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Autore: pinzy81    11/09/2011    5 recensioni
Tutti sappiamo com’è la storia che gira intorno a Bella Swan & Co., ma, secondo me, sono le cose non dette quelle che più stuzzicano la fantasia.
La ruota della roulette gira e la pallina si ferma su Jacob e Renesmee, ma non nel modo in cui pensate voi. Qui non si tratta direttamente di loro, ma della loro storia attraverso Billy e Sarah Black, rispettivamente il padre e la madre del lupacchiotto.
Quanto di loro c’è in Jacob? Cosa ha preso il ragazzo dalla madre defunta? E’ vero che la storia, alla fine, si ripete sempre? Tutto è un “dèjà vu”?
Storia classificata quinta al contest "La loro prima volta - Rosso con classe". Grazie a Jakefan ed Arahan86 per aver indetto in concorso.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billy Black, Nuovo personaggio | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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La porta sbatte forte, i cardini scricchiolano, ma tengono. Un ragazzo moro, con pochi vestiti addosso e tanta collera come compagna fa il suo ingresso plateale.
<< Jake, che succede? >> chiede l’uomo segnato dal passare del tempo e dalla palese malattia.
Il giovane continua a passeggiare nervosamente per il piccolo soggiorno che li contiene a malapena entrambi. Non dice una parola, ma il suo viso contratto, i suoi gesti nervosi, parlano molto più di mille discorsi.
<< Jake… >> riprova l’interlocutore.
<< Non ora papà. >> lo aggredisce Jacob senza lasciarlo finire.
<< Va bene, va bene. Volevo solo esserti d’aiuto. Scusa. >>
Ecco le parole magiche. Poche sillabe che lo colpiscono profondamente, toccando il suo punto debole: il senso di colpa. E suo padre lo sa, Billy conosce suo figlio talmente bene che sa di poter spingere quel tasto per farlo calmare. Infimo e calcolatore? No. Amorevole e sapiente, ecco cos’è Billy Black. Lui sa che mettere Jake di fronte al fatto che suo padre si sta solo preoccupando per lui e lui, ingrato, gli si rivolge malamente, placherà la sua rabbia, anche se solo momentaneamente. Si calma infatti, per poco.
Si può dire tutto di Jacob Black, che è impulsivo, che è irruente, che non conta fino a dieci prima di dare voce ai suoi pensieri, ma non che è incapace di tornare sui suoi passi per scusarsi. Ed infatti dai suoi occhi da cucciolo bastonato, fino ad un momento prima serrati, fa capolino un espressione dispiaciuta.
Con uno sbuffo molto sonoro il giovane Quileute si lascia cadere sul divanetto, mettendo in seria difficoltà la struttura del mobile, e abbassa la testa continuando a sospirare.
<< Calmati, Jake. Dimmi cosa è successo. >> propone Billy, spingendo la sua sedia a rotelle fino alle ginocchia del figlio.
Ed ecco che sul volto del ragazzo appaiono le emozioni che lo devastano: sconcerto, tristezza, rabbia. Poi le parole escono da sole, come un fiume fino a poco prima bloccato da una diga.
<< Ho baciato Nessie. >> Semplice, diretto, conciso. Proprio com’è Jacob Black. Niente fronzoli o abbellimenti, nessuna scusa dietro la quale trincerarsi, solo la verità.
Billy, com’è facile immaginare, si rilassa forse conscio che, a causa della realtà soprannaturale che entrambi vivono, quella è l’ultima delle calamità che poteva coglierli.
<< Quindi? >> chiede l’uomo il quale, ovviamente, non capisce quale sia il problema. Alla nascita di Renesmee l’imprinting con Jake era scattato, quindi un bacio fra loro due era solo la normale evoluzione del loro rapporto.
<< L’ho baciata senza un motivo apparente, senza che lei mi abbia fatto capire che lo voleva. Così, l’ho baciata e basta. >> si confida il ragazzo.
L’uomo, pensieroso, si accomoda meglio e continua. << Non capisco, Jake. Scusami. Voi siete fatti per stare insieme e lei ormai è praticamente una donna, quindi era normale che vi sareste baciati prima o poi. So che non hai molta esperienza… >>
Jacob non lo lascia finire. Balza in piedi scioccato e riprendendo a fare avanti e indietro blocca il discorso di suo padre. << Non hai capito. IO l’ho baciata! Lei non mi ha ricambiato. Dio! E’ come se l’avessi forzata. Lei è rimasta immobile, un pezzo di ghiaccio. Non ha ricambiato il mio bacio. Capisci ora? IO l’ho baciata. >> Poi sbatte la testa piano contro il muro. << Lei non mi ha ricambiato. >>
Toc, toc, toc, toc… I rintocchi della sua disperazione si rincorrono uno dopo l’altro. La testa dura del lupo non prova dolore per quei colpi ripetuti sulla parete, ma l’uomo sta cercando di non impazzire e per questo cerca, in quel movimento replicato, di trovare la calma necessaria per affrontare il problema.
Adolescente, questo è in realtà il ragazzo. Un adolescente iper sviluppato nel corpo che ancora non è maturato completamente nel cervello.
<< Jake. >> Primo richiamo, toc.
<< Jake. >> Secondo richiamo, toc.
<< Jake. >> Terzo richiamo, toc.
<< Jacob, non abbiamo abbastanza soldi per un’altra casa. >> Toc.
Silenzio. Non più un colpo.
<< Ho fatto un casino, papà. >>
<< Ragazzo, non è successo niente. Stai tranquillo. Ora ti sembra che sia capitata una catastrofe, qualcosa di irreparabile, ma vedrai che tutto si aggiusterà. >>
<< Lei è tutta la mia vita. >>
 
