Fanfic su attori > Cast Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Meggie    14/09/2011    6 recensioni
Darren bacia Chris a Dublino, ma è solo uno show. Ma quando è Chris a baciare Darren, allora tutto diventa più difficile, perché quello no, non è solo uno show.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Love is not a victory march
Fandom: Glee RPF
Pairing/Personaggi: Darren Criss/Chris Colfer
Rating: R
Genere: Introspettivo, romantico, angst
Warning: Slash
Disclaimer: Non sono miei, è tutto falso e no, non ci guadagno nulla.
Riassunto: Darren bacia Chris a Dublino, ma è solo uno show. Ma quando è Chris a baciare Darren, allora tutto diventa più difficile, perché quello no, non è solo uno show.

LOVE IS NOT A VICTORY MARCH

È solo una settimana, ma Darren cerca di dimenticarsi del tempo. Non conta i minuti, le ore, i giorni. È una settimana, ma Darren non pensa a niente e pensa a tutto e cerca di dimenticare o di tornare indietro. Vive in una contraddizione da una settimana. E fa male.
È dall’altra parte dell’Oceano, in Europa. E non sta per niente bene.
Si è lasciato con Mia. Forse. O forse no. Darren non lo sa e non ci pensa perché non vuole avere il tempo di farlo e se non ci pensa, allora non è successo o non succederà. E invece pensa a tutt’altro. Agli show, a divertirsi, a riempire le sue giornate, a cantare, a muoversi, a ridere, a non piangere non piangere non piangere, Dio, no, non può farlo, che cazzo.
Ci riesce.
Per una settimana non pensa. Ma fa male comunque. Ogni tanto più del solito, ogni tanto meno. Ma il male rimane lì, nel petto, e Darren non sa come fare per farlo andare via.

*

Il punto è che ne è innamorato. Tra alti – alti che sono talmente irraggiungibili che a volte pensa di non poter essere più felice, che non può chiedere di più, perché ha lei e ha tutto – e bassi – che sono così in profondità che quasi si dimentica di quando stanno bene, di quando non litigano, di quando non è così difficile – sono sempre e comunque andati avanti.
Adesso Darren guarda avanti e non sa cosa vedere. Quindi finge che vada tutto bene. Il tempo non passa e passa troppo in fretta. Darren chiude gli occhi e respira l’energia che ha attorno a lui, respira l’energia dell’Europa e dei fan e delle persone che lo circondano e assorbe assorbe assorbe e spera che sia abbastanza.
Ma non lo è.

*

“C’è qualcosa che non va?”
Darren alza lo sguardo giusto in tempo per vedere Chris sedersi accanto a lui, con le sopracciglia aggrottate e la bocca stretta in una linea sottile.
Darren sorride e scuote le spalle. ‘Tutto’ va bene come risposta?
“Non preoccuparti…”
L’espressione di Chris non cambia e il sorriso di Darren vacilla. Ne ha parlato con Joey e Brian e gli altri, ma loro sono dall’altra parte dell’Oceano e più di una conversazione su Skype cosa potevano offrire? E l’ha accennato per sbaglio anche a Curt, ma ha preferito tacere, poi, perché… perché evitava di pensarci e se non ci pensava, non poteva parlarne.
“Darren, che c’è?” ripete Chris, inclinando la testa.
Darren sospira e distoglie lo sguardo. Fa vagare gli occhi davanti a lui, senza guardare veramente qualcosa. Non vuole vedere e contemporaneamente vorrebbe poter assorbire tutto, vorrebbe potersi annullare in ogni oggetto attorno a lui, vorrebbe sparire e apparire dall’altra parte dell’Oceano, a New York, davanti alla porta di casa di Mia e parlarle e-
“Fa male,” e Darren non si rende quasi conto di averlo detto. Chris lo guarda con le sopracciglia aggrottate, ma non parla e aspetta. Aspetta. “Ripenso all’ultimo periodo e penso a cos’ho sbagliato e a perché. E forse non ho sbagliato niente e ha sbagliato lei. E fa male, perché potevamo evitarlo. Potevo evitarlo, proprio come le altre volte. È come le altre volte, alla fine, no? Ci lasciamo, più o meno, e poi ci riprendiamo perché non possiamo farne a meno, ed è proprio un casino. E ci facciamo del male e potremmo evitarlo così facilmente, ma è come se non volessimo uscire da questo circolo. E- scusami,” Darren scuote la testa e con la coda dell’occhio osserva Chris, “Non avrei dovuto riversarti addosso questa storia, non dovrei infettare gli altri col malumore e-“
“Taci,” lo interrompe Chris, “Stai male. È normale. Ti ho già visto così e non mi piace. E a volte non capisco perché continui… perché continuate con questo gioco e…” Chris sospira“Scusami, dovrei tacere.”
Darren sorride. “No. Hai ragione. Lo so che… visto da fuori è assurdo. Lo so. Ma… è un casino, ma ne sono innamorato. E so che anche lei… so che anche per lei è così. E quindi che si fa?”
Chris arriccia le labbra e forse sta pensando veramente ad una risposta, ma non arriva. “Non lo so. Che si fa?” ripete invece.
Darren si stringe nelle spalle, perché anche lui non ha una vera risposta. Ha solo quella che continua a ripetersi ogni volta. E forse è abbastanza. Per adesso lo è stata, quindi forse funzionerà anche in futuro – e in ogni caso, non ha la forza in quel momento di pensarne ad un’altra, quindi si fa bastare quella che si trascina dietro da troppo tempo -.
“Si va avanti e basta. No?”
Chris non risponde. Darren si chiede se il suo silenzio corrisponda ad un sì. O ad un no.

*

Chris lo guarda e non sa che fare. Vede Darren stare male, vede Darren cercare di nasconderlo e vorrebbe allungare una mano e aiutarlo o fare qualcosa.
Ma rimane sempre immobile e ad un passo di distanza da lui. Un passo indietro, un passo avanti, ma sempre fuori dalla sua portata. È più facile e fa meno male.
È egoista, ma deve esserlo.
Chris lo guarda e non sa che fare. Vorrebbe avere pensieri cattivi per Mia, ma non ci riesce. È frustrante.
E voler allungare la mano e aver paura di sfiorarlo anche solo con la punta delle dita è ancora peggio.
Non può fare nulla. Non nel modo in cui vorrebbe.

*

Si butta in ciò che l’ha sempre salvato, la musica. Quando non è sul palco a cantare, lo fa in camera, o nel bar dell’albergo, a Londra, dove trova un pianoforte e tutto sembra migliore, anche se solo per un istante. Lo osserva e lo vuole, lo vuole sentire sotto le dita e vuole farlo risuonare in quella sala e nella sua testa e suonarlo come se fosse la prima volta che sfiora i tasti.
E lo fa. La fine del tour è vicina, ma Darren non ne ha abbastanza, e così quando il bar chiude, alla sera, si rifugia da quel pianoforte, come se potesse aprire le braccia per consolarlo. Suona per gli altri e non spiega il perché, tanto non c’è nulla di strano in lui che canta o suona, lo fa sempre.
Chris lo guarda da un tavolo, Ashley ha la testa appoggiata contro la sua spalla, ma lui non sembra badarci. Lo guarda e Darren sa che Chris sa tutto, sa che glielo sente addosso, che lo capisce, ma non importa. Non è un segreto, è solo che non ha voglia di parlarne.
Continua a suonare. E sfiora i tasti e canta “Teenage Dream” e riesce a far commuovere Lea e gli viene da sorridere, ma la verità è che vorrebbe avere la forza di piangere anche lui. Solo che non può, perché se si lascia andare è la fine.
Quindi continua a suonare ed è lei, la musica, a salvarlo.
Quando canta con Naya “Make you feel my love” ha una persona in mente, e nonostante tutto non vuole scacciarla da lì. E quando finisce la canzone, si sente meglio.
È come se avesse buttato fuori tutto attraverso le parole di quella canzone.
Potrei tenerti stretta per un milione di anni.
Si sente meglio.

