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Autore: TooLateForU    11/09/2011    5 recensioni
“Chi è questa Amy?”
“La mia migliore amica.” Risposi, cercando di mantenere un tono di voce normale.
“Si, questo lo sanno anche i sassi, intendevo cosa significa per te.” Replicò, spazientito.
“Nulla, è solo la mia migliore amica.”
Mi sembrò quasi di sentire le risate di sottofondo, come nei telefilm, tanto l’avevo sparata grossa.
Salve, mi chiamo Justin Bieber, ho diciassette anni e riesco a cantare davanti al Presidente ma non a dire alla mia migliore amica che la amo.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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http://fc02.deviantart.net/fs51/i/2009/314/f/7/You_Belong_With_Me_by_Lorrainbow.jpg

Svegliarsi, pensare ad Amy, accendere l’iPhone, pensare ad Amy, leggere i duecentosedici messaggi ancora non letti, pensare ad Amy, rispondere alle chiamate del manager, pensare ad Amy, rispondere alle chiamate dei giornalisti, pensare ad Amy, rispondere alle chiamate di mia madre e pensare ad Amy.
La mia vita era scandita da precisi intervalli. Che rischiavano di mandarmi fuori di testa.
Mi scrivevano dodici milioni di persone al giorno, ma lei no.
Okay, aveva finito i soldi sul cellulare.
Okay, forse non aveva ricevuto le mie ventitré chiamate né sentito i miei otto messaggi vocali perché era..al supermercato e il cellulare non prendeva.
Già, magari proprio ora passeggiava tra il bancone della carne surgelata e quello del pesce. Almeno credo. Non ricordo con esattezza come sia fatto un supermercato, non è che ci vada spesso. L’ultima volta che ci sono andato mi sono dovuto nascondere dietro lo scaffale dei purè, insieme ad un bimbetto di sei anni che giocava a nascondino. È stato davvero bizzarro.
O magari limonava con Tom- ho vent’anni, sono un cannato ed un pedofilo- Parker. Mi si strinsero le viscere al pensiero, che schifo.
“Justin? Ma ancora non ti sei vestito?!” lo sbattere della porta d’ingresso e una voce stridula mi distolsero dai miei pensieri.
Puntai svogliatamente lo sguardo verso l’uomo appena entrato in casa mia “Scooter, ti sono già arrivate le tue cose? Cavolo, la prof. di scienze non ci aveva detto fossero così frequenti!” lo presi amorevolmente per il culo, stampandomi un sorrisetto in faccia.
“Ragazzino..” Cominciò. Da un po’ di tempo iniziavano sempre così i suoi discorsi ‘Ragazzino, non fare il presuntuoso’ ‘Ragazzino, io ti ho fatto arrivare fin qui, io ti rispedisco dove stavi’ ‘Ragazzino, non puoi mettere le scarpe zebrate stasera!’
Ma sapevo che mi voleva bene. O almeno, lo speravo.
“Mi sono spiegato?!” urlò, sventolandomi L’Indice Ammonitorio davanti al naso. Oddio, cosa aveva detto fin’ora?
“Certo, certo.” Annuii solennemente, fingendo di aver capito tutto.
Mi guardò in silenzio per un attimo, poi socchiuse gli occhi sospettoso “Ah si? E che cosa ho detto?” mi domandò, incrociando le braccia.
“Ehm..” fu la mia articolata risposta. Mi grattai la nuca, cercando di ricordare. “Hai detto che..stasera…c’è un party..a casa di Kesha?” tentai.
Alzò un sopracciglio “Ho detto che dopodomani hai un’intervista al David Letterman Show.” Ribattè, incolore.
Ah, ecco.
“Ma dove stai con la testa, Justin?!”
“Su Amylandia.” Risposi, senza pensare.
“Su Amy che?”
“Lascia perdere.” Feci un gesto seccato con la mano, prima di alzarmi dal divano e avviarmi per le scale.
“No, fermo qui! Dobbiamo parlare!” esclamò, prendendomi per un braccio e trascinandomi di nuovo fino al divano.
Parlare, parlare, parlare. Tutti volevano parlare con me. ‘Vorrei parlarti di questo nuovo contratto..’ ‘Vorrei parlarti di questa rivista..’ ‘Vorrei parlarti di questo servizio fotografico e blablablabla..’
Tre cose m’interessavano: Musica, Amy e Beliebers.
E allora perché la gente continuava a parlarmi di cose totalmente inutili?
Sbuffai, appoggiando stancamente la testa allo schienale del divano. “Scooter, ho passato una brutta nottata, non ho voglia di parlare.” Sentenziai.
“Peccato, perché invece lo faremo.”
Silenzio.
“Chi è questa Amy?”
Mi irrigidii. Cazzo, sono un cretino. E ora? Non mi andava di spiattellarli davanti tutto il casino con Amy.
Che poi non era un casino. Ufficialmente era ‘La migliore amica di Justin Bieber’, in realtà poi era anche la ragazza di cui ero innamorato, ma questa è solo un casino mio.
“La mia migliore amica.” Risposi, cercando di mantenere un tono di voce normale.
“Si, questo lo sanno anche i sassi, intendevo cosa significa per te.” Replicò, spazientito.
“Nulla, è solo la mia migliore amica.”
Mi sembrò quasi di sentire le risate di sottofondo, come nei telefilm, tanto l’avevo sparata grossa.
“Va bene, non ti credo neanche un po’, ma non insisto. Ora vatti a vestire ragazzino, hai un concerto di beneficienza.” Disse, alzandosi in piedi.
Io strabuzzai gli occhi, e scattai in piedi “Un concerto? Oggi? Dove? Quando?!” urlai. Mio Dio, guarda se dovevo essere avvertito per ultimo pure su questo!
“Tra pochissimo! Tra sole..” guardò l’orologio allacciato al polso “..Tredici ore!”
Lo guardai, in silenzio, per un attimo.
“Ma vaffanculo Scooter!”
“I close my eyes and I can see a better day..”
 