Due braccia forti e calde che cullano la bambina dai ricci ramati. Chiazze di latte al cioccolato che si rapprendono sulla cucina e due bocche sporche che sorridono. Il ragazzo che corre sulla spiaggia con la bambina sulle spalle che grida. Delle scarpette da ballerina indossate per la prima volta. Un lupo che corre per la foresta fino ad una radura dove viene atterrato, per gioco, dalla ragazzina alta e smilza. La ragazza che fissa assorta le pagine di un libro, mentre il ragazzo le mette un fiore fra i capelli, strappandole un sorriso. La giovane donna con gli occhi sgranati che viene baciata dal giovane. Le mani scure di lui che creano uno strano contrasto con la pelle nivea del viso di lei.
 
I colpi riprendono. Toc, toc, toc, toc…
<< Jake. >> Primo richiamo, toc.
<< Jake. >> Secondo richiamo, toc.
<< Jake. >> Terzo richiamo, toc.
<< Jacob, non è successo niente. >> dice lui cercando di portare conforto al figlio intento a creare una crepa nel muro.
<< Papà, tu non puoi capire! >> sbotta il ragazzo.
<< Si, non mi sono mai dovuto trasformare, ma credi davvero che ci sia bisogno di un imprinting per capire quando ami una persona? >>
Altro sbuffo. Questo confronto sta sfinendo il poverino, già provato dagli ultimi sviluppi della sua vita.
<< Jake. >>
Con la testa ancora attaccata al muro il ragazzo sgancia la bomba. << Lei è scappata. >>
E non serve a niente trattenersi, l’uomo scoppia a ridere. Com’era facile immaginarsi il ragazzo si risente. << Ti faccio ridere? >> chiede aspramente.
<< Figliolo, tu non hai idea di quanto tutto questo mi sia familiare. >> risponde con dolcezza l’uomo.
<< Siediti. Voglio raccontarti una cosa. Sai come ho capito di essere innamorato di tua madre? >>
<< Cosa c’entra adesso? >> domanda lui. Adolescente, questo è in realtà il ragazzo. Un adolescente che pensa che tutto il mondo giri intorno a lui.
<< Siediti. >>
 

 

***************
 

 

