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Autore: Spuffy93    12/09/2011    4 recensioni
Un mese.
Un mese da quando ho finalmente incontrata faccia a faccia Red John in un bar di un centro commerciale.
Un mese da quando gli ho sparato.
Un mese da quando è morto.
Un mese da quando mi hanno arrestato.
Un mese da quando ho avuto un qualsiasi contatto umano con un qualsiasi altro essere umano che non fosse il mio avvocato o uno degli altri carcerati.
Un mese da quando ho sentito Lisbon per l'ultima volta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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A Month
 


Timeline: Post Finale di Terza Stagione. Quindi SPOILER!

Jane POV


Un mese.
Un mese da quando ho finalmente incontrata faccia a faccia Red John in un bar di un centro commerciale.
Un mese da quando gli ho sparato.
Un mese da quando è morto.
Un mese da quando mi hanno arrestato.
Un mese da quando ho avuto un qualsiasi contatto umano con un qualsiasi altro essere umano che non fosse il mio avvocato o uno degli altri carcerati.
Un mese da quando ho sentito Lisbon per l'ultima volta.
Avevo promesso a Bosco, ma sopratutto a me stesso, che l'avrei protetta sempre, ma in un certo senso non ho mantenuto questa promessa.
Quando parlavo con Bertram e ho capito che Red John ci aveva teso una trappola, che sapeva del nostro piano per incastrarlo ho capito subito che lei era in pericolo e, mentre Rigsby e Cho senza ragionare avevano cercato di raggiungere lei, Van Pelt e Hightower fisicamente, io l'avevo chiamata per avvertirla del pericolo rappresentato da O'Laughlin. Sono arrivato appena in tempo o quasi è meglio dire.
Quando ho udito quel primo sparo ho preso un colpo, il mio cuore ha smesso di battere. Poi ci sono stati altri tre spari. Credevo che sarei morto di crepa cuore, dentro quella casa c'erano due persone a cui tenevo molto, due bambini e l'unica persona di cui ero sicuro mi potessi sempre fidare, la mia migliore amica.
La chiamai più volte, poi sentì qualcuno respirare difficilmente alla cornetta.
“Lisbon!” dissi un ultima volta.
“O'Laughlin, è morto.” mai parole furono più belle. La voce di Lisbon mi fece tornare a respirare. “Io sono ferita, ma sto bene.” aggiunse sempre respirando difficilmente per via del dolore.
“Te la caverai?” chiesi preoccupato.
“Credo di sì.” Non ero riuscito a proteggerla a dovere, ma almeno era viva, sarebbe sopravvissuta. In quel momento lasciai andare il respiro che inconsciamente avevo trattenuto per quei momenti angoscianti. Stava bene.
Poi, come se il mio cervello avesse ripreso a lavorare a piene ritmo apparve quell'idea. Se John sapeva del nostro piano avrebbe voluto vedere il mio dolore in diretta, avrebbe voluto vedermi soffrire al pensiero che non ero stato in grado di proteggere Hightower e la sua sua famiglia.
Così chiesi a Lisbon, ferita e dolorante, di prendere il cellulare di O'Laughlin e di fare quella chiamata e quando lei mi ha risposto capii chi era John.
Da quel punto in poi il mio cervello si è spento e io ho agito seguendo l'impulso della rabbia, della vendetta che da troppo tempo mi portavo dietro.
L'ho ucciso e, anche se ciò non mi ha portato una vera felicità, non me ne pento, era un mostro se lo meritava, l'unica cosa di cui mi pento è che per colpa mia le persone che tengono a me soffriranno. Non ho ancora evitato la pena di morte, ma anche se ci riuscissi non si sa se sarò prosciolto da tutte le accuse. Purtroppo Rad John ha molti complici e uno di questi ha fatto sparire le prove che avrebbero potuto facilmente scagionarmi. La pistola che mi aveva mostrato e che era vicino al suo corpo è scomparsa e io non so ancora bene come tirarmi fuori da questo impiccio. Ho pensato di scappare di prigione, di andarmene dal paese, ma poi non avrei più potuto vedere il team. Quindi aspetterò, se verrò condannato alla pena di morte me ne andrò, ma fino ad allora rimarrò qui, sperando che per una volta la fortuna sia dalla mia parte.
E' un mese che sono qui dentro e in questo tempo nessuno era venuto mai a visitarmi. Mai fino ad oggi. Due minuti fa mi hanno annunciato una visita e adesso mi stanno accompagnando, opportunamente ammanettato nella stanza riservata agli incontri.
Un altro minuto e siamo arrivati, mi aprono la porta e mi tolgono le manette.
“Grazie ragazzi, veramente gentili ad accompagnarmi fino qui.” dico con il mio solito fare spensierato. “Sapete che non occ...” mi fermo a metà frase notato chi mi sta aspettando seduta ad uno dei tanti tavolini della stanza. “Lisbon?” chiedo quasi credendo che sia solo frutto della mia immaginazione.
“Ciao Jane.”