*

Chris osserva Darren cantare con Naya. Sente la sua voce risuonargli dentro ed è dolorosa. Chris vede Lea asciugarsi gli occhi col fazzoletto. Sente Ashley sospirare.
Chris non si commuove, ma sente tutto. Lo sente più di tutti. Lo sente dentro.
E non ho dubbi su quale sia il posto a cui appartieni.
Lo sente scorrere. Ma non mostra nulla.

*

Non è qualcosa di improvviso. E forse è stato tutto il resto a metterlo in moto. È stato il non pensare a lei, ma buttarsi in tutto il resto. Canta, salta, non pensare, suona, non pensare non pensare non pensare. Dimentica – non provarci, non la puoi dimenticare.
Più è in mezzo ad altro, più non pensa a cosa c’è dall’altra parte dell’Oceano. Più si perde da questa parte del mondo, meno sono le possibilità che si perda con la testa.
Per questo sa che non è qualcosa di improvviso. Non sa quando gli sia venuta l’idea, sa semplicemente che ad un certo punto, un paio di giorni prima, se l’è ritrovata lì, nella testa.
E allora l’assapora prima nella sua mente. La valuta e la pesa e cerca di capire se sia fattibile – e lo è. Quindi la lascia lì, come in giacenza, a fare le radici nel suo cervello per quel tot di ore che lo separano dal momento in cui ha stabilito di metterla in pratica.
Spera che vada bene. Spera che i fan apprezzino – ci spera così ardentemente che se per caso risultasse il contrario ne sarebbe mortificato. Spera che Chris regga il gioco e che non si arrabbi.
E più ci pensa, più non pensa al resto. E più si emoziona, più sente il bisogno di dirlo a qualcuno.
E finisce col dirlo a tutti, poi. Col bisbigliarlo a Lea, vedendola illuminarsi e battere le mani come una bambina. Con l’annunciarlo a Kevin e a Chord, ricevendo ululati di incoraggiamento che, se fosse stata un’altra persona, l’avrebbero messo in imbarazzo e che invece lui liquida con una scrollata di spalle ed un sorriso perché, andiamo, di certo non si imbarazzerà per qualcosa del genere.
Lo dice ad Ashley, quasi chiedendole il permesso, perché sanno tutti che per arrivare a Chris intatto, devi riuscire ad oltrepassare – intatto – la sua guardia.
Lo sanno tutti, ma non Chris. Chris che lo osserva con le sopracciglia aggrottate, forse intuendo qualcosa, ma non azzardando a domandare.
E Darren non parla.
Si crogiola con quel pensiero la notte prima e arriva al gran giorno ed è come un finale. Il finale del tour e il finale di quei sette barra otto mesi di pura follia che gli sono capitati tra le mani e che a volte non sa come gestire o che farsene perché è tutto troppo.
Si crogiola con quel pensiero e non va oltre. Perché la fine del tour significa che dovrà tornare a casa, prima o poi.
Ma non ci pensa. È diventato bravo, in quello. Concentrarsi solo sulle emozioni positive e la musica e l’adrenalina nelle vene e le luci ed è contento.
Potrebbe esserlo di più, potrebbe essere sul tetto del mondo – e lo è, ma non completamente. Una parte di lui è rimasta a New York e non sa se l’avrà mai indietro. Non che la rivoglia, ma se Mia non la vuole più… se Mia non ne ha più cura… -, ma va bene così.
Darren è emozionato.
Sancirà la fine sulle labbra di Chris. E si sente quasi investito di un ruolo troppo importante per lui. E spera solo di non fare casini.

*

Non è il finale. Darren crede che sia la fine – e forse la è, forse è la fine di un periodo, ma in realtà no. È molto di più. Ma Darren ancora non può sapere cos’ha messo in moto -, ma la realtà è diversa.
Darren bacia Chris. Lo bacia su un palco. E la folla scoppia in un boato e Darren non sente più nulla, è completamente sordo. Si sforza di non sorridere, quando si stacca da lui. Si sforza di fare una battuta e di andare avanti.
Accanto a lui, Chris regge il gioco. Non aveva idea di ciò che Darren aveva progettato, ma Chris è bravo e non sbaglia un colpo. È divertente e sorride e Darren continua a recitare.
È un finale perfetto. I fan stanno urlando così forte che a Darren sembra di averli dentro, sembra di sentirli nel cuore.
Pum pum pum. Sono dentro di lui e sono oltre le dita della sua mano, se allunga un po’ il braccio, riesce quasi a toccarli. Non li vede tutti, ma li sente. Pum pum pum.
Poi scendono dal palco.
E non è il finale. Quello era l’inizio.
Darren se ne accorge solo in quel momento.

*

Chris ride mentre percorre il breve corridoio che li porta nel backstage. E Darren sente il suono nelle sue orecchie, ovattato dagli auricolari che ancora indossa e che sfila solo quando si trova davanti Ashley che ride e li osserva quasi saltellando attorno a loro.
Darren vede Chris girarsi verso di lui e guardarlo, prima di occhieggiare Ashley e puntarle il dito contro. Gli basta un’occhiata per capire. “Tu! Tu lo sapevi! Traditrice! Il non-sangue del mio sangue che mi pugnala alle spalle! Ti sei alleata con lui dopo quello che c’è tra di noi!”
Darren cerca di non ridere troppo apertamente. “Andiamo, non prendertela con lei. So essere molto convincente, se voglio!” dice facendo un occhiolino.
Ashley ha le lacrime agli occhi e non aspetta neppure che Darren finisca di parlare, prima di annunciare con aria solenne che “Lo sapevano tutti. Tesoro, tu sei il mio uomo e io sono gelosa, ma mai nella mia vita avrei potuto perdermi quello spettacolo!”
Chris li guarda entrambi con quell’aria superiore che si è premurato di esercitare da quando Kurt è diventato reale plasmato sotto le sue mani. “Non meritate risposta. E io sono in ritardo. E tu dammi quella cravatta!”
Darren ride, mentre Chris gli sfila la cravatta da sotto il colletto della camicia, ma si preoccupa di incrociare il suo sguardo, prima di lasciarlo andare. Chris lo guarda negli occhi per un istante. E gli sorride.
E Darren sa che sono a posto. Vede le labbra di Chris incurvarsi verso l’alto, ed è un sorriso dolce, non ha nulla dell’espressione altezzosa di poco prima. Questo è Chris.
Gli restituisce il sorriso, prima di vederlo correre dalla parte opposta.
Darren pensa ancora che sia stato un ottimo momento per il gran finale.
Ma quella non è la fine.