Stavo provando nell’arena completamente vuota, solo io e un microfono, quando una delle grandi porte della sala si aprì.
 
“WAAAA!”
Amy entrò urlando, e attraversò l’enorme arena di corsa, fino ad arrivare sotto al palco. Aveva le guancie arrossate dal troppo correre,  il fiatone e gli indomabili capelli sfuggivano dalle piccole mollette sulla testa.
Neanche a dirlo, era semplicemente una visione.
Neanche a dirlo, il mio cuore mancò una dozzina di battiti.
“NON-POSSO-CREDERCI! Finalmente vedrò il mio idolo dal VIVO! AH!” continuò ad urlare, prendendo anche a saltare sul posto.
Ruotai gli occhi al cielo, divertito. Faceva così ad ogni concerto, si intrufolava tra la folla fingendo di non conoscermi e di essere una fan decisamente su di giri.
“Dopo la centocinquantesima volta smette di essere così divertente, sai?” le risposi, non potendo però trattenere un sorriso.
“Forse per te, mia cara Jasmine, ma io mi diverto da pazzi.” Sentenziò, posando la borsa a terra prima di sedersi su di essa.
“Smettila di chiamarmi così!”
“Perché non ti posso più chiamare Jasmine, Jasmine?” continuò a punzecchiarmi, facendo un sorrisetto divertito e guardandomi con quei due occhioni verdi.
Puoi chiamarmi come vuoi se fai così, piccola.
Alzai gli occhi al cielo “Chiamami come ti pare, allora!” esclamai.
 “Perfetto!” cinguettò “Allora, sei abbastanza carico per stasera?”
Feci spallucce “Certo. Un vero artista-come me- è sempre carico.” Mi pavoneggiai.
“Davvero? E dov’è questo vero artista? Io qui vedo solo un diciassettenne di nome Jasmine!” replicò, allungando il collo e fingendo di cercare qualcuno dietro le mie spalle.
“ Ah ah. Divertente, Stewart.”
Mi fece la linguaccia “Dai, ricomincia a provare.” Mi esortò, poi.
“Difficile se tu urli come una a cui stanno strappando le unghie delle dita.” Notai. Non che mi dispiacesse che urlasse il mio nome, comunque.
“Prometto che sarò così silenziosa che ti scorderai di me!” La vedo dura, cara Amy.
“Giurin giurello!” continuò, mettendo i due indici a croce e baciandoli. Dio, che labbra. Era così strano desiderare di essere i suoi indici per un momento?
Sospirai, e ripresi in mano il microfono, che avevo poggiato a terra. Lo avvicinai alle labbra, e stavo per cominciare a riprovare ‘Pray’ da capo quando Amy alzò una mano.
La guardai con un sopracciglio alzato, mentre continuava a tenere la mano alzata, ora un po’ ondeggiante.
“Amy? Che stai facendo?”
“Sto chiedendo la parola, prof!”
Risi, perché era dannatamente divertente. Sempre.
“Dimmi, scema.” Risposi. Non si offese per quello ‘scema’, forse perché l’avevo pronunciato quasi come un ‘ti amo’.
“Canti One Less Lonely Girl? Ti prego, ti prego, ti prego..”
“Ma la so perfettamente! Non mi serve provarla!”
“..Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego..”
“L’ho cantata talmente tante di quelle volte che mi tirano i pomodori se la faccio anche stasera!”
“..Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego..”
“E poi è vecchia, i fans vogliono sentire cose nuove!”
“..Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego..”
“OKAY, VA BENE!” mi arresi. Lei battè le mani, e mi lanciò un bacio.
Non riesco mai a dirti di no, Amy. Maledetta te. Te, i tuoi occhi, le tue labbra e il tuo essere tutto ciò che ho sempre fottutamente cercato.
Stringo più forte il microfono tra le mani, ed inizio a cantare.
Vorrei fossi tu, Amy, la mia One Less Lonely Girl.

Eccola, la long su questi due tizi che popolano la mia mente da troppo tempo per ignorarli!
Fatemi sapere se vale la pena continuarla o no, ragazzi! :)
   
 
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