordo nemmeno dove sto >> il suo monologo annoiato fu interrotto dall'entrata di una ragazza con la tipica tenuta da paziente, la stessa a pallini che indossava lui.
<< No! Ti prego non te ne andare! Sei l'unica interazione sociale che ho da ventiquattr'ore, a parte l'infermiera in menopausa! >> esclamò Harry, alzando la schiena dai cuscini di scatto, e accompagnando il tutto con una tosse interminabile.
<< Non ti preoccupare, non ho intenzione di andare da nessuna parte. Come ti dicevo, non ritrovo la mia camera. E nelle precedenti -sì, ho bussato in altre quattro camere- ho trovato o donne incinte, e non mi pare il caso di stare in loro compagnia data la mia situazione, oppure vecchietti con cateteri attaccati ovunque. Quindi rimango qui. >> aveva dei capelli castani legati alla bell'e meglio in uno chignon, e si era appena seduta sulla poltroncina accanto al letto, appropriandosi del telecomando della TV, che era sul letto del ragazzo. Il quale, sebbene facesse uno sforzo immane, non poteva far altro che ridere.
<< Però ti invidio, almeno hai visto altra gente in giro >> continuò Harry, sfidandola successivamente a trovare un programma interessante.
<< Oh sì, un ginecologo che mi ha ficcato su per la vagina prima un tampone e poi un aggeggio per la video-laparoscopia, i vecchietti e le partorienti di prima e... ah certo, una bisbetica quarantenne che vagava per il corridoio portando pasti. >>
<< Ahio! Ecco perché sei così acida, sei giustificata! Fa male ?>> non avrebbe mai immaginato, solo due giorni prima, che si sarebbe ritrovato a parlare di ginecologia con una ragazza in un ospedale.
<< Abbastanza, te lo assicuro. Soprattutto se non sei a tuo agio e hai davanti un sessantenne. Non è particolarmente eccitante, quindi è tutto più difficile. >>
Harry proruppe in un'insieme di versi che comprendevano tosse e risate, mentre si faceva più a sinistra nel letto: << Ti meriti un posto comodo, sia per la tua giornata ma soprattutto per l'ironico sarcasmo. Non ridevo da non so quanto tempo. Comunque sono Harry. >> le porse la mano, che lei strinse anche per aiutarsi a salire sul letto senza troppi sforzi.
<< Christina >> Harry la guardò stranito, come se gli stesse nascondendo qualcosa. E di tutta risposta si riappropriò del telecomando.
<< I menzogneri non comandano la TV >> cambiò canale, tornando al telefilm dal nome impronunciabile.
<< Ok, ok, Keira. Però anche Christina è un mio nome. >> Keira riprese il telecomando, iniziando a fare zapping.
<< Allora io mi sarei presentato come un Mark o un Christopher! Ci si presenta con il primo nome in genere! >> ribatté Harry, iniziando quella che sarebbe potuta diventare un'interminabile disquisizione su primi e secondi nomi.
<< Tu non mi hai chiesto il mio nome, e anche se l'avessi fatto non sarei stata mentitrice a dirti Christina! >> ribatté quella, mostrando un sorriso. Il primo della giornata, e anche delle precedenti.
<< Uno si presenta con il primo nome, o quello più conosciuto >>
<< Be', se vuoi farti conoscere, certo >> lo rimbeccò lei, volgendogli lo sguardo.
<< Non ne ero certo, ma sapevo di conoscerti. Sei quella Keira >> continuò Harry, imperterrito.
<< E tu sei quell'Harry, siamo pari. >> ribatté lei, infilandosi sotto le coperte.
<< Tu sei più famosa, non vale! >>
<< Io ti conosco, e non sono l'unica al mondo, quindi >>si coprì fin sulle spalle.
<< Cosa c'entra, anche i miei amici mi conoscono >>
<< Grazie al cazzo, intendo dire che c'è molta gente con cui non intrecci alcun tipo di rapporto che ti conosce anche dall'altra parte del mondo, come anche nella Madrepatria >>
<< Cristo, Madrepatria? Ma i film in costume ti hanno catapultata in un'altra epoca?! >> ribatté quegli, divertendosi troppo a stuzzicarla. A stuzzicare una perfetta sconosciuta, ma nella sua medesima situazione, triste e inusuale per entrambi.
Ricevette una poderosa linguaccia in risposta, fatta dalla sua interlocutrice con tutta se stessa: << Non incontro qualcuno così insopportabile da anni! Forse dalle superiori! La solitudine ti rende così pestifero?! >>
<> continuò a prenderla in giro, tra un colpo di tosse e l'altro.
<< Taci, sono quanto te >>
<< Allora sai quando sono nato! >>
<< Anche tu sai di me, e io so perché leggo giornali che non siano porno, cosa che per te saranno pane quotidiano >>
<< Ciò implicherebbe che sei finita su giornali porno? E' bello dialogare con qualcuno che si butta da solo la zappa sui piedi! >>
<< Tu sei finito su Cosmopolitan >>
<< Anche tu – Harry sembrava voler ottenere l'ultima parola, e, seccatasi, gliela concesse, sprofondando ancora di più nelle coperte – Ehi? Tutto a posto? >> scostò il piumone, guardando il viso spigoloso della ragazza.
<< Più o meno, comunque tu hai la voce da cavernicolo, tu dovresti stare più imbacuccato di me >> ribatté quella con voce ovattata dalle coperte, potendo finalmente osservare negli occhi blu il suo interlocutore.
<< In effetti ho un po' freddo >>
<< Dirlo prima no, eh? >> fece Keira, alzandosi per andare all'armadio ancor prima che Harry obiettasse.
<< Non ce n'era bisogno, grazie però >> rispose lui, prendendo al volo quella spessa stoffa piegata che la ragazza gli aveva lanciato.
<< Sei qui per curarti, non per peggiorare >> Keira scosse la testa, riavvicinandosi al letto.
Di tutta risposta, Harry le offrì un'ala della coperta di lana appena spiegata, facendo cenno di avvicinarsi. Lei accettò: faceva parecchio freddo, e i termosifoni non sembravano funzionare egregiamente.
La televisione era sul canale della CNN, e tutte le notizie passavano per le orecchie dei due senza che ci facessero troppa attenzione, avvolti nel caldo delle tante coperte e dei loro corpi vicini.
<< Perché sei qui? >> chiese ad un certo punto Harry, interrompendo bruscamente il flusso dei pensieri di entrambi.
<< Dolori vaginali e secrezioni non commentabili. Meglio non sapere. Dalla diagnosi del medico ho un 'Chlamydia trachomatis' nell'utero... forse sperava che io capissi – Keira alzò le spalle, voltandosi poi verso il ragazzo –Tu? Influenza oink oink? >>
<< Cosa?!– Harry scoppiò nuovamente a ridere, e poi a tossire –Laringite acuta, niente suina. E perché sei sola? >>
<< I miei sono impegnati >> sembrava evitare volontariamente l'argomento 'fidanzato'.
