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Autore: Ziggie    16/09/2011    3 recensioni
Buonasera lettori, eccomi qui con un'altra one shot sul capitan Barbossa e sulla sua infanzia travagliata. Qui ha 10 anni e il carattere che noi tutti conosciamo sta iniziando a venir fuori, a formarsi. Non dico altro, lascio a voi lettura e commenti :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hector Barbossa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera lettori, eccomi qui con un'altra one shot sul capitan Barbossa e sulla sua infanzia travagliata. Qui ha 10 anni e il carattere che noi tutti conosciamo sta iniziando a venir fuori, a formarsi. Non dico altro, lascio a voi lettura e commenti :)
Capitan Ile   

 

    Mi apparterrà mai , la libertà?
 

Era il tramonto quando la bestia rientrò in casa, ciondolante, con una bottiglia di rum mezza vuota in mano ed un olezzo addosso, che si poteva sentire a porte chiuse, in qualsiasi stanza della nostra piccola baracca.

Avevo dieci anni e non avevo la vita che si addiceva ad un bambino, rubacchiavo al mercato per mettere qualcosa sotto i denti, dato che, a quell’ubriacone che chiamavo padre, era dovuto tutto, ed a me nulla.

Quella sera, quel lurido porco, aveva portato compagnia e prima toglievo il disturbo, meglio era per me.

- La vedi Justine, Hector? – mi chiese, mentre le palpava il prosperoso seno ed essa rideva compiaciuta. – Tu, una come lei, non te la potrai mai permettere, inetto – mi diede uno schiaffo: ormai si andava avanti solo con quelli, ma non replicai. – Servici la cena, sguattero e poi eclissati -.
- Lo stufato andrebbe razionato, ricordati – tentai di dirgli mentre riempivo tre piatti: avevo diritto anche io ad una porzione, dopotutto.
- Inizia a razionare la tua parte, dunque – sghignazzò, gettandomi addosso il piatto, che avevo preparato per me. Socchiusi gli occhi ed arricciai il naso: era bollente, per Dio!
- Ecco qui, allora -. Dovevo razionare la mia parte, no? Così presi la pentola ed il mestolo e iniziai a gettare a terra metà del contenuto; non mi interessavano le botte che avrei preso, non mi interessavano gli insulti, avevo solo eseguito quanto mi aveva dettato – ho razionato la mia parte – esclamai, guardandolo fisso negli occhi, potendo così vedere i suoi accendersi di rabbia.

Stavo andando a darmi, per quanto potevo, una ripulita, quando il mostro mi prese per la collottola e mi sbatté violentemente contro il muro. Incassai il colpo, ma non dissi nulla, tornando sui miei passi.

- Guardami in faccia, lurido ingrato – mi sputò addosso.
- No, grazie. Conosco a memoria il volto della bestia che chiamo padre e non vedo perché dovrei distogliere, la sua persona, da piacevoli compagnie -.

Ringhiò e mi gettò contro una bottiglia vuota, così forte, che questa all’impatto si ruppe sulla mia schiena, mentre piccoli pezzetti di vetro entravano a contatto con la mia pelle, nei punti in cui la camicia era bucata.

- L’errore più grande che ho fatto è stato quello di ingravidare quella vacca di tua madre! –
- Almeno lei è passata a vita migliore – conclusi fermo.
- Certo – sghignazzò lui – ma grazie a te. Domattina voglio la cucina linda e pulita, ed ora striscia al largo, verme -.

E quella era vita? Avevo un tetto, ma quella baracca non era la mia casa; ero la causa della morte di mia madre e visto e considerato i fatti, non avevo un padre.
Più guardavo il mare e più avevo voglia di scappare, di prendere il largo su una di quelle signore delle onde, che il porto ospitava. Chissà cosa c’era oltre all’orizzonte? Chissà com’era vivere l’avventura? Chissà com’era essere libero?

Ero seduto sul mio solito barile, ormai ci avevo rinunciato a ripulire quello straccetto di camicia che portavo addosso, quando qualcuno mi toccò la spalla.

- Hector, ragazzo mio, come ti sei ridotto? – Era Sam, il fruttivendolo a cui sgraffignavo le mele. Fosse stato un giorno di mercato, non mi sarei mai aspettato una domanda simile, ma sapevo che le mie scorribande, nonostante gli facessero aumentare l’ulcera, iniziavano a piacergli.
- Buonasera Sam – gli riservai un sorriso tirato, come se non fosse successo nulla.
- Non recitare con me, scricciolo – mi guardò serio negli occhi – è stato tuo padre, vero? -
- E’ una cosa all’ordine del giorno, Sam, così come le mie rapine alla tua bancarella – gli feci notare mentre lui, arricciava il naso, contrariato.
- Io non ti riduco ad uno straccio, però – la buttò sul ridere – semmai è il contrario: sei una vera saetta! -
- Questione di allenamento – sorrisi appena, mentre il vecchio mi strinse una spalla.
- Dai marinaio, vediamo di mettere sotto i denti qualcosa, eh! -
- Offri tu? – chiesi ridacchiando.
- Come sempre -. 
  
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