*

Succede in un battito di ciglia. E forse è troppo poetico. Forse non è adatto alla frenesia e all’adrenalina che spingono per uscire, ma Darren lo trova perfetto.
Non saprebbe spiegarlo, altrimenti. O forse sì, forse lo saprebbe spiegare, ma i casini poi, si moltiplicherebbero, e quindi se pensa che non sia quello, il motivo, se pensa ad altro, se pensa che sia solo colpa di quella follia che li avvolge tutti quanti, è più facile.
Succede appena prima di “Empire State of Mind”.
Darren è appena sceso dal palco dopo aver ballato “Safety Dance” e mentre corre, cerca di levarsi la giacca di dosso. È lì che vede Chris, già pronto per andare sul palco.
Non c’è nessuno attorno a loro, Heather è appena volata dentro al camerino, mentre Chord ha appena svoltato l’angolo del corridoio.
Non hanno veramente tempo per parlare, ma Darren si ferma comunque davanti a lui.
Chris lo guarda con un sorriso sulle labbra. Gli brillano gli occhi e Darren riesce a vedere, riesce a sentire, a toccare, la felicità che esplode dal corpo di Chris. È come un’ondata che investe tutti quelli che gli sono attorno. È sempre così, eppure Darren ancora se ne sorprende. Ancora rimane imbambolato per un istante, davanti alla forza che si trascina dietro Chris.
Non hanno tempo per parlare, e Darren lo sa. Ma vuole accertarsi di una cosa, vuole essere sicuro che siano a posto, perché non hanno avuto la possibilità di parlare e non vuole che-
Chris lo bacia.
Darren l’ha visto avvicinarsi. L’ha visto mordersi il labbro inferiore, insicuro di ciò che stava per fare. L’ha visto sporgersi verso di lui e alzare una mano per appoggiarla contro la sua nuca. L’ha visto. E l’ha sentito.
Ma non l’ha fermato.
Chris lo bacia e Darren preme le labbra contro le sue. E perché lo stai facendo? Sei impazzito?
Sa che dovrebbe separarsi da lui. Sa che non dovrebbe tirarlo a sé. Sa che non dovrebbe socchiudere le labbra e, Dio, quella è la sua lingua e cosa cazzo stanno facendo, si può sapere?
Cosa fai? Cosa cazzo fai?
Darren lo sa, perché il suo cervello glielo sta urlando talmente forte che quasi gli rimbomba nelle orecchie. Ma non lo sente.
Pum pum pum. È come se tutto fosse solo dentro di lui, ogni rumore, ogni cosa, ogni grida. È tutto nella sua testa, ma non sente nulla.
Sente solo il respiro di Chris addosso e la sua mano sul collo e la sua lingua tra le labbra.
Vorrebbe che anche quello fosse nella sua testa, ma non è così.
Quando Chris si separa da lui, ha gli occhi sgranati e spaventati. Darren allunga una mano per fermarlo, perché vede nei suoi occhi cosa sta pensando, cosa sta per fare, ma non è abbastanza veloce.
Chris gli scivola via da sotto le dita nel tempo in cui lui sbatte le ciglia.
Scappa via da lui e Darren non sa come riprenderlo.

*

Complimenti, Chris, ti sei appena fottuto con le tue stesse mani.

*

Darren non ha il tempo di pensare. Quando sono sul palco, tutto sembra perfetto, come sempre. È giù dal palco che succedono i casini. È giù dal palco che la sua vita prende pieghe strane.
Quando saluta per l’ultima volta i fan, Darren sa che quella non è la fine. Non è la fine di nulla ed è stato un illuso a pensarlo. Cosa credeva? Che magicamente, chiuso il sipario, tutto tornasse a posto?
Darren pensa a Mia, quando scene gli scalini del palco. Pensa a lei e non sa perché. Pensa a lei e a come non sia finita veramente – tra loro non finisce mai veramente. Fa solo tanto male ed è frustrante, ma Darren sa che non può essere finita. Fa solo male.
E poi vede Chris e gli sorride, ma Chris si gira dall’altra parte. E Darren non sa a che pensare.
Solo che anche quello non è finito. Forse è solo iniziato.

*

Il punto è che con Darren le cose non finiscono mai.

*

Darren tenta di avvicinarsi a Chris durante il party che hanno tirato in piedi per festeggiare la chiusura del tour. Col suo rum e coca nella mano, si fa strada tra le varie persone, alla ricerca di Chris. Quando lo vede, tenta di avvicinarsi a lui, ma prima di riuscirci, Chris si è già allontanato.
Darren prova a chiamarlo, ma la musica è alta e Chris non si gira neppure.
E se uno non vuole ascoltare, non sentirà mai.
Darren osserva la schiena di Chris allontanarsi sempre di più e pensa a cosa sta succedendo. E sembra come con Mia, sembra sempre la stessa storia.
Non sa come o il perché. Si ritrova sempre nel mezzo delle cose, sempre in mezzo alla corsa e non sa se guardare indietro per vederne l’inizio, o affrettarsi verso il traguardo per vedere la fine.
Darren sospira e quando solleva il bicchiere per bere, il cellulare gli vibra dalla tasca dei pantaloni.
Non è sorpreso di leggere il nome di Mia sul messaggio che gli è appena arrivato.
Non è sorpreso neppure del contenuto.
Va sempre così, tra di loro. Sempre. Alla fine, uno cede per primo e tutto ricomincia. E non è salutare, non è normale, non lo è e lo sa, cazzo, lo sa, ma…
Non risponde al messaggio perché non ce n’è bisogno. Sa che uscito da lì la chiamerà e parleranno per ore – troppe, forse – e chiariranno e finiranno di nuovo insieme perché senza di lei non riesce a stare. E se fossero più avventurosi – o se a lui non venisse da ridere – potrebbero provare col sesso telefonico, ma non lo faranno perché l’unica volta in cui ci hanno tentato è stato talmente esilarante che hanno capito che non erano adatti a quella roba. E quindi continueranno a parlare e parlare e parlare fino a quando lui non si addormenterà, esausto.
Finisce il suo drink, prima di andare a prendersene un altro.
E decide che parlarà a Chris domani, senza alcool di mezzo.

*

Alla fine ci tentano comunque col sesso telefonico e rappacificatore. Ma dopo i primi quattro minuti è Mia a dirgli di smetterla e allora Darren inizia a fare il cretino e finisce che la notte la passa così, a dire cose talmente sconce che farebbero arrossire una prostituta, ma che sono talmente esilaranti che l’unica risposta che gli arriva da Mia è la sua risata.

*

Chris non lo evita, non veramente. Eppure ogni volta che Darren incrocia il suo sguardo, ogni volta che cerca di avvicinarsi a lui per parlare, ogni volta che tenta di allungare una mano per sfiorarlo, Chris si volatilizza. È davanti a lui ed è ovunque e Darren non riesce ad afferrarlo.
E non ha il tempo per occuparsene, perché stanno facendo i bagagli e i postumi della sera prima – e della nottata - si fanno sentire e perché deve pensare agli show che dovrà tenere nei prossimi giorni, e mettersi d’accordo con Joe per il suo arrivo a Londra e chiamare Mia – perché adesso può di nuovo farlo, può di nuovo premere il pulsante della chiamata senza sentirsi un perdente – e tutto è troppo incasinato.
Dovrebbe veramente parlare con Chris.
Ma a quanto pare, Chris non vuole parlare con lui.

