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Autore: MagicaAlessiuccia    14/05/2006    5 recensioni
La pioggia stava lentamente diminuendo, portandosi via l'odore di morte. Le ultime gocce di acqua piovana lavavano i campi e le strade dal sangue innocente che era stato versato. La battaglia era momentaneamente sospesa. Intorno alla casetta in cui Ron e Harry si erano rifugiati non vi era più niente. Ogni abitazione era stata distrutta, e ne rimanevano soltanto le ceneri. Fumo denso si faceva strada verso il cielo velocemente, come se stesse scappando
Il selenzio governava su tutto.

[...]

Potevano sentire il suono di case bruciate, di vite spezzate, di speranze svanite.

Il suono della morte.

Il respiro di essa, che potevano sentire dentro di loro.

E si stava avvicinando.
"Stanno andando alla cieca"
"Sanno benissimo dove siamo"
Genere: Dark, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'insistente scrosciare della pioggia contro i vetri della stanza, il vento che faceva sbattere le persiane contro
le spesse mura della casa, i rami spogli e secchi che si toccavano tra di loro..
Solo questo gli aiutava a resistere.
Suoni che avevano imparato ad ascoltare solo in quella occasione, in cui non dovevano fare altro che aspettare.
E quando sai che ti sta attendendo qualcosa di molto forte, il tempo non passa mai.
Quel peso sullo stomaco, quel respiro affannato e pesante, quell'insolito battito del cuore.. Erano quelle cose
che facevano compagnia. Era la paura che faceva loro compagnia, fedelmente.
Non gli lasciava un attimo di tregua, non un secondo di ossigeno.
Ed era proprio quella la cosa più tremenda: avere paura della paura stessa.
Non sapere che cosa gli stava attendendo, cosa sarebbe successo.
Che fine avrebbero fatto.

O almeno, questo era quello che volevano pensare.

Sapevano benissimo a cosa andavano incontro, rimanendo lì. Quei rumori di passi muti fuori dalla casa,
quei gridi lacerati di dolore e disperazione in lontananza, quei lampi di luce verde che arrivavano ad illuminare
anche le loro finestre.. Quella era la realtà.
"Sono vicini?"
Il destinatario della domanda sussultò leggermente sulla sedia, spaventato da un suono così diverso da quello
che si era abituato ad ascoltare. L'uomo scrutò nella penombra il compagno in piedi vicino ad un vecchio
camino, mentre tamburellava nervosamente le dita contro il cotto della costruzione.
"Sì"
Gli era costato molto rispondere con quell'esito a quella domanda. In quel modo aveva avuto la conferma
dell'esistenza della guerra che era in corso. E purtroppo non era un sogno, ma un incubo reale.
"Non verrà nessuno, vero?"
"No"
Nessuno sarebbe intervenuto per salvarli. L'ipocrisia esisteva anche nel mondo della magia.
Anche quì si tendeva ad insultare i valori della vita, quali l'amicizia, nominandola solo in casi di vera
emergenza personale. Perchè l'egoismo era la parola d'ordine degli uomini. Ma in questo caso non era questo che
fermava le persone, ma la morte.
Quelle stesse persone che poco tempo prima avevano giurato fedeltà e coraggio.
Quelle stesse persone che hanno fatto un patto in nome dell'amicizia.
Quelle stesse persone che avevano deciso di rischiare la propria pelle per un amico.
Di queste non vi era nemmeno l'ombra.
C'era solo il ricordo sfumato del tradimento, che aleggiava intorno ai due uomini.


Un forte frastuono raggiunse le orecchie dei due uomini, spaventandoli. Si avvicinarono a passo svelto alla finestra,
attenti a non fare rumore. Ma un rumore c'era, forte e chiaro: il battito del loro cuore.
Scrutarono il buio orizzonte per cercare la fonte di quell'esplosione improvvisa, tendendo le orecchie ad un minimo suono sospetto.

Potevano sentire il suono di case bruciate, di vite spezzate, di speranze svanite.

Il suono della morte.

Il respiro di essa, che potevano sentire dentro di loro.

E si stava avvicinando.

