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Autore: Cassie chan    14/05/2006    9 recensioni
Ciao a tutti! Mi chiamo Cassie-chan e questa è la mia prima fanfiction su Tokyo mew mew! Non so se sia venuta molto bene, ma scriverla per me è stato molto bello perché sono riuscita a completarla e di solito non ci riesco quasi mai! Spero che vi piaccia! Un piccola serie di avvisi:
1. La coppia principale è ovviamente Ryan-Strawberry, dato che Mark non lo sopporto e sono rimasta molto delusa dalla fine dell’anime; ci speravo fino all’ultimo che si mettesse con Ryan, ma quella niente! Rimane con il merluzzo umano! Quindi, alle fan di Mark consiglio di non leggerla… non è che faccia proprio bella figura…
2. Uso i nomi dell’anime, anche se non ne vado pazza, ma mi piacciono di più di quelli originali…
3. All’inizio, la storia sembra contorta, ma spero che si capisca tutto alla fine…
4. Commentate! Commentate! Commentate! Altrimenti, mi demoralizzo e non la pubblico più, dato che è praticamente finita!
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18- The end of the circle

 

Capitolo 18- The end of the circle

 

“… I know that life won’t break me, when I come to call, she won’t forsake me, I’m loving angels instead…”--- Robbie Williams

 

Epilogo

 

La mattinata si preannunciava calma e tranquilla, dolcemente piena di sole e teneramente pervasa dal vento caldo dell’estate. Un’atmosfera vivace e frizzante aveva preso tutti gli abitanti della città, che camminavano per le strade, respirando a pieni polmoni la prospettiva del riposo dell’estate, che ormai era molto vicina. Gruppi di bambini correvano e giocavano nel parco, rincorrendosi con pistole caricate con acqua gelata. Un piccolo, che stava disperatamente evitando un altro, che gli stava lanciando contro dei palloncini pieni d’acqua, sollevò un braccio e salutò una persona, che veniva in direzione opposta e che sembrava molto affaccendata.

“Buongiorno maestra!” disse, la voce alta e cristallina, che distrasse per un attimo il suo compagno di giochi.

La donna sorrise e agitò la mano aperta, mentre i capelli rosso scuro le cadevano sulle spalle esili e lasciate scoperte dal top bianco, che indossava.

Riprese a correre, arrivando davanti ad una casetta di colore giallo ed azzurro, davanti alla quale l’attendeva una donna sulla cinquantina, che teneva in braccio una bimba di un anno con i capelli biondi e gli occhi castani.

“Insomma Strawberry!” le urlò contro, mentre la bambina si agitava per correre incontro alla donna “Ti avevo detto di non fare tardi! Io e tuo padre dobbiamo andare a trovare tua nonna, lo sai che si sente molto sola in questo periodo!”.

Strawberry riprese fiato e disse, il fiato corto: “Scusami mamma… ma la riunione di chiusura dell’anno scolastico è finita più tardi del previsto…”.

Si avvicinò, prendendo la bambina tra le braccia, che prese a sorridere e a battere le manine paffute in segno di contentezza. Lei le diede un bacio sulla fronte e sorrise, dicendo: “Ciao Katy! Ti è mancata la mamma?”.

La bimba sorrise e annuì, di nascosto, cercando di non farsi vedere dalla nonna, che alzò gli occhi al cielo e disse sconsolata: “E’ chiaro che le sei mancata! La vizi enormemente quella bambina! Per non parlare di tuo marito!”.

Strawberry sorrise alla madre e annuì, poi si ricordò che andava decisamente di fretta e mise Katy nel passeggino, dopo aver raccolto una borsa di paglia azzurra, che la madre le porse.

“Ci vediamo stasera, mamma!” disse lei, salutandola, mentre ripercorreva il vialetto all’incontrario. La signora Momomiya rimase un attimo ad osservarla, mentre si allontanava, poi sorrise tra sé e sé. Quante ne aveva passate sua figlia in quegli ultimi anni lo aveva scoperto solo di recente, quando lei, un giorno di cinque anni prima, era tornata a casa, dopo quel suo misterioso ricovero in ospedale. Non aveva mai capito che cosa le fosse successo, ma fu allora che lei, seduta sul divano della cucina, aveva raccontato tutto a lei e a suo padre del suo passato di mew mew e della sua lotta contro gli alieni. La signora Momomiya aveva tremato nel sentire il racconto delle difficoltà e dei pericoli, che Strawberry aveva affrontato, ma al contempo, aveva finalmente capito molti dei tanti segreti della figlia. Le chiese come mai le avesse detto tutto solo adesso, quando ormai il pericolo era passato, e Strawberry aveva detto che lo avrebbe capito di lì a poco. Poi aveva sorriso ed era corsa in camera sua. Il giorno dopo, era tornata all’università e, dopo tre mesi, aveva tenuto tre esami. I primi di tutta una serie, che l’avevano portata finalmente alla laurea e ad insegnare in una piccola scuola elementare in periferia. Alle volte, la guardava quella sua bellissima figlia e sorrideva nel vederla così felice. Ed era inutile che il padre di Strawberry cercasse sempre di minimizzare tutto, lei lo sapeva che era tutto merito di suo genero, il marito di Strawberry e il padre di Katy, la sua adorabile nipote. Era stato per lui che Strawberry aveva ripreso a vivere ed era ritornata la stupenda persona che era.

