Disclaimer: I personaggi
presenti in questa storia sono realmente esistenti ed appartengono a loro
stessi, ed io non intendo dare rappresentazione veritiera ne del loro carattere
ne della loro sessualità o offenderli in alcun modo. E per finire non guadagno
nulla da tutto questo, boohya! \o/
Note: E’ stata scritta
con prompt del kink meme: RPS – My Chemical Romance;
Frank/Gerard; ‘Sei ingrassato, Frankie.’ Ho il sospetto che, nonostante
abbia solo due fill, non riuscirò mai a finire il mio
menù, anche perché questo alla fine non rientra nelle cose che ho ordinato
;____;
Titolo
da I Will Play my
Game Beneath the Spin Light
dei Brand New #SìSempreLoro
#IRegretNothing più che altro perchè
se mi mettevo a pensare a qualcosa che ci stesse meglio avrei anche potuto
passare alzata tutta la note XD
Non
lo so, mentre la scrivevo è andata completamente per conto suo D: E sono stata
un po’ lontano dal bandom, quindi devo riprenderci la
mano. Spero che piaccia comunque a qualcuno <33
Ditemi
cosa ne pensate :**
Conteggio parole: 1.815
Every minute is a
mile.
Mikey scese dalla sua cuccetta
stropicciandosi gli occhi. La piccola stanza era avvolta dal buio e dal
silenzio, segno evidente che era ancora presto.
Troppo
presto per affrontare qualsiasi cosa, soprattutto senza caffè.
Mikey non si era mai considerato una di
quelle persone abitudinarie che non riuscivano a dormire se il loro cuscino non
era spiumacciato almeno cinque volte ed il letto non era messo esattamente
seguendo le regole del feng shui,
almeno fino a quel momento.
Non
che non fosse felice di tutto quello che gli stava succedendo intorno, sia
chiaro. Aveva l’occasione di girare gli States con un
vero bus insieme ai suoi migliori amici, con suo fratello, venendo pagato per
fare una cosa che fino a due anni prima faceva gratis in una cantina che sapeva
di muffa e chiuso.
Era
una vera figata.
Solo
che c’erano momenti, come quando a svegliarlo era il rumore del motore che
prendeva velocità, o quando guardava fuori dal finestrino e non riconosceva il
paesaggio che gli scorreva davanti agli occhi in cui si rendeva davvero conto
di quanto fosse lontano da casa.
Fece
luce con il telefonino e guardò nei letti. Magari il suo orologio biologico non
era l’unico ad essersi fuso. -Ehi, siete svegli?-
Ray
mormorò qualcosa, agitando un braccio nel sonno e poi voltandosi verso il muro.
Mikey scosse la testa e si voltò verso Matt, che aprì
gli occhi e fulminandolo con lo sguardo. –Fottiti, Lil’Way.
Siamo andati a dormire quattro ore fa e dobbiamo svegliarci fra tre. Ho
intenzione di sfruttare ogni secondo di sonno disponibile.-
Mikey alzò gli occhi al cielo e spostò la
luce dalla sua faccia.
I
letti di Gerard e Frank erano vuoti e, se per suo fratello era abbastanza
normale alzarsi ad orari improponibili o non andare affatto a dormire, passando
la notte nel soggiorno a scrivere sul proprio block notes, lo stesso non si
poteva dire per Frankie.
Non
che non fosse una persona mattiniera, ma essere svegli alle –diede uno sguardo allo schermo del cellulare-
sei del mattino non significava voler godersi la giornata. Voleva dire
battere sul tempo persino l’alba.
Si
trascinò stancamente verso il cucinino, lasciandosi cadere sul divano accanto a
suo fratello.
Gerard
alzò lo sguardo dall’albo di fumetti che aveva comprato il giorno prima in una
stazione di servizio e gli sorrise, continuando a tenere la propria tazza a
mezz’aria.
-Caffè?-
domandò Frankie versandone un po’ nella caraffa e Mikey
annuì solamente, lanciandogli uno sguardo di gratitudine perché era troppo
presto persino per usare le parole.
Dopo
qualche minuto di silenzio, che Mikey sfruttò per
riflettere sulla vastità dell’Universo, la bellezza di quel nuovo giorno appena
iniziato e, più in generale, per cercare di fare riavviare le sinapsi del suo
cervello, riportò lo sguardo su Frankie, notando che era ancora in piedi
accanto al microonde.
-Che
fai?- domandò, alzandosi per riempire di nuovo la propria tazza.
Gerard
sospirò, voltando pagina. –Eggnog.-
-Oh. Ma siamo a Maggio…-
sussurrò stringendo le palpebre, un po’ perché il sonno non se ne era ancora
andato del tutto, ed un po’ perché era davvero perplesso.
Forse
esagerava, dopotutto stava parlando con Frankie e per lui questo non era che un
dettaglio.
