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Autore: Rette_Bubu    12/09/2011    2 recensioni
Piacere, mi chiamo Tom Kaulitz, sono nato in un paesino di campagna e mi sono trasferito ad Amburgo all’età di dieci anni, quando ho iniziato a studiare danza hip hop, nonostante mio padre voleva che diventassi un calciatore come lui. Per gioco e sfida, con mia madre, ho iniziato anche altri stili di danza, quali latini americani, caraibici, tango e poi, grazie al compagno di mia madre mi sono avvicinato alla musica, insieme a mio fratello gemello. Abbiamo suonato un po’ in alcuni locali da piccoli, io suonavo la chitarra e il piano e lui voce. Solo che facevamo abbastanza schifo e la nostra carriera è finita lì, per fortuna. Quindi so suonare chitarre e piano. Altro?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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OS di un vecchio archivio :)
Spero vi piaccia!
Bubu
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Il tango di una notte.

“Bravissimi, ragazzi! Ci vediamo martedì prossimo! Christine, lo scialle! Ciao”, si avvicinò al piano forse dove aveva posato la borsa poco prima della lezione.
Prese l’asciugamano e si asciugò la fronte. Successivamente spense lo stereo, quando ad un certo punto sentì bussare.
Ella si voltò erano ormai le nove di sera, i suoi allievi erano già usciti tutti, li aveva sentiti allontanarsi, quindi chi poteva essere? Lentamente si voltò e alla sua vista si palesò un ragazzo, che avrà avuto circa la sua età, vestito con una tuta dell’Adidas.
“In cosa le posso essere utile?”, domandò sull’attenti Sophie.
“E’ questa la scuola che necessita di un insegnante di Hip Hop?”.
“Intanto Buonasera. Comunque sia, sì è vero. Ma dai nostri insegnanti, oltre che una settimana di prova, richiediamo specializzazioni anche in altre arti”, spiegò ella.
“Del tipo?”, domandò il ragazzo con la solita aria da spaccone.
“Del tipo, vorremmo che sia anche insegnate di altri corsi, in caso di assenza di alcuni di noi”.
Guarda te, questo qua, con sta faccia da schiaffi! Ma chi si crede di essere?, pensò la giovane ancora con i costumi da scena indossati per le prove del concorso che di lì a poco si sarebbe tenuto in città. “Per quello non è un problema”, rispose egli.
“E in cosa saresti specializzato, caro Io-Non-Ho-Un-Nome, o se ce l’ho non mi sono ancora presentato?”, lo sfidò ella che, se solo avesse voluto, sarebbe stata più acida di quanto il ragazzo senza nome poteva immaginare.
Egli si mise a ridere, di certo non si aspettava una risposta a tono, e abbassando lo sguardo divertito iniziò la presentazione in tono ironico, giusto quanto bastava.
Però, bisogna ammettere che ha un bel sorriso., alzò ella un sopracciglio.
“Piacere, mi chiamo Tom Kaulitz, sono nato in un paesino di campagna e mi sono trasferito ad Amburgo all’età di dieci anni, quando ho iniziato a studiare danza hip hop, nonostante mio padre voleva che diventassi un calciatore come lui. Per gioco e sfida, con mia madre, ho iniziato anche altri stili di danza, quali latini americani, caraibici, tango e poi, grazie al compagno di mia madre mi sono avvicinato alla musica, insieme a mio fratello gemello. Abbiamo suonato un po’ in alcuni locali da piccoli, io suonavo la chitarra e il piano e lui voce. Solo che facevamo abbastanza schifo e la nostra carriera è finita lì, per fortuna. Quindi so suonare chitarre e piano. Altro?”.
“Non ti ho chiesto la versione Bignami della tua vita. O sbaglio?”, cercò di mantenere l’aria di sfida. “Presentati domani a quest’ora, che ne riparliamo. Buona serata”.
Eh però, mica male come caratterino! Ti farò cambiare, Baby, sappilo., pensò il nuovo arrivato.
“E lei, non lo ha un nome?”, le domandò mentre la vedeva uscire dalla stanza.
“Sophie”, si voltò ella. “Sophie Engel, signor Kaulitz”, dopodiché entrò nello spogliatoio degli insegnanti, quando sentì chiudersi la porta.
Ma guarda te chi si presenta! Ha un buon curriculum, SE è vero tutto ciò che mi ha raccontato. Ma dimmi te chi devo assumere! Mica detto che debba assumerlo per forza., ragionò.
Uscita dalla doccia spense tutte le luci ed uscì dalla propria scuola di danza. Tirò giù la saracinesca e si spaventò alla vista del giovane, di nuovo, accanto a lei.
“Oddio che spavento! Ma sei impazzito? Non eri andato via un po’ di tempo fa?”, chiese ella.
“Sì, ma poi ho pensato che non è da gentiluomini lasciar rincasare una giovane e bella donna come te nel quartiere peggiore di Amburgo”.
“Senti, bello, guarda che non attacca con me. Se sarai un valido insegnante verrai assunto, non perché cerchi di farmi la corte, finto interessato”.
“Non ho mai detto di essere interessato”, le fece presente, “E’ stato solo una buona educazione a dettarmi di rimanere”.
Zittita Sophie accettò la compagnia del giovane fino a casa.
“Ok, arrivati, Grazie, Kaulitz, per il passaggio”.
“Non mi fai salire?”, cercò di provocarla per puro divertimento.
“Senti, Kaulitz, forse non sono stata ben chiara…”, venne però interrotta.
“Ehi, ehi, calmati Sophie, l’ho fatto solo per scherzare. A domani! Buona serata”.
“Ma guarda questo!”, sussurrò ella mentre chiudeva il portone e lo vedeva allontanarsi.

