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Autore: Yuki_o    14/09/2011    4 recensioni
In un piovoso pomeriggio d'autunno, un incontro casuale e un ombrello potrebbero cambiare tutto...
Una delle tante AU scolastiche, che però tenevo a scrivere^_^
Senza pretese, spero che vi piaccia!!
Buona lettura!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Umbrella


His Umbrella[NarutoPOV]




Pioveva.
In un giorno di scuola come tanti altri, gli alunni, dopo una mattinata di studio come le altre si stringevano sotto gli ombrelli alla meglio e a passi rapidi procedevano sotto l’acquazzone.
E chi l’ombrello se l’era dimenticato a casa?
Naruto Uzumaki correva sotto la pioggia battente, la cartella sopra la testa a proteggersi almeno gli occhi dall’acqua per vedere dove stava correndo. Il respiro irregolare gli squassava il petto e gli seccava la gola, ma non era colpa solo della pioggia: tutta quell’acqua! Si sentiva soffocare, come quando nella la doccia metteva la faccia sotto il getto forte dell’acqua calda.
Solo che la pioggia era fredda, anzi gelida.
Finalmente il ragazzo riuscì a raggiungere un riparo. Si fermò sotto la tettoia di un fruttivendolo e sbattendo i piedi a terra cercò di scrollarsi un po’ d’acqua di dosso. Si strofinò il viso dove alcune gocce di pioggia dispettose si erano posate, impigliate tra le ciglia, aggrappate alle sue labbra stuzzicandolo a leccarle via.
Casa sua non era esattamente vicina; forse avrebbe fatto meglio ad aspettare che spiovesse, si disse Naruto, mentre continuava distrattamente a strizzarsi il bordo della camicia zuppa.
Poi una strana sensazione in fondo alla gola e subito, come spaventato, voltò il capo alla sua destra.
Oh.
Chi è?
Non era l’unico sotto quel diluvio a cercare un riparo.
Alla sua destra c’era un ragazzo, indossava la sua stessa uniforme e guardava il cielo coperto con sguardo accusatore, imputandogli chissà quale colpa.  Il suo profilo venne illuminato all’improvviso da un lampo che squarciò il cielo.  Naruto lo guardava mentre l’aria tremava per il fragore di un tuono.
Continuava a rimuginare su chi fosse, senza successo. Possibile che non lo conoscesse? Sembrava avere la sua età e frequentavano la stessa scuola …
Aveva come la sensazione di aver già scorto quel profilo tagliente e quegli occhi d’onice, ricordava di aver già pensato che quella pelle fosse straordinariamente pallida e quei capelli quasi troppo licidi e neri per essere veri …
Me lo ricorderei se lo avessi già visto.
Lo scrutava, aveva persino smesso di strizzare la camicia e sapeva anche che probabilmente era un po’ maleducato quel suo comportamento. Forse avrebbe dovuto parlare.
“Hai dimenticato l’ombrello?”
La voce la suo fianco era limpida e misurata, persino svogliata, come se la sua risposta non gli interessasse veramente. Naruto distolse lo sguardo.
“Sì … ero di fretta stamattina.”
Mentre rispondeva si grattava la testa in imbarazzo, guardando per terra avanti a sé.
Il ragazzo accanto a lui non disse altro.
“Per fortuna non abito lontanissimo, ma non ho proprio voglia di bagnarmi ancora … aspetto che almeno smetta un po’.”
L’altro non aveva voltato il capo nemmeno quando aveva ripreso a parlare, continuava a guardare la pioggia cadere davanti a lui, tenendo un elegante ombrello nero con entrambe come fosse un bastone da passeggio, e annuì piano.
Forse davvero non gli interessava quello che diceva, si disse Naruto.
Aspettarono ancora un po’ sotto la tettoia, in silenzio. Aveva smesso di osservarlo apertamente, si limitava a qualche occhiata furtiva appena un altro lampo fendeva il cielo, così da vedere la luce fredda e improvvisa illuminare ancora il profilo dai tratti sottili e decisi di quel ragazzo corrucciato.
Continuava a chiedersi dove avesse potuto vederlo, ma più lo guardava più quel volto gli pareva diverso da qualsiasi altro avesse scorto fino a quel momento. Poi  a un tratto fu lui a voltarsi.
“Spostati.” ordinò.
“Come?” forse non aveva capito bene.
Quello non rispose affatto. Glia afferrò la manica della camicia fradicia e lo strattonò verso di sé, proprio nel momento in cui una macchina passava sulla strada davanti a loro, schizzando acqua proprio dove Naruto si trovava poco prima.
“Appena in tempo …” sospirò.
Silenzio.
“Mi stai schiacciando il piede … dobe.”
La voce accanto a lui era decisamente vicina … troppo.
Si voltò d’istinto, senza riflettere e si ritrovò a fissarlo dritto in volto: vide gli occhi severi di fronte a lui e la piega altera delle labbra sottili e, imbarazzato, si allontanò liberando il piede dell’altro ragazzo.
“Scu-scusa” disse, arrossendo appena.
Quello non rispose, ma si limitò ad uno strano verso, tipo ‘Tsk!’
“Ti ho chiesto ‘scusa’. Non volevo.” Ripeté Naruto con tono risentito.
“Lo so. Io ci sento, a differenza di te …”
Anche se i loro sguardi si erano incontrati per un istante, ora quello gli dava nuovamente le spalle.
“Cosa vorresti dire?” esclamò allora cercando di attirare l’attenzione di quel tipo.
“Sbaglio” gli rispose ancora voltato “o ti avevo detto di spostarti …dobe?”
“Io-io …!”
Naruto annaspò, incespicando nelle parole: lo aveva chiamato dobe, di nuovo!
Quello si incamminò lasciando dietro di sé solo quel verso, di nuovo. “Tsk!”
Dove va?
Poi Naruto la vide: la macchina da cui quel ragazzo insopportabile lo aveva salvato poco prima. Si era fermata non lontano dal ciglio del marciapiede, le frecce accese, in attesa.
Lentamente il ragazzo si era allontanato, un altro passo e sarebbe finito sotto la pioggia battente. Alcune gocce caddero dal bordo della tettoia e finirono sui suoi capelli neri, lasciando piccole macchie più scure anche sulla stoffa della sua camicia.
Naruto si aspettava di vederlo portare avanti a sé l’ombrello e aprirlo per poi incamminarsi verso l’auto ferma ad aspettarlo, ma non successe.
“Ehi, dobe.” Disse invece, ancora di spalle.
Naruto si voltò a quelle parole, sempre più infastidito da quell’appellativo, ma comunque incapace di ignorare il richiamo.
Fu un attimo: lo vide voltarsi rapido, intravide ancora le iridi onice e d’istinto tese la mano, le dita si richiusero su qualcosa di liscio, bagnato e dalla struttura rigida. Fissò l’oggetto, spaesato: nella sua mano destra stava stringendo l’ombrello di quello strano ragazzo un po’ altezzoso.
Alzò il volto e lo vide camminare tranquillo sotto la pioggia martellante, le mani in tasca come se tutto ciò non lo riguardasse minimamente. In pochi passi aveva raggiunto l’auto, eppure la camicia era già fradicia contro la sua pelle, quasi rosea.
Salì in fretta in auto, senza voltarsi mai.
Naruto vide l’auto mettere in moto e allontanarsi: sembrava che se la stesse prendendo comoda anche lei.
Batteva le palpebre ancora sorpreso, mentre l’acqua dall’ombrello bagnato gli colava lungo il polso e poi sull’avambraccio, lentamente, solleticandolo.
Infine si ritrovò di nuovo a fissare quell’oggetto.
Perché glielo aveva lanciato?
Significava che nonostante tutto lo aveva ascoltato mentre parlava?
Quindi voleva fargli un favore?
Lo aveva chiamato ‘dobe’ per ben tre volte … quel teme!
Aprì l’ombrello e cominciò a camminare, ascoltando il continuo picchiettare della pioggia sulla cupola di stoffa tesa. Avanzò con calma, con passo quasi cadenzato e prima ancora di rendersene conto era a casa.
Non appena sua madre lo vide così fradicio lo rimproverò e lo spedì subito a fare una doccia calda e a cambiarsi, prima di prendersi una polmonite.
Quando uscì dal bagno, lavato, cambiato e con ancora l’asciugamano in testa mentre si frizionava i capelli bagnati, non poté fare a meno di tornare nell’ingresso di casa e osservare quell’ombrello così scuro e elegante, con l’impugnatura in legno e l’apertura a molla, che pigramente poggiato nel portaombrelli gocciolava, completamente fradicio.
Si avvicinò, trascinando i piedi nelle ciabatte morbide e osservò meglio il manico ricurvo.
C’era impresso qualcosa.
Un nome.
Sasuke Uchiha.
Naruto rimase lì ancora qualche istante, prima di alzarsi soddisfatto.
Bene, così non avrò problemi a restituirlo a quel teme.
Si incamminò verso la cucina da dove sentiva provenire la voce di sua madre, che lo chiamava. Entrando nella stanza si sedette, mentre lei gli serviva il suo ramen, e piano sussurrò:
“Ti troverò, Sasuke”*
C’era come un tono di sfida o minaccia in quelle parole, forse una promessa.
Sua madre fece come se non avesse sentito nulla.
Fuori pioveva ancora.
 