*

Quando Ricky lo informa che Chris potrebbe non essere presente all’intervista che avrebbero dovuto fare insieme, Darren non riesce ad esserne veramente sorpreso.
Oh. Ok. No. No, da solo non la faccio. No, era un’intervista per noi due, da solo non ha senso. Non mi interessa, no.
Chris deve tornare subito in America per girare il suo film, non ha tempo per andarsene a Londra solo per un’intervista. Non è che sta evitando Darren, è un problema di sovrapposizioni e di poco tempo, ecco. Darren lo sa perfettamente, anche lui è impegnatissimo e sa come vanno queste cose. Ci sono delle priorità e uno deve rispettarle.

*

Non gli ha ancora parlato. E vorrebbe chiamarlo, ma poi ripensa a tutti gli impegni di Chris e ai suoi, di impegni, e gli gira un po’ la testa a tenere il conto di tutto. Ed è talmente stanco che non riesce neppure a toccare il letto prima di addormentarsi. Non è il momento migliore per affrontare l’argomento.
Non sa neppure se ci sia, poi, un argomento da affrontare.

*

Il giorno prima della premiere di Harry Potter gli manda un messaggio. È un messaggio semplice, un Come stai condito con un Non riesco a credere che sarò alla premiere e concluso con un Sarebbe bello se ci fossi anche tu.
E forse non è un messaggio così semplice.
Chris, comunque, non gli risponde. E forse sì, forse lo sta effettivamente evitando. E questa cosa lo spaventa a morte. Più di tutto il resto che frulla nella sua testa. Il pensiero che Chris non voglia parlargli, il pensiero che sia successo qualcosa per cui non valga neppure la pena discuterne, lo terrorizza.
Se non posso parlarne, se non ti fidi neppure della tua voce, come facciamo a chiarire?

*

È troppo agitato, quel giorno, per pensare ad altro se non a divertirsi. È felice che Joe sia lì con lui, è felice di avere uno dei suoi migliori amici a portata di mano, è felice di avere la possibilità di girarsi e di vederlo sorridere al proprio fianco. Sembra un sogno. È tutto così strano. È pura follia e Darren non riesce a smettere di sorridere, di salutare, di saltare sul red carpet e di guardare Joe e di pensare Oddio oddio oddio, è tutto vero.
Si emoziona come un bambino davanti al film. È finito, tutto è finito, un periodo della sua infanzia, della sua vita. Ma poi ci riflette, e capisce che forse non è finito proprio nulla.
Con lui le cose non finiscono mai, e sta imparando a capirlo, in uno strano modo e seguendo strane vie.
Quando vede il tweet di Lea non ci pensa due volte a risponderle, mostrando l’entusiasmo per ciò che sta vivendo e Oddio oddio oddio, non posso crederci, è follia, è il giorno migliore della mia vita, o forse no, ma si avvicina di parecchio.
Ciò che invece lo lascia spiazzato, è la risposta di Chris.
Non capisce. Non lo capisce.
Darren si sente in bilico e non sa da che parte girarsi. Non sa cosa fare o come comportarsi o se rispondergli o cosa.
Quando Joe lo guarda con le sopracciglia aggrottate, Darren infila l’iPhone nella tasca e gli sorride, scuotendo le spalle.
Ha paura di cosa sta succedendo. Forse perché lo sta capendo fin troppo bene.

*

Non aveva intenzione di dirlo a qualcuno. Non aveva intenzione di spiattellare un qualcosa che dovrebbe appartenere solo a Chirs – e a lui, perché Chris l’ha baciato, ha baciato lui, quindi per forza ne è invischiato e non può fare finta di nulla -. Non aveva intenzione di dirlo, comunque, perché non sapeva cosa dire.
Poi però si è ritrovato a parlare con Joe. Una birra in mano e lo sguardo fisso sul collo della bottiglia, mentre Joe raccontava dell’ultima trovata di Brian, ma Darren non ha riso alla battuta e Joe si è bloccato a guardarlo.
È lì che ha iniziato a parlare. Gli ha raccontato di Mia e di come si sono lasciati – più o meno - e poi rimessi insieme – sempre più o meno -.
E poi gli è sfuggito dalle labbra. “Chris mi ha baciato”. E Joe si è fermato con la bottiglia vicina alla bocca, ma senza avere il coraggio di bere.
E adesso sono lì, con Darren che lo fissa e non sa che dire e Joe che abbassa la bottiglia, guardandolo con le labbra leggermente socchiuse. E gli verrebbe da ridere, perché ha una faccia così assurda che…
… solo che non è che sia proprio così divertente.
Joe deglutisce e Darren distoglie lo sguardo. Non sa cosa aggiungere a quella confessione, perché non sa cosa può dire. O cosa è meglio tacere.
“E lui… cioè… pensi che lui sia…”
“Sì”
Darren lo guarda e vede Joe inspirare profondamente. “Merda. Che casino”.
Darren annuisce e si inumidisce le labbra e pensa che la parola casino sia tutto sommato un eufemismo. Che potrebbe andare peggio, di sicuro, ma potrebbe andare meglio. A prima, ad esempio. Solo che prima andava meglio per lui, ma per Chris?
“Cos’hai intenzione di fare?” gli chiede alla fine Joe, sorseggiando finalmente la sua birra.
Darren temeva quella domanda. La temeva perché non ha una vera risposta. Ne ha tante – ne ha troppe - e tutte fanno un po’ troppa paura.
Lasciare perdere. Parlargli, chiarire, tornare ad essere normali. Spiegargli cos’ha in testa. Confessargli cos’ha pensato.
Darren non dice a Joe che ha ricambiato quel bacio. Non sa se qual è il motivo. Forse è troppo da dire ad alta voce. O forse Joe già lo intuisce.
“Vorrei parlargli,” risponde alla fine, tornando a guardarlo, “Ma è da quando è successo che mi evita, quindi… non lo so. Aspetterò. Quando torno a Los Angeles proverò a chiamarlo, forse”.
Joe annuisce, mentre con le unghie si mette a staccare l’etichetta della bottiglia che tiene tra le mani. Cerca di guardarlo di nascosto, e Darren questa volta si concede un sorriso.
“Che casino,” ripete Joe e lui non può fare altro che annuire e tornare a bere.

*

Il punto non è che Darren pensa che…
Il punto non è che Darren crede che vi sia una possibilità che Chris, beh, che lui sia… innamorato, ecco, di lui.
Il punto non è ciò che pensa. Il punto è che lo sa.

*

Il punto è anche il fatto che la sua testa è un gran casino, lo è sempre stato, ma nell’ultimo periodo è anche peggio, e lui non riesce proprio a venirne fuori.
E ne ha paura.

