EXPECTO
PATRONUM
Kingsley
si catapultò
all’ingresso della scuola all’urlo dei ragazzi a
guardia dell’entrata,
arrestando la sua corsa impattando mani e spalle contro una colonna.
Una marea di dissennatori
puntava sulla scuola con la velocità di un fiume in piena.
“ARRIVANO!” gridò voltandosi
all’indietro e sfoderando la bacchetta.
“expecto patronum!” gridarono
con voce malferma un paio di ragazzi accanto a lui, ma i due esseri
argentei, e
tremolanti per la scarsa fermezza dei loro creatori, andarono a
dissolvesi
contro il muro di esseri infernali che avanzava a valanga.
Kingsley si parò con un passo
davanti ai due giovani, con le braccia spalancate a fare da scudo e il
freddo
che gli penetrava dentro facendogli scricchiolare le ossa.
-
un pensiero
felice… un pensiero felice….-
si
concentrò. Ma davanti ai suoi occhi c’era ormai
solo un pozzo nero.
Fece
in tempo a sentire una
mano invisibile trapassagli il petto
afferrargli il cuore in una morsa gelida mentre i due
ragazzi alle sue
spalle si accasciavano a terra, il terrore lo stava ingoiando nel suo
profondissimo stomaco…… quando un braccio si
levò da dietro di lui entrando nel
suo annebbiato campo visivo.
“A…Aberfort…”
biascicò.
L’uomo, con la schiena dritta
e lo sguardo fiero, puntò la sua bacchetta
“expecto…. Patronum” scandì.
Il patronus più gigantesco
che Kingsley avesse mai visto divorò i dissennatori in un
fascio accecante di
luce bianca, che li fece stridere come gessi su una lavagna e ritirarsi.
Una lacrima si insinuò tra le
rughe sul viso di Aberfort, mentre nella sua testa danzava il ricordo
di una
bambina bionda e sorridente, un ragazzo dai ricci lunghi e rossi e un
accenno
di barba le andava incontro e la prendeva in braccio ridendo.
“Albus…”
cinguettava la bambina “fammi volare!” il ragazzo
se la caricava sulle spalle e
cominciava a correre, e a quel punto tra le risa la piccola gridava
“Abe!!
Vieni anche tu!”
I dissennatori sparivano
cozzando uno contro l’altro.
Aberfort sorrise. Quello era
il ricordo più bello… e più potente
che aveva.