 
 


Angolo dell’autrice:

Coff-coff!! -.-“
Allora, io lo so, lo so che ci sono due long che DEVO  e VOLGIO finire, di cui una originale e che mi fa impazzire … giuro lo so. Ma non è colpa mia se questi due cosi mi ispirano roba simile T.T
E io non posso non scriverla, non ci riesco!! >.<
Tra l’altro, parliamoci chiaro, l’idea non è nemmeno tanto originale e voi giustamente starete pensando che potevate vivere benissimo, anzi forse meglio anche senza questa … cosa vagamente OOC, sicuramente AU in cui non si capisce neanche se c’è o meno la slash … bah!! Ambiguità U.U
Beh, non avete affatto torto -.-“
Anyway!! La frase finale di Naruto-baka-san* non è lì per caso ovviamente ^_^
Non so se possa definirsi propriamente una citazione, ma il riferimento al manga c’è visto che Naruto va urlando cose simile più o meno in ogni vignetta del manga in cui non ha la bocca piena di ramen: più o meno diciamo che io vedo Naruto in perpetua ricerca di legami, di fili che lo leghino ad altre persone e Sasuke rappresenta quel filo centrale senza cui tutti gli altri si scioglierebbero disperdendosi … insomma Naruto è quello che è perché gli manca Sasuke. Non so se possa valere il viceversa, la variabile-Itachi ha un ruolo importante che non posso ignorare U.U
Oh, Zeus!! La smetto con i vaneggiamenti pseudo-spicologici imbarazzanti e vi lascio in pace miei beloved lettori *W*
Ah! The last but not the least!! Questa ff è dedicata per ovvi motive alla mia beta-reader neo eletta: La Pessimista Cosmica!! Grazie tesoro per la consulenza e l’aiuto!! ^_^
Inutile dire che spero, prego, supplico che qualche anima pia mi lasci un commentino … anche piccolo … RECENSITE!! ç.ç

Alla prossima,

baci!

boby
 
 
 
  
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