Ritornò in casa e trovò sul mobile vicino alla porta un post it, su cui c’era scritto un piccolo messaggio con la scrittura di suo marito per Strawberry… Riferisci a tuo marito che la partita dell’ NBA è terminata 120-118 per noi…

La signora Momomiya sorrise ancora, mentre si chiedeva perché il marito si ostinasse ancora a non chiamare per nome il loro genero, quando si vedeva lontano un miglio che gli era molto affezionato. Scrollò le spalle e ritornò in cucina.

Intanto, Strawberry camminava tranquillamente per strada, salutando di tanto in tanto qualcuno dei suoi alunni, che le capitava di incrociare. In realtà, era abbastanza tardi, e sapeva che si sarebbero arrabbiati con lei, ma si autoimpose che era una giornata troppo bella per agitarsi, e poi non poteva certo mettersi a correre con il passeggino di Katy.

In campo a pochi minuti, arrivò in una vicina spiaggia, dove si trovavano un discreto numero di persone in costume da bagno, che prendevano il sole o che giocavano tra le onde argentate. Si tolse i sandali bianchi e prese a camminare sulla sabbia dorata, che era abbastanza calda, ma piacevole. Si diresse verso un gruppo di palme sulla spiaggia, vicino alle quali c’era un discreto gruppo di persone. Sospirò, preparandosi all’ennesima ramanzina, ma poi si rassicurò. Almeno suo marito non c’era e quindi non ci sarebbe stata la sua voce ironica ad unirsi al coro di rimproveri…

La sua voce ironica e affascinante…

Sorrise, avvicinandosi alle palme, salutando ad alta voce un ragazzo, che era intento ad accendere un barbecue.

“Ciao Kyle!” disse amabilmente.

Kyle si sollevò, pulendosi, senza accorgersene le tracce di grasso sulla camicia avana, imprecando a mezza voce quando se ne rese conto. Poi le sorrise e la salutò: “Ciao Strawberry! Sei fortunata, Mina è appena andata a prendere delle bibite… si è appena accorta che mancavano…”.

Strawberry sospirò e disse: “Sta pur certo che mi rimprovererà comunque per qualcos’altro… e Pam, non è venuta?”.

Kyle annuì sconsolato, e disse: “Riprese del film in Canada… mi ha detto che finivano oggi, e che se ci riusciva, ci avrebbe raggiunto oggi pomeriggio… è duro essere il marito di una famosa star di Hollywood…”.

Lei sorrise comprensiva, per poi velarsi leggermente, quando Kyle le chiese: “Ma per te non credo che sia molto diverso, no?”.

“Esattamente la stessa cosa, ma lui almeno torna nei finesettimana… Pam è molto più impegnata di lui…”

“Ma neanche lui è potuto venire, vero?”.

Strawberry sorrise e disse in tono cerimonioso, scuotendo la mano ripetutamente: “Riunione del consiglio d’amministrazione, o non so che altro… avrà detto sicuramente qualcos’altro, ma lo sai che, quando inizia a parlare del gruppo, raramente lo seguo fino alle fine…”.

Kyle rise, mentre una voce bassa e profonda interrompeva le loro risate.

“Ho detto Riunione sulle nuove strategie di marketing… non ho detto proprio niente di difficile…”.

Strawberry sgranò gli occhi, sorpresa, mentre il suo sguardo si posava sulla figura, che le era comparsa di fronte.

“Non dovevi tornare solo sabato?” chiese lei, sorridendo leggermente.

“Certo che dovevo tornare solo sabato, ma dato che Davis è ansioso di fare il direttore al posto mio, gli ho lasciato le briglie dell’azienda per questa settimana…” .

Strawberry scoppiò a ridere, avvicinandosi al marito, che le sorrise affettuosamente. Poi lo baciò dolcemente sulle labbra e sussurrò: “Mi sei mancato tanto…”.

Ryan sorrise a sua volta e disse: “Anche tu… anche se a dirla tutta, mi è mancata di più un’altra ragazza…”.

Strawberry si incupì, poi si rasserenò, staccandosi dall’abbraccio di Ryan, dicendo: “Bè, purtroppo so che con lei non potrò mai competere…”.

Ryan la attirò di nuovo a sé con impeto, e la baciò, sussurrando sulle sue labbra: “Vada per un pareggio…”. Strawberry rispose al suo bacio, stringendolo a sua volta, mentre Kyle si eclissava elegantemente. Era sempre così, quando quei due si rivedevano dopo qualche giorno… baci ed effusioni a non finire, che terminavano solo in occasione del solito battibecco, che sicuramente avrebbero avuto di lì a poco per qualche futile motivo. Eppure, non erano certo novelli sposi, ma erano convolati a nozze due anni prima, appena Strawberry aveva finito l’università, e l’anno dopo, era nata la loro piccola Kathrine, chiamata così dal nome della madre di Ryan. Il ragazzo adesso lavorava in America, dove gestiva il gruppo fondato dal suo nonno materno, che era passato a lui, e viveva a Los Angeles dal lunedì al giovedì, mentre nel finesettimana tornava in Giappone da sua moglie e da sua figlia.

