Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: danish    13/09/2011    5 recensioni
Spiegazione ironica e comica del perché un uomo come Harlock non abbia, o non voglia, accanto una donna con la quale condividere la vita. Se nella fic “dedizione” era Mimeh a non avere peli sulla lingua, in questa è il capitano a raccontarci la sua versione dei fatti, prendendola un po’ alla larga e partendo da quando era un ufficiale al servizio del Governo Terrestre. Non me ne vogliano le sue infinite ammiratrici se mi sono burlata un po’ del tenebroso pirata spaziale.
Lo so che ho commesso un sacrilegio ma non temete, mi sto già percuotendo con il cilicio e cammino a piedi scalzi sulle puntine per fare ammenda del mio gesto…….
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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io e le donna



L’universo è la mia casa…la voce sommessa di questo mare infinito mi invoca, e mi invita a vivere senza catene…la mia bandiera è un simbolo di libertà……viaggio lungo la rotta delle stelle…la gente mi chiama Capitan Harlock!

Bella eh?? Con questa frase di solito riesco ad impressionare chiunque mi stia di fronte o attraversi la mia strada. Ci ho messo mesi di studio, sangue e sudore per inventarmela e devo dire che sono stato piuttosto bravino. Di solito nell’udirla le persone provano un senso di invidia pensando che viaggiare liberi  attraverso l’universo sia la cosa più esaltante che ci sia al mondo.

Forse se lo fai per scelta.

Ma se lo fai perché è l’unica via di salvezza allora diventa un ripiego.
E, finché sei solo, la cosa funziona.
Quando sei in due si complica.
In tre si è già troppi.
Immaginatevi in quarantuno più un gatto, un rapace ed un computer animato……diventa caos allo stato puro.


Prima di salpare per lo spazio conducevo una normale vita da ufficiale. Eseguivo gli ordini e  portavo eccellentemente a termine le missioni che mi venivano affidate.
Avevo una fidanzata, o quasi. Nel senso che non era un vero e proprio legame esclusivo. Siccome sono belloccio, avevo alcune fidanzate. Riuscivo a destreggiarmi abilmente ritagliando del tempo da trascorrere con ognuna di loro e, devo ammetterlo, ero piuttosto in gamba nell’arte amatoria. Eh si......!

Non si direbbe a conoscermi ora. So che spesso mi definiscono impasibile e freddo come il marmo, privo di emozioni e indifferente verso il sesso femminile. Eppure vi assicuro che non è stato sempre così, anzi, ero molto ricercato dalle donne ed io non mi facevo certo pregare.

Anche ora sono ricercato…ma per motivi diversi.

In breve si era sparsa la voce su queste mie qualità amatorie e le donne erano diventate una vera ossessione. Nel senso che me le trovavo ovunque: infilate nel bagagliaio dell’auto con cui rientravo a casa, appollaiate come gufi sui rami della quercia del giardino di casa, nascoste dentro i cassonetti della spazzatura pronte a saltarmi addosso…una cosa insostenibile!!
E tutte volevano una sola cosa da me: usarmi per soddisfare le loro voglie, i loro desideri carnali. Ero arrivato al punto di dover mettere davanti alla porta della mia abitazione un dispensatore di numeri, uno di quelli che di solito trovi al bancone del supermercato. Numero quindici: avanti un’altra!

Cercai di prodigarmi per non offendere alcuna di loro ma, a lungo andare, credo di avere fatto "indigestione".
Ma il peggio è che poi pretendevano di fidanzarsi e accasarsi. Che??? Ah no, non se ne parla proprio!!

Fu così che, dopo che l'amico del piano di sotto mi fece un lungo discorso,  giunsi alla decisione che, per salvare la pelle ed avere una tregua, avrei dovuto sparire dalla circolazione per un po’.
L’occasione mi fu servita su un vassoio d’argento: era già da qualche tempo che le idee del governo terrestre facevano a pugni con i miei ideali più profondi, quando conobbi per caso uno strano tipo che la pensava esattamente come me e insieme decidemmo di darci alla fuga su di una nave progettata e costruita da lui stesso: l’Arcadia.

Venni definito dal governo della Terra “traditore” , “criminale”, “disertore”. Tutti termini che mi suonavano male.
Pazienza. Io però amavo definirmi “pirata” e come tale mi vestivo e mi comportavo: rubavo i carichi trasportati dalle navi cargo terrestri. Di solito facevo razzia solo di cibo e medicinali. 
La mia fama si sparse velocemente per tutto il sistema solare ed oltre, finché accadde una disgrazia: il mio amico di scorribande  si ammalò e mi lasciò da solo. Passai mesi e mesi nello sconforto assoluto ma lui non mi abbandonò totalmente, la sua anima si incarnò nel computer della sua astronave.
Mi trovai ad un bivio: tornare sulla Terra, sperando che le donne si fossero dimenticate della mia esistenza (o che mi temessero visto che ero diventato un fuorilegge pericoloso ) oppure continuare a solcare lo spazio.

