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Autore: JannaxDeLacroix    15/09/2011    1 recensioni
La guerra è finita da un pezzo. Mentre le varie nazioni cercano di riappacificarsi, Cid Kramer continua la propria opera nel progetto SeeD. Un personaggio dal suo passato sarà di grande aiuto.
[storia in rework totale, possibile anche un cambio di titolo]
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cid, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da tempo avevo in mente di scrivere qualcosa su FFVIII. Inutile dire che è il mio preferito, anche se non l'ho ancora finito!
Questa FF è ambientata 6 mesi dopo la fine del gioco, e vedrà Cid e alcuni protagonisti (e non) impegnati nel ristabilire i SeeD nel mondo. 

Beh, allora buona lettura... Ah, si, disclaimer time!
I personaggi, le location e tutto l'ambaradan appartenente al gioco in questione non mi appartengono.
Più avanti troverete personaggi, location e altre robe che son frutto della mia mente ( e qui si spiega l'avvertimento del nuovo personaggio...).








“Identificarsi, prego.” Disse da dietro il vetro il guardiano.
“Ti pare che io ne abbia bisogno?” ringhiò di rimando il dottor Odine, infastidito dall’inopportuna richiesta. Il guardiano evidentemente capì al volo l’errore commesso, e si affrettò ad aprire la porta mormorando una specie di giustificazione. Odine lo ignorò ed entrò, dirigendosi subito nel corridoio principale della struttura. La prima volta che si era recato in quel posto le persone che parevano affollare ogni singolo corridoio (tranne il corridoio F, e non era difficile intuire il perché) si fermavano a guardarlo, stupite dalla sua presenza. Dopo sei mesi si erano abituati a vederlo, e ognuno di loro continuava per la sua strada senza alcuna sosta. Percorse indisturbato tutto il corridoio, poi prese un altro corridoio sulla destra, più piccolo e caratterizzato da una striscia rossa che correva per tutte le parete ad altezza bambino (nel suo caso arrivava all’altezza delle sue spalle). Il corridoio si interrompeva bruscamente davanti ad una grossa porta di ferro con diverse serrature, che gli rammentò per l’ennesima volta la porta di una cassaforte. Di fronte ad essa, il dottor Miles lo attendeva, col suo solito sorriso stampato in faccia. Con quei capelli lunghi legati in una coda e la barba estremamente lunga, sembrava più un attivista in camice che un dottore vero e proprio, ma sapeva bene che gli psicoanalisti erano un mondo a parte.
 
“Ma salve, dottor Odine! Come sta oggi?” disse Miles, in un tono che sembrava quello standard di un qualsiasi personaggio da soap opera di umore vagamente allegro.
“La schiena mi fa male, il traffico fino alla tua struttura è terribile come sempre e vorrei che passassimo direttamente al motivo per cui sono venuto qui.” Rispose.
“Capisco. Allora evitiamo ulteriori discussioni fuorvianti ed entriamo.” Disse l’attivista-psicoanalista, mantenendo il suo sorriso.
Ma come fa a sorridere sempre? Si chiese Odine.
Miles si girò ed  inizio ad armeggiare con alcune porzioni delle serrature per qualche minuto, fino a quando la porta non fece un sonoro Clack ed iniziò ad aprirsi lentamente. Una volta che fu completamente aperta, Miles si voltò verso di lui, e fece un elegante cenno per invitarlo ad entrare. Odine sbuffò, poi si avviò verso la porta. Una voce metallica gracchiò il suo comunicato preregistrato: Corridoio F, norme di sicurezza. Vietato introdurre forbicine, coltellini, corde…
“… accendini, puntatori laser, eccetera eccetera.” Disse Miles, stavolta con tono annoiato. “Mi scuso per l’ennesima volta, dottor Odine, ma la vecchia direzione ha stabilito che ci sia questo avviso ogni volta che si entra.”
“E tu non sei l’attuale direttore? Non potresti cambiare la regola e toglierla? O almeno mettere un semplice Corridoio F, vi auguriamo una buona permanenza?” rispose divertito, mentre procedeva per il corridoio. Questo era molto più stretto di quello precedente, e aveva molte porte-vetro sulle sue pareti.
“Si, ovvio. Però se l’hanno messo ci sarà un buon motivo, e chi sono io per negarlo?” ridacchiò, seguendolo a pochi passi di distanza. La larghezza del corridoio permetteva il passaggio di una sola persona per volta, perciò i due proseguivano in fila indiana.
“Ah, senza ombra di dubbio.” Concluse Odine, fermandosi ad osservare una porta-vetro alla sua sinistra. 21-C, indicava un codice impresso sul vetro, assieme ad alcuni dati sul paziente presente nella stanza al di là della porta. Il suo occupante era seduto di fronte ad un tavolo posto al centro della stanza, e leggeva un giornale molto rovinato. Lo guardò bene, scrutandolo in ogni dettaglio. Poi, sorpreso, si voltò verso l’attivista-psicoanalista e disse, sorpreso: “Ma non indossa l’elmo! Che gli è successo?”
Il sorriso di Miles si allargò ancora di più, come quello di uno strano gatto che ricordava di aver visto nelle illustrazioni di un libro letto da bambino, secoli fa.
“Ha deciso che quello non è più il suo volto. E ora…” si interruppe, ed il suo sorriso sparì per far posto ad un’espressione pensante. Poi improvvisamente riapparve, più smagliante che mai, e disse: “Glielo chieda direttamente a lui! Tanto non stato aggressivo con nessuno, nelle ultime settimane! Entri, entri!”
Sfiorò leggermente la superficie della porta-vetro, che si colorò di un intenso blu nel punto in cui era stata toccata. Poi essa si aprì, scorrendo velocemente verso destra e sparendo nel muro.
Per un momento, Odine esitò ad entrare. L’ultima discussione avuta con 21-C era stata decisamente insoddisfacente. Sbuffò, ed entrò nella stanza.
  
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