Ryan si avvicinò al passeggino di Kathrine, che lo accolse con una serie di gridolini di gioia. Lui sorrise e si abbassò all’altezza della piccola, a cui tese un dito, che la piccola strinse nel suo pugnetto.

“Ciao Katy… stai bene piccola?” le sorrise. Katy sgranò i grandi occhi castani, gli occhi di Strawberry, e sorrise, spalancando la bocca sdentata.

Ryan la prese in braccio, e si avvicinò di nuovo a Strawberry, che gli sorrise teneramente. Tutto si sarebbe aspettato, tranne che Ryan fosse un padre dolce e attento, come si era dimostrato.

Bè, se devo proprio dirla tutta… erano tante cose, che non mi immaginavo e che poi sono successe…

Prima di tutto, lei e Ryan… si erano sposati e avevano avuto una figlia… ancora adesso, quando ci pensava alle volte, le sembrava incredibile…  ma, nonostante questo, era felice, perché era innamorata di Ryan esattamente come quel giorno, che si era alzata dal suo letto d’ospedale ed era andata da lui. Da allora, era stato tutto miracolosamente in discesa per lei, l’università, il lavoro, il matrimonio e Katy. I suoi genitori, soprattutto suo padre, avevano fatto una serie infinita di storie, quando aveva annunciato di voler sposare Ryan Shirogane. Dicevano che non lo conoscevano, insistevano che lui sarebbe sempre stato diviso tra lei e l’America, dove lavorava, e poi sostenevano che era troppo presto, che ventuno anni erano troppo pochi per sposarsi, anche se lei e Ryan stavano assieme da tre anni.  Sua madre le diceva: “Pensaci su, Strawberry… sei stata di più con Aoyama, eppure tu e lui vi siete lasciati… stai con Shirogane da poco, e se poi i tuoi sentimenti cambiassero?”. Lei sapeva che non era possibile, semplicemente perché lo amava troppo. E poi perché sapeva che i loro sentimenti erano indirettamente anche quelli di Elissa e Leon. Il loro amore non era mai stato piegato né dal tempo, né dallo spazio, e questo doveva accadere anche a lei e a Ryan. Perciò, aveva sposato Ryan, nonostante tutto, prima in un piccolo paesino della California, poi, dopo qualche mese, aveva celebrato il rito religioso nella sua città. E adesso era contentissima di come erano andate le cose, perché sebbene Ryan, non era con lei dalla mattina e sera, era il miglior marito e padre del mondo. E poi, considerando i loro caratteri facilmente infiammabili, un po’ di distanza, forse li avrebbe anche fatto bene.  

Tipo in quel preciso momento, la stava rimproverando perché non aveva ancora cambiato il pannolino di Katy.

Lei, come al solito, esplose: “E non lo può cambiare il papà per una volta tanto?”.

Lui rispose, come al solito, con la sua voce ironica, incrociando le braccia: “Veramente, il papà ha sempre messo in chiaro che avrebbe fatto di tutto per la sua bambina, tranne che cambiare il pannolino, prerogativa assoluta di sua madre…”.

Come era ovvio, Strawberry rispose a tono, come Ryan, mentre Kyle, sentendo le loro voci, capì che la fase fru-fru e smack-smack era finita, e che quindi poteva riavvicinarsi tranquillamente.

In quello stesso momento, trafelata, arrivò anche Mina, che era finalmente tornata dal bar. Era anche lei cambiata molto, i capelli adesso cresciuti le davano un’aria molto più matura, sebbene tra le sue amiche fosse l’unica a non essere ancora sposata. Viveva a Parigi e faceva l’insegnante di danza classica in una rinomata scuola di arti sceniche; lì, aveva incontrato un ragazzo spagnolo della sua stessa età, Pedro, con cui conviveva e che adesso la stava sostenendo, mentre lei si sventolava un fazzoletto davanti al viso. Certe arie da aristocratica decaduta non le avrebbe mai perse.

“Mamma che caldo!” borbottò, poi, notando finalmente Ryan e Strawberry, mormorò: “Bene, allora signora Shirogane… finalmente si è degnata di arrivare… in ritardo, come al solito!”.

Strawberry, che stava borbottando all’ennesima battuta di Ryan, disse semplicemente di sì, evitando di rispondere altro. Lei e Mina erano rimaste esattamente, come quando erano adolescenti, due persone, che si volevano molto bene, ma troppo orgogliose e diverse di carattere per ammetterlo fino in fondo. E poi adesso non si vedevano più di tanto, avevano due vite completamente diverse, e Strawberry, a volte, si era chiesta se lei fosse davvero felice. Ma quando le vide lanciare un rapido e dolcissimo sguardo a Pedro, capì che lo doveva essere veramente molto con lui, anche se non si erano ancora fidanzati ufficialmente.