“Cinque, sei, sette, otto. Franz, attento all’asse. Simone, attenta a non esagerare con il cambret o finite tutti e due per terra”, sorrise alle coppie mentre passava a perfezionarli.
“Le nove meno un quarto. Bravissimi ragazzi! ci vediamo domani per provare ancora un po’ per la gara. Mi raccomando, ripensate alle correzioni e non provate troppo. Siete stati molto bravi oggi”.
“Grazie, Sophie, ma per l’insegnante di Hip Hop? Ancora nessun candidato?”, domandò la giovane.
“Ieri, dopo la lezione, si è presentato uno. Oggi lo rivedo per vedere un po’ come se la cava anche nelle altre discipline e poi vedrò che fare, se assumerlo o meno”.
“Ma perché ti ostini a cercare uno che sia bravo anche in tango e latini? Non capiterà mai che uno che balla danza di strada sia bravo anche in queste altre!”, le canzonò l’amica.
“Ti sbagli. Il signor Kaulitz pare essere bravo anche in questo”, le sorrise, “Uno a zero per me!”.
“Che tipo strano!”.
“Sì, poi ieri mi ha anche accompagnato a casa. Eccolo”, disse ella scostando le tende, “Arrivato”.
“Gentile, magari sarà proprio lui a porre fine alla tua mancanza di uomini dopo Jasper”.
“Cosa c’entra ora Jasper?”, si stizzì ella nel sentire il nome del proprio compagno che morì in un incidente automobilistico quasi dieci anni prima.
“Centra che dopo di lui non ti sei più guardata attorno e tutti quelli che hanno cercato di avvicinarsi a te li hai sempre respinti”. “Non sarebbero stati alla sua altezza”, Sophie abbassò lo sguardo. “Devi smetterla di fare confronti, lo sai, te lo ripeto tutti i giorni. Lasciati andare, potrà andare meglio”, le accarezzò il volto. “Ops! Scusate, ripasso più tardi”, entrò distrattamente il giovane Tom nella sala da ballo.
“No, no, tranquillo, io stavo andando via. Piacere, Simone”.
“Piacere, Tom”.
“Vado! Ciao Sophie, ripensa a quello che ti ho detto” e, una volta che aveva superato il ragazzo si voltò verso la mica facendole segno che, l’ultimo arrivato, non era mica male e di non lasciarselo scappare. Sophie sorrise, dopodiché si preoccupò del nuovo insegnante.
“Bene, ciao Tom. Allora, vuoi metterti alla prova già da ora?”.
“Oh, un passo avanti, mi hai chiamato per nome!”, scherzò il moro, “certo, dimmi cosa devo fare e ti stupirò”.
“Non ne sarei così certa. Beh, abbiamo un piano qui con noi, che ne diresti di sederti e suonare?”.
Egli eseguì subito e, una volta sedutosi sullo sgabello, posizionò le proprie mani sui tasti ed iniziò a suonare.
Che belle mani. I pianisti hanno sempre una marcia in più, vero Jasper? Devo smetterla! Non tornerà più, sospirò ella, che lentamente, si allontanò dal giovane e dallo strumento, per inoltrarsi nella sala da ballo e lasciarsi trasportare dalle note emesse.
Tom la osservava muoversi sinuosamente nella penombra. La luce era fioca e proveniva dalla strada. In modo seducente ella si raccolse i capelli mossi senza smettere di ballare quando, ad un certo punto, sentì l’irrefrenabile voglia di condividere quel momento di passione con lei.
Accese lo stereo e fece suonare il primo tango del cd.
Le si avvicinò con calma e una paradossale grazia. Sensuale come mai prima.
Posizionò le proprie mani sul corpo della giovane per invitarla a ballare senza proferir parola. Sophie, un po’ impaurita, accettò. I due iniziarono a muoversi come se fossero un corpo solo. Una sola anima che, mossa dalle note di una fisarmonica, si esprimeva in tutta la sua bellezza passionalità.
E durante quel fuoco Tom con delicatezza posò le proprie labbra sul collo della giovane che sentì un brivido percorrerle la schiena. Le tolse la penna annodata nei capelli e li lasciò liberi mentre la conduceva in un tombè.
Una volta che la riavvicinò a sé la guardò intensamente negli occhioni verdi.
Ella contraccambiò lo sguardo in quella danza che era sempre stata definita come la danza più passionale che l’uomo avesse mai creato. I due volti si avvicinarono nuovamente. Sempre più. Fino a quando le due bocche si unirono in un bacio altrettanto passionale.
E tra un passo e l’altro Tom, delicatamente posizionò le proprie mani, quelle che poco prima fecero sognare la giovane insegnante, sotto la canottiera di lei, la quale, senza più intimidazioni, si concesse allo sconosciuto che era riuscita a conquistarla con le due cose che costituivano la sua vita: la musica e la danza.

Consumarono in quella sala, tanto faticata per crearla, la loro prima notte assieme.
   
 
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