Lui, un ragazzo indiano come tanti. Pelle ambrata, occhi castani, lunghi capelli neri sciolti sulle spalle. Lei, una ragazza indiana come tante. Corporatura media, media altezza, piglio sfrontato, forse leggermente maschile. Due ragazzi come tanti che oziano sulla spiaggia durante una lunga pausa estiva dalla scuola della riserva Quileute.
<< Sai, il figlio di Ateara è tornato. >> fa lei disegnando strane forme sulla sabbia scura.
<< Deve essersi stufato di gironzolare. >> risponde lui tutto intento a fare il giocoliere con dei sassi.
Silenzio. Niente di imbarazzante. Fra i due, che si conoscono da sempre, le parole non sono necessarie. All’improvviso a lei scappa una risata.
<< Che c’è? >> chiede il giovane svogliato, interrompendo il moto delle pietruzze.
<< Pensavo a Joy. Quando mi ha detto che Quil era tornato a La Push aveva gli occhi che le brillavano. E’ cotta di lui… >> La ragazza lo guarda per una frazione di secondo.  << … da sempre. >>
<< Non poteva innamorarsi di qualcun altro? >>
<< Perché? >>
<< Perché è uno che se ne frega della gente. Joy è una brava ragazza e mi dispiacerebbe se ci restasse male a causa sua. >>
Il giovane Quileute è un caro ragazzo, sensibile e premuroso.
<< Lei sa quello che vuole. >> gli risponde la ragazza fissandolo. << E prima o poi lo otterrà. >> Così dicendo riporta lo sguardo a terra: il sottinteso non è arrivato a destinazione. E’ proprio vero che i maschi sono duri di comprendonio!
I loro noiosi passatempi vengono interrotti dallo schiamazzare di un gruppo di ragazzi che si avvicina costeggiando la riva. Sono tutti maschi, ridono e si danno pacche sulle spalle: un branco. Appena il capo li vede fa un verso per attirare la loro attenzione: un incrocio tra un ululato e il richiamo di un uccello.
<< Ehi Billy. >>
<< Ciao Quil, avevo sentito che eri tornato. Com’è andato il viaggio? >>
<< Niente male. Soddisfacente, direi. >> dice con un sorrisetto furbo mentre dietro di lui si alza un coretto di risate.
Lei li guarda con distacco. Cretini.
<< Ciao Sarah. >> le fa il “viaggiatore”. << Come stai? Sei… >> e poggia gli occhi all’altezza dei seni della ragazza. << … cresciuta. >> Altri sghignazzi dal branco.
<< Io sto bene Quil, ma vedo che tu non sei… >> replica lei guardandogli il cavallo dei pantaloni. << … cresciuto per niente. Sempre il piccolo Ateara. >>
Non vola una mosca, l’alfa è stato sbeffeggiato.
<< Che fai Billy? Vieni con noi? >> dice Quil, ignorando la ragazza che, nel frattempo, lo guarda tronfia d’orgoglio.
<< Vi raggiungo. >>
<< Si, accompagna a casa la bambina. >>
Andandosene lo sbruffone le si avvicina. << Ci vediamo presto, Sarah >> le soffia in un orecchio. Viscido, quello era stato il gesto più untuoso che un uomo le avesse mai rivolto, tanto che il ribrezzo le increspa la pelle della schiena in un brivido.
 

 

***************
 

 