######


“Grazie Ragazzi, veramente gentili ad accompagnarmi fino qui. Sapete che non occ...” lo sguardo di Jane si sposta su Lisbon che lo sta aspettando seduta a uno dei tavolini. “Lisbon.”
“Ciao Jane.” dice lei.
Patrick senza ormai degnare più di uno sguardo le guardie si avvicina alla donna e si siede davanti a lei.
“Ehi, non credevo che saresti mai venuta.” dice sincero con uno di quei sorrisi falsi che mascherano il suo dolore, quei sorrisi che di solito faceva quando si parlava di Red John o della sua famiglia ma che ora utilizza per mascherare il dolore che gli provoca vedere la tristezza e la delusione nei suoi occhi verdi smeraldo. Lei sembra accorgersene ma continua a rimanere in silenzio.
“Sei uno stupido.” dice lei dopo quelle che a Jane paiono ore. Lui rimane in silenzio consapevole che la donna davanti a lui ha ragione. Lui è stato uno stupido. “Perchè hai dovuto farlo a forza Jane?” domanda e stavolta Patrick sente trasparire la delusione nel suo tono e questo gli fa ancora più male.
“Io non sono pentito di quello che ho fatto Lisbon, è vero, forse marcirò in questa prigione ma almeno ho mantenuto le mie promesse, quella fatta a mia moglie e mia figlia e quella rinnovata a Bosco. Mi dispiace solo che tu e la squadra soffriate per tutto ciò.” dice sorridendo in una maniera diversa dal solito, il suo è un sorriso genuino ma triste.
“You killed an unarmed man.” dice Lisbon sottolineando l'ultima parola mentre lui abbassa lo sguardo non riuscendo a sopportare oltre il suo sguardo.
“He had a gun, someone must to taken it.” le dice Jane ripetendo quelle stesse parole che ha detto più e più volte davanti al suo stesso avvocato.
“Non cambia il fatto che tu abbia ucciso un uomo.”
“Red John.” specifica lui serio tornando a guardarlo.
“Davvero? E come lo sai? Perché ha risposto alla mia chiamata?” chiede lei stavolta arrabbiata.
“Maybe I'm crazy, maybe I shot at some random guy.” prova a dire lui tornando a sorridere nella sua solita maniera.
“It's crossed my mind.” ammette lei con un lieve accenno di sorriso.
“No, non è vero, ma vuoi farmelo credere.”
“Jane sono seria.”
“Anche io.” i due rimangono in silenzio poi Patrick inizia a ridacchiare e Teresa lo segue.
“Sembra che non sia cambiato nulla tra di noi.” dice stavolta dolcemente Lisbon. La delusione è sparita dal suo sguardo, vuole credere a Patrick, vuole credere che lui non abbia ucciso qualcuno che non fosse Red John.
“Cosa ci fai qui Lisbon?” chiede lui tornando serio.
“Non lo so Jane, non lo so affatto.” ammette lei sorridendo ancora.