"Stanno andando alla cieca"
"Sanno benissimo dove siamo"
"E allora perc-"
"Morte lenta e dolorosa, Ron"
Harry Potter vide l'amico sbiancare all'improvviso, nonostante la scarsa luce intorno a loro.
Ronald sapeva che la loro vita era appesa ad un filo, ma sentirsi dire che i Mangiamorte sapevano
perfettamente il loro nascondiglio e che li stavano facendo aspettare solo per farli morire di paura e tensione, lo
aveva sconvolto maggiormente. All'improvviso si sedette sulla sedia più vicina, appoggiando la testa tra le mani,
con un profondo e straziato sospiro. Non voleva morire.
Aveva ancora tanta voglia di vivere, di godersi gli anni che gli aspettavano ancora, e di recuperare quegli
corsi troppo velocemente dell'adolescenza. Morire a 26 anni non era il sogno di nessuno.
Avrebbe voluto fare tante cose prima di lasciare quel mondo, così brutto e ingiusto, ma comunque unico.
Come la vita.
"Non possiamo andarcene di qua?"
"Non devi avere paura"Ribatté Harry, più per sé stesso che per l'amico. Quest'ultimo guardò il cielo piovoso
fuori dalla finestra e, non riuscendo a trattenersi, chiese disperatamente:
"Come fai ad essere così tranquillo?"
"Asp-"
Una seconda esplosione fece vibrare le finestre della casa, facendo sussultare ancora i due uomini.
Harry, che si era interrotto a causa di questo, vide chiaramente le fiamme che si levavano a poche centinaia
di metri, illuminandogli il viso. Dopo qualche minuto si voltò verso Ron:
"Hai capito perchè sono tranquillo? Aspetto questo momento da troppo tempo. Non posso andarmene adesso.
Ma se tu vuoi andare, non ti devi preoccupare di dirmelo. Lo capisco. Anzi, mi faresti un favore ad andartene
da quì"
"Io non mi muovo"Rispose Ron, raggiungendo l'uomo e stringendogli la spalla con la mano.
Rimasero per qualche secondo a guardarsi negli occhi, capendo molte cose in pochi istanti. Ron non poteva
andarsene. Sapeva che, rimanendo al fianco di Harry avrebbe sempre rischiato la vita, ma non gli importava.
Lui era stato il suo primo vero amico, con lui aveva condiviso tutto.. Anche l'amore per la stessa persona..
"Credi che torneremo da lei?"Domandò Ron, osservando le reazioni dell'amico. Il moro aspettò qualche
secondo prima di fare qualcosa, fissando un punto impreciso davanti a sé; poi si allontanò dalla finestra e si
sedette vicino all'amico, evitando però di guardarlo negli occhi:
"Devi dirle che.. Che voglio che sia felice. Solo questo"Rispose lui, interrompendosi con un sospiro.
"Dai per scontato che morirai"Gli fece notare l'uomo più preoccupato, guardandolo severamente.
"No, do per scontato che tu ti salverai"
"Sono quì per rimanerti al fianco, Harry. O tutti e due o nessuno"
Il moro guardò attentamente l'amico, pensando intensamente. Solo dopo un ennesimo scoppio, sempre più
vicino al loro nascondiglio, si alzò in piedi e prese a passeggiare lentamente avanti e indietro:
"Una volta che i Mangiamorte saranno annientati, te ne andrai. Sarà solo a quel punto che Lui verrà"
"Avevi detto che-"
"Farai quello che ti ho detto, Ron"Lo interruppe duramente Harry, fermandosi vicino al camino per guardarlo
in faccia. Le gambe gli tremavano, ma non aveva nessuna intenzione di farsi vedere debole dall'amico:
"Fallo per lei"
"Tu colpisci il mio punto debole..", commentò il rosso scuotendo la testa, "Ma non mi permetterò di lasciarti
da solo"
"La profezia"
"La profezia non esiste, Harry. Il destino ce lo costruiamo noi. La nostra vita non dipende da nessuno"
"La tua, invece, dipende da me. E non voglio essere la causa di un'altra morte"
"Non mi convincerai in nessun modo. O tutti e due o nessuno"Ripeté Ron, fermo nella sua decisione.
Rimasero qualche secondo in silenzio, ascoltando quel rumore di passi che si avvicinava.
I Mangiamorte erano veramente vicini e del tutto intenzionati a fare piazza pulita, una volta per tutte.
Harry e Ron sapevano a cosa erano andati incontro, decidendo di nascondersi dentro quella casa. Avevano
finito la corsa, ed erano arrivati in un vicolo cieco. Non sapevano che fine avrebbero fatto: se sarebbero
usciti incolumi da quella strada chiusa o se, invece, non ne sarebbero mai tornati fuori, scegliendosi
volontariamente la loro tomba. Ma dovevano combattere, vendicare tutti i morti che Lui aveva causato, una volta
per tutte. La rabbia era ancora forte dentro di loro, ma dovevano controllarla. Nessuno dei loro amici
sarebbe tornato in vita, se Voldemort fosse stato ucciso. Ma almeno avrebbero fatto giustizia.
Harry si ricordava chiaramente le parole del mago più grande di tutti i tempi, Albus Silente, che gli aveva
rivolto molti anni prima: esistono cose assai peggiori dela morte. E l'aveva detto proprio di fronte al suo
nemico, al mago più oscuro che fosse mai esistito, Tom Riddle.