La ragazza brandisce il bastone come una spada. Cammina avanti e indietro fendendo l’aria. I suoi muscoli sono tesi e la mascella contratta. Gli occhi fissi davanti a sé, ma non sta realmente guardando qualcosa.
Poi prende un respiro, si carica di energia con quell’afflusso d’aria e comincia a battere violentemente  su un grosso tronco.
Toc, toc, toc, toc… I rintocchi della sua rabbia si rincorrono uno dopo l’altro. Il corpo si muove come spinto da una forza ultraterrena, il cervello non smette di elaborare la scena appena vissuta, tentando di non impazzire e per questo cerca, con quel movimento ripetuto, di trovare la calma necessaria per affrontare il problema.
<< Sarah. >> Primo richiamo, toc.
<< Sarah. >> Secondo richiamo, toc.
<< Sarah. >> Terzo richiamo, toc.
<< Sarah, ma che ti ha fatto di male quel tronco? Ti ricorda qualcuno che ti ha picchiata da piccola? >> Toc.
Silenzio. Non più un colpo.
<< Bambina… Bambina un cazzo! >> La voce della giovane risuona forte, sovrasta perfino il gracchiare dei gabbiani.
<< Sarah! >> Tra i due lei è sempre stata quella più sboccata. Lei e il suo piglio sfrontato, forse leggermente maschile.
<< Scusa, Billy. Quel tipo mi manda in bestia! Non lo sopporto. >>
<< Si… Beh… >> A lui la risata scappa dai denti. Anche se avesse provato con più convinzione a fermarla, non ci sarebbe riuscito comunque.
<< Cosa? >>
<< Niente. >> Seconda risata. Cretino. Possibile che i maschi siano così cretini? Lui non capisce neanche in che guaio sta andando a cacciarsi.
<< Billy? Che significa “Si… Beh…”? >>
Lui la guarda divertito. Adora farla innervosire. Le si forma una ruga sulla fronte. Per lui è adorabile quando fa la dura, quando crede di fargli paura minacciando di picchiarlo. Perché è vero, Sarah picchia duro, ma lui adora farla innervosire.
<< Billy! >> Urla lei indispettita.
<< Ok, ok. E’ solo che, devi ammetterlo, non sei certo una donna matura, bella e fatta. Sei poco più che una bambina. >> Cretino. Possibile che i maschi siano così cretini?
Billy non si aspetta quella reazione, perché Billy non ha capito ancora niente di lei. Si, è poco più di una bambina forse, una ragazza spensierata, una compagna di scorribande. Ma dentro Sarah è molto di più. E’ la donna che cova un amore profondo. E’ la donna che tace il desiderio che lui le provoca anche solo guardandola un po’ più insistentemente. E’ la donna che lo cerca e non lo trova, perché i maschi sono cretini, così cretini, e così duri di comprendonio.
<< Così io sarei una bambina? Niente di più che una mocciosa? >> gli dice puntando il bastone verso di lui.
<< Dai, Sarah. Non farla così lunga. Quil è un cretino, non devi prendertela. >> Billy peggiora solo la situazione. Non si aspetta quella reazione perché non ha capito ancora niente di lei.
<< Una bambina… E’ così che mi vedi tu? >> chiede lei con un filo di voce.
<< E dai, Sarah. Quil… >>
<< Non me ne frega un cazzo di Quil! >> gli strilla contro e si avvicina pericolosamente.  << E’ a te che lo sto chiedendo. Tu mi consideri niente di più che una ragazzina? >>
<< Sarah ferma! >> Le blocca la mano che impugna il legno stringendole il polso. Lei lascia cadere immediatamente il bastone sulla sabbia. << Ma che ti prende? >> Cretino. Lui non si aspetta quella reazione perché non ha capito ancora niente di lei.
E lei lo guarda, gli occhi lucidi. E’ rabbia. E’ dolore. << Una bambina… >> Le trema la voce e lei si odia per questo. Si odia perché lui la considera una bambina e non vuole mostrarsi tale piagnucolando. Si odia perché lui non è pronto e forse non lo sarà mai per lei. Si odia perché lei è pronta da molto, invece, e non si sente più una bambina da altrettanto.
<< Sarah, parliamoci chiaro… >> dice lasciandole il polso. << Io e te ne abbiamo fatte di tutti i colori insieme e anche se da vecchio dovrai aiutarmi a ricordare dove ho lasciato la dentiera, io ti vedrò sempre come una bambina. Anche mentre schioccherò le gengive lagnandomi del tempo, tu ai miei occhi resterai sempre la Sarah con le treccine e le ginocchia sbucciate. Non potrai mai cambiare questa cosa, quindi fattene una ragione. Per me sei e sarai per sempre una bambina! >> Cretino. Possibile che i maschi siano così cretini?
<< Vuoi scommettere? >> gli risponde lei alzando un sopracciglio con fare di sfida.
Si punta sui piedi, le mani sulle spalle di lui. Le labbra su quelle di lui. Lo bacia con gli occhi chiusi, mentre lui rimane immobilizzato e con gli occhi sgranati. Lo bacia per liberarsi di quella fastidiosa etichetta che le ha affibbiato. Lo bacia perché era da tanto che voleva farlo. Lo bacia perché, con la scusa di mostrargli il contrario, può finalmente sentirsi donna.
Trova labbra morbide. Labbra sconosciute e al tempo stesso familiari. Quelle di lei sono labbra che spingono in un movimento che a primo impatto potrebbe sembrare goffo e inesperto, ma che in realtà celano urgenza e desiderio. Labbra goffe e inesperte, infondo.
Ma lui non si muove. Lui non si muove. E’ solo quando lei se ne rende conto che si stacca piano e non riesce neanche a guardarlo in faccia.
Le labbra, quelle labbra che prima con tanto ardore e coraggio avevano preso l’iniziativa, come lei ha sempre fatto nella sua vita, ora rilasciano un gemito di dolore. Perché lui non si muove.
<< Hai ragione tu, Billy. Sono solo una bambina. >> Si volta e scappa. Deve fuggire dall’immobilità di lui. Fuggire dal loro essere bambini insieme perché ormai lei è una donna. Si lei è una donna, ma lui rimane indietro, lui non si muove. Lui è ancora un bambino.
 

 