<< E il tuo ragazzo? >> lui voleva andare a parare proprio lì, invece.
<< Ha preso le distanze non appena ha scoperto che nei casi peggiori questa 'malattia infiammatoria pelvica' può portare alla sterilità o ad un intervento chirurgico >> Keira sbuffò, distogliendo lo sguardo da Harry per qualche istante.
<< Bel bastardo!– la ragazza rise. –Cioè, scusa, non volevo infierire, non mi sono trattenuto >>
<< Ma hai ragione, è uno stronzo con la S maiuscola – ridacchiò nuovamente –E tu? >>
<< Single e i miei avevano da fare, quindi stessi motivi, più o meno >> alzò le spalle anch'egli, guardando l'orologio su richiesta della ragazza.
<< Sono appena le nove, perché? >>
<< Mmh, no, era solo perché avrei già –
Sonno.
Ma Harry se n'era accorto perché la sua testa era crollata sulla sua spalla, e le sue mani attorno al suo braccio destro.
Spense la TV, ridacchiando sommessamente.
In ospedale, cosa si sarebbe potuto fare, dopo quell'ora? Era ragionevole, dormire.
 
La prima cosa che vide non appena si fu svegliata era una stoffa a pallini contro il viso: poi razionalizzò tutto ciò che era accaduto la sera precedente e rimembrò dove si trovasse e chi fosse il ragazzo che maneggiava il telecomando con tanta frenesia a quell'ora della mattina.
<< Mh, scusa se ti sono crollata addosso >> biascicò quella, a mo' di buongiorno.
<< Buongiorno anche a te, cara Keira. Comunque non preoccuparti, è piacevole starti accanto, sei una stufetta ambulante >> annuì, ridacchiando.
<< Grazie >>
<< Eh? >> chiese, alzando un sopracciglio.
<< Nessuno mi diceva che era piacevole starmi accanto da... uhm, ho perso anche il conto >> rispose lei, alzando le spalle.
<< Nessuno non ci dice cose, non ridiamo o sorridiamo da tanto tempo eh? >>
<< Abbastanza... Ehi, perché tu hai la colazione e io no?! >> ribatté quella, notando la mela e gli altri cibi non poi così invitanti sul vassoio che Harry aveva sulle gambe.
<< Mh, non lo so. Forse perché io faccio il bravo, e inoltre sono nel mio letto e nella mia camera e tu no? >> Harry ridacchiò nuovamente, avvicinando il cucchiaio con i cereali alla bocca per poi mangiarseli lui.
<< Stronzo – ribatté quella, guardandolo torvo –Piuttosto, mi sa che mi devono fare un'ecografia, perciò non mi danno da mangiare >>
<< Ma tu mi muori se non mangi >> constatò Harry, guardando meglio la ragazza filiforme.
<< Probabile, ma devo fare altri esami >> affondò la testa nei cuscini... erano troppo comodi, e tutto ciò era molto strano per un ospedale.
<< Ma che ecografia devi fare? >> chiese il ragazzo, dopo aver terminato di trangugiare cereali.
<< La transvaginale >> e dal viso contratto e l'espressione seccata si poteva capire lo stato d'animo con la quale doveva affrontare quella mattinata.
<< E allora perché non puoi nutrirti? >> sgranò gli occhi Harry, porgendole la mela verde, che non aveva intenzione di mangiare.
<< Ah non lo so, intanto non mi hanno lasciato nulla... Grazie per la magnanimità, comunque! >> accettò la mela, mordendone una buona parte all'istante.
<< Forse solo perché sei clandestina nella mia camera >> Harry alzò le spalle, porgendole il bicchiere di latte.
<< Probabile >> convenne Keira, finendo in pochi bocconi la mela.
<< Ma tu non hai uno stomaco, ma una fornace >> commentò quegli, ritrovandosi a bere il fondo del suo bicchiere.
<< Eh be', non mangio da ieri a pranzo, vorrei ben dire!– ribatté quella –Che ore sono? >>
<< Ma lo chiedi sempre?– guardò l'orologio –Nove e mezzo comunque, dovrebbe passare un dottore di qua a breve. E comunque, desumo che non ti piaccia passare il tempo con me allora >>
<>
<< Sai veramente come tirare su di morale le persone, Knightley, e anche come farle sentire benvolute! >> ridacchiò nuovamente Harry, posando il vassoio sul comodino e prendendo il cellulare.
<< Vabbe' ma era da intendere con un'accezione positiva la mia affermazione! Uh hai l'I-Phone? Forte! >>
<< E hai anche tu i soldi per comprartelo, eh! >>
<< Non li butto per un cellulare, soprattutto un mini-computer che o non saprei usare, oppure romperei dopo due giorni >> ribatté quella, guardandolo male.
<< Io l'ho rotto.– ammise Harry, con nonchalance –E ricomprato. Non sei molto ferrata con la tecnologia, eh? >>
<< No, preferisco i cellifoni vecchi e resistenti. E poi nemmeno tu mi pare, visto che non sai nemmeno come connetterti ad internet quando possiedi il tuo cellulare da tempo! >> lo rimbeccò.
<< Alza meno la cresta, tu! E poi, cellifono? Ma da dove l'hai usc–
Furono interrotti dall'entrata di un'infermiera. << Signor Harold Judd? >>
Non era la stessa della sera prima, però era sconvolta dalla presenza di due persone in un letto di ospedale. << E lei è...? >>
<< Knightley, non trovavo la mia camera ieri ma sto bene qua >> rispose prontamente Keira, sperando che la donna in bianco non fosse quella che la doveva accompagnare a fare l'ecografia.
<< Oh, perfetto. Allora, signor Judd, lei dev'essere condotto da me dallo stesso dottore che l'ha visitato ieri.– gli avvicinò una sedia a rotelle –Signora Knightley, la condurrò dopo in ginecologia. >>
<< Ma sono capace di camminare! Forse la signora Knightley ha bisogno della sedia a rotelle >> sottolineò il termine 'signora', guardando Keira; che per tutta risposta gli rivolse un altro sguardo torvo.
<< D'accordo. Seguitemi, allora >> Keira fu costretta a sedere sulla sedia a rotelle, grazie alle parole di Judd. Il quale, invece, bazzicava, eretto e contento, per i corridoi dell'ospedale.
Arrivò prima lui, e la salutò.
Per il reparto di Ginecologia ci voleva un altro po' di passi. O di giri di rotelle.
 
Keira non era ancora tornata, e lui la visita l'aveva finita quasi subito.
Si era abituato alla sua presenza, lo divertiva prendere in giro la sua vittima sacrificale. Soprattutto perché stava al gioco anche lei.