*

Quando Darren torna a Los Angeles, non sa bene cosa aspettarsi. Forse una qualche grossa rivelazione attaccata sopra la porta di casa, o forse semplicemente meno frenesia. Ma la verità è che è semplicemente troppo esausto anche solo per pensare.
Il letto sembra il posto migliore del mondo e la voce di Mia che gli arriva dalla cornetta del telefono è la migliore delle ninne nanne. Cerca di recuperare le forze dormendo più ore possibili. E mangiando. Non ha effettivamente tempo, perché deve rivedere i suoi amici – e gli sono mancati talmente tanto che se il suo corpo non si fosse ribellato alla sola idea, probabilmente avrebbe evitato di passare per Los Angeles e sarebbe andato direttamente a Chicago -, deve rivedere suo fratello, e Mia e la sua famiglia. E poi deve prepararsi per i nuovi show.
Quando pensa a tutto quello, gli gira un po’ la testa, ma poi si ricorda che è abbracciato ad un cuscino e che sì, può dormire veramente, e lascia perdere, sprofondando nuovamente tra le lenzuola.
È in uno dei pochi momenti in cui non sta né dormendo né mangiando che manda un messaggio a Chris. Di nuovo.
Di nuovo, Chris non gli risponde. Darren passa tutto il tempo del pranzo a fissare l’iPhone in attesa che si illumini. E sì, in effetti il cellulare prende vita, solo che è suo fratello che lo sta chiamando e non Chris.
Non ha detto niente a Chuck. Gli ha raccontato cos’è successo con Mia, mentre era a Londra, ma non cos’è successo con Chris.
Non gli ha detto cos’ha in testa, ma Chuck ha notato qualcosa, nella sua voce , perché non fa che chiedergli se va tutto bene, ogni volta che lo sente al telefono. E Darren non fa che ripetergli che è solo la stanchezza, che fino a quando c’era l’adrenalina a tenerlo in piedi andava bene, ma che adesso ha veramente bisogno di riposarsi.
Non accenna mai a come si è ritrovato a mettere la lingua tra le labbra di Chris. A come la cosa non l’abbia sconvolto. A come gli sia piaciuto. E a come sia comunque stato sbagliato.
A come Chris l’abbia guardato prima di baciarlo, prima di respirargli addosso in un modo che Kurt non ha mai fatto con Blaine.
Perché quelli non erano Kurt e Blaine.
Non glielo dice e non sa perché. Chuck è suo fratello e il suo migliore amico. La persona più importante della sua vita. Quella che sa tutto di lui e che non lo giudicherà mai, sarà sempre dalla sua parte e gli vorrà sempre bene.
Eppure sta zitto e non sa perché.
Quando Darren chiude la conversazione con lui sa solo che deve chiarire cos’ha in testa, prima di riuscire ad esprimerlo a parole.
Soprattutto, deve prima parlare con Chris. Parlargli sul serio.
E Darren è tentato di allungare una mano e riafferrare il cellulare, ma si blocca a metà strada, e decide di lasciare perdere ancora per un po’. E comunque, Chris stava probabilmente girando, non poteva disturbarlo, no?

*

Chris fissa il telefono per almeno cinque minuti, prima di rendersi conto che deve tornare sul set.
Non cancella il messaggio – non li cancella mai. Non i suoi. E sì, è patetico fino a quel punto -, ma non gli risponde.
Si ripete che dopo, dopo lo farà, dopo penserà ad una risposta accettabile, ma il dopo non arriva mai.

*

Darren si costringe ad attendere.
Non sa neppure lui cosa stia effettivamente aspettando. Vorrebbe avere delle risposte, vorrebbe averle da se stesso, prima ancora che da Chris, ma non riesce a trovarle, non riesce a trovare quella giusta.
Ne ha troppe, davanti a sé, e non riesce a capire quella che fa al caso suo, non riesce a giustificare le sue azioni. O i suoi pensieri. O i suoi sentimenti.

*

Ma i sentimenti non vanno mai giustificati. Non sono mai buoni o cattivi. Ci sono e basta.
Quando Darren arriva a capire questo, capisce anche che forse è arrivato il momento di parlare con Chris.

*

Sospira prima di suonare il campanello. E inizia a contare, giusto per pensare a qualcosa di stupido e non avere la tentazione di prepararsi un discorso a memoria, perché, Dio, quanto potrebbe essere patetica una cosa del genere? (Comunque, a casa, ci ha provato, ma ci ha rinunciato quando ha capito che no, doveva vedere Chris e guardarlo negli occhi per trovare le parole giuste).
È arrivato a quarantotto quando la porta si apre e si ritrova davanti Chris che lo fissa.
Oh.
“Ciao”
Chris sposta per un istante lo sguardo, prima di tornare a guardarlo. “Ciao Darren…”
Non lo invita ad entrare e Darren si sente un idiota a stare lì, fermo davanti alla porta d’ingresso con Chris che lo fissa e non parla.
E perché cazzo non lo fa entrare?
“Uhm… posso… posso entrare?”
Chris lo guarda negli occhi e trattiene il fiato per un momento e Darren non riesce a pensare correttamente con lui davanti e con quello sguardo puntato addosso. Non deve guardarlo così, non deve, non è giusto. E non è leale.
“Uh… in realtà…” Chris fa un cenno della testa e lancia un’occhiata dentro il suo appartamento, “…non sono esattamente da solo…”
Darren ci mette qualche secondo a registrare quelle parole. Inconsciamente fa scorrere lo sguardo addosso a Chris, notando lo scollo della maglietta e i jeans e i piedi nudi e riempiendosi la testa di immagini che avrebbe preferito non avere.
Merda. Sei un coglione. Un coglione, Darren, veramente.
“Uh, scusami. Avrei dovuto chiamarti, io-“ Darren scuote la testa, Dio, che idiota, “-scusami, veramente. Uh… ok, me ne vado. Non volevo disturbarti, è che… dovremmo parlare. Ma non adesso. No. Io… ok, io vado. Scusa”
Non aspetta una risposta. Inciampa sulle sue stesse parole e si sente già abbastanza stupido nello scendere gli scalini senza preoccuparsi di girarsi indietro.
Chris aspetta un istante prima di richiudere la porta e quando Darren avverte il rumore della chiave nella serratura non può fare a meno di fermarsi un attimo.
Quando riprende a camminare, torna a funzionare anche il cuore.

