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Autore: Silvar tales    15/09/2011    8 recensioni
Una raccolta di 7 flash-fic 500 parole/disomogenee dedicate al Jashinista.
♣ ~ Il Lupo
♣ ~ La Nuvola
♣ ~ Il Puntaspilli
♣ ~ L'Intonaco
♣ ~ La Fenice
♣ ~ Il Falò
♣ ~ Il Fiore
[Questa raccolta di flashfic si è classificata seconda al "Seven Weeks Contest 2 (la vendetta)" indetto da Shark Attack]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hidan, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Più contesti
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Il Lupo

Con questa flashfic ho ottenuto [6] punti per un totale di [6] punti nella sfida

- Partecipante al Contest "Seven Weeks - Tutti contro Tutti 2 (la vendetta)" indetto da Shark Attack sul forum di efp -

turno: 1
personaggio base: Hidan
personaggio aggiunto: Shikamaru
prompt: Ombra


Nick autrice: Silvar tales (Deidaradanna93)
Titolo: Il Lupo
Introduzione: Un ricordo sfasato.

Mugolò nel sonno qualcosa di incomprensibile, si passò una mano sulla fronte fredda, cercando di estirpare quello sbaglio dalla sua mente.
Era riuscito a contaminare i suoi sogni.
Genere: introspettivo.
Personaggi: Hidan; Shikamaru; Kakuzu.
Contesto: Shippūden
Rating: arancione
Avvertimenti: flashfic.

*


Correva, lasciando che le frasche gli sferzassero il viso, e i rovi gli tagliassero le caviglie.
Sentiva i battiti sfrenati salirgli in gola, e costringeva le esili zampette di bimbo che si ritrovava a correre più forte.
Sempre più forte.
Disperatamente.
Quasi come stesse lottando tra la vita e la morte.
In parte era così.


Hidan si rigirò nel letto, tra una litania e un mezzo sogno affogato, strizzando gli occhi nel dormiveglia.
Ora arrivavano i lupi.
Branchi di belve aizzate.
Le ossa gli si erano spezzate, i morsi letali l'avevano dilaniato.
Ricordava la sensazione orribile come se fosse appartenuta a un ricordo recente.

Nel buio un ringhio, davanti a sé, lo costrinse ad arretrare, ad inciampare ed a cadere all'indietro, tra il muschio spinoso.
L'iride violacea gli si dilatò, ansiosa, in cerca del pericolo.
I giunchi ondeggiavano, assieme al fogliame.
Il branco l'aveva accerchiato.
La belva si preparava ad attaccare.
Ma al posto di occhi gialli e zanne, c'era una macchia nera.
Più nera dell'oscurità oleosa che impregnava gli alberi della foresta.


Un ricordo sfasato.
Mugolò nel sonno qualcosa di incomprensibile, si passò una mano sulla fronte fredda, cercando di estirpare quello sbaglio dalla sua mente.
Non era andata così.

Ombre.
Ombre ferine lo sommergevano, colando come linfa dai rami, spaccando la terra come vermi ed espandendosi, sommergendolo.
Affogandolo.


Portò una mano a stringersi il collo, digrignando i denti e annaspando, scostando le lenzuola.
“Ka...”
Voltò la testa, premendosi le mani sulle orecchie, respirando convulsamente.
Sentiva ancora i morsi, le unghiate, il lupo che lo braccava.

Ombre che gli scavavano la pelle come canini, ombre che lo graffiavano, come unghioni affilati.
Ombre che lo sbranavano come lupi.
E un ragazzo che lo guardava con espressione beffarda, mentre il suo corpo minuto veniva cancellato.
Sgranò gli occhi, allungando una piccola mano come per chiedere aiuto.
Senza accorgersi che era lui il signore delle ombre.
Era lui che le addomesticava e le domava.

Hai perso”.

Hai perso, hai perso.
Una voce strascicata gli rimbombava nella testa.
Era riuscito a contaminare i suoi sogni, il suo passato.

La sua paura più grande era il non poter morire.
La possibilità di subire qualsiasi cosa, pur non perdendo coscienza.
Jashin, se avesse voluto salvare l'integrità mentale di un bimbo di cinque anni, l'avrebbe avvolto come un anestetico, intorpidendolo e chiudendogli gli occhi.
Ma Jashin voleva metterlo alla prova.
Le ombre continuavano a sbranarlo, aizzate a bucherellargli la cute pallida senza pietà.
E quel ragazzo lo fissava imperterrito, fiero come un cervide bianco.


Tossì malato, insanguinando un poco le dita.
Gli ultimi residui del sogno lo abbandonarono come una febbre, lasciandolo convalescente.
Kakuzu era già in piedi.
Hidan sussultò, cercando di parlare, non riuscendoci.
Come se un lungo dente affilato gli avesse tranciato le corde vocali.
Tossì, esalando con voce roca un assenso, insolitamente docile.

Sei pronto?”

La voce del cervide gli parlò sui timpani, sfidandolo ad interporsi tra le sue ombre e la sua testa.
“È ora di combattere”.

~


Silvar Tales con “Il Lupo”

☑ Originalità
☑ Grammatica
☑ IC Personaggio Base
☑ IC Personaggio Aggiunto
(che modo originale di inserirlo!)
☑ Uso del Prompt
☑ Gradimento personale
☐ Bonus/Malus
(neutro)
Totale: 6 punti



   
 
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