Riprese a guardare la televisione, era iniziato 'Deal or No Deal', che da due giorni a quella parte era diventato legge nella sua camera.
Si divertiva a prendere in giro i partecipanti al gioco, e quello stupido del telespettatore. E a dirla tutta, avrebbe voluto farlo insieme a Keira, che sicuramente si sarebbe prestata, con la sua acidità inaudita, a sfottere tutti, anche i produttori.
Lasciò un post su Twitter, a placare gli animi delle fan e di Tom che si preoccupavano per lui e per il suo 'raffreddore', e prese a commentare il programma alla TV sul social network.
<< Ehi >> lo salutò Keira, appropinquandosi a lui da sola, senza l'ausilio dell'infermiera che le spingesse la sedia. Aveva volutamente dimenticato che quella condizione dipendesse strettamente da lui, ma non voleva battibeccare.
E Harry lo capì, forse l'esame non era andato bene.
<< Come va?–  le chiese, facendole spazio –Vuoi una mano? >> si alzò per aiutarla a sedersi sul letto.
<< Mh, grazie. Ripeto, non è piacevole farsi ficcare un tubo lì >>
<< Immagino >> le sorrise lui, affiancandola sotto le coperte.
<< A te come è andata? >>
<< Bene, ha detto che domani posso uscire. E ho chiamato la mia mamma per venirmi a prendere >>
<< Ahw, che cucciolo!– Keira sorrise, mostrando un lato quasi tenero di sé –Ora non ti sognare di farmi tenerezza >>
<< Assolutamente no, donna senza cuore!– scherzò lui –E... l'esame? >>
<< Forse mi dovranno operare, dicono che devono guardare meglio le analisi >> Keira posò la testa sulla spalla di Harry, sospirando.
<< E questo potrebbe portare a...–
<< Quasi sicuramente alla sterilità. >> gli rese le cose più facili, senza permettergli di chiederglielo.
Lui non disse nulla, subito dopo. L'abbracciò e basta, non c'erano parole adatte.
<< E tu vorresti bambini, perché è arrivata l'età adatta e perché ti piacciono, e ti piace l'amore materno >> interruppe il silenzio dopo parecchi attimi passati stando immobili.
<< Mhmh. Chissà se sarà possibile. Ehi, 'Deal or No Deal'?! Come i vecchi?! >> esclamò ad un certo punto, accorgendosi del programma che la TV stava trasmettendo.
<< E' legge, da quando sto qui! E poi mangiamo alle sei e mezzo, più vecchi di così >>
<< Sì ma dai, cioè il gioco dei pacchi! Mia mamma ha cinquant'anni e non lo guarda! >>
<< Ma io sono vecchio nell'animo – ribatté Harry –E anche tu, se non hai cambiato canale >>
<< Diciamo che mi prende. Lo odio, ma mi prende. >>
<< Però sono troppo avidi. Mai che si fermano e accettano l'offerta >>
<< Parli tu che hai già una montagna di soldi – Keira scosse la testa –Voglio vedere se fossi stato poveraccio e avessi avuto la possibilità di partecipare al gioco >>
<< Da poveraccio me ne sarei andato con ventimila euro. E poi si sa che ci va sempre gente che comunque conosce lo star-system, o giù di lì >>
<< O semplicemente è tutta una baggianata e costruita a tavolino, per intrattenere >> convenne Keira, roteando gli occhi.
<< Cinica >>
<< Sognatore >>
<< Lo sei anche tu >> incalzò Harry.
<< Touche >> disse semplicemente lei, mettendosi ad osservare il ragazzo che scriveva qualcosa su Twitter.
<< Chi è? >> aggiunse, poi.
<< Ben, un mio amico. Condividiamo la casa. Vuole farmi vedere un video ma da qui non posso –  alzò le spalle, muovendo il braccio che era sotto la testa della ragazza –Ora va in necrosi, con la testa che hai >>
<< Simpaticone!– scosse nuovamente la testa –E poi se vuoi puoi toglierla, non ne ho bisogno >>
<< Nah, oramai mi sono abituato a starti appiccicato, mi mancherebbe qualcosa se non ti avessi vicina >> dal modo in cui si espresse si capiva che stesse scherzando, ma una punta di verità c'era.
Se non ci fossero stati l'uno per l'altro, si sarebbero soltanto depressi, in quel contesto.
Rimasero così fino all'ora di pranzo, guardando la TV e stuzzicandosi a vicenda.
Erano riusciti a rendere piacevole e fattibile un soggiorno che sarebbe stato devastante, in caso contrario.
<< Keira? Dormi? >> chiese Harry, alzando la spalla per attirare l'attenzione -e smuoverle la testa.
<< No. >>
<< A che pensi? >>
<< Al fatto che il mio ragazzo è uno stronzo e che ora che tornerò a casa sarò completamente sola. Ah, e al fatto che potrei finire sotto i ferri per colpa di un batterio del cazzo >>
<< Del cazzo in che senso? >> Harry soffocò una risata.
<< Ah-ah-ah spiritoso. No, comunque in realtà non lo so, il valore che avevo attribuito alla frase però non era 'del cazzo' propriamente detto, ma... insomma, per dire stupido, insulso! >> sorrise anche lei, dopotutto riusciva a tirarla su anche lui, e non si meritava una musona da compagnia, non aveva colpe.
<< Signora Knightley? >> oramai anche le infermiere si erano abituate e cercarla nella camera di Harry.
<< Signorina >> la corresse Harry. Aveva seppellito l'ascia di “guerra”, ora non aveva bisogno di esser presa in giro.
<< C'è stato un errore, mi dispiace. Le abbiamo somministrato cure sbagliate, il batterio è il Trichomonas. In pratica è affetta da Vulvite, e ha bisogno necessariamente di riposo e di diverse medicazioni. Le ho portato un separé, nel caso voglia farsi medicare qui. Inizieremo tra mezz'ora, mi dispiace veramente. >>
< > rispose Keira, che comunque non sapeva se esser sollevata o meno.
<< E quindi? La sua fertilità è a rischio? >> chiese Harry, sapendo che volesse sapere quello.
<< Ma scusi, lei chi è?! >> ribatté l'infermiera, dopotutto non era tenuto a riferire anche a lui la diagnosi.
<< Non importa, è a rischio? >>
<< No >> rispose l'infermiera, lasciando, un po' indispettita, la camera.
<< Vedi, non tutti i mali vengono per nuocere! >> esclamò Harry, baciandole istintivamente la fronte.
<< Devo farmi mettere mani là dentro da un'infermiera. Spesso. >>
<< Oddio, ma guardi sempre gli aspetti negativi?! >> ribatté quello, che era addirittura felice per lei.