Frankie
alzò le spalle e Gerard mimò con le labbra un ‘Te l’ho detto, io’.
–E’
buono sia se lo beviamo a Maggio che se lo beviamo a Dicembre-
-Vero.-
concordò Mikey lasciando la tazza nel lavello.
-Vuoi
darmi una mano?-
Mikey scrollò le spalle. Tanto che aveva di meglio da fare?
–Okay.-
Frank
sorrise e Mikey notò nel suo sguardo la stessa
leggera nostalgia di casa che aveva visto riflessa nei suoi occhi l’ultima
volta che si era guardato allo specchio.
Insieme
alla cannella, in quel dolce si sentiva il sapore di casa e della Vigilia di
Natale che avevano passato tutti insieme da Linda l’anno prima. Ed era meno
insensato di quanto sembrasse in apparenza; perché erano sempre loro, insieme, e più tardi avrebbero svegliato
Ray e Matt e passato il pomeriggio a giocare con la playstation, mentre il tour
bus continuava a correre sull’autostrada.
-Visto?-
mormorò Frank in direzione di Gerard. –Ormai sei rimasto l’unico guastafeste.
Perché non ti vai a metterti gli anfibi? Sono sicuro che in quel modo ti sarà
più facile calpestare il divertimento altrui.-
Gerard
chiuse l’albo e si alzò in piedi, mormorando qualcosa a denti stretti. Mikey era piuttosto sicuro fosse un imprecazione, ma non
seppe dire in che lingua.
Frank
si sporse verso gli armadietti, tirando fuori tutte le tazze ed i bicchieri che
trovava. -Avete idea di come cominciare?-
-No.- rispose Mikey
con un mezzo sorriso.
Gerard
si appoggiò con il gomito al microonde. -Naturalmente no.-
Frank
alzò le sopracciglia, trattenendosi dal chiedere a che razza di Vigilie di
Natali fossero abituati, se non passavano il pomeriggio a prepararle. Ma poi si
ricordò del combo fratelli Way e fornelli, e capì quanto fosse una decisione
saggia.
Forse
si erano persi un pezzo di infanzia, ma almeno avevano rimandato a tutto il
pianeta l’arrivo del giorno del giudizio.
-Non
importa, non è difficile.- si passò una mano tra i capelli. –Okay, aspettate
qui.- sussurrò sparendo verso le cuccette e tornando con un sacchetto di
plastica.
-Tieni-
disse quando ritornò in cucina, mettendo in mano a Mikey
una bottiglia di rum e una di whiskey. –Versane un bicchiere di entrambi in una
ciotola mentre… Gerard, nella busta c’è del brandy e
dello sherry. Del primo versane una tazza e mezzo, dell’altro un bicchiere.-
Gerard annuì piegandosi verso il sacchetto, prima di essere interrotto da
Frank. –Non confonderti! Se ti confondi è un casino!-
-Ho
capito, Santo Cielo!-
-Lo
spero bene.- mormorò Frank tra i denti.
Frank
prese una dozzina di uova, separando il bianco dal rosso e mettendoli in due
ciotole differenti, mentre Gerard si era impossessato della scodella e stava
mescolando gli alcolici.
–Va
bene così?-
Frank
si sporse dalle spalle di Mikey e sorrise. –Oh yeah, baby! Ed ora dobbiamo montare gli albumi a neve. Ci
vuole qualcuno che abbia energia nelle braccia.-
I
tre ragazzi si scambiarono uno sguardo e Frank sospirò pesantemente, alzando le
braccia in segno di resa e prendendo la scodella incriminata –Okay, ho capito,
mi sacrificherò per la causa.- esclamò aggiungendoci un po’ di sale e andando a
sedersi. –Vi tengo d’occhio, eh! Farete meglio a seguire le mie istruzioni alla
lettera!- disse stringendo gli occhi e mescolando velocemente. –So quello a cui
stai pensando, Way- disse puntando la forchetta verso Gerard prima che lui ebbe
il tempo di commentare. –E anche Dio lo sa.-
‘Fanculo’ mimò allora lui con il labiale.
Mikey scosse la testa.
Ecco
un altro motivo per cui gli mancava casa. In quel momento non poteva andare al
piano di sopra quando si trovava in mezzo a situazioni come quella.
Ogni
volta che quei due si scambiavano quelle frecciatine, dal loro campo visivo
sembrava scomparire qualsiasi altra cosa. Sorridevano come degli idioti, non
rendendosi conto di essere gli unici a trovarle divertenti, e Mikey si sentiva orribilmente di troppo.
Gerard
scosse di nuovo la testa e prese a girare gli albumi, appoggiandosi contro il
ripiano colorato.
