Nota iniziale e di fondamentale importanza: questo racconto
è il terzo e ultimo capitolo di una trilogia che s’intitola “Cappuccetto
Rosso e altri racconti”. La storia può anche venire letta come singola one-shot, ma per evitare che vi balzi alla mente qualche
punto interrogativo, vi consiglierei di leggere prima le altre due storie
legata a questa: “Little
red riding hood” e Car(o)line Pan
(nell’ordine che più vi garba.)
Nota iniziale e di fondamentale importanza parte due: Ricki, Caroline
e Mason Lockwood sono i tre figlioli di Tyler nel mio ipotetico futureverse di the Vampire diaries
e sono nati sostanzialmente in queste
storie. Xander Gilbert è il figlio di Jeremy (stesso discorso di sopra).
Scritta per il TVG!Fest con prompt Caroline/Tyler
– Cappuccetto Rosso.
(*piange* TVG! Mi mancherai!)
Dedicata a Tailer,
perché se non fosse stato per Caroline, Tyler e Cappuccetto Rosso, non ci
saremmo mai conosciute.
Buon compleanno in anticipo,
Giulia!
E così, Caroline aveva concluso per dare origine ad un finale tutto suo
alla favola che da secoli intratteneva piccini di tutto il mondo: per evitare
di fare del male alla piccola Cappuccetto,il lupo
sarebbe fuggito e sarebbe tornato solo un giorno,quando
pentito di quello che aveva cercato di fare, l’avrebbe protetta per sempre.
Da Little Red Riding Hood.
She’s watching
over us.
Caroline Lockwood sbirciò attraverso le tende e ne scostò una, per
osservare meglio la luna. Scrutò il terrazzino con attenzione, ripensando alle
parole pronunciate dal suo compagno di giochi preferito, proprio quel
pomeriggio.
“Non chiudere mai la finestra prima di andare a dormire!” si era
raccomandato con lei il piccolo Xander Gilbert mentre, mano nella mano, i due
bimbetti pattinavano lungo i viali di fronte casa Lockwood. “Peter Pan, certe
volte, vola fino alle camerette dei bambini e ascolta le favole della
buonanotte. Se chiudi la finestra e lui viene da te, non potrà sentire nulla e
allora volerà via!”
Caroline non era proprio sicura che Peter Pan esistesse sul serio, ma
acconsentì comunque a socchiudere la finestra della stanza in cui dormivano i
suoi due fratellini: era lì che, a turno, la sua mamma e il suo papà
raccontavano loro la favola della buonanotte.
“Goal!”
Caroline si voltò giusto in tempo per individuare il pallone rotolare a
mezz’aria e colpire con forza la porta. Un ragazzino con i capelli scuri
incominciò a saltellare per la stanza.
“Campioni del mondo! Campioni del mondo!” strillò Ricki Lockwood,
sollevando le braccia in segno di vittoria. Balzò sul letto, dove un bambino
più piccolo sedeva a gambe incrociate circondato da mattoncini di lego. Mason
sgranò gli occhi e rise, quando il fratello maggiore lo abbracciò con slancio.
“Hai visto che goal ,Mase? Eh? Hai visto?” annunciò dopodiché Ricki. Saltò
giù dal letto e stirò con le mani la
maglietta da giocatore che indossava: sul retro della T-Shirt, spiccava in nero
la scritta “CHANDLER” seguita dal numero dodici.
“Sì!”
“Diventerò bravissimo, proprio come Chandler!”
“Sì!”
“Ricki, Chandler era un giocatore di football, non un calciatore.”
L’esclamazione divertita del padre si intrufolò nella cameretta dei
bambini. Tyler arruffò i capelli del figlio maggiore e gli requisì il pallone,
ritirandolo nella cesta dei giochi.
“Basta partite per oggi.” commentò infine, in tono di voce asciutto.
“Papà, perché la luna è così grossa?” Domandò Caroline correndogli
incontro. L’espressione di Tyler parve incupirsi leggermente.
“Si sta preparando per domani; quando ci sarà la luna piena.” si limitò a
rispondere. Si tolse la giacca e prese posto sul letto di fianco a Mason. Il
bimbo abbandonò i suoi mattoncini e si arrampicò sulle ginocchia del padre.