<< Sì, per non rimanere mai sorpresa – rispose quella, tirando un sospiro di sollievo –Però sono contenta, non ti credere >>
<< Menomale!– esclamò lui –Che bello, è l'ora che arrivino le cibarie. E mentre tu ti farai metter mani dentro, io mangerò come un porco! >> accompagnò il tutto con una risata malefica.
<< Il pollo è il mio >>
<< Ma anche mai? Lo voglio io! >>
<< Metà? >> gli porse la mano, per sancire l'accordo.
<< Ok >> Harry la strinse, facendo spallucce.
 
Quella nottata la trascorsero più tranquilli entrambi, sebbene le lamentele di Keira fossero ben più frequenti di prima. Fu svegliata da Harry che le mangiava nell'orecchio, e diceva ad alta voce quanto fosse buono ciò che mangiava.
<< Voglio la mia mela. E anche il mio latte. Perché io devo prendere anche gli antibiotici. >> sembrava stesse rivendicando i suoi diritti.
<< La mela te la cedo, visto che ci sono anche un po' di cereali e latte. Però gli antibiotici ci sono anche per me, eh! >> ribatté quegli, costringendola ad aprire la bocca per i cereali.
<< Signorina Knightley? E' pronta per la medicazione? >> l'infermiera irruppe nella stanza, facendo comparire sul viso di Keira l'ormai solita indisposizione.
<< Su, da brava, se non ti lamenti ti lascio metà piatto >> Era vero, ma Harry l'aveva detto anche per prenderla in giro.
Lei se ne accorse, e gli fece la lingua, per poi raggiungere dietro al separé l'infermiera.
Dopo cinque minuti aveva già fatto, e poté mangiare cereali, mela e latte.
<< Ma tu non eri fidanzato? >> chiese all'improvviso Keira, interrompendo il vociare del conduttore e dei partecipanti di 'Deal or No Deal'.
<< Mh, sì >>
<< E poi? Che è successo? >>
<< Le solite cazzate, non riuscivamo a gestire una relazione a distanza, o meglio, lei non ci riusciva >>
<< Beh è incapace allora, considerato il mestiere che fate, e facciamo. Anche Rupert si lamenta spesso di questo. >>
<< Sai anche chi è e che mestiere fa?– non poté non ridere –Sei una gossippara schifosa >>
Keira gli rivolse uno sguardo piuttosto eloquente.
<< Ehi, non mi guardare così! Io non lo sono, ti ho incontrata per sbaglio in TV! >>
<< ...Ok, sono una gossippara schifosa – ammise Keira, facendo spallucce –Piuttosto, niente visite, oggi? >>
<< Nah, solo medicinali. Comunque sono entrambi incapaci >>
<< Vero, lei però di più, perché io sto parecchio tempo a casa. Cioè, a Londra. Solo quando mi tocca promuovere film sto in giro per il mondo, ora sto lavorando a teatro! >>
<< Ok, lei di più >> convenne Harry, sgranocchiando dei cereali che si era conservato dalla colazione.
<< Sei peggio di una pecora >> commentò Keira, scuotendo la testa.
<< Non ho quattro stomaci io >>
<< Ma rumini nello stesso modo >>
<< E tu sei petulante come un gattino affamato. Anzi no, loro sono più dolci >>
<< Io sono una tigre al massimo. >>
<< No, perché non sono dolci ma stanno zitte almeno >>
<< E mordono e sbranano >>
<< Sto morendo di paura, guarda! >> la motteggiò.
<< E poi i gatti sono sexy >>
<< Al massimo le gatte, e poi tu lo sei >>
<< Oh sì, la tenuta ospedaliera fa arrapare tutti, proprio >>
<< Se la metti così, allora l'ospedale non è sexy >>
<< Per il vostro video sì >> Keira scoppiò a ridere, ripensando a una di quelle poche volte che si era ritrovata a vedere un video dei McFly, il gruppo di Harry.
<< Oddio quanti ricordi! Maledetta, ora divento nostalgico >>
<< Eh sì, la nostalgia di esserti trombato Lindsay Lohan >> continuò a punzecchiarlo lei.
<< Invidiosa? >> incalzò lui.
<< Oh, tantissimo >> gli rispose per le rime, di certo non si sarebbe fatta cogliere impreparata dalla sua oramai normale tendenza a prenderla in giro.
<< Dai, ammettilo >>
<< Ma anche no?! >>
<< Io lo ammetto, mi ti ci farei >>
<< Non puoi, ti trasmetto la vulvite poi >>
<< Non ho una vagina io! >> rise Harry.
<< Vabbe', però una qualche altra cosa >>
<< Allora mettiamola così, anche se ora non sei stimolante, in situazione normale mi ti ci farei >>
Keira scosse la testa: << Non ti dirò mai cosa sto pensando >>
<< L'ho sempre detto che sei menzognera >>
<< Al massimo sto omettendo, e nemmeno. Mi avvalgo semplicemente della facoltà di non risponderti >> ribadì quella, posizionandosi sulla sua spalla.
<< Che fai? >>
<< Ninna >>
<< Pigra e perennemente assonnata, ma cosa sei, un ghiro?! >>
<< Zitto e fa’ la parte dell’orsacchiotto >> gli disse, abbracciandoselo come se fosse veramente un pupazzo.
 
<< Keiraaaa? >> cercava di svegliarla da più di mezz'ora, l'infermiera doveva medicarla e il cibo era freddo, dato che era lì da quattro ore buone.
<< Mamma mia quanto ti lamenti >> e diede la prova di esser sveglia proprio con una lamentela.
<< Il mio intero torace è andato in necrosi! E poi... beh, mia mamma sta lì fuori e volevo salutarti. Ho già salutato il popolo di Twitter. >>
<< Che palle, ora devo stare sola >>
<< Esci stasera, ha detto l'infermiera. E mi sono premurato di chiamare la tua mamma, vedi che ragazzo d'oro che sono? >> si pavoneggiò per un po', dopo essersi alzato e nascosto dietro il separé per cambiarsi.
<< Veramente?! Grazie! >> esclamò felice Keira, forse era la prima volta che si dimostrava totalmente contenta.
Quando uscì rivestito, le si avvicinò, e lei per tutta risposta lo abbracciò sinceramente: << Grazie grazie grazie grazie!! >>
<< Lo stai facendo per permettermi di avere ricordi positivi su di te? Vedi che non dimentico la tua acidità!– scherzò lui, ridacchiando. Le stampò un bacio sulla fronte –E comunque ci sentiremo >>
<< Ah sì? >>
<< Sì, ho mandato le mie spie infermiere a cercare il tuo cellulare e mi sono appropriato del tuo numero. Buona mezz'oretta, Knightley >> le baciò la guancia e la salutò con la mano quando fu sulla porta.
<< Ci sentiamo, Judd >> salutò lei, sorridendogli.