***************

 
Pioggia, il ragazzo non sente altro su di sé. Per quanto tempo è rimasto in quella posizione? Per quanto il cuore ha smesso di battere? Gli occhi gli bruciano ora perché sono rimasti spalancati troppo a lungo e sbattere di nuovo le palpebre gli causa un forte fastidio. Solo in quel momento, quando il pizzicore gli fa riaccendere il cervello, Billy riequilibra il peso sulle gambe e si guarda intorno.
Dov’è Sarah? Dove sono le labbra di lei, labbra inesperte. Dov’è Sarah? Dov’è il suo piglio deciso, quasi maschile?
<< Sarah? >> Ma lei non c’è. Lei è scappata dalla sua immobilità. E allora il ragazzo capisce che deve muoversi, deve raggiungerla, in tutti i sensi.
Corre, diretto a casa di lei. Bussa forse con troppa veemenza alla porta.
<< Ciao Billy. >> lo accoglie la madre di Sarah.
Ma lui non riesce a parlare, il fiato corto, il cuore che galoppa impazzito. Per la corsa o per quello che è accaduto?
<< E’ successo qualcosa? Dov’è Sarah? >> La donna comincia a preoccuparsi.
<< Niente… Pensavo fosse rientrata. Vado a cercarla. >> le risponde lui subito per non farla agitare ulteriormente. Il giovane Quileute è un caro ragazzo, sensibile e premuroso.
<< Aspetta Billy. Sta cominciando a piovere. Entra dentro, tornerà. >>
<< No. >> dice lui secco. Non ammette obiezioni. Si volta senza neanche salutare per paura che lei tenti ancora di fermarlo e corre via. Corre da lei.
<< Black dove credi di andare? >>
<< Devo trovarla! >>
 

 

***************

 
Pioggia, il ragazzo non vede altro di fronte a sé. La pioggia torrenziale gli appanna la vista rallentando la sua ricerca.
<< Cristo! Odio la pioggia! >> Cerca di asciugarsi la bocca e porta una mano sulla fronte per riparare momentaneamente gli occhi.
<< SARAH! >> urla.

Con tutta quell’acqua sembra assurdo che a lei possa essere venuto in mente di rifugiarsi in spiaggia, ma è lì che la scorge. Lei si volge disinteressata ad osservarlo per pochi secondi e poi torna a fissare il mare in tempesta.
Tempesta come quella che fa fremere il petto di lei di emozioni. Come la tempesta di sensazioni che l’hanno colta dopo quel bacio. Sorpresa per aver dato sfogo ai suoi desideri. Timore per l’immobilità del ragazzo. Smarrimento mentre correva via da lui, senza una spiegazione, senza una parola, senza un seguito.
Billy è ora dietro di lei, muto e immobile. Non ci sono parole adatte perché non sa che dire e allora tace. Non ci sono movimenti che potrebbero giustificare il fatto che l’ha lasciata andare via e allora rimane fermo. Quasi non respira per paura che lei possa fraintendere.
E ricorda labbra morbide. Labbra sconosciute e al tempo stesso familiari. Labbra che spingevano sulle sue in un movimento che a primo impatto poteva sembrare goffo e inesperto, ma che in realtà celava urgenza e desiderio. Labbra goffe e inesperte, infondo.
<< Dove diavolo ti eri andata a cacciare? Ti ho cercata dappertutto! >> Un’accusa non è proprio l’ideale per sistemare la situazione. Soprattutto se hai di fronte una ragazza impertinente e fiera a cui non piace essere accusata ingiustamente.
Ma lei non apre bocca,  si volta e gli poggia la fronte sul petto. Billy è muto e immobile. Non ci sono parole adatte perché non sa che dire e allora tace. Non ci sono movimenti giusti e allora rimane fermo. Quasi non respira.
<< Credevo di impazzire senza di te. >> E lui continua a tacere. Cretino.
<< Parlami Billy. >> E lui continua a tacere. E’ proprio vero che i maschi sono duri di comprendonio!
Ma poi si riprendono.
E così lui esce da quella sorta di trance. La guarda come non aveva mai fatto in vita sua. Come se la vedesse per la prima volta. E forse è proprio così, lui la riconosce come l’altra metà di se stesso, ora.
<< Che cretino che sono. >> dice sconvolto da quel tumulto di emozioni che affollano il suo cuore. << Com’è possibile che fino a due ore fa eri solo Sarah ed ora sei tutto? >>
No, i maschi sono decisamente duri di comprendonio!
<< E’ solo un handicap maschile, non devi preoccuparti. >>
<< Che vuoi dire? >>
<< Che io ho sempre saputo che ci appartenevamo, solo che non eri ancora pronto. >> Il sorriso di lei sembra diradare le nubi cariche di pioggia che ancora aleggiano sulle loro teste. E’ un sorriso finalmente consapevole. E’ un sorriso finalmente sereno. E’ un sorriso finalmente completo perché corrisposto.
<< Scusa. Che ci vuoi fare? >> Come perdono un tocco leggero alle labbra di lei, appena un sussurro, appena un accenno di quello che avrebbero desiderato entrambi.
<< Tu tremi. Da quanto sei sotto la pioggia, Sarah? >> domanda Billy stringendola fra le braccia.
<< Piove ancora? Non me ne ero accorta. >>
<< Incosciente. Vieni, andiamo alla rimessa delle barche. >>
 

