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Autore: Kuruccha    15/09/2011    3 recensioni
"Yakitori. Voglio degli yakitori."
"Yakiniku."
"Nikuman!"
"Aaaah! Ragazzi, vi prego,
vi prego, ho bisogno di mangiare!"
[Missing moment collocabile a piacere tra le prime puntate della serie]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fame
Capitolo unico



Un suono inconfondibile e inequivocabile riempì l'aria. Il suo significato poteva essere uno soltanto.
 - Che fame!
Fuu si massaggiò l'addome con il palmo della mano. L'unica risposta che ottenne fu l'ennesimo mugolio del suo stomaco.
 - Che fame... - ripetè ancora, arrancando dietro a Mugen e Jin che, imperterriti e impassibili, continuavano a procedere dritti per la loro strada. - Oh, che fame, che fame! - si lamentò ancora, melodrammatica, cadendo sulle ginocchia. - Come vorrei mangiare dei nikuman... o del ramen...
Al celestiale suono di quelle due parole magiche, altri due stomaci si unirono rumoreggiando a quello di Fuu.
 - Ugh.
 - Yakitori. Voglio degli yakitori.
 - Yakiniku.
 - Nikuman!
 - Aaaah! Ragazzi, vi prego, vi prego, ho bisogno di mangiare! - gridò Fuu, infilandosi le mani tra i capelli.
Mugen e Jin osservarono dall'alto la misera figura della ragazza rannicchiata per terra.
 - E così hai fame, eh? - domandò Mugen con un tono tutt'altro che rassicurante.
Fuu sollevò appena lo sguardo, lanciando un'occhiataccia al suo ghigno sbilenco.
 - Sì, ho fame.
 - E vorresti mangiare - continuò.
 - Sì.
 - Quindi vorresti spendere dei soldi per mangiare.
Fuu deglutì rumorosamente.
 - E quando invece sono io ad avere fame non intendi mai sborsare nemmeno un centesimo - la accusò Mugen.
 - Quei soldi li ho sempre guadagnati io! Lavorando come cameriera mentre tu non facevi altro che dormire! - ribattè.
Il battibecco venne interrotto da una serie di suoni poco promettenti provenienti dallo stomaco di Jin.
 - Quante ne abbiamo? - domandò.
 - Eh? - domandarono gli altri due all'unisono.
 - Di monete. Quante ne abbiamo?
Fuu infilò la mano nell'obi del kimono e ne estrasse un sacchettino. Mugen tentò di sfilarglielo dalle dita, ma non ebbe successo.
 - Quante? - chiese ancora Jin, accovacciandosi vicino agli altri due, ancora fermi in mezzo alla strada.
Il contenuto del borsellino venne rovesciato sul terreno polveroso. Quattro monete bucate, un talismano per la buona sorte e una ghianda.
 - Tutto qui? - mormorarono Mugen e Jin. Tre teste si sollevarono insieme; tre paia d'occhi si incrociarono. Poi Mugen, come colto da un lampo di genio, abbassò di nuovo lo sguardo e afferrò qualcosa.
 - Chi ha comprato questo portafortuna? - sussurrò, facendolo volteggiare in aria attorno all'indice.
Nessuno rispose, ma l'inequivocabile sguardo di Jin si rivolse verso la sicura autrice del misfatto. Anche Mugen la fissò, muto.
Fuu cominciò a sentire l'agitazione crescere in fondo allo stomaco.
 - Non... non è come sembra! - cominciò, muovendo le mani davanti al viso.
Gli altri due non proferirono parola. L'ansia si faceva sempre più pressante.
 - E'... ecco, è... è un talismano per diventare ricchi! Sì, il sacerdote del tempio mi ha detto che attirerà un sacco di soldi! - confessò, parlando velocemente.
Mugen digrignò i denti. - E quanto ti sarebbe costato, questo inutile pezzo di stoffa?
 - Non molto...
 - Non molto? Cosa vuol dire non molto? - gridò, stringendo l'amuleto tra le dita e piazzandolo a due centimetri dal suo naso.
Fuu lo afferrò al volo.
 - Due monete d'argento - rispose, infilando il prezioso portafortuna nelle pieghe del colletto.
 - Due monete d'argento! E ora sei qui a piangere per la fame! - urlò ancora.
La ragazza abbassò gli occhi, torcendosi le mani. - Ma ci porterà un sacco di soldi!
 - Maledetta mocciosa, non è possibile che tu creda ancora a queste sciocchezze!
Anche il secondo battibecco venne interrotto dallo stomaco di Jin, che emise un suono incredibilmente simile ad un muggito e a un volume inconcepibilmente alto.
Seduto compostamente - con la schiena dritta, le gambe raccolte e il capo chino - e con un'espressione solenne in viso, il ronin pronunciò poche, brevi ma significative parole.
 - Ho fame.