<< Chi era? >> una simpatica signora abbracciò Harry, appena fuori la porta.
<< Una compagna di sventure – sorrise lui, stringendosi alla mamma –Sono contento che tu sia venuta mamma, ho bisogno di coccole >>
<< Ahw, che amore di figlioletto che ho! Lo sformato di verdure che ci aspetta a casa ti coccolerà abbastanza! >>
<< ...Tantissimo, guarda. Forse era meglio il cibo dell'ospedale >> scherzò Harry.
<< Ehi, modera il linguaggio, Harold >> lo riprese con un sorriso la mamma. Tutto questo mentre si dirigevano all'auto.
 
***
 
<< Judd Judd Juuudd? >> Un ragazzo magrolino e biondo gli diede senza pensarci una bacchettata sulla mano, che normalmente faceva non poco male, ma nella situazione in cui il suo povero pollice si trovava, si poteva considerare quel gesto come un attentato alla sua vita.
<< Dannato Dougie Poynter! >> urlò di dolore Harry, evitando di dire altro.
<< Se ci fosse Giovanna ti direbbe di andare all'ospedale >> incalzò Tom, con la voce e gli atteggiamenti da saggio del villaggio.
<< Ma penso che avrebbe ragione >> convenne un altro ragazzo, che affiancava il biondo al pianoforte con una chitarra.
<< Danny, anche tu? Se sei tu a consigliarlo allora significa che sto per perdere la mano >> ribatté Harry, massaggiandosi il pollice.
<< Su, su, non sarà niente, una medicazione e via >> Dougie sembrava quasi volesse consolarlo.
Come minimo, considerato che aveva moltiplicato il dolore della sua mano per tre.
<< E vabbeneee – cedette Harry –Mi accompagni, Jones? >>
<< Arrivo, Judd >> infilarono i cappotti e si diressero alla macchina.
Il caso volle che si ritrovarono al Guy's Hospital, e rientrare in quell'ospedale gli fece tornare alla mente il breve soggiorno di esattamente due mesi prima.
Fasciato e medicato -con non poche lamenti sommessi da parte dell'infortunato- afferrò il cellulare.
<< Juuudd, cosa fai? >> lo interrogava con tono inquietato Danny, mentre ritornavano all'auto.
Ma nessuno rispondeva.
Provò nuovamente, sentendosi rivolgere la medesima domanda dall'amico.
<< Pronto? Ehi Keira! Passavo dall'ospedale e mi sei ritornata in mente... Ti andrebbe di venire al Barbecue di domani sera? Dai! Ti mando l'indirizzo via sms, non accetto rifiuti ci sentiamo >> non le diede neanche il tempo di risponderle, ma dopotutto, non avrebbe ammesso rifiuti.
<< Juuudd? Ci stai per caso provando? Juuudd? Quale barbecue? >> Danny guidava, alternando lo sguardo tra la strada e la faccia dell'amico.
<< Quello che organizzerò seduta stante per domani >> Harry fece spallucce, armandosi di cellulare e buona volontà.
 
<< E' un maledetto stronzo, ecco cos'è! Su, o ti prendo a schiaffi, perché non te lo meriti!– Una signora sulla cinquantina abbondante e i capelli già bianchi -tranquillamente portati senza tinta- armeggiava un giornale arrotolato su se stesso, con aria minacciosa nei confronti della figlia. –Perché tutto questo – indicò i fazzoletti disseminati sul tavolo e gli occhi rossi di pianto della ragazza –Non te lo meriti >>
<< Mammaaaaa–
<< Ti giuro che se non vai in quel cavolo di bagno a farti una maledettissima doccia ti picchio con il giornale come non ho mai fatto in vita mia! Devi reagire, cavolo! E tra le tante cose sei stata tu a lasciarlo, quindi vedi se vai avanti! >> si avvicinò velocemente con il giornale pronto in mano, come se volesse realmente usarlo.
<< Sìsìsìsìsì >> fu costretta a ripetere Keira, sgusciando nel salotto per arrivare al bagno.
<< E poi – aggiunse la madre, sistemandosi dietro la porta del bagno –Si vede che ti piace quel ragazzo. Già dal fatto che hai detto prima a lui che a me la stronzata che Rupert aveva fatto>>
<< Non significa niente, e poi è solo un amico >>
<< Seh, certo, un amico che non ti è stato vicino quando hai lasciato Rupert e un amico che non hai contattato quando l'hai fatto, ma un amico che ti invita ad un barbecue a casa sua, probabilmente con tutti i suoi amici. E che non ammette rifiuti. Non hai notato che stava flirtando, Keira Christina Knightley, devo dirti tutto?! Sei peggio di tuo padre, due mammalucchi siete! >> ribatté la madre, inveendo contro la figlia, ma battendo le mani sulla porta… avrebbe voluto farlo sulla fronte della ragazza.
<< Ma no che non flirta, ma come ti viene in mente?! >> ribatté Keira con voce più alta, per sovrastare il rumore del getto dell'acqua. Però era anche vero che quella serata le avrebbe risollevato l'umore, piuttosto a terra in quei giorni. E il giorno prima, sentire quell'invito, l'aveva rincuorata, resa contenta. Prima debilitata, poi contenta.
<< Nooo, non flirtava giusto. Considerato che avete passato due giorni e passa attaccati nello stesso letto non aveva bisogno di flirtare, hai ragione – convenne la madre, scuotendo la testa –Come ti vesti? Ah no, non ci sarà bisogno dei vestiti, tanto >>
<< MAMMA!! >> la voce di Keira aveva superato il limite di decibel che l'orecchio della madre poteva percepire.
<< FIGLIA! Modera quella caspita di voce che mi rompi il timpano! E comunque è vero, e ti alletta, e lo sai >>
<< Non sono pronta ad avere niente ora >>
<< Sì, ma tanto non c'è bisogno di esser pronta, la convivenza a senso stretto che avete vissuto due mesi fa basta e avanza... solo senza vestiti >>
<< MAMMA! >>
<< L'ho visto in foto, più propriamente me l hai fatto vedere tu quando te ne tornasti dall'ospedale sognante, ed è il tipo di ragazzo che ti piace... Oddio, è un bel ragazzo. E ci scapperà la bottarel–
<< MAMMA CAVOLO!– la bloccò in tempo uscendo in asciugamano dal bagno, guardandola con un espressione che avrebbe dovuto convincerla a tacere –Comportati da mamma per una volta e non da amica! >>
<< Se sono una mamma veggente non ci posso fare nulla, io. E tanto lo so che ci scapperà.>>
<< Mammaaaaaa >> ripeté lamentosa Keira, in camera a cambiarsi.
<< Cos'è, un invito implicito? >> commentò l'altra donna, notando la camicia –beige e rossa, con delle donne nude disegnate sopra – e la gonna da lei indossata.