“Ma che bello questo pigiamino!” commentò l’uomo con un sorriso,
solleticando il pancino del figlio più piccolo.
“Pi-pi-pigiamino.”
esclamò allegramente Mase, dopo aver tentennato sulla prima sillaba un paio di
volte.
“Ben detto capitano!” ribatté Tyler ridacchiando, mentre il bambino
si accoccolava al suo petto.
“Vi siete lavati i denti?” domandò poi. Inarcò un sopracciglio in
direzione del primogenito che aveva incominciato a saltare sul letto.
“Ehi, Ricki, non so se sia il caso di sfondare il materasso visto che fra
poco ci devi dormire sopra.” lo rimproverò con espressione di ammonimento. “Tu
che dici?”
“Io li ho lavati papà!” annunciò Caroline, sistemandosi sul ginocchio dell’uomo
che Mason aveva lasciato libero. “Adesso però ci devi raccontare una favola!” dichiarò
poi, scrutandolo con i grandi occhi blu:
era una bambina solare ed estroversa; vivace, ma ben più tranquilla rispetto al
fratello maggiore. Aveva deciso di chiamarla Caroline nel momento stesso in cui
la piccola appena nata aveva ricambiato il suo sguardo per la prima volta.
Prima ancora di notare le innegabili somiglianze tra la figlia e sua moglie
Lydia, la mente di Tyler aveva paragonato gli occhi di quella bimba a quelli di
un’altra persona. Una donna; e Caroline, la piccola Caroline, adesso portava il
suo nome.
“Sicura che oggi non sia il turno della mamma?” la interrogò scherzosamente l’uomo, accarezzando
i capelli biondi della figlia.
“Ieri ce l’ha detta la mamma. Quindi oggi tocca a te!” gli ricordò la piccola,
battendo un piede nudo sul tappeto con fare impaziente. Tyler sospirò.
“Va bene.” acconsentì infine. Raccattò Ricki, che stava saltellando a piedi
uniti per la stanza, e lo fece sedere accanto a lui e ai fratellini.
“Papà, posso raccontare la storia assieme a te?”. domandò
improvvisamente Caroline. Quando Tyler acconsentì, la piccola si sistemò al
centro della stanza.
“Allora vi racconteremo la favola di Cappuccetto Rosso!” annunciò, assumendo un’espressione
soddisfatta: nessuno, nella stanza, si stupì. Cappuccetto Rosso era da sempre
la favola preferita della bambina e, almeno una volta alla settimana, Caroline
chiedeva al padre di raccontargliela.
“Ancora?” si lamentò Ricki, alzandosi a sua volta. Sbuffò, accucciandosi
sul tappeto con un’ automobilina in una mano e un carro armato nell’altra.
“No!” esclamò a quel punto Mason, nascondendo il viso nella maglia del
padre. “N-non voglio i lu-lupi.” balbettò. Il piccolo
di casa Lockwood, che era già di per sé pauroso e insicuro, aveva da sempre una particolare fobia nei confronti dei lupi. Né Tyler, né sua moglie
Lydia, erano mai riusciti a comprenderne il perché. Tuttavia, avevano supposto
che dovesse trattarsi di una semplice mania infantile. Più volte Tyler aveva
scacciato il pensiero che, ad istinto, il piccolo Mason potesse percepire la
seconda natura del padre.
“Ma no, Mase!” Caroline corse ad abbracciare il fratellino, cui viso si
illuminò all’istante. “Questo è un lupo buono, lo sai!” gli spiegò con dolcezza,
sfregando il naso contro il suo.
Caroline aveva ragione: la versione di Cappuccetto Rosso che Tyler aveva
insegnato ai suoi tre figli, aveva qualcosa di diverso rispetto alla favola
tradizionale. Nella sua versione, Cappuccetto si rendeva conto che il lupo
cattivo non era poi così cattivo, a punto tale che, per evitare di fare
nuovamente del male alla bambina, la creatura aveva deciso di fuggire. Sarebbe
poi tornato da lei, promettendo di proteggerla per l’eternità.