Le misure intraprese per rimediare alla situazione furono meno drastiche di quanto fosse stato prospettato all'inizio. Mugen era arrivato a proporre di vendere direttamente Fuu al miglior offerente per ricavarne quel tanto che sarebbe bastato per pagare un pasto; la ragazza, ovviamente, si era opposta fermamente a quell'idea. Jin aveva tentato inutilmente di migliorare la situazione, ma dalle sue lapidarie proposte non era nato nulla di buono.
Dopo quattro ore di cammino, mentre i rumori dei tre stomaci si facevano più insistenti e la sagoma di un gruppo di case era finalmente apparsa all'orizzonte, la decisione definitiva era stata presa.

 - Ma io non ho niente da impegnare! - si lamentò Fuu per l'ennesima volta.
 - Sì che ce l'hai. Hai un pugnale. Hai anche un kimono addosso. Puoi vendere quelli.
La ragazza guardò Mugen con occhi pieni di sdegno.
 - Fuu, questi erano i patti. Tu hai speso i nostri soldi, tu compri da mangiare per tutti - concluse lapidario Jin.
 - Magari puoi chiedere aiuto al tuo amuleto porta-soldi - la canzonò Mugen, incrociando le braccia al petto.
 - Sono sicura che funziona! - gridò lei, attirando l'attenzione di due donne che passeggiavano poco distante. Si accigliò ancora di più nel vederle portarsi le mani alla bocca e ridacchiare piano. - Vedrete che riuscirò a comprare così tanto cibo che quelle dannate pance vi scoppieranno! - gridò ancora più forte. Poi, voltando loro le spalle, si diresse a lunghi passi verso la zona commerciale del villaggio.
Lo stomaco di Jin fu l'unico ad augurarle buona fortuna, mormorando a volume contenuto.

Due suoni sordi, quasi lugubri, rieccheggiarono in coro e riempirono l'aria. Poco distante dal ciglio della strada, un uccello si alzò in volo da un altissimo albero. Mugen lo guardò con desiderio, pensando che sarebbe stata una buona idea - e anche di semplice realizzazione, tutto sommato - l'averlo catturato ed arrostito prima che potesse fuggire. Cominciava ad avere le allucinazioni.
 - Dove si è cacciata quella dannata donna?
Jin, immobile nella sua posa meditativa, gli occhi socchiusi, smosse con un ramo il mucchietto di cenere che andava crescendo ora dopo ora. Il pomeriggio era quasi finito; il sole stava per sparire all'orizzonte. Fuu non era ancora tornata.
 - Forse ha seguito il tuo suggerimento e ha deciso di vendersi - concluse, serrando le palpebre.
 - Tsk - gli rispose Mugen, - chi vuoi che se la prenda?
Lo stomaco di Jin mugulò per l'ennesima volta. Mugen guardò di sottecchi la figura seria e impettita che gli stava davanti agli occhi.
 - Forse potremmo comprarla noi, e poi arrostirla e mangiarcela.
 - Non abbiamo i soldi per farlo.
 - Già.
Mugen si lasciò cadere scompostamente all'indietro, le braccia incrociate dietro alla testa.
 - Almeno avesse lasciato qui quell'inutile scoiattolo - concluse, mentre la sua pancia continuava a borbottare.
 - Forse se n'è andata davvero. Magari ha pensato che fosse meglio non tornare - ipotizzò Jin.
 - Tsk, figurati se sarebbe capace di andare da qualche parte da sola, quella.
Un rumore di passi pesanti eccheggiò finalmente nel silenzio della sera appena cominciata.