Dopo qualche minuto, arrivarono altri due componenti, questa volta indiretti, della ex squadra mew mew: Halinor e Mark. Loro due erano stati la sorpresa più grossa degli ultimi anni. Mentre per altre unioni maturate tra i membri della squadra, come quella di Ryan e Strawberry, o di Kyle e Pam, si era potuto giustificare abbastanza facilmente che delle persone che avevano avuto delle esperienze di vita così particolari, non potevano trovare tra loro delle affinità molto più intense di quelle che si potevano maturare con altre persone, il caso di Halinor e Mark era totalmente diverso.

Mark, dopo l’episodio di Strawberry, era completamente sparito dalla circolazione, non facendosi vedere nemmeno per sapere come procedeva la questione di Profondo Blu. Sapeva di non potere essere nemmeno d’aiuto alla squadra, e inoltre si vergognava profondamente per quello che aveva fatto a Strawberry. Lui l’amava con tutto sé stesso, eppure aveva avuto la forza e il coraggio di picchiarla, lui che aveva giurato di proteggerla. Si era immerso totalmente negli studi, fino a riuscire persino ad ottenere una borsa di studio per Berlino, e aveva deciso di partire per la Germania, dove avrebbe studiato in un centro all’avanguardia nella ricerca di forme alternative d’energia per uno sviluppo eco-compatibile. Eppure, qualcosa lo tratteneva, ancora la residua speranza che magari le cose con Strawberry si sarebbero potute risolvere, e allora aveva deciso di andarla a trovare per l’ultima volta, aspettandosi da quel colloquio tutte le risposte sulla sua vita e sui suoi sentimenti, che non voleva ancora darsi. Era andato al caffè mew mew, e lo aveva trovato semi distrutto, avanzando tra pezzi di calcinacci e mobili rotti, e lì vi aveva trovato solo Kyle e Pam, che sembrano strani e molto stanchi. Aveva chiesto loro che cosa fosse successo, e loro gli avevano raccontato tutto, tutto quello che aveva fatto Strawberry per Ryan, la stessa cosa che, tanto tempo prima, aveva fatto per lui. Ma stavolta era stata semplicemente straordinaria, riuscendo a sconfiggere definitivamente Profondo blu, nemmeno uccidendolo, ma purificandolo e rendendolo una persona nuova con una nuova vita davanti. E tutto per Ryan, tutto per salvargli la vita. Kyle gli aveva messo una mano sulla spalla e gli aveva detto che sapeva che lui era un bravo ragazzo, e che non aveva mai voluto fare del male a Strawberry, ma adesso la sua vera forza sarebbe stata nel lasciarla e nel continuare a vivere senza di lei. Aveva annuito ed era corso via. In Germania.

Lì, stranamente dopo qualche mese di ricerca e di solitudine pressoché totale, il passato era tornato a prenderlo di peso nella figura di Halinor Akasaka. Lei, dopo la fine dell’ultima guerra, aveva deciso di accettare un impiego nella città mitteleuropea in una prestigiosa casa di moda. Si erano incontrati per caso in un giorno di dicembre nel centro di Berlino, lei che passeggiava alla ricerca di regali da spedire alla sua famiglia, e lui che cercava un conforto qualsiasi alla pena che sentiva nel cuore. Era stata lei il conforto, di cui aveva bisogno. L’aveva portato in posti stranissimi, dove mai aveva pensato di mettere piede, lo aveva fatto divertire come non gli accadeva da tempo, facendogli fare tutte quelle sciocchezze che fanno tanto bene, quando si sta male. E poi lo aveva definitivamente colpito in quella notte così strana, dicendogli che capiva quanto doveva essere stato male, e che non lo giudicava male per quello che aveva fatto. Gli aveva detto che aveva commesso un sbaglio, ma che nella vita era importante non ripetere gli errori già fatti, no non sbagliare in assoluto. Le aveva soffocato quelle parole sulle labbra, chiudendole nelle sue, e l’aveva stretta a sé, cosciente per la prima volta di stare bene.

Le cose si erano complicate, esattamente nove mesi dopo, quando era nato il frutto di quel momento di inebriante estasi di effimera felicità. Chiyo, una bella bambina con due grandi occhi verdi e l’espressione dolce e malinconica di suo padre. Anche allora l’aveva conosciuta per caso, sua figlia, un giorno caldo di aprile, in cui aveva incontrato di nuovo Halinor per strada, e l’aveva vista con quella bambina in braccio. Non la rivedeva da quella famosa sera, non aveva pensato di telefonarla e nemmeno a lei era passato per la mente, convinta com’era che quello che era accaduto tra loro, era stato un puro e semplice atto di amicizia, inquinato da qualche bicchiere di più e da una profonda tristezza nel cuore. Quella sera, però, aveva lasciato un profondo segno, che aveva le fattezze di una vivace bambina di un anno, che sorrise felice a quell’uomo, dallo sguardo confuso, che le venne incontro.

Quel giorno, litigò furiosamente con Halinor. Non capiva perché non gli avesse detto niente di questo, e lei gli aveva risposto semplicemente che non erano fatti suoi.

“Vuoi dirmi forse che non è mia figlia?!” le aveva urlato contro Mark in quel vicolo, dove l’aveva trascinata, mentre Chiyo piangeva silenziosamente tra le braccia della madre. 