*

Chris chiude la porta e sospira, mentre la mano rimane ferma per un istante sulla maniglia. È fiero di se stesso, è fiero di essere riuscito a dirgli di andarsene. E non importa se non gliel’ha effettivamente detto, non importa se in realtà avrebbe voluto farlo entrare, non importa.
Ciò che importa è che Darren se ne sia andato e che lui possa tornare a respirare.
“Chris?”
Si gira, sfiora la porta dietro di sé con la punta delle dita e cammina verso l’altra stanza, con i piedi nudi che si appoggiano senza far rumore sul pavimento.
Quando oltrepassa la soglia, Ashley lo sta guardando dal divano con un sopracciglio alzato.
“Beh?” gli chiede, mordicchiando la cannuccia della Coca Cola.
Chris scuote le spalle, prima di sedersi accanto a lei e riafferrare la sua Diet Coke. “’Beh’ cosa?”
“Dov’è Darren? Ho sentito la sua voce, che voleva?”
Chris cerca di fare finta di nulla, cerca di non mostrarsi turbato quando solleva la lattina e se la porta alle labbra. Solo che la mano trema leggermente e forse beve un po’ troppo in fretta per sembrare casuale.
Sei un pessimo attore, Chris. Un. Pessimo. Attore.
“Uh, niente, doveva solo ridarmi una cosa…” butta fuori alla fine, sperando sia abbastanza per convincerla a lasciare perdere.
Ovviamente non lo è.
“… Chris, non avevi niente in mano,” gli fa notare come se fosse un bambino piccolo, “Adesso la smetti di raccontarmi frottole e mi dici che succede?”
Ciò che Chris ha sempre amato di Ashley è il suo tono diretto e senza giri di parole. È onesta, Ashley. Ti copre le spalle, ma vuole e pretende sincerità in cambio. Non ti tradirà mai, ma non vuole essere presa in giro.
Chris abbassa la lattina e si volta a guardarla e forse i suoi occhi parlano troppo o forse è vero, è proprio un pessimo attore, perché Ashley perde immediatamente la sua aria da dura, appoggia la sua Coca sul tavolino e lo abbraccia stretto.
“Oh tesoro, che c’è?”
C’è che sono un idiota, Ashley, un idiota, ok?
Chris appoggia la testa sulla sua spalla e si lascia avvolgere da quell’abbraccio, sospirando. Rannicchia le ginocchia sul divano, si sistema comodo e prima di rendersene conto le parole gli escono fuori dalle labbra come se non stessero aspettando altro.
Ashley non dice nulla e lo lascia parlare. Ogni tanto si preoccupa di accarezzargli la schiena o di annuire per fargli sapere che lo sta ascoltando.
Chris non sa bene cosa raccontare. Parla di cos’è successo. Di cos’ha fatto. Di come la sua testa sia un disastro. Ride forse troppo forzatamente sulla sua stupidità e si fa più serio quando invece spiega il sapore amaro che si ritrova sempre in bocca e che non vuole andarsene.
Quando non riesce più a trovare le parole, lascia che sia il silenzio a riempire la stanza. E solo quando sono passati alcuni minuti, Ashley si concede di parlare.
“Quindi… ti piace” e sembra la cosa più naturale del mondo, detta da lei. E, Dio, no, ovvio, certo che no, come se non fosse già abbastanza un casino la sua vita e servisse anche il carico aggiuntivo, ovvio che non è-
“No!” esclama, tirandosi leggermente indietro per guardarla in viso.
Ashley lo guarda stralunata, prima di alzare un sopracciglio. “…non era una domanda, tesoro”
Chris apre la bocca, ma si rende conto di non sapere cosa dire. Sprofonda nei cuscini del divano, con le sopracciglia aggrottate e le braccia strette attorno a sé. “Non lo so. Boh. Forse, ok? Forse…”
E cazzo, ovvio che forse gli piaccia, ok? L’ha baciato! E Darren è un idiota e lui lo è ancora di più e forse boh, vanno d’accordo per quello e comunque si sente così stupido, così perdutamente stupido, che non riesce a mettere in ordine i pensieri.
“Dovresti parlargli”
Chris gira la testa di scatto verso di lei e gli scappa una risata amara. “Sì, certo. E cosa gli dico? ‘Ciao Darren, sono gay e mi piaci e ti ho baciato per quello. E oh, sì, lo so che non ti interessano i ragazzi, ma figurati, io sono un coglione, quindi… Ah, amici come prima, ovvio!’” borbotta tra i denti.
Ashley gli accarezza i capelli e appoggia la testa sulla sua spalla. “Forse… o forse potresti semplicemente dirgli cos’hai in testa. La verità, Chris” gli sussurra piano, quasi fosse un segreto. Come se ormai non fosse chiaro, non fosse lì, tra di loro, la verità.
Come se Chris non se ne fosse mai reso conto. Come se non l’avesse ricacciato dentro di sé come qualcosa da nascondere a tutti i costi.
“No. No, non posso, Ashley, no…”
Ashley lo stringe a sé prima di parlare. “Sì che puoi,” mormora con le labbra contro i suoi capelli, “E sai perché? Perché sei la persona più forte che io conosca. E perché Darren ti ascolterà. E perché ti sentirai meglio. Andrà tutto bene, tesoro, andrà tutto bene…”
Chris si avvolge con quelle parole. Lascia che Ashley gliele stringa addosso e si lascia cullare dal loro conforto. Cerca di crederci, perché è l’unica cosa che potrebbe convincerlo, che potrebbe dargli il coraggio di fare anche quel passo.
Ha fatto tante cose, nella sua vita, per cui ha dovuto prendere un respiro profondo e farsi forza. Forse potrebbe farcela anche questa volta. Forse.
Sospira e chiude gli occhi, prima di ricambiare l’abbraccio Ashley e sussurrare a labbra strette un “Ok, ok, lo faccio. Lo faccio va bene?” che sembra più rivolto a convincere se stesso che a rassicurare lei.
Ma Ashley non commenta e continua a stringerlo e Chris decide che in fondo ne ha bisogno e che non può essere troppo duro con se stesso, non in quel momento.

*

Chris ci mette due giorni a decidersi. E in quei due giorni tenta in tutti i modi di mettere in ordine ciò che ha in testa, di trovare un senso – che non c’è. Non ti innamori perché ha senso. Succede. E basta -, di trovare un motivo – cazzata, Chris, cazzata – di trovare una speranza – doppia cazzata. Si chiamano illusioni, non pretenderle, fanno male -.
Dopo due giorni, Chris sospira, afferra le chiavi della macchina ed esce di casa.
Non ha nessuna risposta, ma almeno adesso non pretende più di doverle trovare. Almeno adesso sa che, a volte, le risposte non sono la cosa più importante.

*

Quando Darren apre la porta, non si aspetta di trovarsi davanti Chris.
E sembra ancora più giovane, lì davanti a lui, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, cercando di camuffare un imbarazzo che, agli occhi di Darren, è fin troppo palese. Fa tenerezza, così.
Darren non dice nulla, ma si sposta dallo stipite della porta e Chris non attende ulteriori gesti per farsi avanti ed entrare.
Darren lo vede passare oltre e osserva le sue spalle, visibilmente tese al di sotto della camicia azzurra.
E non può fare a meno di pensare, È questa la fine?
No, non la è. Le cose non finiscono mai, in realtà. E anche quando sembra che sia così, in realtà il loro eco continua a propagarsi nelle vite delle persone.
Le cose non finiscono. Si rinnovano.

