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Autore: Deep Submerge85    13/09/2011    3 recensioni
Morire significa che tutto è passato; ma morire la morte, morire eternamente, significa vivere. Provare, vivendo, il morire. (Kierkegaard).
Silente e Grindelwald si scontrano, ma il loro non è un semplice duello tra maghi: è lo scontro di due anime più simili di quanto si possa pensare; è soprattutto lo scontro di Silente con i fantasmi del suo passato. E da questo duello, niente sarà più lo stesso per lui.
Classificata Quinta al Song-Fic Contest di Lolly_DeAdGirl "A Song for Darkness"
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il cielo è nero, completamente ricoperto da nuvole minacciose cariche di pioggia che rendono tutto più buio. Anche il mare che circonda l’isolotto su cui ci troviamo è nero,completamente scuro e in tempesta: lo sento schiumare di rabbia, e mi sento circondato dalle tenebre.  
Nurmengard, dall’alto della sua imponenza assiste cupa al nostro incontro e la scritta “Per il bene superiore” che campeggia al suo ingresso mi riporta a tempi lontani e dolorosi.                      
Un’aria gelida scompiglia i nostri capelli, ma a ghiacciare la mia anima è ben altro.                                            
Il tuo volto è una maschera inespressiva: non un fremito nei tuoi occhi, non un sospiro dalle tue labbra. Anche allora eri così, ma io non lo vedevo, non lo volevo vedere.                          
“E’ passato tanto tempo, Gellert…” La mia voce è calata di un tono: non riesco a mascherare del tutto l’emozione che provo nel rivederti dopo così tanti anni. 
“Già…finalmente ci rincontriamo, Albus…” Mi rispondi non senza ironia. Sai che non avrei mai voluto questo scontro, che avrei preferito morire mille volte piuttosto che essere qui, di fronte a te, con la bacchetta sfoderata. Nonostante tutto quello che è stato, non riesco a guardarti con distacco. Con rabbia, delusione, disgusto anche per tutto il male che hai fatto, ma non riesco a trattarti come un nemico qualunque.      
Te, che una volta, chiamavo il mio Gellert.                                                                                    



Perfect by the nature,
icons of self indulgence. 
Just what we all need,
more lies about a world that 
never was and never will be. 
                                                                                                     
 



Eravamo giovani allora. E potenti. I più grandi maghi dell’epoca, forse, i più grandi di tutte le epoche. Brillanti, pieni di idee e di progetti. Eravamo perfetti noi due, secondo ogni punto di vista e per questo, eravamo pronti a cambiare il mondo.                          
Avevamo la profonda convinzione che solo noi potessimo farlo; solo noi avremmo potuto cambiare l’ordine costituito delle cose, dominare i Babbani, per il loro bene e quello di noi Maghi.                      
Era questo il nostro scopo: lavorare per il bene superiore.      
Ed eravamo pronti a tutto pur di riuscire.        
Quante bugie, quante menzogne ci raccontavamo! Per il bene superiore. Quante atrocità avremmo commesso e io non lo capivo, non lo vedevo, accecato dal futuro brillante che mi si prospettava e che ero convinto di meritarmi. Accecato da te.
Non sei affatto cambiato da allora. Hai qualche ruga in più, sei più curvo, ma gli occhi sono sempre quelli: vivi, magnetici. Con terrore penso che se non fossi a conoscenza delle tue nefandezze, ancora potrei annegare nei tuoi occhi.             
Dicevi di amarmi, Gellert.                      
Me lo dicevi nelle notti insonni passate sotto le stelle, a parlare dei nostri progetti. Me lo ripetevi accarezzandomi i capelli, prendendo le mie mani tra le tue, e anche allora mentivi. Mi ingannavi senza alcuna pietà.
 


Have you no shame don't you see me, 
you know you've got everybody fooled. 
You don't know how you've betrayed me 
and somehow you've got everybody fooled. 