####


Lisbon POV

“Cosa ci fai qui Lisbon?” mi chiede lui tornando serio.
Già, bella domanda, cosa ci faccio qui? Me lo sto chiedendo pure io.
“Non lo so Jane, non lo so affatto.” ammetto sinceramente. Ripenso a come sono arrivata qui, come mi sono ritrovata sulla macchina lungo la strada per la prigione e l'unica cosa che ricordo è l'impellente bisogno di vedere il mio consulente, di capire cosa pensavo.
E' passato un mese da quella dannata telefonata e in tutto questo tempo nessuno di noi ha mai avuto il coraggio di venire a trovarlo.
“Non preoccuparti Lisbon, posso capirvi.” mi dice lui leggendomi come al solito nel pensiero. E' così scocciante quando lo fa!
“Esci dalla mia testa Jane!” ribatto io mettendo il broncio. Ho già detto che odio quando lo fa?
Sospirando mi ritiro di nuovo nel mio silenzio. Gli credo. Io credo che quell'uomo era Red John, devo credergli altrimenti non so come potrei affrontare il pensiero che sarà condannato alla pena d morte. Vorrei dirgli di nuovo quanto è stato stupido ma lui mi precede.
“Lo so Lisbon, e mi dispiace.” dice infatti scocciandomi ancora di più. “Non ti chiedo di scusarmi.” aggiunge allungando la mano verso la mia. Io non mi ritiro, lo lascio fare, ho bisogno di questo lieve contatto per sapere che lui è ancora vivo.
“come stai?” domando senza alzare lo sguardo.
“Sono io che dovrei chiederlo a te Lisbon...” dice lui sorridendo di nuovo. Odio questi suoi sorrisi, sono falsi e per quanto belli possano sembrare alle altre persone io li vedo per quello che sono, una maschera, una maschera che lui usa per proteggersi dal mondo.
“Meglio, la spalla è guarita del tutto, devo solo fare ancora un po' di riabilitazione,”
“Lisbon, guardami per favore.” mi dice stringendo dolcemente la mia mano per richiamare la mia attenzione. Io alzo lo sguardo.
“Mi dispiace, nel processo per cercare di mantenere una promessa ne ho rotta un altra e mi dispiace davvero.” io lo guardo confusa, lui abbassa lo sguardo e continua. “Ho promesso che ti avrei protetta e invece O'Laughlin ti ha sparato...” no, questo non glielo posso lasciar pensare. Deve smetterla di vivere nel senso di colpa.
“Non è colpa tua Jane!” dico. “Guardami negli occhi Jane e fai i tuoi trucchetti mentali.” continuo con voce sicura. “Non. E'. Colpa. Tua.” scandisco bene le parole, stavolta sembra avermi creduto ma io continuo. “Anzi, se forse tu non mi avessi chiamato adesso potevo essere morta. Potevamo essere tutti e cinque morti.” stringo la sua mano.
Rimaniamo in silenzio per quello che a me paiono anni.
“Grazie...” sussurra lui sorridendomi.
Sono senza parole.
Ha sorriso, e stavolta non è uno di quei sorrisi plastificati che fa di solito, non è uno di quelli tristi, è un vero sorriso, un sorriso che mi fa capire il motivo per cui sono qui.
Rispondo a quel bellissimo sorriso sapendo che forse non avrò mai modo di spiegare anche a lui come mai sono venuta qui.
“L'orario di visita è finito Agente Lisbon.” mi dice una guardia. Il mio sorriso si affievolisce e io mi alzo.
“Tornerai?” mi chiede Jane e io semplicemente scuoto la testa.
“Domani inizierà il processo. Sarò lì.” gli dico.
Sarebbe troppo pericoloso per me tornare qui, potrei rischiare di farmi scappare qualcosa che ci lascerà entrambi con un enorme buco nel cuore nel caso... nel caso peggiore. Mi avvio verso la porta cercando di non lasciar scendere quelle lacrime che aspettano solo che io abbassi per un secondo le mie barriere.
“Aspetta un attimo Lisbon...” mi blocco e faccio un respiro profondo prima di voltarmi.
“Sì?” chiede sorridendo in un modo talmente falso che anche un ceco lo capirebbe.
Lui mi prende la mano e la gira con il palmo rivolto verso l'alto e vi lascia qualcosa. Abbasso lo sguardo e noto il suo anello matrimoniale.
“Cosa... perché?” domando confusa.
“Tienilo tu. Non mi serve più e non voglio rischiare che gli accada qualcosa quindi lo do a te.”
Le lacrime cercano di sfuggire al mio controllo per questo suo gesto.
“Ma questo... insomma tua moglie e tua figlia...” in questo momento il mio cervello non riesce a dire niente di più intelligente.
“Loro sono sempre con me, non ho più bisogno di quello per questo voglio che tu lo tenga fino al giorno in cui non tornerò a riprenderlo e forse allora, allora potrai dirmi quello che ti passava per la testa pochi minuti fa...” mi sussurra dolcemente stringendomi in un dolce abbraccio prima che la guardia lo venga a prendere e lo porti via.
Rimango ferma immobile in mezzo alla stanza con il suo anello in mano.
Lui non si è mai tolto l'anello. Mai, e ora lo ha dato a me. Si è fidato a lasciarmi quello che per tutti questi anni è stato il suo bene più grande.
Mi tolgo la catenina con appeso il crocifisso di mia madre e vi infilo anche l'anello di Patrick poi me la rimetto. Lo terrò con me, fino al giorno che non tornerà a prenderlo. Mi ha fatto una promessa e so che Patrick Jane trova sempre il modo di mantenere le sue promesse.
Esco dal carcere e quando il sole colpisce il mio viso chiudo gli occhi beandomi per un secondo di quella sensazione.
Forse c'è speranza infondo.

Fine
(o forse no?)

   
 
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