*

Darren impiega forse troppo tempo in cucina, per sembrare naturale, ma non gli interessa. E mentre apre e richiude la credenza per trovare dei bicchieri puliti, cerca di non pensare al fatto che Chris lo stia aspettando nell’altra stanza.
O che sia finalmente arrivato il momento di parlare.
Quando esce dalla cucina, Chris è seduto compostamente sul divano, le mani in grembo e gli occhi fissi su di lui. Fa tenerezza il modo con cui si morde lievemente il labbro inferiore. Fa tenerezza come lo sta guardando, con quello sguardo troppo grande e troppo sincero di cui Darren ha quasi paura. Fa tenerezza il modo in cui è seduto sul bordo del divano, quasi in bilico, quasi non aspettasse altro di cadere.
“Tieni,” Darren gli porge un bicchiere, prima di sedersi accanto a lui. “Allora… come va?”
Chris si gira a guardarlo, tenendo stretto il bicchiere tra le mani e stirando le labbra in un sorriso. “Possiamo evitarlo, sai?”
“Cosa?”
“Le conversazioni sul tempo, le mezze stagioni e il lavoro. Sappiamo entrambi perché sono qui. O perché tu sei venuto a casa mia. Non prendiamoci in giro, Darren,”
C’è una tale onestà nella sua voce, che lui non può fare a meno di sorridere ed annuire. “Speravo solo di-“
“Mettermi a mio agio?” lo interrompe Chris e Darren annuisce, guardandolo negli occhi, “Sto bene, Darren. Cioè. Potrei stare meglio, forse. Ma sto bene. Non mi verrà un attacco di cuore, se è quello ciò di cui ti stai preoccupando…”
Darren ride e si sente meno in ansia nel vedere Chris sorridergli apertamente. Non è sollevato – non veramente -, ma almeno riesce ad allentare la presa ferrea delle sue dita sul bicchiere che ha in mano. “Forse stavo cercando di evitarlo a me. L’attacco di cuore, intendo…”
Chris lo osserva per un momento, prima di sporgersi verso di lui, appoggiargli una mano sulla gamba e mormorare “Sopravviverai”.
E nel momento in cui si allontana da lui, Darren sa che hanno finito di girarci attorno. Sa che non ci sono più parole disponibili per continuare ad evitare l’argomento.
Chris sospira, distogliendo lo sguardo da lui e spostando la mano dalla sua gamba. “Darren…” una pausa. E Chris inspira nuovamente. “Voglio che tu stia zitto, per adesso, ok? Voglio che tu faccia parlare me. Perché… perché è già difficile così e se poi intervieni finisce che non butterò fuori tutto e… devo,” Chris sposta lo sguardo su di lui e Darren si ritrova ad annuire, “Devo dire tutto e devo farlo adesso, perché sarà sempre peggio. Ok?”
Darren apre la bocca e vorrebbe dirgli che starà lì, in silenzio, e lo farà parlare e non lo giudicherà e che andrà tutto bene, perché Dio solo sa quanto Chris sia in ansia, in quel momento, e che non succederà nulla tra di loro, che tutto si sistemerà. Che gli vuole bene.
Darren dice nulla, però. Gli sorride e lo guarda negli occhi e forse è abbastanza, perché Chris annuisce, come se avesse capito tutto. E forse sì, forse ha capito tutto.
Forse ha capito anche quello che Darren non ha mai neppure sussurrato.
“Ok. Ok… quindi…” Chris ridacchia, nervoso e imbarazzato, distogliendo lo sguardo solo per un istante. Ma è un leone, Chris. Combatte guardandoti negli occhi. E Darren lo ammira profondamente per questo. “… da dove devo iniziare?”
“Dall’inizio?” sussurra Darren, prima di mordersi la lingua quando riceve un’occhiataccia da Chris.
“Ho detto zitto. Ok? Zitto. Mi distrai” mormora in risposta. E Darren lo vede arrossire e sospirare piano.
Mi distrai anche tu. Anche tu, Chris.
“Ok. Buttiamo fuori tutto e facciamo in fretta. Allora… quando… sai quando Kurt e Blaine… beh, ovvio che lo sai. Comunque, quando si sono baciati. Quando noi abbiamo dovuto baciarci… non eravamo noi due. Eravamo Kurt e Blaine, giusto? E non ho mai pensato il contrario. E non lo penso neppure adesso. Voglio dire, non bacio come Kurt e quello non ero io, ok? E tu non sei e non eri Blaine. Solo che… solo che l’ho sentita. La tua bocca, intendo. Cioè, era Blaine quello che stava baciando Kurt, ma era la tua bocca sopra la mia. E le tue labbra e tutto quanto e, lo so che non siamo loro, ma la bocca, quella è la tua. E puoi prestarla a Blaine, ma rimarrà tua. Capisci?”
Chris si ferma un attimo e Darren lo guarda prendere dei respiri profondi e sì, capisce ciò che gli sta dicendo.
Lo capisce.
“E forse tutto questo non ha senso, ma la mia testa non è normale, quindi… cerca di seguirmi, almeno, ok? Ecco. Quando però… quando dopo lo spettacolo… ti ho baciato… io… ero io, Darren. In quel momento ero io. Non ero Kurt. E tu non eri Blaine, eri solo Darren. E adesso so come baci e so cosa sento quando lo faccio e… come faccio a dimenticarmelo, Darren?
Io non voglio niente da te. Lo giuro. E so di essere stato un idiota e di averti evitato e mi dispiace e ti chiedo scusa. Avevo bisogno di… capire? Di capire e di venire a patti col fatto che non sono molto diverso da tanti altri ventenni stupidi che ci sono in giro. Ed è una cosa traumatica, credimi. E-”
Chris si blocca e Darren trattiene il respiro. Sa che non deve parlare. Sa che non è ancora il suo momento, ma è difficile non poter fare nulla. È difficile non poter abbracciare questo ragazzo così coraggioso che fa quasi impressione, questo ragazzo che gli ha appena riversato addosso il suo cuore, senza chiedere nulla e senza sembrare disperato.
Quando Chris torna a parlare, Darren sente un nodo in gola.
“Tu mi piaci. Mi piaci in un modo in cui non dovresti piacermi, ma è così e… sì. Ecco. Questo è… tutto. Credo. E puoi parlare, adesso. Anzi, ti prego fallo perché potrei strozzarmi con la saliva. O forse no. Non ho praticamente più saliva, ma sono abbastanza sicuro che potrei comunque arrivare a-“
“Chris” lo interrompe Darren. “Grazie”.
Chris sgrana gli occhi ed è evidente che non sappia cosa dire. E ancora una volta Darren riesce solo a pensare a quanto vorrebbe abbracciarlo. A quanto si meriti di essere abbracciato. A quanto sia forte. E a quanto sia solo un ragazzino.
“Grazie per avermelo detto,” prosegue con un sorriso, “lo so che non dev’essere stato facile e… sì, grazie. Per essere comunque stato onesto con me”.
“Non avevo molta scelta”
“Si ha sempre una scelta, Chris. L’avevi anche tu. Avresti potuto dirmi un milione di cose diverse. Hai scelto di dirmi… la verità”
Chris annuisce e sposta lo sguardo verso il muro davanti a lui. E Darren si ripete che è il suo momento di essere onesto. Che è ciò che si merita Chris.
“Chris io… Ok. Immagino che devo dirti qualcosa anch’io. E forse già lo sai o forse no, o forse l’hai intuito e basta… comunque. Chris tu- io… io ti ho baciato, quel giorno. Quando nel backstage… quando mi hai baciato, io ho risposto. E so che lo sai. Lo sappiamo entrambi, ok? E… tengo a te. E la mia testa è un vero casino, credimi. Ma ciò di cui sono sicuro è che…” Darren scuote la testa e pensa no no no no. Riesce a pensare solo a quello. E non riesce ad andare avanti a parlare, anche se sa che deve farlo.
Vede Chris guardarlo con curiosità. Non c’è un briciolo di speranza in quegli occhi, nonostante tutto.
Nonostante io ti abbia baciato.
Chris non si aspetta nulla da lui. Niente di niente. Ed è così ingiusto, perché… se solo…
… se solo le cose fossero diverse. Se solo tutto fosse diverso.
Tutto.
“Io… io tengo a te, Chris,” mormora alla fine. “Tengo a te e forse… forse è troppo. Ok? Forse lo è e non è normale e non lo so. So solo che se le cose fossero diverse, forse… forse noi due…”
Chris sbuffa una mezza risatina. “Intendi dire se… se tu fossi gay?”
Darren scuote la testa. No. No, Chris. Proprio no. “Intendo dire se non stessi con Mia.”
Non dice altro. Lascia che Chris capisca ciò che quelle parole racchiudono. Lascia che sia Chris ad arrivare alla soluzione, prima di mettergliela ufficialmente davanti agli occhi.
Chris schiude la bocca e forse vuole dire qualcosa, ma dalle sue labbra non esce alcun suono. E Darren sorride.
Hai capito, Chris? Hai capito che casino che è tutto quanto?
“Darren,” sussurra piano, alla fine, “cosa… che significa?”
“Significa che se fosse… se non fossi innamorato… se non fossi innamorato di Mia, se fosse tutto diverso, potrei… potrei innamorarmi di te, Chris.”
Pum pum pum. E all’improvviso il boato di un pubblico gli sembra quasi un sussurro. È nulla in confronto al rumore assordante che ha nelle orecchie in quel momento.
Pum pum pum.
Chris scuote la testa. I suoi occhi enormi lo fissano come se fosse pazzo. Come se volesse credergli. “Non puoi dirmi qualcosa del genere, ok? Non è giusto”
Darren sospira. Lo sa. È ingiusto. Tante cose lo sono. Troppe, forse. “Lo so. Ma-”
“Io sono un ragazzo,” borbotta, come se non fosse ovvio. E a Darren viene quasi da ridere.
“Tu sei una persona, Chris. E io sono convinto che ci innamoriamo di ciò che l’altro ha dentro, non di un involucro.”
Chris si mette a ridere. “Tu sei troppo romantico, te lo dico io,” sospira, spostando lo sguardo verso le sue mani e mordendosi il labbro. “Quindi…” prosegue titubante, “ciò che mi stai dicendo è che… non sei innamorato di me. Intendo dire, adesso”.
Darren ci mette un attimo per rispondere. Ma…“No”, mormora infine.
“…però, ipoteticamente, potresti… anche se sono un ragazzo. E tu sei etero. Il che forse non ti rende totalmente etero, ma… non è questo il discorso.”
“Sì. Credo che sia… più o meno esatto.”
“E-e se non ci fosse… cioè, se non stessi con Mia… potresti innamorarti di me.”
“Potrei, sì.”
Chris annuisce, prima di guardarlo con la coda dell’occhio e inclinarsi all’indietro, fino ad appoggiare la testa contro lo schienale del divano. “E… è una domanda stupida, ma… voi due, cioè, tu e Mia, non fate altro che lasciarvi e riprendervi e… cioè, adesso in quale delle due fasi siete?”
Darren sorride, prima di appoggiarsi anche lui allo schienale del divano. “Decisamente insieme.”
“Ok. Ovvio. Ok.”
Darren gira il volto verso Chris e ne osserva il profilo. Non ha idea di cosa stia pensando, di preciso. Lo vede guardare il soffitto, l’aria serena, nonostante le guance arrossate.
È bello, Chris. È bello in un modo particolare, forse. Ma lo è.
È bello per ciò che ha dentro.
E si merita così tanto di più. Molto di più che può dargli Darren. Perché Darren non può dargli nulla.
Non al momento.
“Chris,” lo chiama per riavere la sua attenzione. E Chris si gira verso di lui e in quel momento sono così vicini, che se solo uno dei due allungasse leggermente il viso potrebbero quasi sfiorarsi. Quasi baciarsi. Quasi. “Io… io non voglio che ti aggrappi a questo, ok?”
“Che significa?”
Darren fa attenzione a continuare a guardarlo negli occhi. A non perdere un battito. “Significa che non voglio che ti aggrappi ad una speranza per qualcosa che… che potrebbe non accadere mai. Non posso chiederti di aspettarmi e non voglio che tu lo faccia, Chris. Perché non so se potrà mai arrivare un giorno per noi due.”
Gli occhi di Chris non si spostano dai suoi. E tutto, in realtà, sembra immobile. Chris è lì, ad un sospiro di distanza da lui, che non si muove e lo fissa e Darren non sa che fare, perché ci sono troppe cose tra di loro e troppo poco spazio.
È sempre una questione di troppo quando si tratta di Chris.
“Posso chiederti un favore?”
La voce di Chris è sottile. In quel momento assomiglia terribilmente a quella di Kurt. Piena di aria, leggera, quasi impercettibile. Eppure, non è mai stato così tanto Chris come in quel momento e Darren non riesce a vedere nient’altro.
“Certo”
“Posso abbracciarti?”
Darren sorride alla richiesta. Anche in quel momento, Chris non pretende nulla. Non pretende di essere abbracciato, non pretende qualcosa da parte sua. Solo di non essere respinto.
E prima ancora che il che ha sulle labbra venga formulato, sta già stringendo Chris tra le braccia.
Quando appoggia la guancia sui suoi capelli, si rende conto di quanto sia ingiusto tutto quello. Di quanto sia ingiusto averlo tra le braccia, di quanto sia ingiusto poterlo avere, poter allungare una mano e farlo proprio, di quanto sia ingiusto avere questo diritto. Di quanto sia ingiusto poterlo ferire contro la propria volontà.
Chris solleva leggermente la testa dalla sua spalla e lo osserva da sotto le ciglia. E Darren non può fare a meno di sorridergli.
Sta per chiedergli a cosa sta pensando, ma la bocca di Chris è già contro il suo mento e lui si ritrova immobile, senza sapere cosa fare.
Le labbra di Chris sono morbide e quasi impercettibili contro la sua pelle. Nel momento in cui le sente addosso, il contatto è già finito. Quasi come se non fosse mai successo.
Chris lo guarda negli occhi e Darren ne ha quasi paura. Ha paura delle cose che vi legge dentro. Ha paura di quel Vorrei prenderti il viso tra le mani e baciarti baciarti baciarti e vorrei toccarti e vorrei che tu fossi mio e non lo sarai. E ti amo che la voce di Chris gli urla nelle orecchie.
Ma Chris non dice niente, non a parole. Si limita a sorridergli e ad abbracciarlo di nuovo.
E Darren fa finta di non aver sentito nulla. È più facile.
E fa meno male.
E per il momento, è l’unica cosa che può concedersi.

