Angelina si svegliò leggera quella mattina, cullata dalla
brezza di Giugno che si azzardava ad entrare curiosa dalla finestra. Le
tende oscillavano al debole venticello estivo, facendo filtrare
timidamente alcuni caldi raggi di sole.
Angelina amava il sole.
Sosteneva fermamente che una persona avesse lo stesso suo tocco
delicato. E quella persona era l'esatta copia del ragazzo dormiente
disteso accanto a lei, in quel letto di candide lenzuola e cuori
lacerati.
Tutti i miei ricordi ti tengono vicino;
tutto riguarda noi.
Quando Fred Weasley le baciava la scura e vellutata pelle, le sue
labbra si metamorfizzavano in qualcosa di radioso, somigliante a
scaglie di sole.
Un sorriso poco accentuato fece capolino sul suo viso. Un sorriso
triste e agrodolce esteso liberamente agli occhi e rivolto al rosso,
l'anima spezzata bruscamente a metà, accanto a sè.
Un mese esatto da quel maledetto e vittorioso 2 Maggio era passato. Era
l'alba proprio come quel giorno, quando tutto finì... e
Angelina voleva tornare alla notte. Voleva chiudere gli occhi. Voleva
dormire per sempre, per vivere nel suo sogno, nei suoi ricordi, nella
sua mente, gli unici luoghi in cui poteva rivederlo. In cui poteva
parlargli e riderci insieme come usavano fare anni prima, seduti su un
muretto di quel castello ormai quasi totalmente distrutto dalla
crudeltà e dalla fame di potere di un uomo che divise
acremente l'amore, in quell' interminabile notte, di tante e troppe
persone. Al solo pensiero, le sue lacrime trattenute si aggiunsero al
groppo alla gola che quasi le bloccava il respiro; mai, prima che
l'anima abbandonasse il suo corpo, aveva pensato anche solo un momento
al fatto che lui fosse indispensabile per lei, perchè era
scontato. Il suo sorriso contagioso lo era, come anche i suoi occhi di
luce. E la sua voce cristallina, lei la amava.
Tutto di quel dolce malandrino costituiva il suo mondo. Il mondo che
una non-qualunque notte di Maggio crollò alla vista del suo
spento volto steso sul suolo roccioso, bagnato di rosso e terra. E
mentre lo guardava inerme, Angelina sentiva nell'aria riecheggiare
ancora la fragorosa risata, che nel suo cuore non cessava di vibrare.
Ma nessuna lacrima sgorgò; la sua gabbia toracica
risucchiò premurosamente ogni traccia di umido dai suoi
occhi, impregnando muscoli, tessuti, ossa di taciturna sofferenza. Non
era possibile cancellare il suo sorriso dalla memoria... e non lo
voleva nemmeno. Anche quell'atroce agonia, dopotutto, era intrisa di
Fred.
Fondamentalmente, lei sapeva di essere troppo debole per credere in una ripresa.
Insieme a tutti questi ricordi, vedo il tuo sorriso;
tutti i ricordi li tengo stretti.
Mio caro,
sai che ti amerò fino alla fine dei tempi.
Angelina sentì un fruscio di lenzuola, e si voltò.
Gli occhi spenti di George la stavano fissando. La stavano fissando da
tanto, in silenzio, apatici. La mano destra sfiorò tremante
e stanca la guancia liscia della giovane, colpita da un tuffo al cuore
a quell'immagine che insisteva sulle sue iridi di cioccolato. Tutto
ciò che desiderava ardentemente in quel momento era
abbandonarsi a quel sicuro deja-vu che la toccava, la scaldava, la
uccideva dolcemente.
Lo sguardo del rosso era affaticato; Angelina non percepiva
più l'energia vitale che aveva sempre posseduto, oggetto di
invidia per alcune persone anni prima.
No, George era morto dentro. Proprio come lei. Ora più che
mai si assomigliavano grazie a all'orrenda apatia che li accomunava,
scorrendo urlante nelle loro vene.
E l'unica cura sembrava soffrire. Soffrire insieme fino all'ultima
palpitazione ricordando, solamente specchiandosi a vicenda negli occhi,
una metà e un amore perso in un' incomprensibile battaglia.
In questo mondo hai provato a non lasciarmi indietro da sola;
non c'è altro modo, pregherò gli dei dicendo
"fatelo restare".
Angelina fece scivolare la sua debole mano lungo il braccio di George
accarezzando polso e dorso, arrivando alle nocche, che
abbracciò con il palmo in un caloroso pugno.
Allontanò dalla guancia quel tremolio unico ancora racchiuso
nel suo arto congiungendolo all'altro e avvicinandolo delicatamente
alle labbra.
Satura di malinconia, sotto quegli occhi caramello così
identici alla metà smarrita impressa ancora nelle sue vivide
memorie, baciò quelle dita virili e affusolate, bianche come
la neve, liberando da un'ingiusta gabbia lo sgomento celato fino a quel
giorno facendolo librare ribelle nell'aria, come un uccello, provocando
l'esplosione di quel fastidioso groppo che persisteva nella sua gola da
un eterno mese. Lacrime amare finalmente raggiunsero i suoi occhi
stanchi e arrossati d'amore insonne, dilatandosi in una triste danza
lungo le guance e scivolando infine nell'intreccio delle loro mani.
Nella stretta, le gocce scorrevano calde e quasi rassicuranti.
«Sii lui... ti prego.»
I ricordi placano il dolore interiore...
ora so perché.
Qualcosa, quel giorno, nacque.
Qualcosa di errato, insano e sbagliato, germogliato da ricordi egoisti
di due ormai fragili anime.
SPAZIO DELL'AUTRICE:
Piccola song-fic senza pretese, nata sulla melodia dell'omonima Memories dei Within Temptation che consiglio vivamente di ascoltare mentre la si legge poichè rende di più, pensata in una notte insonne di fine (?) estate.
Premetto che ho sempre detestato Angelina... tuttavia ho trascorso tre mesi, giorni e notti, a piangere per la morte ingiusta di Fred e ho finito per immedesimarmi un pò in lei, soprattutto e inspiegabilmente nell'ultimo periodo.
Questa one-shot, quindi, è soltanto l'insieme di tutti i pensieri accumulati durante la calda stagione; probabilmente è uno sclero vero e proprio, forse addirittura uno schifo unico, ma non importa (cioè, fino a un certo punto LOL). Volevo scriverla e mi sono impegnata con tutta me stessa, questo mi basta :)
Spero che qualcuno la gradirà comunque. Ve ne sarò estremamente grata. ♥
Tanti chu~
- aricch