Improvvisamente la pioggia inizia a cadere su di noi, nel tentativo, indubbiamente vano, di lavare via i tuoi peccati e i miei terribili errori. Se solo non fossi stato così cieco, quante cose avrei potuto evitare: quella stessa prigione al cui cospetto ci troviamo, dove hai rinchiuso e torturato migliaia di innocenti, probabilmente non sarebbe mai esistita, se avessi voluto capire. Ma sono rimasto impassibile, sordo ad ogni richiamo della coscienza, ad ogni supplica di mio fratello, sangue del mio sangue, anche quando gli infliggesti la Maledizione Cruciatus.                       
Qualcosa si incrinò allora, iniziai ad intravedere le tenebre nascoste dentro di te, ma nonostante questo avrei continuato ad ignorare tutto, a crogiolarmi nei nostri sogni di gloria, se…  
Chiudo gli occhi per un attimo, e l’immagine della mia adorata Ariana mi si presenta dinanzi. Anche per lei ho atteso, anche per lei non ho voluto incontrarti prima: con quale orrore potrei scoprire che mia fu la mano, mia fu la Maledizione che le tolse la vita.    
Le lacrime mi solcano il viso, nascoste dalla pioggia che continua a cadere incessante. Il cielo piange insieme a me Gellert, perché anche se non vorrei, anche se una parte di me sarà legata a te in eterno, non posso più chiudere gli occhi. Troppo il dolore, troppo il male che hai fatto.
Ti fermerò adesso, come non ho avuto la forza di fare allora.
 


I know the truth now. 
I know who you are 
and i don't love you anymore.

 



Ci osserviamo a lungo, le bacchette strette tra le dita. E sei tu a fare la prima mossa.                  
“Avada Kedavra!” Un lampo verde mi passa accanto, mentre mi getto velocemente di lato. Hai colpito per uccidere. Senza pietà come sempre, senza cuore. Ed io che pensavo di avertelo rubato… “Stupeficium!” Con un gesto pigro del braccio blocchi il mio Incanto e sorridi annoiato. Intimamente mi consideri uno sciocco, o forse un folle, qualcuno da raggirare come tante altre volte hai fatto. Ma questa non è una delle nostre notti stellate.           
Non combatterò per uccidere, ma ti fermerò Gellert. L’ho promesso a me stesso, prima ancora che a tutte le persone che si sono completamente affidate a me.                        
Lampi di luce rossa e verde fendono l’aria. Lottiamo come leoni, senza neanche più pronunciarle le formule: è un duello di abilità, di menti. Di anime.        
Tu brandisci la bacchetta sempre più furente e agitato. L’ira che finora hai trattenuto, viene prepotentemente a galla: non puoi credere che ti stia tenendo testa.                                
Tu, il più grande Mago Oscuro della storia, il possessore del più sanguinario e potente tra i Doni della Morte, non riesci a sbarazzarti di me. Lo sciocco ragazzo che hai ingannato così tanto e così a lungo, favoleggiando di un mondo più giusto, un mondo che solo in seguito ho capito quanto fosse assurdo, perché creato nel sangue e col sangue di persone innocenti; un mondo fatto di male. E pur di avermi dalla tua parte hai indossato la più crudele delle maschere, professando un sentimento che non ti apparteneva in alcun modo, lasciando che mi innamorassi di te a poco a poco.      
Quel ragazzo l’avresti sconfitto, Gellert, senza alcuna fatica. Ma ora la tua maschera è caduta, il mondo di cui parlavi non può esistere. Tu non esisti. Non sei mai stato quello che credevo, non sei mai stato colui che mi avrebbe portato gloria e onori, il Maestro di cui avevo bisogno, che mi avrebbe guidato. La persona che mi avrebbe salvato dalla mediocrità in cui stavo scivolando per occuparmi della mia famiglia. Sono sempre stato solo una pedina nelle tue mani, niente di più.                                                                         
 
 


You're not real and you can't save me. 
Without the mask where will you hide 
can't find yourself lost in your lie. 

 
 
 