“Vuoi dirmi forse che non sei ancora innamorato di Strawberry?!Che non torneresti con me, solo per dovere nei confronti di Chiyo?!” replicò lei, con il suo stesso tono di voce. Poi, si era voltata ed era andata via, lasciando Mark nel vicolo, che non sapeva nemmeno che dire e neanche che pensare. Dopo qualche giorno, si era messo alla ricerca di Halinor, e aveva scoperto che lei si era trasferita di nuovo in Giappone, assieme a Chiyo.

Ritornò anche lui a Tokyo, e la trovò che viveva a casa di Kyle e Pam, che si erano sposati nel frattempo, ma che non avevano ancora avuto figli. Adesso capiva quelle loro strane espressioni, l’ultimo giorno che li aveva visti… aveva chiesto di Halinor, e Kyle aveva sbarrato gli occhi, capendo che il padre di Chiyo altri non era che lo stesso Mark. Aveva indicato la camera di Halinor, e Mark vi era entrato silenziosamente, mentre la vedeva china sulla culletta di Chiyo, che le cantava una filastrocca. Aveva sorriso e l’aveva abbracciata di spalle. Lei era trasalita, poi si era abbandonata al suo abbraccio. Forse, quello era stato l’unico momento della sua vita, in cui aveva amato Halinor. Poi, tutto quello che c’era stato dopo, era stato simile all’affetto tra due adolescenti e alla stima di due genitori non sposati, che convivevano colmando d’attenzioni la loro unica figlia, che cresceva lentamente, cullata dal loro amore. Doveva ammettere che, senza Halinor e Chiyo, mai la sua anima sarebbe guarita giorno dopo giorno. Ma niente di più. Non amore, per quello non c’era più spazio nel suo cuore, per sempre della sua piccola Strawberry.

Lo capì ancora di più quel giorno, quando arrivò su quella spiaggia, dove veniva a pensare, quando aveva delle forti crisi d’amnesia, a causa di Profondo Blu. Vide da lontano il brillare dei capelli rossi di Strawberry, e un brivido nel cuore lo fece tremare di freddo. Halinor, accanto a lui, gli chiese se si sentisse bene, e lui le sorrise, annuendo. Prese in braccio Chiyo, e si avvicinò a loro, mentre l’anima gli diventava delle dimensioni di una nocciola, mentre osservava di sottecchi Strawberry, che bisticciava con Ryan, che stava cambiando il pannolino di Kathrine.

E pensare che stavolta non posso nemmeno farti una scenata… è fin troppo chiaro che cosa provi per lui, piccola mia…

Si sedettero attorno al fuoco, mentre Chiyo e Kathrine, che avevano solo un anno di differenza, giocavano pensosamente nel box. Un frastuono richiamò la loro attenzione, parzialmente assorbita dai ricordi del passato. Un gruppetto di persone si avvicinava a grandi passi, facendo particolare chiasso. Non era certo difficile capire di chi si trattasse…

Paddy e Tart arrivarono tutti trafelati, uno reggendo in braccio un maschietto e l’altra una bambina, entrambi della stessa età di Kathrine. Inutile dire che anche loro due si erano sposati, e avevano appena avuto quella coppia di scatenati gemelli, Grace e Nick, che avevano preso tutto il carattere dei loro genitori.

“Scusate il ritardo!” si scusò Paddy, deponendo Grace tra le braccia di Kyle, mentre si asciugava la fronte. Era praticamente la stessa, a parte i capelli biondi, cresciuti molto, e l’espressione più matura.

Anche Tart non era molto cambiato, a parte che si era irrobustito ed era diventato molto più alto, ed ora perennemente nel suo aspetto umano. Lasciò Nick nel box assieme a Chiyo e a Kathrine, che sorrise all’arrivo del compagno di giochi.

Anche per loro, le cose si erano evolute bruscamente, anche se nel loro caso, era tutto decisamente più intuibile. Dopo la fine dello scontro con Profondo Blu, lui aveva deciso di tornare sul suo pianeta, convinto com’era, che non c’era assolutamente motivo di rimanere lì. La sera prima di partire, aveva confessato a Paddy i suoi sentimenti, e lei era rimasta attonita, abituata a considerarlo un semplice amico. Aveva semplicemente balbettato di essere già fidanzata,con quel ragazzo cinese, che anni prima, era venuto a trovarla e che era stato scelto da suo padre. Lui aveva annuito, dicendo che voleva semplicemente farglielo sapere e la mattina dopo era salito sulla sua astronave, assieme a Ghish, Blanche, Pie e Kivar. La nave stava decollando, quando aveva sentito una voce urlare il suo nome; si era affacciato dal finestrino e aveva visto Paddy sbracciarsi per richiamare la loro attenzione. Non riuscendo a capire che cosa volesse, scese dalla nave, pregando il fratello di aspettare un po’.

Blanche gli aveva detto enigmaticamente: “Ci vediamo presto, Tart…”.

Lui aveva inarcato le sopracciglia, mentre lei diceva a Ghish: “Certo, che siete tutti uguali voi fratelli…”.