1- Mimeh
Passai in prossimità di un pianeta bellissimo, ricco di fiori dai colori magnifici e dalla vegetazione rigogliosa. Forse era il posto ideale in cui scendere e riflettere su ciò che avrei fatto del mio futuro. Atterrai con la mia nave e me ne andai a zonzo per la foresta che si trovava a pochi passi da me. Camminai a lungo senza una meta precisa, ammirando la meraviglia di quel posto.
Ad un certo punto ebbi una necessità fisiologica e, dopo essermi guardato rapidamente intorno, decisi che avrei potuto espletarla lì, contro quella pianta gigantesca.

Ero giusto a metà dell’opera quando sentii un fruscio provenire alle mie spalle. Mi voltai di scatto e vidi una creatura angelica, dai lunghi capelli viola e dagli occhi gialli e splendenti come l’oro, fissarmi insistentemente.
Dopo un primo attimo, in cui rimasi a guardarla estasiato, mi accorsi con sgomento che non avevo ancora riposto il mezzo di espletamento e la creatura stava proprio guardando lì con curiosità, come se fosse la prima volta che ne vedesse uno.
Sorrisi imbarazzato e mi voltai per sistemarmi i pantaloni e presentarmi.

io sono Mimeh” mi disse lei con voce melodiosa.

Notai improvvisamente che non aveva la bocca. Eppure era così bella e delicata che alla mia mente riaffiorarono i trascorsi da casanova ed  istintivamente le feci la radiografia: 90-60-90.  Niente male!!

La poverina era rimasta sola perché il giardino fiorito in cui ci trovavamo era in realtà un vero inferno di piante mostruose che avevano ucciso tutte le creature di quel pianeta, tranne lei.

Potevo forse lasciarla lì senza offrirle sostegno? Nossignore! La invitai a salire sulla mia nave e le offrii un posto in cui vivere.
Sembrava un angelo caduto dal cielo che con la sua arpa allietava le mie ore vuote a bordo dell’Arcadia.
Era davvero instancabile, suonava per ore e ore…. e ore…. e ore…. e ore…….e.....bastaaaaa!!!! Sempre la solita nenia triste e malinconica!!!
Per la serie: datemi una spada che voglio fare harakiri!!! Invece di tirarmi su il morale riusciva a farmelo andare sotto alla suola degli stivali.

Ma era talmente gentile e delicata che per non offenderla pensai ad un diversivo: cominciai a portarmi in cabina del vino con il quale mi sarei stordito ed avrei sopportato la cantilena della sua arpa. A volte  finivo per addormentarmi come un sasso sulla scrivania. Ma almeno ottenevo la pace : lei se ne andava soddisfatta senza sapere di avermi rovinato l’udito anzi, sono sicuro che pensasse di aver dato quiete alla mia anima.

Ci fu un periodo durante il quale continuò ripetutamente  ad offrirsi di aggiustarmi l’orlo del mantello : ‘E’ tutto frastagliato! Potresti inciampare e farti del male!’  e, mentre lo diceva, tentava di strapparmelo di dosso tirando come una forsennata. Mi stupii della forza che aveva mentre io tiravo dall’altra parte, perché il mio mantello andava bene com’era! Così lacero, mi dava un’aria più  da maledetto.

Ogni tanto capitava che ‘per caso’ entrasse nella mia cabina nel momento stesso in cui io uscivo dalla doccia e, guarda la combinazione, lei si era appena versata addosso del vino e doveva assolutamente lavarsi o la sua candida pelle sarebbe rimasta macchiata indelebilmente.
Cominciai a pensare che mi spiasse e….orrore!!!! Che ci stesse provando……ma io non volevo ricadere nelle vecchie abitudini, non avevo ancora smaltito la sbornia, per così dire. Avevo bisogno di tempo, di molto tempo. E poi lei era un’aliena e senza bocca….. Almeno, non ce l’aveva sul viso….magari la teneva nascosta in qualche anfratto del suo corpo…..ops…..ma che vado a pensare????

Sta di fatto che io mi mostrai indifferente nei suoi confronti.  Però ogni tanto mi capitava , durante i miei pisolini sulla scrivania , di avere delle visioni di lei che danzava nella mia cabina senza il solito abito viola addosso, vestita solo di una corta sottoveste bianca e trasparente e di un perizoma di pizzo sempre bianco. Mi svegliavo di soprassalto, sudato come un animale e con la vista annebbiata. Considerando che ho un solo occhio, forse tremavo anche per la paura di perdere l’uso pure di quello. Mi guardavo intorno ma ero solo…notai però che la porta della mia camera era rimasta leggermente aperta…..mi rimase il dubbio che lei fosse stata veramente lì a danzare e che appena io mi svegliai si fosse dileguata nel corridoio.