Era quello, il finale che i suoi bambini prediligevano. E anche Tyler aveva
concluso per affezionarsi a quella conclusione ben più lieta dell’originale; soprattutto,
perché ad inventarla era stata lei. Lei che aveva cercato di
rassicurarlo come poteva, aiutandolo a prendere confidenza con il suo ruolo di lupo cattivo. Lei: Cappuccetto Rosso.
“C’era una volta…” la piccola Caroline incominciò a narrare la favola,
agitando le braccia con fare teatrale. “Una bambina biondina e carina che tutti
chiamavano ‘Cappuccetto Rosso’.”
Mason ascoltava rapito, nonostante conoscesse a memoria praticamente tutte
le battute del racconto; una delle sue manine era aggrappata alla T-Shirt del
padre, come a volersi assicurare di avere l'uomo a portata di mano nel caso il
lupo fosse improvvisamente comparso all’interno della storia. Perfino Ricki si
era finalmente calmato e aveva abbandonato i suoi giocattoli per accoccolarsi
sul letto a fianco al padre; la favola continuò.
“Un giorno, la mamma di Cappuccetto Rosso le disse….”
***
Chiunque avesse trascorso l’infanzia a rincorrere per il cortile dei
Gilbert un monellaccio di nome Jeremy, non poteva fare a meno di ricordare alla
perfezione ogni dettaglio della favola di Peter Pan: Caroline Forbes non
era un’eccezione. La ragazza aveva ancora bene a mente i pomeriggi impiegati a
convincere Jeremy del fatto che lei non fosse Wendy, ma solo una bambina come
tante, che non vedeva l’ora di crescere
e diventare grande. Ancora meglio, riusciva a evocare i momenti in cui cedeva
alle suppliche del bimbo, chiamandolo Peter Pan e prendendo parte ai suoi
giochi, fingendo di accudire immaginari bimbi sperduti.
In quel momento non poté fare a meno di pensare a Jeremy , notando la
finestra dei Lockwood socchiusa e ascoltando il chiacchiericcio eccitato di più
bambini confondersi alla voce profonda di un adulto. Ricordò che, da piccolo,
Jeremy si premurava sempre di lasciare porte e finestre aperte la sera,
assicurandosi che Peter Pan potesse ascoltare le favole che mamma Miranda gli
raccontava. Ricordò anche il dettaglio che più l’aveva colpita da bambina a
proposito della favola di Peter Pan; quando Wendy aveva deciso di crescere,
Peter aveva continuato ad affacciarsi alla sua finestra ogni sera, per
ascoltare le favole che la stessa Wendy raccontava ai suoi bambini. Favole che
parlavano di lui: di Peter. A differenza dell’eterno bambino, Caroline non
aveva bisogno di raggiungere la finestra per origliare il contenuto della
conversazione fra Tyler e i suoi figli. La favola che l’uomo stava narrando ai
tre Lockwood era la preferita della sua infanzia; quella di cui, da qualche
parte, conservava ancora un libro: Cappuccetto Rosso.
La voce matura di Tyler proseguì con il racconto, narrando ai suoi
figlioletti di come la piccola Cappuccetto si fosse sforzata di seguire le
istruzioni della mamma, salvo poi disobbedirle per dare retta al lupo che le
era parso tanto gentile e simpatico: e
forse anche un po’ solo. Caroline rise di alcuni particolari che non
ricordava all’interno della favola e che doveva avere inserito l’uomo per
suscitare la curiosità dei tre bambini. Fu solo quando la piccola Caroline
intervenne per completare il racconto, che l’omonima più grande avvertì una
stretta al cuore.
“E quando il lupo cattivo ha capito che Cappuccetto Rosso si era fatta molto
male, ed era stata colpa sua, è scappato. Lontano
lontano, per non far più male a Cappuccetto…” la
bimba annunciò, nella più assoluta serietà: aveva un modo di parlare brillante
e vivace, molto maturo per la sua età. “…E tornò solo dopo un po’ di tempo.
Quando si era… Papà, non me la ricordo, quella parola!”
***
Tyler sorrise e proseguì con il racconto.