 

***************

 
Una porta che cigola per la salsedine, l’odore del legno impregnato di oceano, una lampada che rischiara debolmente l’ambiente.
Lui è da solo al centro del capanno sotto il fascio di luce. Lei viene a malapena illuminata e quell’ombra la ripara dalla vergogna. Ma poi quale vergogna? E’ forse un male sperare che i propri desideri si avverino? E’ forse sbagliato? A Sarah non interessa o almeno non le interessava fino a pochi minuti prima, quando sola e disperata guardava l’orizzonte tempestoso. Quando era sola e triste. Quando era disperata, ma protetta da situazioni imbarazzanti. Era libera di tacere invece che terrorizzata dal poter dire qualcosa di stupido e totalmente sbagliato. Si, la penombra si addice al suo stato d’animo.
<< Che fai lì? >> Cretino.
<< Ci dovrebbero essere delle coperte da qualche parte. >> continua Billy guardandosi intorno. E mentre lui cerca qualcosa con cui coprirsi, a lei si attorcigliano le budella al pensiero delle labbra di lui sulle sue. E mentre lui cerca qualcosa con cui coprirsi, lei avanza perché ha capito che non servono le parole. E mentre lui cerca qualcosa con cui coprirsi, lei pensa solo a spogliarsi.
Le mani fanno fatica a staccare la maglietta fradicia dalla pelle, ma ci riesce. Quasi si sloga un polso mentre cerca di abbassarsi i calzoncini, ma ci riesce.
E mentre lui continua imperterrito a cercare qualcosa con cui coprirsi, lei è esposta e vulnerabile come mai è stata in vita sua. E solo quando lui trova finalmente qualcosa con cui coprirsi e si volta con un sorriso vittorioso stampato in faccia, lei non pensa più a niente. E nemmeno lui.
<< Sarah. >> Cretino.
<< Sarah, che fai? >> E’ proprio vero che i maschi sono duri di comprendonio!
Veloce le si avvicina e l’avvolge con la coperta polverosa. Lei sembra risvegliarsi dal torpore e abbassa la testa piena di vergogna.
<< Sarah. >> Cretina.
<< Sei… Bellissima. Non sei mai stata bella come in questo momento. >> E’ proprio vero che i maschi sono duri di comprendonio! Ma poi si riprendono.
Le labbra di lui, labbra morbide. Labbra ora conosciute, sempre più familiari. Labbra che spingono sulle sue in un movimento che a primo impatto potrebbe sembrare goffo e inesperto, ma che in realtà celano urgenza e desiderio. Labbra goffe e inesperte, infondo. Labbra che perlustrano il viso di lei che trema. Trema di freddo? No.
Lui la tiene stretta nella coperta e lei non riesce nemmeno a muovere le braccia.
<< Billy, non respiro. >>
Cretino. Ecco cosa si dice ora il giovane nella testa. Lascia andare immediatamente la presa, come scottato da quell’affermazione. La coperta cade ai piedi di lei rivelandone di nuovo la nudità. C’è solo un indumento che la divide dall’essere completamente messa in mostra.
Gli occhi del ragazzo percorrono con imbarazzo il corpo di Sarah. Le guance di lei si accendono. Si, non è mai stata bella come in quel momento.
Sono tante le cose che lei vorrebbe dirgli, “Toccami”, “Senti come batte il mio cuore per te” “Ho paura”, ma dalla bocca, quella bocca più rossa del solito per i baci dati, non esce neanche un fiato.
<< Sarah… >> E non più una parola da lui. Vorrebbe dirgli “Ho voglia di toccarti”, “Mi batte forte il cuore”, “Ho paura”.
Non ci sono parole adatte perché non sanno che dire e allora tacciono.
Dai capelli di lei, fradici, una gocciolina cade e poi scivola fino al suo petto. Quel petto sbocciato da poco, ma già pieno. Il suo seno nudo. Ed è più forte di lui, tocca con la punta del dito quella goccia che si è fermata lì.
E’ una scossa elettrica, è calore sprigionato da un solo dito. E il petto di lei, quel petto sbocciato da poco, ma già pieno, reagisce al tocco di Billy.
Dall’indice alla mano il passo è breve. La tocca, la impara, la scruta. E la ragazza si sente più nuda ora di quando facevano il bagnetto insieme da piccoli. Nuda perché non riesce a trattenere un sospiro, nuda perché la mano di Billy su di lei le provoca sensazioni mai provate e mai espresse, nuda perché ora, in questo momento, l’altra mano di lui l’ha resa nuda veramente.
<< Sarah… >> Gli occhi di lui non abbandonano quelli della ragazza che si stende sulla coperta già a terra, privandosi completamente dell’indumento superfluo. Quella coperta che ora le sembra l’invito del destino, le pare qualcosa di più di un letto di rose, ancora più morbido ed accogliente di un materasso soffice.
Billy le si siede accanto, la ammira dai capelli scomposti alle gambe strette per la vergogna. Percorre e ripercorre quel percorso più volte perché si, lei non è mai stata bella come in quel momento.
Sarah non si muove, completamente soggiogata da quel suo ammirarla. Attende ed è come se tutte le emozioni del mondo le si fossero concentrate nell’addome. Sente le scosse elettriche, sente il calore.
Billy si toglie la maglietta. Si stende accanto a lei, le prende una mano e se la poggia sul cuore. << Senti come batte per te?>> Lei annuisce, con la paura che, dopo quel momento, non riuscirà mai più a proferire parola. Poi lui fa altrettanto, le poggia la mano sul cuore. << Hai paura? >>