2-    Kei Yuki
Col passare del tempo raccattai sulla mia nave altre persone bisognose e con loro formai una squadra veramente affiatata.  Attaccammo una nave per rifornirci di viveri e per caso passai davanti ad una cella in cui erano tenuti i prigionieri. Diedi un occhiata all’interno e vidi, accucciata a terra con l’espressione impaurita, una biondina niente male.
Il casanova dentro di me riaffiorò immediatamente , pronto alla nuova radiografia: 92-60-92.  Però!!

Mi guardava con i suoi occhioni  blu che mi imploravano : portami con te! Potevo forse rifiutare? Nossignore! Le offrii di salire a bordo dell’Arcadia.

Appena la vidi meglio, notai che era poco più di una ragazzina. Mi ringraziò di averla salvata e, mentre tornavamo con una navicella all’Arcadia, mi stordì di parole, raccontandomi tutto d’un fiato la storia della sua vita. Per fortuna di anni ne aveva solo sedici, altrimenti mi avrebbe ucciso seduta stante!!!
Una volta giunti sulla nave le indicai la cabina che avrebbe potuto occupare.

Entrò e, pochi istanti dopo, un urlo disumano squarciò il silenzio dell' Arcadia e mi procurò una lesione temporanea ai timpani. ‘coooosa??? Io dovrei vivere qui??? In questa topaia??? Ma per chi mi hai presa? Non sai chi sono io! Mio padre era un famoso scienziato!!!’ 

Gridò talmente tanto che fece scattare automaticamente l’allarme di sicurezza al massimo livello di guardia.
Persino Tochiro era andato in tilt a causa dei decibel troppo elevati della voce di quella ragazza. Ma era così carina che le offrii l’alloggio occupato normalmente da Yattaran il quale, dopo aver pronunciato una sequenza irripetibile di epiteti contro di me, fece buon viso a cattivo gioco. Non senza aver prima lasciato cadere accidentalmente un modellino dell’Arcadia, in acciaio e piombo, sul mio piede destro.....ahi!

Qualche ora dopo tornai a farle visita per sapere se il nuovo alloggio fosse di suo gradimento. Lei mi rispose che era ‘gradevole’ e mi ringraziò per l’interessamento con uno splendido sorriso. Mi parve che ammiccasse con gli occhi, quasi volesse ringraziarmi concretamente per averla salvata.
Feci un passo indietro e me ne andai a passo spedito. Pure lei ci stava provando!! Dannazione, non che non mi piacesse ma era solo una ragazzina e per giunta minorenne!! Non se ne parla proprio!!

Nei giorni seguenti fu lei a farmi visita nella mia cabina ed ogni volta che vi trovava anche Mimeh avevo come l’impressione che la incenerisse con lo sguardo.
Ma, appena questa se ne andava, la sua espressione si addolciva e, sedendosi sul bordo del mio letto, uno di quei giorni, mi pregò  di darle un ruolo a bordo dell’Arcadia.

Le offrii di aiutare la signora Masu in cucina, credendo di farle cosa gradita. Per tutta risposta lei balzò in piedi e mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite e sbraitò : ‘Cooooosa???’ . Nuovamente scattò l’allarme generale di massima allerta. La guardai angosciato. Che avevo detto di male? Lei si avvicinò a denti stretti e mani sui fianchi con sguardo fiammeggiante d’ira. ‘Voglio un ruolo attivo!!’ continuò con voce roboante. Ok!Ok! ma datti una calmata!!!

Decisi di essere accondiscendente e le assegnai il compito di addetta alle comunicazioni. ‘NON CI SIAMO!!” gridò nuovamente con tutto il fiato che aveva in gola. Poi d’improvviso cambiò atteggiamento e si avvicinò con espressione maliziosa, sedendosi sulle mie gambe. Ma che sta facendo????
Mi passò l’indice sulla guancia sinistra e si arrotolò una ciocca dei miei capelli tra le dita, sussurrandomi sensualmente ad un orecchio : ‘voglio di più……Capitaaaano!’ . Per un attimo rimasi pietrificato….che voleva dire con quella frase?

Sentii il sudore freddo scorrermi lungo la schiena. In quattro e quattr’otto passai rapidamente in rassegna tutti i ruoli più prestigiosi e velocemente risposi: ‘sarai il vicecomandante dell’Arcadia!’. Mi guardò attonita, come se volesse dirmi che non avevo capito un accidente di quello che voleva davvero. Invece credo di aver capito benissimo e proprio per quello le offrii il massimo incarico esistente, spiazzandola.  Se ne andò dalla mia cabina a testa bassa e con la coda tra le gambe, farfugliando uno stentato ‘grazie’.