 - Ma si può sapere dove cazzo sei stata?
Fuu gli rispose con un sorriso così fuori luogo che Mugen non poté far altro che ammutolire.
 - A trovare del cibo, no? Dove dovrei essere stata?
 - Ah - rispose solamente. Poi, come se si fosse ripreso da un attimo di stordimento, ricominciò con la sfuriata. - E allora perchè diavolo ci hai messo così tanto?!
Fuu lo ignorò, posando a terra il grosso fazzoletto annodato che prima portava sulle spalle e poi trascinandolo verso il fuoco quasi spento. Lo stomaco di Jin, muto fino ad allora, la salutò caldamente.
 - Hai del cibo? - domandò, disperato, scostando lo stesso mucchietto di cenere di poco prima con lo stesso identico bastone.
 - Tra mezz'ora.
 - Cosa vuol dire tra mezz'ora? - intervenne Mugen.
 - Mezz'ora andrà benissimo - lo interruppe l'altro.
 - Mezz'ora non andrà benissimo! Deficiente! - gridò, lanciandosi verso di lui, la mano già sull'elsa della spada. - Io voglio quella carne adesso!
 - Oh, ma non è carne - disse Fuu, sciogliendo il nodo che teneva chiuso l'involto ed estraendone una ciotola di legno.
 - Come sarebbe a dire che non è carne?
 - Non è carne. E' riso. Riso bianco, pronto per essere cotto.
Mugen sentì le mani prudere. L'avrebbe ammazzata volentieri.
Jin intuì i suoi pensieri, e con immenso sforzo - mentre il suo stomaco continuava a lamentarsi - riuscì a sovrastare il rumore che ormai regnava sovrano per pronunciare poche, lapidarie frasi.
 - Se la uccidi, resteremo solo con del riso crudo. A meno che tu non sappia cucinarlo.
 - Perchè cazzo non hai comprato degli yakitori già pronti?
 - Ho pensato che se fossimo riusciti a cucinare qualcosa da soli avremmo risparmiato dei soldi! - motivò Fuu, accigliandosi.
 - Se solo tu non avessi comprato quel maledetto amuleto...
 - Se io non avessi comprato quell'amuleto, tu avresti comunque speso tutti i nostri soldi per riempirti la pancia!
 - Sarebbe stato qualcosa di più soddisfacente di questo maledetto riso, almeno!
 - Mezz'ora. - intervenne Jin, lapidario, ancora seduto compostamente e con la schiena eretta. - Mezz'ora. Se entro mezz'ora non è pronto, Fuu, potremmo essere in due a volerti uccidere e poi arrostire.
Un brivido percorse la schiena della ragazza. Sotto gli occhi vigili degli altri due, afferrò dal fagotto la grossa pentola comprata con i soldi guadagnati quel pomeriggio - durante le lunghe ore in cui non aveva certamente oziato - e la riempì per metà di riso. Senza dire una parola, il mento sollevato con fare sdegnoso, si incamminò verso il ruscello che aveva attraversato poco prima.

In pochi minuti Fuu tornò con il riso lavato; imperterrita nel proprio mutismo, appoggiò la pentola su un mucchietto di braci e la coprì con un rudimentale coperchio arrugginito, fatto di chissà quale lega metallica. Strinse le ginocchia al petto e cominciò a contare mantenendo un ritmo regolare.

 - Ehi, ha messo la mano sull'elsa della spada - disse improvvisamente Mugen, osservando l'immobile figura del ronin, seduto composto e silenzioso nella stessa posa di prima.
 - Sta solo scherzando. Jin non alzerebbe un dito contro un'innocente ragazza disarmata - gli rispose Fuu.
 - E perchè no? Il riso è quasi pronto, ormai.
Fuu sollevò lo sguardo, sperando di incrociare quello di Jin e di non intravedere nemmeno l'ombra di un pericolo.
Gli occhi di Jin rimasero serrati.
La ragazza tolse la pentola dalle braci e deglutì rumorosamente.
Due stomaci le risposero in coro con una sinfonia di mugolii.

 - Il riso è pronto.
Mugen e Jin accolsero la notizia sgranando gli occhi; le poche energie rimaste non permettevano loro di gioire con maggiore entusiasmo. Perfino i loro stomaci avevano smesso di borbottare; l'ipotesi più probabile era che si fossero autodigeriti.
 - Mezz'ora esatta, che vi dicevo? - aggiunse Fuu, mescolando il contenuto della pentola con un cucchiaio di legno, separando i chicchi e liberando nuvole di vapore - ben visibili nonostante l'unica luce provenisse dal fuoco quasi spento - e un profumo dolciastro.
 - Ora, finchè non avrò finito - continuò, porgendo loro due ciotole straripanti di riso bianco e due paia di bacchette di legno, - mangiate questo e statevene buoni.
Nessuno udì ciò che aveva appena detto. Le due belve, tuffato il muso nelle scodelle, avevano iniziato ad aspirarne il contenuto escludendo - almeno apparentemente - ogni interferenza esterna.

