Per quando sarai lontano
Quando sarai lontano, ti vedrò finalmente compiuto in tutto il tuo esistere, dopo un’attesa infinita e colorata di tramonti intravedrò oltre la collina un volto sostituirsi al sole.
Misurerò ogni mia mossa con precisione e facendo attenzione
a non invadere la tua immagine lontana con la mia languida laguna, la stessa
laguna nella quale hai condotto la tua barca. Ti sei fermato in mezzo allo
specchio d’acqua. Al tuo cenno tutti i fenicotteri sonovolati via, mostrandoti
finalmente il fuoco che arde sotto le loro ali. Ti sei sorpreso, non ti
ricordavi di essere stato in un luogo del genere prima. L’acqua salmastra ti
sembrava troppo pesante, quasi impossibile da smuovere con i remi. Eppure quei
fenitcotteri la percorrevano, la sollevavano, la stuzzicavano, sembravano
levigarla e farle il solletico quando dopo breve volo tornavano su di essa.
Improvvisamente ti rendevi conto di aver perso ogni mappa
nautica, ma non sembravi preoccupato, chiunque avrebbe capito che tu conoscevi
e riuscivi a dominare quell’immensità salmastra e rigogliosa. Hai smesso molto
presto – con mio disappunto, lo ammetto- di disegnare sul tuo volto
quell’espressione di perdizione estatica.
Quando sarai lontano, non sarai mai salpato dal porticciolo
della mia laguna. Il paesaggio sarà mutato, ma l’àncora sarà sempre incagliata
in un macigno. Scenderai nelle profondità marine per rimediare all’incidente,
ma osserverai come la corda, un po’ logora e sporca, non sembri aver fine.
Resterai fermo, sospeso tra il mare ed il pontile della mia laguna.Vedrai solo
azzurro davanti a te… Spero che non sentirai il desiderio di salpare verso
l’infinità del mare aperto.
Quando sarai lontano, potrò attribuirti la luce che più mi
aggrada. Che sia quella più splendente, quella più somigliante alla matrice di
ogni luce – il sole- , quella che di notte si tinge di azzurro e di verde.
Quella memore di una qualche origine divina, la sola ed unica luce che si fonde
con le mie pupille, senza danneggiarle e senza mai stancarle, senza arrecare bruciore
ai miei occhi che osano su di te e sul cielo. Se hai capito, si tratta di
quella luce che solo l’azzurro più puro emana e che filtrata dall’intercalare
festoso del cielo induce ai fiumi della nostalgia una piena che vorresti non
finisse mai. Che vorresti ti praticasse ogni giorno un nuovo taglio, per
ricordarti che la perfezione si gode solo accostata al suo contrario.
Ti dipingerò con tutti i colori che troverò a disposizione.
Ma non li userò puri, non mi accontenterò delle sfumature create dalla natura a
mio uso immediato. Li mescolerò, li triturerò, donerò loro la tua forma, i tuoi
capelli e la tua voce. Salirò quanto più in alto mi sarà possibile, portando la
tela sottobraccio e in una mano i pennelli. Correrò addotto dalla bellezza,
tua, del cielo, mia. Ritrarrò un momento dedicato soltanto a te.
Getterò nello stesso istante tutti i colori sulla tela. La
tua immagine si formerà all’istante, ogni sfumatura conoscerà a memoria la
strada, saprà trovare il proprio posto, poiché io stesso gliel’avrò insegnato.
Ti vedrò mentre emani l’immagine che più si adatta alla mia,
ti potrò toccare sul mio corpo, interrogare nei miei occhi, potrò esplorarti
nelle mie perversioni più assurde. Saranno anche le tue? Potrò correggerti come
faccio con i miei scritti, e poi ti godrò per la durata della tua assenza.
Quando sarai lontano, ricordati della tua posizione di
vantaggio. Non visto e indifferente potrai ferirmi senza sporcarti né di sangue
né di dolore, avrai tutti i mezzi per eludere il mio sguardo interrogativo che
tanto temi. Probabilmente non ti accorgerai dei movimenti del sole e del suo
continuo fuggire dalla tua vista, amo impiegare il mio tempo pensando a cosa
potresti invece ravvisare nella distanza. Avulso dal contesto, sei come una
proposizione subordinata, sei incompleto e manchi della tua principale, e la
cerchi nelle figure che di tanto in tanto compaiono all’orizzonte. Durante il
tuo periodo di distanza, l’orizzonte sarà atrocemente netto, e non sarai capace
di guardarlo. Immagino che ti abbraccerai le ginocchia e nasconderai il volto
tra le mani.
L’orizzonte urlerà di dolore, non ama essere ignorato. Se
dovessi vederlo, avrai utilizzato la distanza nella sua forma più nobile:
quella che rende ogni contorno netto e che dopo aver dilaniato anche il più
robusto dei cuori, lo ricostruisce pezzo per pezzo, più forte di prima.
Per quando sarai lontano, io posso fare poco. Ma ti
garantisco che la mia laguna è protetta da ogni vento, vi soffia soltanto
quella meravigliosa brezza serale che diffonde il profumo dei tuoi capelli e lo
fa arrivare fin sopra le montagne. E non
fa mai freddo. Nudo, ti sentirai come avvolto dalle lenzuola. Tornando,
se soffierà il vento, sistemandoti i capelli ti accorgerai che infondo non te
ne sei mai andato.