“Quando il lupo si accorse di essersi pentito, per aver rischiato di fare
del male a Cappuccetto, tornò indietro da lei: le fece una promessa. Le promise…”
“…Di proteggerla per sempre!” Terminò per lui la frase Caroline ,
sollevando entusiasta le braccia.
“E poi?” la interrogò Ricki, nel momento esatto in cui il piccolo
Mason mormorava: “Adesso b-ba-basta lu-lupi!”
“E poi vissero tutti felici e contenti, no?” rispose spiccia la
bambina, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Ma Cappuccetto non si sposa?” insistette il fratello, che ogni volta
restava un po’ perplesso al termine della favola; era convinto che alla loro Cappuccetto Rosso mancasse ancora qualcosa:
un finale. “Papà, Cappuccetto si sposa, poi?”
domandò infine al padre. Tyler gli rivolse un’occhiata pensierosa.
“Non che io sappia.” rispose,
mentre Caroline tornava ad occupare il ginocchio libero dell’uomo: Mason si
rannicchiò per farle spazio.
“Ma il lupo sì.” aggiunse poco dopo Tyler, contemplando con un sorriso
l’espressione stupita dei tre bambini.
“I lupi si sposano?” esclamò Ricki, a metà tra lo sconcertato e il
contrariato.
“E ha avuto i cuccioli? Papà, il lupo ha avuto i cuccioli?” domandò ancora
Caroline, che era una grandissima appassionata di animali: il padre le rivolse
un sorrisetto furbo.
“Tre!” annunciò, facendole segno con
le dita. “Tre piccoli lupacchiotti pestiferi.”
“Tre come noi! Noi siamo tre: uno, due, tre!” annunciò entusiasta Caroline,
indicando prima sé stessa e poi i suoi fratelli.
“N-noi siamo tre!” ripeté il piccolo Mason, indicandosi con il pollice e
l’indice tesi.
“Ma papà! Se Cappuccetto non si sposa….” incominciò ò a un certo punto
Caroline, analizzando la situazione con espressione perplessa. “…Ma allora, che
cosa fa?”
“Già, che cosa fa?” le diede man forte Ricki, riprendendo a saltellare per
la stanza. Dopo un po’ di indecisione, Mason decise di scendere dalle ginocchia
del padre, per imitare il fratello maggiore. Tyler sorrise.
***
“Adesso è Cappuccetto a proteggere il lupo.”
Caroline Forbes sentì le parole di Tyler scalare la distesa d’aria, per
raggiungerla.
“Da quando il lupo era tornato da lei, con la promessa di proteggerla per
l’eternità, Cappuccetto sapeva che, un giorno, anche lei avrebbe fatto lo
stesso. E adesso è là fuori, da qualche parte, che sorveglia con attenzione il
suo lupo, affinchè nessuno possa fargli del male. Cappuccetto Rosso veglierà sempre
su di lui.” dichiarò, ammirando gli
sguardi rapiti dei suoi tre figlioletti.
“E sui suoi cuccioli?” domandò speranzosa Caroline, sorridendo al
papà; Tyler annuì. “E sui suoi cuccioli.”
confermò, ricambiando il sorriso.
“Ma papà!” Ricki saltò su ancora una volta, aggrottando le sopracciglia. “Ma
il lupo ce l’aveva un nome?” chiese poi, cercando, senza successo, di reprimere
uno sbadiglio.
“Ca-Cattivo!” annunciò a voce alta Mase, correndo dal padre. “S-si c--chiama lu-lupo c-cattivo!”
“Quello non è un nome, Mase!” gli spiegò Caroline con pazienza, prima di
rivolgersi al fratello maggiore.
“Ricki, i lupi che vivono nel bosco, non ce l’hanno un nome!” lo rimbeccò,
scuotendo il capo altezzosa.
“Questo sì, che ce l’ha!” ribatté il fratello, facendo poi una smorfia alla
sorella. “Vero, papà?”
“Beh, e allora, come si chiama?” lo incitò Caroline. Ricki tacque per
qualche istante prima di scoccare un’occhiata pensierosa al padre. D’un tratto,
sorrise.