La pioggia stava lentamente diminuendo, portandosi via l'odore di morte. Le ultime gocce di acqua
piovana lavavano i campi e le strade dal sangue innocente che era stato versato. La battaglia era
momentaneamente sospesa. Intorno alla casetta in cui Ron e Harry si erano rifugiati non vi era più niente. Ogni
abitazione era stata distrutta, e ne rimanevano soltanto le ceneri. Fumo denso si faceva strada verso il cielo
velocemente, come se stesse scappando.

Il silenzio governava il tutto.

E mentre poco prima Harry e Ronald avrebbero preferito questo al frastuono della guerra e della morte,
adesso avevano cambiato parere. Di pari passo con l'attesa struggente, il silenzio rendeva il tutto ancora più
agoniante. Tendevano l'orecchio ad ogni minimo suono, e quando uno di loro si muoveva e inaspettatamente
facevano rumore, non sapevano se tirare un sospiro di sollievo o allarmarsi ancora di più.
"E' come essere condannati a morte con la decapitazione.. Non puoi sapere quando la lama cadrà sul
collo"Commentò Ron, dando voce ai suoi pensieri. Sospirò più volte prima che Harry rispose:
"E' un onore morire con te al fianco"
"E' un onore morire per te"Ribatté l'uomo dai capelli rosso fuoco, tentando un sorriso.
Ed ecco che la mente di Harry andava a riprendere certi ricordi, facendoglieli rivivere.
Ricordi con Lei..


[...] Hermione indicò una bottiglia panciuta, all'estrema destra della fila.
"Bevi tu da quella" disse Harry. "No, sta' a sentire... torna indietro e và a prendere Ron...
acchiappate le scope nella stanza delle chiavi volenti. Con quelle riuscirete a uscire dalla botola e a
evitare Fuffi... Poi, andate dritti filati alla voliera dei gufi, e mandate Edvige da Silente:
abbiamo bisogno di lui. Io posso forse riuscire a tenere a bada Piton per un pò, ma non sono certo
un avversario alla sua altezza".
"Ma Harry... che farai se con lui c'è Tu-Sai-Chi?"
"Bé... ho avuto fortuna una volta, non è vero?" disse Harry additando la sua cicatrice. "Potrei
aver fortuna di nuovo".
Le labbra di Hermione tremarono, e all'improvviso si slanciò verso Harry e gli gettò le braccia
al collo.
"Ma Hermione!"
"Harry... Tu sei un mago bravissimo, lo sai?"
"Non quanto te" rispose Harry imbarazzatissimo, mentre lei mollava la presa.
"Io!" disse Hermione. "Ma figurati: soltanto libri... e un pò di furbizia! Ma ci sono cose più
importanti di questa: l'amicizia, il coraggio e... Oh, Harry! Ti prego, sta' attento!"
[...]
(Tratto da 'Harry Potter e la pietra filosofale')