Sceso, Paddy gli era venuta incontro, urlandogli che non poteva partire, che non poteva farlo, che lei sarebbe andata con lui. Lo aveva abbracciato, e piangendogli sul collo, gli aveva detto di amarlo. Lui, raggiante, l’aveva scostata da sé solo il tempo di baciarla sulle labbra.

Come era ovvio, lui era rimasto sulla Terra, assumendo la falsa identità di Taruto Mitsuki, provetto impiegato in una banca. E anche nel loro caso, si erano sposati, quando Paddy aveva compiuto diciotto anni. Certo, molti avevano criticato l’atteggiamento di Paddy, che si era sposata giovanissima, molto di più di quanto non lo fosse Strawberry, quando aveva sposato Ryan. Ma Paddy, come al solito, non ascoltò nessuno e addirittura lei e Tart si sposarono in segreto, facendo sapere tutto solo a nozze avvenute. Ovviamente, il padre della ragazza non era stato d’accordo con questa decisione, ma ricordando che anche la madre di Paddy, aveva la stessa età della figlia nel giorno delle nozze, alla fine aveva accettato. Un anno prima, pochi mesi dalla nascita di Kathrine Shirogane, erano nati anche Grace e Nick Mitsuki.

“Io ho fame!” eruppe Paddy, mentre ogni tanto gettava un occhio sui figli, che giocavano assieme a Kathrine e a Chiyo.

“Veramente anch’io…” disse, sorridendo Strawberry, stretta dal braccio di Ryan sulle sue spalle “Mancano solo i nostri amichetti alieni… capisco le distanze, ma potrebbero spicciarsi un po’ prima…”.

“In realtà, anch’io sono alieno, eppure non sono mica arrivato in ritardo…” commentò Tart, fingendosi indignato.

“Sai che non ci avevo mai pensato?” disse Halinor, mentre Mark parlava con Kyle, lontano dalla compagna “I vostri figli non sono per metà alieni?”.

Paddy sorrise e disse: “Sì, ma, vivendo sulla Terra, dovrebbero aver perso i loro poteri… sembra che i bambini piccoli li traggono dalla forza del loro pianeta, e imparano a farlo nel loro primo anno di vita… se non acquisiscono tale capacità entro questo periodo, la perdono per sempre… e Tart ha preferito non insegnargliela…”.

“Perché?” chiese Ryan “Potrebbe essere utile in futuro, no?”.

“Io oramai ho deciso di essere un terrestre a tutti gli effetti e voglio che anche i miei figli lo siano perciò il problema non si pone… non credo che ritornerò più sul mio pianeta d’origine…” spiegò Tart, alle cui parole corrispose un bacio della giovane moglie.           

Ad un tratto, una sfera di luce comparve dal nulla, allargandosi progressivamente. I bambini si misero a piangere, subito calmati dalle madri, mentre un gruppo di figure compariva dalla luce, spentasi all’improvviso.

All’interno della luce, erano comparsi due belle donne, una con i capelli castani e due grandi occhi azzurri, che portava una lunga e aderente tunica bianca, decorata con dei ricami dorati, e un’altra, con i capelli lunghi ed ondulati, che indossava anche lei una lunga tunica rosa e che reggeva in braccio un piccolo di pochi anni. Accanto a loro, c’erano due uomini, uno abbastanza alto, l’espressione austera, che teneva un braccio attorno alla vita della donna con il bebè, e un altro un po’ più basso, il viso atteggiato in una perenne smorfia ironica, che teneva per mano un bel bambino di quattro anni, che si nascondeva dietro la sua gamba sinistra.

“Lory! Blanche! ” disse Strawberry, alzandosi da terra e correndo incontro alle due amiche, che le sorrisero affettuosamente. Si abbracciarono, essendo praticamente quattro anni, nel caso di Blanche, e due anni, in quello di Lory, che non si vedevano.

“Ciao Strawberry!” disse Blanche, abbracciandola “Come stai?”

“Benissimo… e voi?”

“Noi tutto bene” rispose Lory, sorridente, mentre il bambino tra le sue braccia si sbracciava per essere lasciato libero dalla stretta della madre.

Lory lo mollò tra le braccia di Pie, dicendo: “Forza, Delet… va da papà adesso…”.