<< Aaah, mamma basta! Te ne prego! >>
<< Dillo che lo stai immaginando... >>
<< MAMMA! >>
<< Dai, ti accompagno >>
<< Ommioddio, mi farai fare brutte figure, me lo sento >>
<< Prendi il soprabito e muoviti o ti lascio qua >>
<< Ma tu non sei invitata! >>
<< Sì, sì, fa’ come ti pare ma muoviti >> e così la costrinse ad uscire in cinque secondi, facendole mettere le scarpe in ascensore.
 
<< Cristo di Buddha ma perché Londra è sempre così dannatamente affollata?! >>
<< Mamma, modera il linguaggio. Lo so che ti diverti, non vedi l'ora di farmi fare qualche brutta figura>>
<< Ma se tu ti sei presentata a quel ragazzo, con una brutta figura! >> la rimbeccò la madre, passando con l'arancione e deliziando la figlia con una curva stretta alla loro destra.
<< Ora moriremo, me lo sento. E comunque in quel caso era colpa mia, non voglio che mi si addossino anche le tue colpe. >>
<< E' un primo appuntamento? >> la schiettezza di quella donna era sempre stata caratterizzante, e molto spesso metteva in imbarazzo come pochi riuscivano a fare.
<< No, mamma, è un incontro tra amici. Piantala di vederci un doppio fine. >>
<< Perché anche tu sai che c'è, puoi mentire a me, ma non a te stessa. Ti piace, aldilà delle mie prese in giro. E' indubbiamente un bel ragazzo, ti ha saputo difendere nelle piccole cose, ha saputo tirarti su. E non gli hai saputo dire di no, quando ti ha invitata al barbecue. Perché non volevi dirgli di no. E ora non osare contraddirmi. >> era un ragionamento sensato, la stessa Keira lo sapeva.
Ma non l'avrebbe mai ammesso a se stessa, e men che meno alla sua mamma.
<< Mamma ferma siamo arrivati! >> Aveva sbagliato ad avvisarla così all'improvviso, ma la madre fu così pronta a premere il freno che si bloccarono all'istante. Lasciando proseguire le loro teste ad un moto accelerato non trascurabile.
<< Mi chiedo sempre chi è stato il pazzo a darti la patente. Buona serata mamma, ci sentiamo.>> era quasi contenta di lasciarla, era troppo impertinente quella sera.
<< Buona tromb...serata, figlia. >> le sorrise, rivolgendole uno sguardo innocente.
La figlia scosse la testa, contrariata, raggiungendo il bianco steccato che precedeva il vialetto fatto di ciottoli, e la porta con il numero diciotto di ottone appeso sopra.
<< Avrei potuto scommetterci la casa che eri tu >> Harry la accolse prima che lei potesse suonare il campanello, e prepararsi psicologicamente a quello che la aspettava.
<< Ora la fa spaventare, prendere un attacco di cuore e finire in ospedale. Di nuovo. >> una voce seguita da una risata molto contagiosa era ben definibile dall'esterno.
<< Ah sì, e come mai? >> chiese Keira, sorridendogli e poi storcendo la bocca sentendo i commenti di Danny sulla sua reazione.
<< I suoni ti precedono, Knightley. E generalmente, sono sinistri >> perfetto, Harry aveva già iniziato a prenderla in giro. Se non altro, permettendole di pensare ad altro, e sorridere sinceramente. Oltre che fargli linguacce di tutta risposta.
Le baciò una guancia e poi l'altra, come fece quando la salutò all'ospedale. Solo che, in quella situazione, lei percepiva il tutto molto più inusuale.
< > Danny. Prima non lo conosceva -a dir la verità nemmeno in quel momento sapeva il nome- ma aveva già identificato il tipo di persona che era.
<< Sì, Jones, sì. – rispose Harry, rivolgendo uno sguardo eloquente all'amico, che era identificabile come un 'Taci, per favore. O te la farò scontare in separata sede' –Keira, questo è Jones, ossia Danny. Il simpaticone della battuta dell'ospedale >>
<< Piacere di conoscerti, Danny >> la ragazza gli porse la mano, ritrovandosi davanti poco dopo una ben più visibile faccia lentigginosa ed espressione da marpione.
<< E io sono la sua ragazza, Georgia >> si intromise la biondona che aveva di fianco, della quale la prima cosa che notò erano due denti che facevano concorrenza a quelli di Papà Castoro.
<< Felicitazioni?... >> fortunatamente quella parte la mormorò, e poterono sentirla solo Harry e Tom, che ridacchiarono senza contegno.
<< Keira, lui è Tom >> il biondo le porse la mano, iniziando poco dopo ad elogiarla per la sua fantastica interpretazione della sosia della principessa Amigdala in “Star Wars – La minaccia fantasma” e per quella di Elizabeth in “Pirati dei Caraibi”.
<< Piacere – arrossì leggermente. Forse quella serata sarebbe stata molto più lunga del previsto –E io non sto qui a complimentarmi per la vostra musica, comunque >>
<< E' vero, scusa! >> Tom si grattò la testa, ma si sentì sollevato quando capì che voleva essere una battuta.
<< Giovanna >> la ragazza accanto a Tom le porse la mano, che afferrò prontamente.
<< Italiana? >>
<< Di origini >> rispose Gì, in un sorriso.
<< E, per ultimo, anche per importanza, Dougie. >> disse Harry, facendole notare il biondo magrolino che fino a quel momento aveva considerato quasi solo un ombra.
<< Grazie, Judd – Dougie gli rivolse un occhiataccia –Piacere, sono Dougie >>
Keira roteò gli occhi. Dopotutto l'aveva appena detto Harry, ma non importava: << Keira >> ripeté anche lei, rivolgendogli un sorriso di circostanza.
<< Dammi il cappotto, lo porto di sopra >> Harry attendeva che iniziasse almeno a sfilarsi le maniche, per poi poter continuare lui.
<< Ti seguo, lascio la borsa >> e così fece, salendo le scale di legno dopo il ragazzo.
<< Potevi anche lasciarla a me >> disse Harry, non appena fu entrato in camera da letto -esattamente la sua, nella quale diverse tonalità di blu regnavano sovrane- dove vi erano i cappotti degli invitati.
<< Ho fatto una gran cazzata a venire, cioè, non conosco nessuno! E dovrei stare a piangermi addosso, non conoscere gente, cioè, non è così che funzio–
Fu bloccata -o meglio, si bloccò- non appena sentì nuovamente il corpo di Harry vicino al suo, stretto in un abbraccio.
<< E invece no, era la cosa giusta da fare e lo sai, perché proprio in questi casi c'è bisogno di conoscere nuova gente... >>
<< Ma starò in un angolino per tutta la serata, a meno che non parli con te o che non scambi qualche sporadica parolina con Tom, il castoro o Giovanna! >>
<< Il castoro?! >> Harry scoppiò a ridere, coinvolgendo anche Keira non appena si fu accorta di come aveva chiamato la ragazza di Danny.