Momenti indimenticabili che riaffioravano dentro di lui, nella mente e nel cuore. Sapeva che era la
paura che gli faceva rivivere tutto questo: la morte era probabilemente vicina, e i ricordi più emozionanti e
significativi si facevano strada in lui. E ognuno di questi riguardava Hermione. La sua più grande amica, la migliore in assoluto.
E anche la ragazza di cui era innamorato. Lei era unica, nessun'altra persona possedeva tutte le sue qualità e
tutti i suoi difetti, che la contradistinguevano dalle altre ragazze. Uscendo con altre ragazze, aveva
finalmente capito come si chiamava quella protezione, quel benessere e quell'orgoglio che provava nei suoi confronti.
Ed Hermione non era mai stata ingenua: aveva perfettamente capito che qualcosa era cambiato nei
sentimenti di Harry. Ma evidentemente non era un amore reciproco, o lei aveva solamente paura delle
conseguenze, perchè la situazione tra loro era rimasta la stessa degli anni ad Hogwarts. Certo, adesso erano
ancora più complici, si confidavano come mai ed erano la maggior parte del tempo insieme.
Harry si ricordò del giorno in cui era morto Sirius al Ministero, quando Hermione fu colpita da un incantesimo
di un Magiamorte e fu scaraventata contro un muro, e resa priva di sensi. Lui le fu subito al fianco, col fianto
particolarmente dolorante a causa dei sensi di colpa.. Aveva avuto paura. Tanta paura. Poteva averla persa.
Hermione poteva non esserci più. E solo più tardi capì che lei non era soltanto la studentessa So-Tutto-Io
che lo faceva studiare a son di sgridate; non era soltanto la buon amica comprensiva che ti sapeva ascoltare;
non era soltanto la persona che ti rimaneva al fianco in ogni difficoltà. Lei era Hermione. Semplicemente.
Era impossibile non innamorarsi di lei, dopo averne colto ogni sua meravigliosa sfumatura.
Si ricordò anche della prima volta che con lei aveva volato. Era il loro terzo anno alla scuola di Magia e
Stregoneria, e dovevano montare su Fierobecco per riuscire a salvare Sirius dal carcere di Azkaban.
E non c'era altro modo per raggiungerlo. Harry si ricordava ancora adesso la forte presa che aveva dato alla
sua vita, stando seduta dietro di lui. Sorrise al ricordo lontano delle sue urla: "Oh no... non mi piace...
davvero, non mi piace...
". Oppure quando, all'età di dodici anni, la ragazza dai capelli cespugliosi e gonfi si era
presa con la Serpeverde Millicent Bulstrode. Harry si era buttato immediatamente tra di loro, ma fermare i
colpi della ragazzona non era facile per un bambino mingherlino. E quando eravano in pericolo, in qualunque
situazione, Hermione si stringeva attorno al suo braccio, cercando sicurezza e protezione. Aveva sempre
amato quel piccolo gesto: lo faceva sentire forte e gli infondeva coraggio.
"Stai pensando a lei, vero?"Domandò Ron, guardando le sue labbra incurvarsi di tanto in tanto in sorrisi
malinconici e tristi.
"Sai..", mormorò a bassa voce il moro, ".. Innamorarsi della stessa ragazza è la cosa peggiore che possa mai
capitare a due migliori amici"
"Beh.. Forse doveva accadere"
"Hai detto che il destino ce lo costruiamo noi"
"Sì, ma i sentimenti non li puoi controllare.. Sono indipendenti, vengono quando vogliono"
"La paura ti rende saggio, Ron"Commentò Harry, con un leggero sorriso. Il rosso rimase in silenzio per un pò
di tempo, poi incurvò le labbra e disse:
"Ti ricordi la prima volta che l'abbiamo vista?"
"Come dimenticarlo.. Quella insopportabile secchiona"Rispose Harry, ridendo e contagiando anche l'amico..


[...] Il ragazzo che avvea perso il rospo era tornato, ma questa volta con lui c'era una
ragazzina che indossava la sua uniforme di Hogwarts nuova fiammante.
"Qualcuno ha visto un rospo? Neville ha perso il suo" disse. Aveva un tono autoritario, folti
capelli bruni e i denti davanti piuttosto grandi.
"Gli abbiamo già detto che non l'abbiamo visto" disse Ron, ma la ragazza non ascoltava; stava
guardando la bacchetta che lui teneva in mano.
"State facendo una magia? Vediamo!" Si sedette. Ron stava lì, tra il sorpreso e il confuso.
"Ehm... va bene" Si schiarì la gola.
"Per il sole splendente, per il fior di corallo/stupido topo, diventa giallo!" Agitò la bacchetta
ma non accadde nulla. Crosta era sempre grigio e continuava imperterrito a dormire.
"Sei sicuro che sia un incantesino, vero?" chiese la ragazza. "Comunque, non funziona molto
bene, o sbaglio? Io ho provato a fare alcuni incantesimi semplici semplici e mi sono riusciti
tutti. Nella mia famiglia, nessuno ha poteri magici; è stata una vera sorpresa quando ho
ricevuto la lettera, ma mi ha fatto un tale piacere, naturalemente, voglio dire, è la migliore scuola di
magia che esista, ho sentito dire... Ho imparato a memoria tutti i libri di testo, naturalmente,
spero proprio che basti.. E... a proposito, io mi chiamo Hermione Granger, e voi?" Tutto questo
l'aveva detto quasi senza riprendere fiato. Harry lanciò un'occhiata a Ron e si sentì molto
sollevato nel vedere dal suo viso attonito che neanche lui aveva imparato a memoria i libri di testo.
"Io sono Ron Weasley" bofonchiò.
"Harry Potter" si presentò Harry..
[...]
(Tratto da 'Harry Potter e la pietra filosofale')