3-Masu
Finalmente ristabilito l’ordine ci rimettemmo in marcia lungo il sistema solare. Sulla Terra si verificarono strani fenomeni e improvvisamente vi piombò sopra un’enorme palla da bowling chiamata Pennant. Nessuno sapeva cosa fosse, tranne il Professor Daiba, prontamente assassinato da chi aveva lanciato quell’affare: il popolo di Mazone. Portai in salvo il figlio del professore, Tadashi Daiba e , con mio enorme sollievo, vidi che Kei Yuki cominciava ad essere interessata a quel ragazzo.
Almeno una era sistemata.
Quanto a Mimeh, per il momento la tattica del vino funzionava ancora alla grande.
Io ero sempre ubriaco, ma almeno il mio udito si salvava.


E proprio quando uno si sente tranquillo e abbassa un attimo la guardia, accade qualcosa che non ti aspetti.
La signora Masu mi chiamò attraverso l’interfono, chiedendomi di raggiungerla in cucina per parlare di una questione urgentissima. Pensai che avessimo finito le scorte alimentari. Mentre percorrevo il corridoio che portava da lei, stavo già passando in rassegna l’elenco delle navi da abbordare per procurarci del cibo o almeno le materie prime con cui ottenerlo.
Entrai e la trovai seduta su di uno sgabello, intenta a tagliare cipolle per la zuppa che ci avrebbe servito a cena. Lei mi guardò con occhi lacrimanti e si soffiò il naso nel grembiule.
Mi disse che voleva la mia opinione in merito allo stato delle cucine dell’Arcadia.
Sbarrai l’occhio non avendo compreso molto bene il significato della domanda. Si lamentò dicendo che il forno non cuoceva abbastanza in fretta, i frigoriferi erano troppo freddi, i pensili troppo alti per lei, le pentole troppo consumate e che, in sostanza, non si sentiva mai gratificata del suo lavoro.
La confortai dicendo che avrei provveduto a cambiare il forno, regolare i frigoriferi, abbassare i pensili, comprare (anzi: rubare) nuove pentole e soprattutto assicurai che avrei assaggiato personalmente e per primo ogni singolo piatto che lei avesse preparato.

Per tutti i teschi dell'Arcadia!!!! Non l'avessi mai fatto!! Non l'avessi mai fatto!! Mi pentirò per tutto il resto della mia vita di quello che le dissi.
Si sentì autorizzata a sperimentare nuovi piatti che mi sottoponeva aspettando con ansia il mio verdetto.
Assaggiavo ogni cosa esprimendo gioia, gaudio e tripudio con espressioni facciali che nemmeno sapevo essere in grado di fare. Avrei potuto comportarmi diversamente con lei a pochi centimetri di distanza che mi guardava speranzosa.....tenendo saldamente due mannaie nelle mani???? Certo che no!

I suoi piatti avevano un effetto allucinogeno su di me che, dopo essermi sottoposto alla tortura dell'assaggio, me ne andavo a gambe levate nella mia cabina. Appena mi distendevo sul letto però cominciavano le apparizioni: Yuki camminava a piedi scalzi sul pavimento coperta solo da foglie di lattuga nelle parti essenziali e si avvicinava a me ammiccando con gli occhi e sorridendomi sensualmente; Mimeh suonava l'arpa , vestita di sole fette di pane bianco e mi sussurrava : 'dammi il mantello, te lo aggiusto io! Poi ti sistemerò anche il resto!'....

Nooooo!!! Non è possibile!! Correvo in bagno e mi bagnavo il viso con l'acqua gelida e le allucinazioni se ne andavano.
Un giorno però Masu dovette cucinare qualcosa di veramente terribile dato che, oltre a Yuki e a Mimeh, mi apparve un'altra donna. Era tutta vestita di nero, fasciata in un abito scollato vertiginosamente e in testa portava un diadema.

"Chi sei?" gridai in preda al panico.
Lei fece una risata satanica e farfugliò qualcosa del tipo : "Sono Raflesia, bocconcino, la regina dell'onnipotente Mazone!"

Scossi la testa pensando di non aver capito bene e balzai verso di lei.
Ma, come per magia, quella donna scomparve dalla mia cabina, lasciandomi in preda ai sudori freddi......beh, forse era anche colpa dei terribili dolori di pancia che mi stavano assalendo in quel momento.....
Ci mancava anche questa!!! Non bastavano le tre donne della nave a darmi il tormento....ora ce n'era una proveniente da Mazone!!! Ma dove diavolo si trova questo Mazone poi...???

E pensare che mi ero imbarcato sull'Arcadia per non essere assillato dalle ammiratrici..........
   
 
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