<< Ehmmm >> fece lei, allontanandosi dal ragazzo per guardarlo negli occhi. Aveva bisogno di quello sguardo, lo sentiva.
<< Comunque non preoccuparti, se proprio ti troverò in un angolino vicino al sottoscala verrò a soccorrerti, dolce pulzella >>
<< Che sei scemo >> scosse la testa, ridacchiando.
<< Ok, incasso e taccio. Ma se ti togliessi il cappotto e mi dessi la borsa forse potremmo tornare di sotto >> rispose quello, sorridendo del fatto che la ragazza stesse ritornando al pianterreno come prima.
<< Ops, scusa >>
<< Ah, figurati – continuò a sorriderle, per poi sfilarle il cappotto e posarlo assieme alla borsa sui cuscini del letto. Poi le porse il braccio –Madamigella? >>
<< Già ho fatto abbastanza figuracce, anche questa ora?! >> ribatté lei, sgranando gli occhi ma non perdendo il sorriso.
<< Dai, la facciamo insieme, che ci perdi? >>
<< E cosa ci guadagno? >>
<< Mh, me come appoggio. Comunque carina la camicia, soprattutto la stampa con le donne nude. Danny le apprezzerà una per una >>
<< Lo sai che è una scelta meditata? >> l'avrebbe detto solo a lui, si sarebbe sentita ridicola ad ammetterlo ad altri.
<< E per quale assurdo motivo? Spiegami. >> le rispose Harry, guardandola stranito.
<< L'ho indossata a un party esattamente due mesi e un giorno fa. Il giorno dopo mi ricoverai in ospedale e ti conobbi. >> si sentiva completamente ridicola, ma il ragazzo non volle infierire.
<< Già due mesi. Come passa veloce il tempo >> commentò, quando oramai erano arrivati ai piedi della scala.
<< Eh sì >> continuò lei, in procinto di perdersi nei suoi pensieri.
<< Io vado dagli altri, quando ti deciderai a fare meno l'asociale ci trovi sparsi tra salotto e giardino >> lasciò scivolare una mano sul suo braccio, annullando poi il contatto.
Keira rimase ai piedi delle scale, stringendosi nelle spalle. Non avrebbe resistito per molto altro tempo così, allora decise di andare dagli unici che conosceva di tutta la casa, a eccezione di Harry, ovviamente.
<< Secondo me ci scappa, quanto vuoi scommetterci? >> Danny, la cui voce era parecchio alta, attirava l'attenzione, lì nell'ingresso.
<< Che cosa? >> Keira colse l'occasione per entrare nella discussione, ma forse non era il momento più adatto.
<< ... Il morto! Stiamo parlando di un gioco .>> Tom sembrò salvare la situazione.
<< Sì, alla Play Station >> aggiunse Dougie.
<< PS3, volendo specificare – Danny Jones aveva decisamente una faccia da schiaffi –Beeella la camicia, comunque. Si nasconde un messaggio subliminale dietro? >>
<< Ma anche no? Danny dovresti conoscere mia madre, secondo me andreste molto d'accordo. >>  rispose Keira, meditando seriamente sull'ipotesi di farli conoscere.
<< E' una bella donna? Se è bella si può fare >> il ragazzo lentigginoso fu incenerito dallo sguardo della fidanzata.
<< Non penso Ca...Georgia sia molto d'accordo >> continuò Keira, sussultando non appena sentì delle calde mani attraverso le maniche.
<< Un po' di carne è pronta, se volete venire di là... >> Harry si sporse dalle spalle della ragazza, per parlare agli altri.
E Keira poté ben comprendere poco dopo, seguendo l'allegra combriccola da dietro, cosa ci sarebbe dovuto scappare, secondo l'opinione di Danny.
 
La musica che faceva da sottofondo si diffondeva dal salotto fino al giardino: sebbene fossero le nove c'era ancora sole, e non c'era poi così bisogno della giacca.
<< Carina la musica, no? >> Tom la raggiunse con un piatto pieno di bombette e salsicce, che trangugiava con nonchalance.
<< Uhm, sì. Cos'è? >>
<< Take me to the Riot, di una band canadese, gli Stars. Tu che musica ascolti? >> Tra i due, in quanto a conversazione, non si sarebbe potuto scegliere: entrambi formavano frasi quasi improponibili.
<< Mh, dipende, vario dal pop al rock. Tu? Sicuramente qualcosa che ispira musicalmente anche i McFly >>
<< Vero, però sono andato al concerto di Lady Gaga >>
<< Ah. A me lei non è che piace più di tanto. >>
<< Ci sarebbe dovuto venire anche Harry, ma aveva troppo mal di schiena. >>
<< Vecchietto! >> ridacchiò Keira, con una mano davanti alla bocca.
Furono interrotti dalla capatina che fece Harry, << Bene, bene, vedo che socializzate parlando alle mie spalle. Madame >> porse un piatto di... qualcosa, tra cui anche carne, a Keira.
<< Grazie >> rispose quella.
<< Se non te l'avessi portato non ti saresti avvicinata per prenderlo, non va. E pensare che il tuo appetito era diverso, due mesi fa >> le pizzicò il braccio, con uno sguardo malizioso.
<< Lì eri tu che mi impedivi di nutrirmi >>
<< Veramente erano le infermiere >>
<< Ma tu non volevi darmi la tua parte di cibo! >>
<< ...Torno da Gì. >> dichiarò Tom, allontanandosi in un battibaleno.
<< L'abbiamo fatto scappare a suon di battibecchi >> ridacchiò Keira, inforcando una bombetta.
<< Keira! Vieni da noi! Ci facciamo un po' di foto >> Georgia e Giovanna la chiamavano. Perfetto.
<< Guarda come sei ben voluta >> fece Harry, con una punta di sarcasmo.
<< Io ti ammazzo. Ti inforchetterò stasera stessa >> gli disse con un sorriso, dirigendosi dalle altre ragazze.
Odiava le foto di quel genere. Come se non bastassero i paparazzi, c'erano anche quelle occasioni dove farsi le foto tutte insieme, stile oche, era un must.
Un must che odiava fortemente. Specialmente con chi non conosceva minimamente, facendosi vedere tutte come se fossero uovo e pancetta, tutte sorrisi e labbra a forma di bacio.
Cristo, le ragazzine di 14 anni facevano così, e quelle a 25 anni e passa ancora non avevano superato quella fase?
<< Penso debba andare a controllare una cosa >> con un sorriso di circostanza si alzò dal divanetto dove Georgia e Giovanna si divertivano a fare le stupide con altre ragazze, dileguandosi dentro casa.