Il caso di Lory e Pie era stato il più singolare tra le coppie, che si erano formate in quegli anni. Pie era partito quel giorno di quattro anni prima, e tra lui e Lory non c’era assolutamente niente. Erano amici e c’era un grado di complicità tra loro difficilmente esprimibile a parole, ma Lory era ancora abbastanza innamorata di Ryan e Pie provava per la ragazza nulla di più che semplice stima. Il tempo era passato e Lory aveva dimenticato completamente Ryan, ma intanto non riusciva a trovare nessuno che l’amasse e che stesse con lei. Allora, si era buttata a capofitto nel suo lavoro, e non ci aveva pensato più. Tre anni prima, Pie era tornato per un breve periodo sulla Terra per venire a trovare Tart e per fare delle ricerche sulla struttura del pianeta, ma, quando era tornato, per una strana combinazione molti dei suoi amici non c’erano. Strawberry e Ryan erano in America, Mina era già a Parigi, Halinor e Mark erano in Germania, Kyle e Pam erano in Canada per le riprese del film di lei. A Tokyo, c’erano solo Paddy e Tart, che avevano una casa minuscola per loro due, figuriamoci per un ospite, e Lory. Inevitabilmente, Tart aveva chiesto a Lory di ospitare il fratello per un certo periodo di tempo, e lei aveva accettato. Sebbene, infatti, non lo confessasse, si sentiva sempre tremendamente sola, da quando Strawberry si era fidanzata con Ryan, e il loro appartamento era spesso vuoto. E poi Pie le stava simpatico e poi, stranamente, solo allora si era accorta che non era nemmeno male come ragazzo. Lo aveva ospitato per un po’ e durante quel periodo, lei e l’alieno erano diventati molto amici, confidandosi tutto quello che li passava per la testa, e che non avevano mai avuto il coraggio di dire a nessun’altro. Poi, Pie era stato richiamato sul suo pianeta, e Lory aveva accettato con molta più tristezza di quello che si aspettava la notizia, e la notte prima della partenza, era scoppiata a piangere in camera sua, attirando l’attenzione di Pie, che era venuto per sapere che cosa le prendesse. Lei gli aveva confessato tutto e lui aveva detto che anche lui non voleva andarsene, ma che doveva tornare sul suo pianeta, lo amava troppo per lasciarlo. Lory aveva capito di amarlo, quando si era chiesta nella mente “Lo ami più di quanto potresti amare me?”. Si era ritratta a quel pensiero, e lo aveva lasciato partire, per passare i successivi mesi a pensare sempre a lui. Poi, un giorno, all’improvviso, era successo qualcosa di terribile, ma che, per fortuna, si era risolto per il meglio: Lory era stata investita da un auto pirata e lasciata agonizzante sull’asfalto per qualche ora, prima che un bel ragazzo alto dai lineamenti severi e particolari la venisse ad aiutare da molto lontano. Pie, sebbene fosse sul suo pianeta, aveva sentito che Lory era in pericolo ed era corso da lei, per poi vegliare il suo sonno per qualche giorno, rendendosi conto che non voleva che lei stesse male, che lei soffrisse, perché voleva prendersi cura di lei per sempre. Glielo disse, quando si svegliò, e lei rispose che voleva solamente stare con lui per tutta la sua vita. Non si dissero “Ti amo”, forse perché troppo semplice, o perché troppo difficile per i loro cuori, non abituati ad esternare troppo i loro sentimenti, ma lo dimostrarono ampiamente, partendo assieme per Nemesi, sposandosi e avendo Delet. Le amiche di Lory seppero tutto solo quando lei se ne era già andata, quando trovarono una sua lettera, che diceva che aveva solo fatto, quello che il suo cuore le diceva di fare, e che non le aveva avvertite per paura che la trattenessero. 

Su quel lontano pianeta, all’inizio, Lory era stata un po’ triste, ma poi aveva trovato l’amicizia di Blanche, che l’aveva aiutata ad ambientarsi e che adesso era la sua migliore amica, oltre che sua cognata. Anche Blanche e Ghish si erano uniti in matrimonio, e lei era stata eletta Presidentessa di Nemesi, a causa del suo rapporto di parentela, reso pubblico durante la sua assenza, con Leon e con Profondo blu, i due Re del pianeta. Insieme crescevano Kivar, che mai come allora si mostrava come un bambino assolutamente normale, non come il mostro che era stato.

Strawberry gettò uno sguardo curioso a Kivar. Non se lo ricordava più, e adesso doveva ammettere che le faceva un po’ impressione pensare che lui era null’altro che Profondo Blu, in un altro corpo, creato da lei stessa dal sangue di Blanche. Ma poi quella prima sensazione passò, lasciando il posto ad un’altra, di tenerezza. Quello non era Profondo Blu, era Kivar, un’altra persona, un bambino bellissimo e timido, che poteva anche assomigliare molto a Profondo Blu, ma che era un’altra persona, forgiata dal fuoco dell’ amore, non dell’odio.

Si avvicinò a lui, e si chinò alla sua altezza, dicendo: “Ciao Kivar! Tu non ti ricordi di me, ma io sono una grande amica della tua mamma e del tuo papà… vuoi conoscere qualche amichetto nuovo come me?”.

Il bimbo prima si ritrasse, poi spalancò gli occhi, che si rivelarono non uguali a quelli di Profondo Blu, ma molto più scuri, di un bel blu penetrante. Assunse un’espressione di familiarità e disse stentatamente: “Mi-mi ricordo di te… non tanto, ma mi ricordo di te…”.

Nessuno ascoltò bene le sue parole, e anche se l’avessero fatto, non ci avrebbero trovato niente di male o di strano. 

Strawberry lo prese per mano e lo condusse vicino al box, dove c’erano Kathrine, Chiyo, Grace, Nick e Delet, che giocavano tranquillamente, non sapendo che cosa gli aveva portati a restare lì nello stesso spazio. Sofferenza, dolore, guerra, odio, rabbia, ma anche amicizia, speranza, coraggio, forza e soprattutto amore. I bimbi fissarono lo sguardo sullo sconosciuto, che li fissò sospettoso.