-Mikey- cominciò Frank
–aggiungi sei cucchiai di zucchero e, Gee, se smetti
di mescolare rifai tutto da capo.- Si interruppe per
qualche istante mentre dalle sue labbra uscì un sospiro. –Di questo passo mi
lusserò il polso.-
-Ho
sempre pensato che questo momento sarebbe arrivato,- cominciò Gerard senza
alzare lo sguardo dalle proprie uova. -solo che mi aspettavo una causa
diversa.-
-Non
finchè ci sarai tu.-
Mikey portò di nuovo lo sguardo al cielo.
Ci mancavano questo genere di allusioni.
Se
continuava così, al posto di tagliare il burro a colazione, Ray avrebbe tagliato
tensione sessuale.
Il
suo viso si contorse in un ghigno di disgusto ed orribili immagini mentali
affollarono la sua testa.
Dov’era la
candeggina per il cervello quando serviva? Perché nessuno l’aveva ancora
inventata?
-Cos’altro devo fare?- esclamò a quel
punto, la sua voce era due ottavi sopra la sua normale intonazione.
-Oh,
Mikey, non pensavo che ti stessi divertendo così
tanto- ridacchiò Frank a quel punto. –Aggiungi il cocktail di alcolici di prima
e poitre tazze e mezzo di panna e un litro di latte;
usa una bottiglietta per le dosi. Trovi tutto nella credenza.– Gli occhi di
Frank si rimpicciolirono. –Gee, cosa ti avevo detto
riguardo allo smettere di mescolare?-
Questa
volta fu il turno di Gerard gli occhi al cielo. –E io cosa avevo detto rispetto
al metterti le uova dove non batte il sole?-
In
quel momento Mikey aveva voglia di prendere a testate
entrambi gridando ‘E io cosa avevo detto
riguardo allo smettere di dire cose che mi faranno venire gli incubi sta
notte?!’ ma non fece nulla se non lasciarsi sfuggire un piccolo ringhio
dalle labbra, continuando a rovesciare il contenuto di tazze e bottiglie nella
terrina.
-Et voilà!- esclamò Frank nel momento in
cui mise insieme i propri albumi montati a neve alla loro simil-cremina, girando delicatamente
con un cucchiaio di legno –che diavolo ci
faceva un cucchiaio di legno in un tour bus?!-
-E’
davvero pronto?- domandò studiando il composto con un’espressione sospettosa.
Tutta quella fatica per… per quello?
-Beh, in realtà manca il gelato alla vaniglia,
bisognerebbe aggiungerlo prima di mangiarlo. Ma dobbiamo ancora comprarlo e
tanto sta roba deve rimanere in frigorifero per qualche ora, quindi…-
-Quindi
abbiamo fatto tutta questa fatica per questo.-
concluse Gerard tornando a sedersi sul divano e ricominciando a leggere il suo
fumetto.
-Beh,
detto così suona male ma…-
-Sei
un idiota, Frankie- concluse Gerard. Mikey non seppe dire se suo fratello si rendesse conto del
fatto che il tono della sua voce sembrava fare intendere tutt’altro.
Frank
rise andando a sedersi accanto a lui. –Tu mi adori- gli sussurrò nell’orecchio.
E proprio quando
tutto sembrava aver toccato il fondo…
-Sei
ingrassato.- sussurrò Gerard sforandogli con le dita la maglietta.
-Oh,
taci. Tu adori la mia ciccia-
Frank
stava continuando a sussurrare; allora perché Mikey
riusciva a capire quello che si dicevano così chiaramente?
Mikey serrò gli occhi.
Si
sentiva come quando a cinque anni prendeva sonno continuando a ripetersi che
nessun mostro dormiva dentro il suo armadio; come se quelle parole da sole
avessero fatto andare via la paura.
Non
aveva effetto allora ed era improbabile che la cosa riuscisse diciotto anni
dopo.
–Vado
io!- Gerard e Frank alzarono le sopracciglia e Mikey
continuò –A prendere il gelato, vado io!-
-Oh,
certo- disse Gerard annuendo.
Frank
si sporse dal divano per dargli una pacca sulle spalle. -Vaniglia, mi
raccomando. E’ tutto sulle tue spalle.-
Mikey fece segno di accostare davanti alla
prima stazione di servizio che avessero incrociato e, appena scese nel
parcheggio, si allacciò la felpa tirando un sospiro di sollievo.
Prese il cellulare e scrisse velocemente un
messaggio che inviò a Ray.
‘Dammi retta, tu non vuoi svegliarti
adesso.’
Rimise
il telefono in tasca e sorrise, avviandosi verso il negozio per comprare il
gelato.
Sì,
erano degli idioti e, probabilmente, gli avrebbero fatto passare i prossimi
cinque anni in terapia, ma erano la sua famiglia e Mikey
non poteva immaginare modo migliore per affogare la nostalgia di casa se non
quello di bere eggnog caldo a primavera inoltrata.