Sarebbe salita in camera di Harry, le serviva un po' di svago con il cellulare, o si sarebbe innervosita, considerata la compagnia -ad eccezione di Harry e Tom, e senza contare il resto di persone alle quali non si era minimamente presentata.
Si spaparanzò sul letto, incurante dei cappotti, e iniziò a maneggiare il cellulare.
<< Che diavolo stai facendo?! >> Harry si presentò sulla porta.
<< Mi stai seguendo?! Comunque cambio aria, quella viziata di laggiù non mi piace >>
Le si sedette accanto, posandole una mano sul ginocchio: << Non ti stanno tanto simpatiche, eh? >>
<< Per nulla >> la mano del ragazzo non le procurava alcun fastidio, ma il fatto che stesse salendo sulla coscia le dava un po' da pensare.
E sebbene lo stesse facendo con molta tranquillità e alcuna parvenza di doppio fine, Keira non poteva impedire alla sua mente di non pensarci.
Di non pensare all'ipotetico doppio fine, e a dove volesse che le sue mani finissero.
Harry era esattamente di fronte a lei, e aveva accanto le sue gambe stese sugli altri cappotti. E la mano sinistra sul fianco destro della ragazza. Ma soprattutto, le loro teste erano ad una distanza molto ravvicinata.
<< Mh... >> avrebbe voluto dire qualcosa, ma non le veniva nulla in mente. E non era poi così sicura che fosse la cosa giusta da fare, dopo che ebbe assaporato le labbra di Harry e la loro morbidezza.
<< Ci sono i cappotti >> obiettò, quando si ritrovò inaspettatamente troppo vicina e in atteggiamenti molto intimi con il ragazzo.
<< Fa nulla. >> non aveva mai lontanamente pensato all'idea di farlo su una montagna di cappotti. Con Harry, poi.
<< La porta è aperta. >> continuò lei, dicendo una cosa ma dimostrando effettivamente che ne voleva un'altra. Difatti, si tirò contro la spalliera del letto Harry, il quale non rispose prontamente alla sua domanda.
<< Forse quello fa >> sentire le sue mani che le sbottonavano la camicia era decisamente meglio che immaginarsele. Sentire le sue ampie mani che si facevano spazio sopra e sotto la sua gonna era di gran lunga meglio che immaginarsele.
Ma, ritrovandosi seminudi su quel letto, non riusciva propriamente a pensare se fosse giusto o sbagliato, ne moralmente ne... in qualche altro modo?
Sapeva solo che lo voleva, e subito.
Voleva poter sfiorare il suo torace, i suoi muscoli, le sue spalle, senza doversi sentire in colpa per averlo fatto. Non voleva sfiorarlo innocentemente, ma esattamente nel modo opposto, come aveva fatto lui poco prima permettendole di capire le sue intenzioni.
E la sua ipofisi le stava decisamente facendo intendere che ce l'avrebbe fatta, senza ombra di dubbio.
Sfilò la maglia di Harry, ritrovando se stessa ad agire sopra di lui. A sfilargli i pantaloni come se nulla fosse, a scoprire una non trascurabile erezione e a volere di più, a desiderare di più da quella situazione.
Tutto questo sui cappotti degli invitati. Oh, se lo avessero saputo non sarebbero stati poi così contenti. Ma il proprietario della casa dovrebbe sempre lasciare un ricordino agli ospiti, di qualsiasi natura esso possa essere.
<< Keira – mormorò Harry, sulle sue labbra, dopo aver appena provveduto a denudarla completamente, cosa che lei aveva fatto con sommo piacere precedentemente.
Lo zittì senza dialogo, agendo. La sua parte cosciente molto probabilmente se ne sarebbe pentita, almeno di quei gesti avventati ed espliciti. O forse no. Molto probabilmente no.
Dopo aver preso le necessarie precauzioni, non fece attendere nessuno dei due. E poi si dice che siano le donne ad amare i preliminari.
Sentire Harry dentro di sé le procurò molta più eccitazione di quanto potesse averne pensando che al suo posto ci fosse qualcun altro.
E sapere che non sarebbe stato solo sesso fisico ma anche psicologico non portava nulla di buono.
Se non altro, non sapeva cosa ne pensava Harry in proposito.
Ma non riusciva a chiedersi propriamente quello, o anche solo pensare a qualcosa che fosse diverso da Harry, Harry, totalmente Harry, mentre raggiungeva l'apice del piacere contro la spalliera del suo letto e contemporaneamente assieme a lui.
 
Nooooo wooooahhhhooo
I’m never gonna be inside of you
And I said
Nooooo wooooahhhhooo
I’m never gonna see inside of you

 
Ritornò dagli ospiti prima di Keira, che aveva deciso di rassettarsi -fisicamente e psicologicamente- prima di tornare a casa riaccompagnata da lui.
Ecco perché la simpatica mamma l'aveva accompagnata e non le aveva permesso di raggiungere il luogo da sola, lei voleva che accadesse. Anzi, ne era più che certa.
<< Ehi amico, e la ragazza della gonorrea? >> chiese Danny in una risata, interrompendo il discorso che faceva con Tom.
<< A parte che non aveva quella, e poi sta in camera mia >> rispose Harry, scuotendo la testa contrariato.
<< Oh no. >> Danny parve avere un'illuminazione.
<< Cosa c'è? >> chiese Tom, inquietato.
<< Sento puzza di sesso. >> proclamò Danny, non avendo bisogno di conferme.
<< Come?! >> sia Harry che Tom ebbero la stessa reazione, ma il primo con più cognizione di causa del secondo.
<< Lo dice anche la canzone, psicologia inversa! Avete trombato come due conigli, lo so! Non è che ti ha passato la gonorrea? >> chiese preoccupato Danny.
<< Abbiamo usato il preservativo, e non ha la gonorrea! >>
<< Ah-ha! Avevo ragione! Il mio infallibile olfatto non smentisce mai! >> si gongolò Danny, sicuro di sé.
<< Harry, ma due settimane fa ti sei rivisto con Izzy! >> poco ci mancava e Tom avrebbe lanciato un acuto.
<< Ciò non implica direttamente il nostro ritorno insieme, anzi. >> rispose prontamente il ragazzo, sapendo il fatto suo.
<< Oh sì, sguardo da sesso. >> Danny non poteva che non confutare la sua tesi, dopo che Keira intimò a Harry,  solo con uno sguardo -molto intimo- di accompagnarla.
<< Jones! >> lo sgridò l'altro a denti stretti, non potendo evitare di rispondere a quello sguardo.
<< Questi tromberanno anche contro la porta del suo appartamento, me lo sento >> e con questa massima tipicamente da Jones, Harry decise che era meglio raggiungere Keira.
Ma chissà che Danny non avesse ragione.
 
 
  
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