FINE

NOTE: E finalmente ho finito questa storia. Allora, prima che me ne dimentichi, il titolo viene dalla canzone "Hallelujah" (cantata da chi preferite, dato che ci sono mille mila versioni XD) :)
Poi... che dire di questa storia? Mi è piaciuto molto scriverla. Mi è piaciuto perché mi sono impegnata molto e, non so, penso che questo Darren e questo Chris siano sia le versioni più fedeli alle idee degli originali che ho in testa, sia, soprattutto, le versioni più complesse che ho mai tirato fuori. Mi piace quanto siano complessi, quanto ci sia di non detto, quanto sia difficile, mi dà un'idea di realtà. Ovviamente, nulla di quanto descritto è veramente reale, ma il punto non è questo, il punto è che mi piace che sembri reale, non che lo sia :)
Un'altra cosa, è che ho plottato e scritto questa storia tempo fa... e poi ho trovato questa quote di Darren che è contenuta in questa storia. Il che è lol, appunto perché la storia era già stata scritta (o almeno, la parte in questione - cioé le bettute finali di Darren -). Il che mi fa anche un po' paura XD ma mi fa piacere vedere quanto il mio Darren è in sintonia con quello reale XD Son soddisfazioni XD
E niente, la smetto di blaterare. Spero sia piaciuta anche a voi che l'avete letta :)

Una cosa che non c'entra molto: di recente ho creato un profilo pubblico su FaceBook. Se volete aggiungermi tra gli amici, mi trovate sotto "Meggie Writes" :)
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Glee / Vai alla pagina dell'autore: Meggie