“Tyler!” annunciò, esibendo un sorrisetto birichino. “Tyler, come papà!”
Nell’udire le sue parole, il padre si irrigidì; nessuno dei bambini, tuttavia,
parve farci caso.
“E ca, e ca-cappuccetto?”
sussurrò Mason in un orecchio del padre.
Tyler gli accarezzò il capo.
“Non lo so, Mase. Care, come si chiamava Cappuccetto Rosso?” chiese,
rimbalzando la domanda alla figlioletta: il volto della bambina si illuminò. “Si
chiamava Caroline!” annunciò con un sorriso dolce, arrampicandosi ancora una
volta sulle gambe del padre. “Caroline come me!”
Sembrava particolarmente soddisfatta per quella decisione, perciò Tyler non
aggiunse nulla. Ancora non sapeva che, nelle settimane a venire, i tre piccoli
Lockwood avrebbero popolato i loro racconti di mille aneddoti che avevano come
protagonisti il lupo Tyler e Cappuccetto Caroline. La favola di Cappuccetto
Rosso era destinata a modificarsi ancora e ancora, fino a diventare
irriconoscibile per chi aveva sempre letto e apprezzato la versione tradizionale
della storia.
“Adesso andate a dormire, pesti!” annunciò infine l’uomo, sollevandosi dal
letto. Prese in braccio Caroline e si diresse verso il corridoio, per andare a
recuperare Ricki.
“Papà, ci racconti un’altra storia?” lo supplicò il bambino, brandendo una
spada immaginaria e agitandola di fronte a sé. “Questa volta con i pirati!”
“è tardi.” lo ammonì con fermezza il padre. “Ognuno nella
sua camera.” comunicò infine, scoccando un bacio sulla fronte di Caroline e
depositandola a terra.
“Buonanotte, papà!” lo salutò la piccola, abbracciandolo. Gli rivolse un
ultimo sorriso, prima di correre nella sua stanza. Nel frattempo, Ricki aveva
ripreso a giocare con il suo carro armato giocattolo.
“A letto!” ancora una volta, Tyler fu costretto ad ammonire il figlioletto.
Ricki si affrettò a gettarsi sotto le coperte, nascondendoci sotto anche la
testa. Il padre stava per augurargli la buonanotte, quando si accorse che Mason
si era arrampicato su una sedia: stava sbirciando fuori dalla finestra con aria
preoccupata.
“Ehi, giovanotto!” lo richiamò, raggiungendolo. “È ora di andare a nanna.”
Mason scosse il capo lentamente, prima di voltarsi in direzione del padre.
“Lu-lupi.” mormorò con aria spaurita,
indicando la luna che rischiarava pallidamente il cortile dei Lockwood.
“Nessun lupo verrà a darti fastidio, questa notte.” lo rassicurò il padre,
accarezzandogli il capo. “Te lo prometto.”
Mason annuì, seppur mostrando poca convinzione. Improvvisamente, tuttavia, la
sua espressione si rallegrò.
“Cappuccetto!” esclamò senza alcuna esitazione della
pronuncia, indicando un punto fuori dalla finestra. Ricki sgusciò fuori dal
letto e si precipitò a raggiungere il padre e il fratello. “Dove, dove?” domandò,
sbirciando oltre le tende: il vialetto
che costeggiava casa Lockwood sembrava deserto.
Tyler aggrottò le sopracciglia, a metà tra il perplesso e il divertito.
“C-ca-cappuccetto è da qu-qua-a-lche parte.” dichiarò Mason, ripetendo in maniera meccanica
le parole che il padre aveva pronunciato solo qualche minuto prima. L’uomo si
rilassò.
“Sì, hai ragione.” si trovò d’accordo con lui. Lo prese in braccio mentre,
con la mano libera, guidava Ricki verso il suo letto. “Cappuccetto è là fuori,
e si assicurerà che il lupo non ti faccia del male.”
Quelle parole bastarono a rincuorare Mason, che si lasciò mettere a letto
dal padre. Si addormentò ancor prima che Tyler avesse tempo di spegnere la luce della
cameretta.