Ha paura Sarah o ha paura lui? Ma poi quale paura? E’ forse un male sperare che i propri desideri si avverino? E’ forse sbagliato?
<< Toccami, Billy. >>
Mani. Le mani di lui. Mani che la accarezzano. Mani inesperte, che studiano il corpo di lei, le reazioni che ha al loro passaggio. Labbra, e lei le schiude al suo andirivieni. Seno, e lei respira più velocemente. Fianco, e lei lascia andare un sorriso tra il solletico e il piacere. Ventre, e lei trattiene il respiro.
Ora la guarda proprio lì e Sarah vorrebbe scappare. Si, ha paura, una paura del diavolo. E se lei non gli piacesse? E se non fosse capace di fare l’amore con lui? E se…
Le mani di lui dalle caviglie risalgono le gambe fino alle ginocchia. Quando si è messo in quella posizione davanti a lei? Una leggera pressione per farle capire cosa deve fare.
No! E se lei non gli piacesse? E se non fosse capace di fare l’amore con lui? E se…
Billy è tranquillo, lo sembra almeno. La guarda senza mai distogliere l’attenzione dai suoi particolari preferiti. Ora il piccolo neo vicino al capezzolo, ora l’ombellico a bottoncino che vorrebbe assaggiare, ora… Ma se lui non le piacesse? Se lui non fosse capace di fare l’amore con lei? Se…
Niente se e niente ma. Si sbottona i pantaloncini e li cala piano, come se avesse un faro puntato addosso. Ma non è una luce quel faro, sono gli occhi di lei che non lo perdono di vista neanche per un attimo.
E’ un gioco di sguardi. E’ un conoscersi di nuovo, in maniera diversa. E’ lo scoprire un nuovo mondo insieme, come hanno fatto per ogni cosa nuova in passato.
<< Sarah… >> Con le dita sull’elastico delle mutande la guarda. Ha bisogno di un cenno, un assenso, un consenso. Si, lui ha paura, una paura del diavolo ed ha bisogno che lei lo aiuti a scoprire quel nuovo mondo, insieme.
E’ solo allora che lei capisce che non c’è niente di cui avere paura. Quando vede negli occhi di lui la sua paura riflessa e insieme la stessa curiosità e desiderio che prova nel petto e nel ventre.
Apre le gambe mettendosi completamente nelle mani di lui, si issa a sedere e prende l’iniziativa, come ha sempre fatto nella sua vita.
Togliere le rotelle alla bici? Il primo ginocchio sbucciato è stato il suo. Prima rivolta adolescenziale? Lei era fuori casa di Billy pronta a scappare di casa.
Lo aiuta a sfilarsi gli slip e poi si sdraia di nuovo in attesa. E sono di nuovo le mani di lui le protagoniste. Le mani del ragazzo dalle caviglie risalgono le gambe fino alle ginocchia. Ma non si fermano, ora proseguono il loro cammino fino alle cosce frementi di Sarah, che si lascia andare ad un leggero gemito.
L’attesa. Tutto è concentrato in quei momenti di attesa. Perché entrambi sanno che cosa succederà di lì a poco. Che quel prolungare l’attesa, per quanto gli è possibile, amplifica il loro desiderio.
Le si stende addosso. Si sostiene con le braccia per non gravare sul corpo di lei, ma fa aderire i loro fisici. Pelle su pelle. Si muovono leggermente per trovare la posizione giusta, per far combaciare i lombi nel modo che gli sembra più adatto.
Finalmente lei lo tocca. Gli sfiora la schiena con le punte delle dita, gli lambisce i fianchi con le gambe.
<< Sarah… >>
<< Non ho paura, Billy. >> E gli sorride. E allora lui sa che è sincera, si convince anche lui che non  c’è niente di cui avere paura. Entra piano dentro di lei, ma la voglia è troppa e registra con qualche secondo di ritardo che il gemito di lei non era di piacere ma di dolore.
<< Ti fa male? Vuoi che… >> Non riesce a finire. Avrebbe dovuto dire “Vuoi che smetta?”, ma viene travolto da tutte le sensazioni che quel rifugio caldo gli fa provare e ha il timore che lei possa dirgli di si. Fermati.
<< Sta già passando. Non smettere. >> Lo stupisce lei.
E lui non si fa pregare. Non smette. Continua lentamente, cercando di dosare la forza e la voglia. La sente ancora troppo rigida sotto di lui.
Ma poi i muscoli si stendono. Lei torna ad essere morbida come quando gli si è steso sopra, sostenendosi con le braccia per non gravare sul suo corpo, facendo combaciare i loro lombi nel modo più adatto.
Ora sono incastrati alla perfezione e lui si muove e lei con lui. Spinge ancora piano per paura di usare troppa forza o troppa voglia. Ma è lei che prende l’iniziativa, come ha sempre fatto nella sua vita. Travolta da quel turbinio di sensazioni, lo attira a sé, lo chiama, lo brama sempre più.
<< Billy… >>
Lui non riesce più a dosare la forza e la voglia e spinge di più. La sente intorno a lui, la sente dentro di lui. Sarah è anche nell’aria che respira, ora.
Entrambi chiudono gli occhi, perché è troppo quello che stanno provando, è semplicemente troppo.
Ora, lui accasciato su di lei. I petti che si toccano. i cuori che si parlano. Ed è stata un’altra prima volta insieme per loro.
Entrambi ora sanno che non dovranno più avere paura. Perché non è un male sperare che i propri sogni si avverino. Non è sbagliato. Non c’è niente di cui avere paura.
 