Utilizzi la tua bacchetta come una frusta e la brandisci contro di me. Ormai la tua gelida sicurezza è andata perduta, lavata via dalla pioggia e dalla mia abilità, e lasci che sia solo la violenza a guidarti.
Non riesci a colpirmi, sono diventato troppo esperto, e allora tenti il tutto per tutto. “ARDEMONIO!” Ruggisci con tutte le tue forze e immediatamente le fiamme sprigionate dalla tua bacchetta mi circondano: nemmeno la pioggia potrà mai spegnere questo fuoco maledetto, che non si placa fin quando non ha raggiunto l’obiettivo. 
Al di là del cerchio di fuoco mi guardi e ridi. Ridi selvaggiamente. La tua furia sembra essersi placata, credi di aver ripreso il controllo della situazione, ma non è così.     
Vorrei parlarti, Gellert, cercare di farti capire, di farti pentire per ciò che hai fatto, ma sarebbe inutile lo so. La tua anima è troppo corrotta, troppo immersa nelle arti più oscure, per poter ritrovare la via del bene. Inizio ad agitare la bacchetta sopra la mia testa, facendola roteare sempre più vorticosamente, attirando le fiamme che vanno a raccogliersi in una gigantesca sfera infuocata, proprio poco sopra il mio capo. Ne posso sentire il calore infernale in cui avresti voluto lasciarmi bruciare. Non distolgo gli occhi dai tuoi e ti vedo perdere ancora una volta la sicurezza; vedo spegnersi lentamente la risata di poco prima nell’osservare i miei gesti. Mi punti la bacchetta addosso, stai per attaccare, ma stavolta sono più veloce e con uno scatto secco del braccio, indirizzo su di te la sfera di fuoco maledetto. Sono sicuro che la eviterai e così è, infatti: ti smaterializzi subito dietro di me cercando di colpirmi alle spalle ma anche stavolta non fai in tempo e vieni prontamente respinto da un mio Sortilegio Scudo. Indietreggi Gellert, ed ora sembri quasi spaventato.
Hai forse capito l’esito che avrà questo duello?Hai capito che per anni a soggiogarmi era stato il mio amore per te e non la tua superiorità magica?                                                                                    
 
 
 
I know the truth now.
 
I know who you are 
and i don't love you anymore

 
 

Mi guardi con un ghigno sinistro sul volto, un bagliore di puro male compare nei tuoi occhi e capisco. Adesso vuoi giocare con me come il ragno con la mosca. Sei adirato, ferito nell’orgoglio, preoccupato persino. Adesso non puoi uccidermi subito, no. Devo pagare per aver osato battermi con te e averti messo in difficoltà.        
“Crucio!” E’ solo questione di un attimo e non riesco ad evitarla. Sento solo le mie viscere contorcersi per il dolore e la mia voce uscire dal mio corpo con una tale prepotenza. Sto urlando di dolore, Gellert, e ancora una volta sento il suono della tua risata. Mi accascio a terra e continuo a sentire la mia voce, sempre più forte, sempre più implorante. Basta per pietà.              
E tu continui a ridere. Io non ho mai usato una Maledizione Cruciatus. Su nessuno. Mai.      
Devi desiderare davvero il male per utilizzarla, devi voler davvero provocare un’atroce sofferenza in un altro essere umano e io non l’ho mai voluto, nemmeno verso i miei nemici peggiori. Tu invece, la utilizzi contro di me, e mi chiamavi amore.

