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Autore: Daisy Potter    13/05/2006    6 recensioni
Una nuova vita insieme alla sua vera madre, ma anke il dolore per la separazione dai suoi amici e da lui … da Akito. Come vivrà Sana questa lontananza? E quali saranno i sentimenti di Akito, come reagirà?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Come avevo detto, eccomi di nuovo qui con una nuova storia

Come avevo detto, eccomi di nuovo qui con una nuova storia! (ke rompi, vero?! ^_^’)

La trama: Sana, 16 anni, decide di accettare la proposta di Keiko di andare a vivere con lei, e così inizia la sua nuova vita con la sua vera madre. Ma questo significa dire addio a Tokyo e a tutti i suoi affetti, compreso … Akito. Riusciranno i due a sopravvivere alla separazione? Come si sentiranno, divisi l’uno dall’altra? Dimenticheranno i loro sentimenti o decideranno di confessarli? …

Be’, ecco il primo capitolo, x il resto … dovrete seguire qst fic! J Daisy J

 

Capitolo 1.

 

La stanza che si presentò davanti agli occhi di Sana era accogliente. Un letto nell’angolo opposto alla porta, accanto alla finestra, coperto da una trapunta rosa, una scrivania sulla parete di sinistra, mensole cariche di libri. Era una bella cameretta … anche se più piccola e molto diversa da quella della villa di Misako. Fece qualche passo incerto all’interno della stanza, girando su se stessa. La voce della donna che l’aveva accompagnata la raggiunse debole e timida:
“Ti piace?”

Sana si voltò … e per l’ennesima volta in vita sua recitò: un sorriso falso, forzato, si dipinse sulle sue labbra.

“Sì … mamma”

Non seppe perché, ma quella parola le costò uno sforzo immenso. Lacrime di commozione salirono agli occhi della donna che guardò la figlia ancora senza credere di riaverla con sé.

“Be’, allora inizio a sistemare la mia roba!” cercò di sdrammatizzare la ragazzina.

“Oh, certo …” disse la donna, cercando di trattenere il pianto. “Vuoi che ti dia una mano?”

“No, grazie, faccio da sola.”

“Ah, ok. Be’, allora ti chiamo per la cena …”

La donna si voltò e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Nel buio della stanza, Sana sentì il peso della solitudine sulle sue spalle gravare con tutta la sua forza. Gettò in un angolo, insieme alle altre valigie, lo zainetto che aveva sulle spalle e si avvicinò al letto. Vi si inginocchiò, poggiando i gomiti sul davanzale della finestra. Il suo sguardo si perse, privo di espressione, sul paesaggio nuovo di Osaka. Così simile alla sua Tokyo, eppure così diversa. Non c’erano più le vie in cui passeggiava con i suoi amici, non c’era più la sua scuola, non c’era più la grande villa di Misako, non c’era più il parco con il gazebo … il loro gazebo … suo … e di Akito Hayama …

Akito … lentamente, il paesaggio fuori dalla finestra si offuscò e sbiadì, lasciando spazio ad altre figure proiettate dalla sua mente …

- INIZIO FLASHBACK -

Il rumore delle ruote che frenano sull’asfalto annuncia l’arrivo del veicolo che la porterà via. È un semplice taxi, ma è il suo ruolo a spaventare Sana: sarà quell’auto a separarla dai suoi affetti, a strapparla alla sua città. Con un groppo alla gola, stringe tra le mani la spallina destra dello zainetto e se lo carica sulla spalla, mentre la voce della domestica la raggiunge acuta e rotta da un tremito dal piano di sotto: “Signorina Kurata, è arrivata la signora Keiko!”

Non l’aveva chiamata “sua madre”, sapeva che avrebbe ferito i suoi sentimenti … e quelli di Misako. Gliene fu mentalmente grata, mentre scendeva le scale con il suo solito, falso sorriso.

“Grazie, signorina Shimura!”

Cercò di assumere un tono piuttosto spensierato, ma non era sicura del risultato ottenuto. Quando arrivò nell’ingresso, la tensione si poteva tagliare con un coltello. Gli occhi della domestica erano pieni di lacrime, che cercava invano di asciugare con un fazzoletto. Gli occhiali da sole di Rei non riuscivano a nascondere completamente la lucidità delle sue iridi …

“Sana, ti chiamerò ogni giorno! Ti troverò una montagna di lavoro! Prometto che farò il manager meglio di sempre!” le disse, prima di abbracciarla. Infine Sana si trovò di fronte a Misako. I suoi occhi, a differenza degli altri, erano freddi, fieri, privi di alcun sentimento.

“Mammina …” mormorò Sana. Quella parola sembrò abbattere ogni difesa della donna, che senza una parola si chinò a stringere a sé la piccola Sana. Questa volta né lei, né la ragazza riuscirono a trattenere il pianto, che scoppiò dirotto sulle spalle dell’altra.