 - Ancora.
 - Ancora.
 - Ancora.
 - Dammene ancora!
 - Un attimo, un attimo, ho quasi fatto - rispose Fuu, tranquilla. Rigirò la pallina di riso un altro paio di volte tra le mani, poi la porse a Jin.
 - Grazie - le disse, addentando la polpetta.
 - Ehi, cos'è quello?
Nel sentire quella domanda, perfino Jin smise di muovere le mascelle. Fuu fissò Mugen, sconcertata.
 - Vuoi dire che non hai mai visto un onigiri in vita tua?
 - Un che?
 - Un onigiri.
 - Bah. Mai sentito nominare.
 - Non è possibile che tu non ne abbia mai mangiato uno!
 - Nelle Ryūkyū non c'è niente del genere.
 - Non ci posso credere!
 - La vuoi smettere di stupirti per ogni cosa che dico?! - sbottò, alzandosi in piedi.
 - Guarda - gli disse solamente Fuu, - bisogna fare così. Innanzitutto, si prende una manciata di riso al vapore. Devi stare attento a non schiacciarlo troppo, o i chicchi si scioglieranno. Poi - continuò, distribuendo bene la poltiglia bianca su tutta la superficie della mano, - devi scegliere il ripieno che preferisci e metterlo esattamente al centro.
Mugen, seppur con sguardo accigliato, osservò i movimenti abili della ragazza. Al centro del mucchietto di riso troneggiava ora una strana pallina rossastra.
 - Ecco, vedi? Ora devi prenderne un'altra manciata e mettercela esattamente sopra. A questo punto, basta schiacciare un po' perchè tutto si compatti meglio.
Il risultato finale non era certo dei più promettenti; l'ammasso di riso era ancora un semplice ammasso di riso. La forma della polpetta fatta in precedenza era molto diversa.
 - Ma il suo non era così, no? - domandò Mugen, piegandosi sulle ginocchia e facendo un cenno con il mento in direzione di Jin, che nel frattempo, pur sempre nella sua posa composta, era intento a masticare l'ultimo boccone.
 - No, era proprio identico. Vedi, basta stringerlo in questo modo - aggiunse, curvando le dita e facendo saltellare velocemente la pallina. - Se la schiacci così prende subito la forma di un triangolo.
Fuu appoggiò l'onigiri sul palmo della mano e lo porse a Mugen. Jin, deglutendo l'ultimo boccone, ne anticipò i movimenti e addentò immediatamente la preda appena conquistata.
- Ehi, brutto stronzo, quello era mio!
L'onigiri appena creato era già scomparso, volatilizzandosi in tre giganteschi morsi. Mugen, a spada sguainata, si era già lanciato verso il ronin; la sua lama venne bloccata senza alcuna fatica dalla katana dell'altro.
 - Nel mio stomaco c'è più cibo che nel tuo. Perderesti senz'altro.
La veridicità di quelle parole fece ammutolire Mugen.
 - Posso preparartene un altro - intervenne Fuu. - Oppure puoi preparartelo tu.
L'idea, chissà perchè, venne accolta senza particolari proteste.
 - Insegnami di nuovo - le disse, sedendosi di fronte alla pentola.

 - Potrei esplodere.
 - A chi lo dici.
 - Potrei esplodere davvero.
 - Ehi, ma qui non è rimasto nulla! - protestò Fuu, contrariata, fissando il fondo della pentola. Appiccicati ai bordi erano rimasti così pochi chicchi che era possibile contarli sulle dita di una sola mano. - Ma io non ho ancora mangiato niente!
I due fissarono la ragazza che continuava a lamentarsi. Poi si voltarono e continuarono imperterriti.
 - Potrei esplodere - disse ancora Mugen.
 - A chi lo dici - gli rispose Jin.


*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
15.09.2011
Io... Io... ho davvero il panico, è la prima volta che scrivo su questo fandom e ne è uscita una cosa lunghissima XD
Mi piace molto l'atmosfera chiassosa che c'è all'interno di questo anime - e questo spiega la gran quantità di dialoghi, di cui in genere non abuso troppo. XD
Nel complesso mi sono divertita davvero molto a scrivere questa storia, e sono anche abbastanza soddisfatta del risultato finale. :D
Due parole sull'ambientazione temporale: questo missing moment è stato concepito come scena da inserire a piacere nello spazio delle prime dieci puntate, ovvero quando Mugen, Jin e Fuu non si conoscono ancora abbastanza bene e non fanno altro che battibeccare. XD Pensare a quel che avrebbero fatto in una situazione del genere è stato davvero stimolante.
Spero di non essere andata troppo fuori dai paletti della caratterizzazione per personaggi; è sempre il mio terrore più grande.
Non ho avuto un beta reader, quindi forse tornerò presto ad editare ;O; Perdonatemi per eventuali strafalcioni linguistici.
Grazie a chiunque si sia sorbito questa pappardella XD
Buona serata :)
Kuruccha
   
 
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