D’improvviso tutto finisce. Non sento più quel dolore lancinante, né le mie urla e la tua risata, adesso c’è silenzio intorno a me; sento solo il mare che rumoreggia sempre più forte e impetuoso, alimentato dalla pioggia gelida che non accenna a smettere. Il mio respiro torna ad essere regolare e riesco ad alzarmi, seppur con fatica: non mi arrenderò così facilmente. Ho già ceduto troppo in passato.
“Sei patetico, Albus…sempre così votato al martirio…anche da giovane, mi irritavi tremendamente per questo…” Ti rivolgi a me disgustato, con lo stesso tono che usavi per parlare dei Babbani, feccia indegna di ogni rispetto. “Faresti meglio ad andartene, finchè te ne do il tempo…”
“Se sono ancora qui, è per la mia bravura…non certo grazie al tuo buon cuore…” Anche perché tu non hai cuore, Gellert, ormai l’ho ampiamente capito, a mie spese.                            
Mi guardi sogghignando e stai per colpirmi di nuovo, probabilmente con un’altra Cruciatus, ma stavolta sono più veloce io. Con un movimento rapido della bacchetta creo un’immenso getto d’acqua che ti avvolge immediatamente, senza darti il tempo di reagire. Boccheggi, senza aria in quella sfera: sei in trappola, sebbene per poco; con un colpo secco della bacchetta riesci a liberarti e cadi a terra. Per un attimo perdi la concentrazione, interdetto per essere stato messo in difficoltà: ti distrai solo per un istante, ma tanto basta.      
“Expelliarmus!” Grido più forte che posso, e la Bacchetta di Sambuco vola via dalla tua mano per cadere poco distante.      
La tua tracotanza è completamente sparita ora e mi guardi sorpreso, esattamente come il ragno a cui poi la mosca è riuscita a sfuggire. Non ho nemmeno il tempo di prendere fiato però, perché noto uno strano guizzo di soddisfazione comparire sul tuo volto. La soddisfazione di chi sa di avere ancora una carta da giocare, una carta fondamentale, che può cambiare ogni cosa. Mi sorridi ostentando una sicurezza che non dovresti più avere ormai e io alzo la bacchetta di fronte a me, in attesa della tua mossa.              
Fai qualche passo verso di me e scoppi a ridere. “Curioso vero?Ha smesso anche di piovere…così, per sottolineare la vittoria del Bene sul Male..!” In effetti la pioggia è cessata, sebbene il cielo sia rimasto completamente nero e il mare continui ad infuriare.     
“Ma…sei proprio sicuro di rappresentare il Bene, Albus?”  Ti rivolgi a me con un sarcasmo mal celato e io deglutisco pesantemente, perché ti conosco ormai, e so già a cosa ti riferirai.         
“Sei venuto a sfidarmi per le mie nefandezze, i miei delitti…e i tuoi, Albus?Il tuo delitto, tanto più grave perché perpetuato ai danni del tuo stesso sangue…quello non conta?” Le tue parole mi paralizzano, sento i battiti del mio cuore diminuire lentamente, come se perdessero di forza.          
I tuoi occhi scintillano, pregustando il trionfo e sorridi, mentre mi travolgi con la più imperdonabile delle maledizioni. “Sei stato tu!” Mi dici in un tono ruvido, tagliente come una lama.            
“Sei…stato…tu!” Ripeti di nuovo lentamente, per essere sicuro di avermi colpito, di avermi ferito a morte e a quel punto sento le ginocchia cedere. Il braccio che ho tenuto ritto di fronte a me tutto il tempo, mi cade lungo il corpo d’improvviso. Sono stato io.                                                                   
Vorrei sprofondare, vorrei perdermi nella profondità di quel mare così oscuro e non tornare mai più. Sono stato io.                                                                                                                          
Mia la mano, mia la colpa. Io. Io. Io ho ucciso Ariana.                                                                                
E tu ridi. Ancora una volta, tu ridi. La mia anima si sta lacerando e tu ridi. Con un ultimo barlume di forza e lucidità, alzo lo sguardo su di te, ti punto contro la bacchetta e tu mi osservi, ancora sprezzante, perché sai che qualunque cosa succederà a te, mi hai comunque distrutto. Mi hai comunque ucciso. Non ci saranno vincitori in questa battaglia, solo vinti.                                         
“Stupeficium.” La luce rossa ti investe in pieno e cadi a terra; quando ti sveglierai sarai già in prigione, nella tua Nurmengard, e lì passerai il resto della vita.                                                            
Mi avvicino a te, inginocchiandomi al tuo fianco e piango, piango disperato: sei stato il mio unico amore, Gellert, colui che per un tempo mi ha ridato la vita e oggi me l’ha tolta irrimediabilmente. Il mio corpo è ancora integro, ma la mia anima d’ora in poi non esisterà più, distrutta dal senso di colpa, consumata dal dolore. Io mi trascinerò giorno dopo giorno, cercando di fare quanto più bene possibile, cercando di espiare il mio terribile delitto, finchè il mio corpo non si consumerà come la mia anima e mi ricongiungerò alla mia adorata Ariana, per passare anche l’eternità a chiederle perdono.                                                                                                        
Sono venuto fin qui per catturare te, per sconfiggerti e liberare il mondo dalla tua depravazione; ho rimandato per anni per l’amore che ti portavo e per la paura che potessi svelare anche la mia di depravazione, il mio orribile gesto, ma alla fine non ho più potuto sfuggire al mio destino. Ti ho sconfitto, come tutti volevano, ma nel farlo ho sconfitto anche me stesso.                   
Il Male che ho eliminato con te, fa parte anche di me, e lo pagherò, giorno dopo giorno.                                                                           
 


…somehow now you're everybody's fool.







Salve a tutti!! Questa storia ha partecipato al Contest “A Song For Darkness” di Lolly_DeAdGirl classificandosi quinta. Risultato da me totalmente inaspettato, anche perché normalmente non scrivo nel fandom di Harry Potter. Ho scelto la canzone Everybody’s Fool degli Evanescence per rappresentare lo scontro tra Silente e Grindelwald, ma soprattutto la fragilità e la debolezza di Silente che si cela dietro la sua apparenza di Grande Mago. L’idea mi è venuta leggendo il Principe Mezzosangue, in particolare il momento in cui Silente delira quando nella grotta è costretto a bere la pozione, oltre ovviamente al racconto sulla sua vita del fratello Aberforth. Ho vinto anche il Premio Miglior Titolo, ma questo non è merito mio ma del buon Kierkegaard a cui mi sono ispirata. :)
   
 
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