Poi Kathrine sia alzò goffamente sulle gambette tozze e paffute, lasciate in vista dal suo vestitino rosa, e tese le manine a Kivar, sorridendo. Il piccolo, dopo un attimo di smarrimento, sorrise e prese tra le sue le mani della piccola, che scoppiò a ridere. Strawberry sorrise, appoggiandosi a Ryan, che la abbracciò. I loro pensieri furono gli stessi, di speranza e di fiducia.

Il cerchio finalmente si è chiuso…

Ma il cerchio è una figura ben strana… nessuno ci ha mai trovato un inizio o una fine…

Fine 

 

Approfitto di uno dei rarissimi momenti di sanità mentale del mio computer per pubblicare finalmente l’ultimo atteso chappy di questa fic! Mi dispiace tanto di aver dovuto ritardarne così tanto la pubblicazione, ma purtroppo il maledetto pc dà i numeri un giorno sì, e un giorno anche, quindi devo cercare di cogliere la palla al balzo! Sono quasi commossa del fatto che questa fic sia finita, considerando che è stata la mia prima fic e considerando anche che è andata molto bene! Tante persone l’hanno letta, e l’hanno commentata, e io davvero non me l’aspettavo! Ero invece convinta di doverla cancellare, dopo due o tre capitoli! Vorrei ringraziare tutti coloro che l’hanno anche solo letta, o quelli che hanno espresso un parere negativo, perché mi hanno anche loro aiutato a capire che cosa andava fatto per migliorare quello che scrivevo! Mi avete aiutato davvero tanto, soprattutto a capire che voglio davvero diventare una scrittrice, perché è la cosa che mi riesce ad emozionare di più! Spero davvero di riuscire a scrivere il seguito di questa fic, che mi ha dato davvero tantissimo! Se lo vorrete leggere, sarò davvero contenta, altrimenti non importa, sarò davvero contenta in ogni caso!

Dato che sono una persona logorroica, adesso si parte con la mega pagina di ringraziamenti!

Un mega grazie alla mia cara Nadiottina, la lettrice più analitica che abbia mai avuto, quella delle recensioni lunghissime e particolareggiate, che ho riletto un sacco di volte! Grazie anche per sopportare i miei frequenti scleri! Spero che ci continueremo sempre a sentire!

Un enorme grazie a JunJun per le sue osservazioni e le sue piccole critiche, per avermi fatto rendere conto di quante cose sbaglio, o che ignoro, e di cui non mi ero minimamente accorta! Ti eleggo mia correttrice di bozze ufficiale!

Un grandissimo grazie a Ayachan per essere sempre stata così dolce e carina con me, per avermi fatto sentire una scrittrice quasi seria, e per avermi chiesto tanti consigli! La tua fic è proprio bella, mi è dispiaciuto sentire che non sei stata bene, spero che adesso sia tutto passato!

Un iper grazie a Kashia, per le sue recensioni così limpide e precise!

Un enorme ringraziamento ad Hermy6, alla mia stellina ed alla sua pazzia! Il tuo entusiasmo mi ha fatto sempre sorridere, e leggere le tue recensioni era la cosa che mi ha tirato sempre su di morale, quando ero giù! Mi raccomando, continua a leggere le mie fic, altrimenti come farò senza di te?!,

Un grandissimo abbraccio a Pfepfer, alla tua puntualità nel commentare, e soprattutto alla tua ultra bellissima CHANGE ME, che prima o poi, riuscirò a commentare, e che tutto l’universo occidentale (ma anche quello orientale!), dovrebbe leggere!

Un megabacio a MewPam per esserti sempre fatta trasportare da quello che ho scritto, e per tutte le volte che ti sei emozionata e quasi commossa!

Dato che però ho ribadito ed ampiamente dimostrato di essere logorroica, lo dimostro anche nell’ultimo capitolo, no?

Un mega enormissimo grazie a Miyu, 619 (non ti preoccupare, già il fatto che tu mi abbia fatto sapere che cosa ne pensi, è una bella cosa, anche se non hai letto la mia fic, sei stata molto onesta, ed è una cosa rara!), AllisonCam, Sikky, Isilya, Discopupa (la tua critica mi ha fatto capire davvero molte cose!), Blackpill, Jessy, Strawberry(anche se ti piace la coppia Mark-Strawberry!), Azzurrina, Strega91,ChibiCia, Starli, Amylee, Tessa, Killkenny, Meiko, Yuki, Maronchan92, Chibi, Gaia, Dodochan, SuperfandiRyan, SuperGaia, Ichigochan!

Mi sono rivista tutte le recensioni, quindi è impossibile che abbia dimenticato qualcuno! Mi sto commuovendo di nuovo, sigh, non voglio finire di scrivere! Comunque, spero davvero di riuscire a scrivere quanto prima il seguito, che si chiamerà BREAKING UNIVERSE’S LAWS! Per il totoscommesse, ha vinto Nadia Sakura Kan, che si è avvicinata moltissimo alla trama del seguito!

Bene, adesso mi devo staccare dal computer, altrimenti non lo lascio più!

Grazie tantissimissimo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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