I due uomini risero insieme, come non facevano da tempo.
"Mi ricordo che quando è uscita dal nostro scompartimento ho espresso un desiderio, che non si è esaudito"
Disse Ron, torturandosi la bacchetta tra le mani, soffrendo a quel dolce ricordo.
"Hai detto che qualunque fosse stata la tua Casa, speravi che non fosse anche quella di Hermione"
"Detto fatto", commentò il rosso battendo una mano sulla spalla dell'amico, "Tutti e tre Grifondoro"
"E per fortuna, oserei dire"Aggiunse Harry.
"Hei, Harry"Disse Ron, improvvisamente serio. La sua faccia era improvvisamente sbiancata:
"Credi che dovremmo scherzare in un momento del genere?"
"Voglio sapere che i miei ultimi minuti di vita sono stati consapevolmente piacevoli"Rispose Harry, cercando
di rincuorare l'amico, che però non parve affiancarsi alla sua decisione. Decise allora di ricordare altri
momenti, certo, questa volta, che sarebbero riusciti a fargli tornare il sorriso sulle labbra e a rendere meno
pesante l'attesa.
"Quando abbiamo parlato le prime volte con Hermione, mi ricordo che non riuscivo a capacitarmi che
potessero esserci persone tanto invadenti. Invece quando ci ha evitato l'espulsione a causa di quel Troll.. Ero
rimasto semplicemente senza parole. Pensavo che lei fosse l'ultima persona al mondo capace di infrangere
una regola. E invece era lì, a fingere di averlo fatto, per scagionarci.. Credevo che fosse più plausibile vedere
Piton distribuire caramelle"
Harry constatò con piacere che era riuscito nel suo intento: Ron cambiò improvvisamente espressione,
ridendo adesso di cuore. E quella reazione gli procurò una fitta allo stomaco: quell'uomo seduto al suo fianco,
anche in un momento del genere, era un vero amico. E, insieme ad Hermione, era la persona più importante della sua vita.
"Era proprio insopportabile.. Non riuscivo a tollerarla. Riusciva con una sola parola a farmi saltare i nervi"
"Questo succede anche adesso"Scherzò Harry.
Poi, un rumore di passi felpati e un suono di una richiesta di silenzio, dietro alla porta, li fece sobbalzare.
I due uomini ammutolirono all'istante, sfoderando le bacchete e alzandosi in piedi. Si avvicinarono con
cautela alla porta, cercando di fare silenzio. Harry e Ron sentivano il cuore in gola. Erano loro che andavano alla cieca.
Non sapevano quanti Mangiamorte li stavano attendendo e nemmeno quali armi avrebbero usato.
Sapevano solo che erano in due, e dovevano sopravvivere per tornare da lei. Lei che se ne stava in piedi
davanti alla finestra della sede dell'Ordine della Fenice, attendendo impazientemente il rientro di entrambi.
Harry mise una mano sulla maniglia, fermandosi solo per sussurrare all'amico:
"Dille che la amo"
"Non ce ne sarà bisogno. O tutti e due o nessuno"Rispose il rosso in un sussurro, puntando la bacchetta
contro la porta di legno, che li divideva da un gruppo di Mangiamorte.
"A più tardi, Ron"Sussurrò in risposta Harry, incredulo del fatto che riusciva ancora a sorridere, con la
morte dietro la porta..
E abbassò la maniglia.




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