***
A una decina di metri di distanza, Caroline Forbes sorrise fra sé, chinando
la mano che aveva mosso per salutare il piccolo Lockwood. Osservando con aria
malinconica la finestra ormai serrata, si sentì più consapevole che mai
dell’idea che la sua vita fosse più legata alla favola di Peter Pan che non a
quella di Cappuccetto Rosso. Era lei, l’eterna ragazza che osservava di
nascosto i suoi vecchi compagni di giochi, invidiandone i volti tracciati dalle
rughe e le risate che condividevano con i loro bambini. La persona appostata in un viale, per
ascoltare le favole che un ragazzo ormai adulto raccontava ai propri figli.
Favole che parlavano di lei; di loro. Tuttavia, quando lo sguardo timido e
insonnolito del piccolo Mason si era scontrato con il suo, Caroline aveva
desiderato per un attimo di poter condividere lo stesso destino di Cappuccetto
Rosso: quello che Tyler le aveva cucito addosso quella sera. Trascorrere i suoi
anni a vegliare su quell’uomo, e sui suoi figli, per assicurarsi che nessuno potesse
far loro del male.
Caroline sospirò, indirizzando un’occhiata malinconica alla luna: era la
vigilia del plenilunio e, l’indomani, Tyler avrebbe attraversato quello stesso
viale per allontanarsi il più in fretta possibile dalla sua famiglia; dalla sua
casa, dai suoi figli. A Caroline era bastato ascoltare il tono di voce con cui
l’uomo si era rivolto ai bambini tutta la sera, per intuire quanto li amasse;
quanto avesse bisogno di sentirli protetti e al sicuro, specialmente durante le
notti di luna piena. Non avrebbe mai permesso al lupo di avvicinarsi a
loro.
E, con la consapevolezza ancora velata, per ciò che stava per promettere a sé stessa,
Caroline comprese che lei stessa avrebbe fatto il possibile per aiutarlo ad
assolvere quel compito.
Lei: Cappuccetto Rosso.
Nota dell’autrice.
*Laura fa sospirone chilometrico*
È andata: l’ultima storia per il TVG!Fest. è stata una specie di corsa contro il tempo, ma ci
tenevo molto a scriverla e a farla rientrare sotto il Fest
per far compagnia a Car(o)line Pan.
Che dire? Non sapevo che questa storia sarebbe diventata la terza di una
trilogia, fino a quando non è saltata fuori Caroline Pan; inizialmente avevo
semplicemente pensato a un racconto in cui Tyler racconta ai pargoletti la
favola di cappuccetto ri-adattata da Caroline
(rifacendomi, appunto, al primo capitolo
da cui ho tratto la citazione iniziale). Con l’aggiunta di Caroline Pan, ho cercato
di incastrare nel racconto anche i vari riferimenti a Jeremy e a Caroline/Wendy.
Questa è anche la prima volta che la piccola Caroline Lockwood ha un posto di
rilievo nei miei racconti: beh, eccola qui. Per quanto riguarda Mason avrei fin
troppe cose da dire; ci sono diversi piccoli particolari che ho sparso per il
racconto e che hanno strettamente a che fare con quello che gli succederà in
futuro, una volt adolescente. Viene spiegato nella long fiction dedicata alla Next Generation di The Vampire Diaries,
History Repeating. Tuttavia, questa (come si suol dire), è un'altra storia.
Nel frattempo, vi ringrazio e vi abbraccio forte se siete arrivati fino a
qui. Un abbraccio doppio a chi ha letto tutta la trilogia. Grazie, davvero;
sono molto affezionata a queste tre storie, quindi, forse, ce ne starebbe pure
un terzo di abbraccio.
P.S. Mi pareva di aver dimenticato qualcosa! *donna che si crogiola nelle
divagazioni*. La maglietta da campione che indossa il piccolo Ricki è un
riferimento alla one-shot “la maglietta
di Chandler” dove il piccolo Tyler regala all’amico Matt la sua maglietta
firmata da Chandler. Evidentemente Matt (che è il padrino del piccolo Ricki) ha
deciso ,ora che è adulto, di regalarla al figlioccio.
Laura