“Vai, ti aspetta …” disse infine Misako scostandola da lei e rivolgendole un debole, ma sincero sorriso. Sana vi rispose, poi finalmente si decise e varcò la soglia della villa. Vide sua madre, la sua vera madre, aspettarla di fronte al taxi, dove l’autista aveva già caricato le valigie. Le aprì la portiera, e Sana salì sull’auto. Vide la giovane Keiko andare da Misako e farle un inchino:
“Grazie per aver cresciuto Sana in questi anni”

La donna cercò ancora di frenare le lacrime, di mostrarsi forte come era sempre stata.

“È stata come una figlia per me, non avrei potuto fare altrimenti” rispose con freddezza, e le due donne si salutarono. Keiko salì sul taxi, che dopo gli ultimi saluti partì lentamente. Stava accadendo … stava dicendo addio alla sua vita, per viverne una nuova, una con la sua vera madre … La vita che sarebbe sempre dovuta appartenerle … eppure che sentiva così estranea. Sarebbe andata a vivere in un’altra città, ad Osaka, lontano da tutti i suoi affetti, dalla sua vita di sempre, dalle sue abitudini e dai suoi amici …

I suoi amici … le pareva quasi di sentirli chiamare il suo nome …

“Sana!!”

Scacciò quel pensiero, troppo doloroso, scuotendo il capo. Finché una voce più profonda non la raggiunse …

“SANA!!!!”

Quella voce … non l’avrebbe mai dimenticata … l’avrebbe riconosciuta ovunque! Sentì il cuore salirle in gola e lì martellare all’impazzata, quasi volesse uscire. Non poteva essersela immaginata: quella voce era reale … e infatti la sentì di nuovo, più forte, poco dopo:
“SANA!”

Si inginocchiò sul sedile posteriore del taxi e si voltò a guardare la strada dietro di sé … e lì li vide. C’erano tutti: Aya e Tsuyoshi, che correvano tenendosi per mano; un po’ più indietro e con il fiatone, Hisae e Gomi; poi Fuka, quasi alla testa del gruppo … e davanti a tutti lui … Akito … Correva più veloce degli altri, i capelli biondi che danzavano sulla sua fronte, i lacci del cappuccio della felpa che ogni tanto gli sferzavano il viso, le gambe che lo facevano volare sull’asfalto … e la bocca che ancora una volta pronunciava il suo nome:
“SANA!” una nota disperata nella sua voce “Ti prego, Sana, non andartene!”

“Akito!” lo chiamò lei da dentro il taxi. Avrebbe voluto andargli incontro, frenare la sua corsa saltandogli al collo e abbracciandolo, assicurandolo che non lo avrebbe lasciato … e invece c’erano metri di asfalto e un vetro a dividerli, e il ragazzo non poteva fare nulla per raggiungere l’auto che stava acquistando velocità. Akito ce la mise tutta, chiese un ulteriore sforzo ai propri muscoli, ma mai avrebbe potuto raggiungere la sua Sana …

La ragazza lo vide inciampare e cadere a terra, graffiandosi gambe e braccia strusciando contro il selciato. Lo vide rialzarsi a fatica sui gomiti, alzare lo sguardo verso di lei … quello sguardo che era sempre stato freddo, duro, tagliente … e che invece in quel momento era tenero, smarrito, lo sguardo di un cucciolo indifeso … lo sguardo di chi ha perso la cosa più importante … Lo vide lì, per terra, in mezzo alla strada, il sangue che usciva dai tagli che si era procurato cadendo, la disperazione sul suo viso impolverato … vide le sue labbra muoversi un’ultima volta a pronunciare il suo nome, ma questa volta non era più un urlo, ma solo un sospiro, che però le sembrò più forte di ogni altra parola. I suoi amici lo raggiunsero, tutti rimasero col fiato corto a guardare l’auto allontanarsi , salutando Sana. Fuka si avvicinò al ragazzo ancora a terra, si accovacciò e gli posò una mano sulla spalla, ma il ragazzo si scostò bruscamente … Sana fu convinta di aver intravisto qualcosa luccicare sul volto di Akito, scendere dai suoi occhi e scivolare sulla sua guancia …

Poi il taxi svoltò, e Sana disse addio ai suoi amici con un ultimo sguardo velato di lacrime …

- FINE FLASHBACK -

Quelle stesse lacrime stavano ora scorrendo sul suo viso, inarrestabili. Le vie buie di Osaka erano tornate a stagliarsi fuori dalla finestra, non più celate dall’immagine dei suoi ricordi. Non seppe quanto tempo rimase a fissarle, in realtà senza vederle veramente … dopo un tempo che le parve infinito la voce di Keiko la raggiunse dalla cucina:

“È pronta la cena!”

Sentì, dalla stanza accanto, lo scalpiccio di piccoli passi correre in corridoio e una vocina infantile rispondere: “Arrivo, mammina!”… era la sua sorellina, Mariko.

Mammina … le lacrime scesero ancora più copiose, al ricordo di Misako che si era affacciato nella sua testa. Infine però si decise a scacciarle e lentamente andò verso la porta della sua camera. Si asciugò il volto, nascose la sua tristezza, pronta a recitare per l’ennesima volta, posò una mano sulla maniglia e la girò … stava cominciando la sua nuova vita …

 

  
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