 

***************

 
Jacob è ancora seduto su quel divanetto che ad ogni movimento si lamenta per il suo peso. Billy, di fronte a lui, riapre gli occhi per tornare al presente con la mente.
<< Jake. >>
<< Ah. >> risponde a modo suo il ragazzo, ancora ipnotizzato dalla storia.
<< Chiudi la bocca, ragazzo. Ti entreranno le mosche dentro. >>
Colpito sul vivo Jacob inghiottisce subito, accorgendosi di avere la gola secca. << Cazzo, pa’. Non me la immaginavo così la mamma. Cioè… Preferivo non immaginarmela proprio così, ma… Insomma, mi hai capito, no? >>
Billy alza lo sguardo al soffitto invocando l’aiuto della moglie, poi torna serio. << Forse dovresti andare a scusarti, ragazzo. >>
<< Già, penso anch’io. Speriamo che Bella non mi uccida! >>
<< Io mi preoccuperei di più del padre della ragazza se fossi in te. >>
Jake è già alla porta. << Credimi pa’. Bella è molto più pericolosa! >>
<< Ehi, Jake! >>
<< Si? >>
 << Forse è meglio se aspetti che smetta di piovere. >> dice Billy indicando fuori dalla finestra la pioggia battente.
Ma al ragazzo non interessa. Alza le spalle con quel suo fare da sbruffone. << Cosa vuoi che mi facciano due gocce? >>
Appena fuori dalla porta, però, tutta la spavalderia ostentata lascia spazio alla sorpresa. E’ incredulo, non avrebbe mai pensato di vederla lì. Lei, la proprietaria della sua anima, per quella strana ed inspiegabile magia da lupi, sta a pochi metri da lui, zuppa dalla testa ai piedi.
Con lo sguardo incatenato i due restringono la distanza trovandosi l’uno di fronte all’altra.
Lei non apre bocca,  gli poggia solo la fronte sul petto.
<< Credevo di impazzire senza di te. >> Ma lui tace. Cretino.
E’ proprio vero che i maschi sono duri di comprendonio. Ma anche le femmine non scherzano.



Partecipare al contest "La loro prima volta - Rosso con classe" mi ha aiutata a capire alcuni degli errori che faccio quando scrivo, perciò sperando di non commetterli più ringrazio nuovamente Jakefan ed Arahan86 sia per il giudizio particolareggiato che per aver trovato il tempo per indire il concorso. Grazie ragazze.
Baci

Pinzy

   
 
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